Nel centenario della Grande Guerra Rovereto organizza una serie di mostre ed eventi a ricordo delle migliaia di vittime, ma che allo stesso tempo vogliono essere uno spunto di riflessione sulle guerre, sulle loro atrocità e sul futuro dell’uomo. Questa iniziativa parte dal territorio forse più segnato dalle atrocità della I Guerra Mondiale, testimone di sanguinose battaglie e incessanti bombardamenti. Fu questo il territorio che maggiormente sacrificò la vita di soldati e civili. Come sempre accade nei momenti peggiori fu anche il luogo in cui gli uomini maggiormente si distinsero per coraggio, resistenza e amore verso la patria.
Sorto nel 2002, su progetto dell’architetto Mario Botta, il museo occupa una superficie di circa 6.000 metri quadrati con circa 12.000 opere esposte. Nell’avveniristica struttura, disposta intorno ad una piazza circolare con un diametro di 40 metri, sovrastata da una cupola in vetro e acciaio alta 25 metri, è stata organizzata a ricordo della Grande Guerra la mostra “La guerra che verrà non è la prima” con un’esposizione di tele appartenenti alla collezione del MART e di tele provenienti da prestiti di musei e gallerie nazionali e straniere. L’evento è stato curato da
Cristiana Collu, a cura di Nicoletta Boschiero, Saretto Cincinelli, Gustavo Corni, Gabi Scardi, Camillo Zadra, in collaborazione con esperti di storia e arte contemporanea. Vai ai dettagli
La casa, dopo lunghi lavori di restauro, è stata aperta al pubblico nel 2009 e attualmente è parte di una delle sedi espositive del MART. All’interno è possibile ammirare dipinti, mosaici, arazzi del pittore, che rendono bene l’idea della sua genialità e del suo estro ponendolo come un pioniere del futurismo. La casa d’arte, che si trova nella parte medioevale della città, venne fondata nel 1957 da Depero che ne curò personalmente i vari dettagli. In occasione del centenario dalla Grande Guerra la Casa organizza la mostra “Calpestare la Guerra” con un’esposizione di 50 tappeti di guerra provenienti dall’Afganistan. Vai ai dettagli
Il museo sorge all’interno del Castello di Rovereto, edificato nel IV secolo sui resti di una precedente fortificazione. Durante la dominazione veneziana il castello venne trasformato in una fortezza pressochè inespugnabile dagli architetti militari Giacomo Coltrino e Bartolomeo d’Alviano. La fortezza mantenne il suo ruolo difensivo anche durante il periodo di dominazione austriaca. Quasi a ricordo delle sue antiche funzioni oggi ospita il Museo Nazionale della Guerra, ideato nel 1919 da un gruppo di roveretani in memoria del conflitto appena concluso. Il museo venne inaugurato nel 1921 da Vittorio Emanuele III e fin da subito ricevette donazioni da parte di cittadini, ex combattenti e dalle istituzioni. Il percorso di visita è suddiviso in due sezioni:
- Il primo percorso parte dall’ottocento ed arriva fino alla prima guerra mondiale attraverso l’esposizione di uniformi, armi, cimeli, documenti, manifesti e fotografie racconta la trasformazione delle armi e del modo di combattere, la vita in trincea dei soldati, le ragioni della grande guerra. In questa sezione è anche esposto l’aereo italiano Nieuport 10, tra i pochi tutt’ora visibili che abbiano volato durante la I Guerra Mondiale.
- Il secondo percorso è dedicato alle armi di età moderna e si sviluppa all’interno dei torrioni del castello.
Nel rifugio antiaereo scavato sotto il castello durante la seconda guerra mondiale sono esposti de pezzi di artiglieria italiani, austroungarici, tedeschi e inglesi della I Guerra Mondiale.
Posta sul Colle Miravalle la Campana dei Caduti, Maria Dolens, nacque per volontà del sacerdote don Antonio Rossaro sul finire della Grande Guerra come simbolo di condanna al conflitto ma, allo stesso tempo di pacificazione delle coscienze e di solidarietà fra i popoli. La campana venne realizzata con il bronzo fuso dei cannoni offerti dalle 19 nazioni che parteciparono al conflitto. Realizzata dall’artista Stefano Zuech è decorata con un lungo corteo del bassorilievo. La campana pesa 22,6 tonnellate, è alta 3,36 metri con un diametro di 3,21 metri. Suonò per la prima volta il 4 ottobre del 1925 alla presenza di re Vittorio Emanuele III, mentre il 4 noembre del 1964 venne benedetta da papa Paolo VI. In tutti questi anni la campana ha fatto sentire alta la sua voce suonando ogni sera i cento rintocchi di ammonimento alla vita e alla pace. Il 18 gennaio 1968 con decreto presidenziale è nata la “Fondazione Opera Campana dei Caduti” un ente morale con la finalità di coadiuvare nell’educazione delle giovani generazioni locali alla pace ed al rispetto dei diritti umani.
Costruito tra il 1933 e il 1936 in posizione elevata rispetto alla città, il mausoleo conserva le salme di 20.279 militari caduti in guerra appartenenti alle truppe italiane e austro-ungariche. Nel parco del Sacrario è possibile vedere un tratto di trincea scavata nel 1915, pezzi di artiglieria e alcuni monumenti commemorativi. L’edificio progettato in epoca fascista dall’architetto Fernando Biscaccianti, si erge su due gradoni circolari osti in cima ad una scalinata. Al piano superiore oltre alle tombe di Fabio Filzi e Damiano Chiesa si trovano un altare e una Via Crucis. Al piano inferiori troviamo le lapidi con incisi i nomi dei caduti
Per approfondire attraverso storie ed itinerari gli avvenimenti della Grande Guerra vi consigliamo di visitare i seguenti siti: