Portogallo

MateraMatera, considerata una delle città più antiche al mondo, abitata ininterrottamente dalla preistoria fino ai nostri giorni, è uno di quei luoghi dove si lascia il cuore. I Sassi, le sue antichissime abitazioni, in parte scavate nella roccia, in parte modellate secondo una millenaria tradizione popolare, emozionano. Dal punto di vista geografico, il torrente Gravina scorre nella profonda fossa che delimita da una parte l’area protetta del parco della Murgia Materana, famoso per le sue Chiese rupestri e, dall’altra, i due antichi rioni della città: il Sasso Barisano e il Sasso Caveoso, scavati nella Calcarenite: il risultato è un luogo nascosto, celato per interi millenni agli occhi dei nemici. Continua a Leggere

 

 

AltamuraConosciuta a livello internazionale per il suo pane, la città è di origini molto antiche. La zona fu, infatti, abitata già nel II millennio a.C. e ne sono testimonianza alcuni recenti ritrovamenti. Solo con i Peuceti però si delineò un primo vero centro, abitato stabilmente. L’attuale città venne probabilmente fondata dai Saraceni, ma assunse una certa importanza sotto Federico II che, oltre a cercare di ripopolarla, vi fece erigere un valido sistema di mura difensive, un castello e la famosa cattedrale. L’abitato della città restò entro le mura fino alla fine del ‘700, quando, grazie ad un periodo di grande floridezza economica, andò estendendosi anche al di là delle  mura. Nel medioevo la città fu feudo di nobili famiglie come gli Orsini e i Farnese. Successivamente aderì alla Repubblica di Napoli autogovernandosi. 

Coordinate GPS: 40.8253924, 16.552787399999943
Ufficio del Turismo: Piazza della Repubblica, 11

Da vedere:

La Cattedrale:

La cattedrale venne edificata nel 1232 per volere di Federico II di Svevia che la dedicò a Maria Assunta di Gravina. In seguito ad un terremoto del 1316 venne parzialmente distrutta e ricostruita. La chiesa subì nel tempo anche molti altri interventi di modifica e ampliamento, riuscendo però a mantenere l’impianto originario. Preceduta da una scalinata, la facciata presenta un un bel portale ornato da bassorilievi e sovrastato da un rosone  ornato anch'esso da bassorilievi. Due bei campanili, ornati da bifore e trifore, racchiudono la statua del Cristo Benedicente. L’interno della chiesa, a tre navate divise da colonne sovrastate da archi, è rivestito di marmi.

Museo Archeologico Nazionale:

Conserva al suo interno interessanti reperti che vanno dall’età del bronzo all’epoca ellenistica. Tra questi anche splendidi gioielli in oro del II secolo a.C. e un sarcofago con lo scheletro di una bambina, corredato di statuette.

Orai: feriali 8,30-19,30 festivi 8,30-13,30
Prezzi: Intero 2€, Ridotto 1€
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I Claustri:

documentano la convivenza in città di diverse comunità religiose e sono composti da stretti vicoli che sfociano in cortili ove si svolgeva la vita sociale della comunità, si lavorava e si custodivano gli animali. Particolarmente belli sono: il claustro Tricarico, il claustro Giudecca e il claustro Patella.

AltamuraLe Masserie:

si tratta di tipiche abitazioni poste nella campagna circostante che dispongono di fortificazioni come: mura di cinta, fossati, torrette di avvistamento per garantire la difesa del territorio e degli abitanti. Alcune di queste Masserie sono cadute in rovina altre sono state trasformate in Agriturismi o in aziende agricole, che ospitano spesso anche laboratori didattici. Tra le Masserie più note, segnaliamo la Masseria Calderoni, ora sede di un resort, la Masseria De Angelis (Vai al sito) e la Masseria Jesce.

Cava Pontrelli:

Si tratta di un immenso spazio a cielo aperto appartenente probabilmente al periodo Cretacico Superiore dove sono state rilevate più di 30.000 impronte di dinosauri, articolate su vari sentieri. Al momento la cava non è visitabile.

Grotta di Lamalunga:

La grotta è importante perché  nel 1993 vi è stato scoperto lo scheletro di un Homo,  che si pone tra l’Herectus e il Neanderthal, vissutoi circa 250 milioni di anni fa. Lo scheletro  lo scheletro posto tra stalattiti e stalagmiti, ricoperto da formazioni coralliformi, è stato chimato l'Uomo di Altamura. All’interno della grotta  sono visibili anche resti di animali scomparsi dalla valle milioni di anni fa. Tra questi un bovide arcaico, un  daino e un cervo. Presso la Masseria Langone è stato istituito un centro visite nel quale è possibile vedere immagini tridimensionali dell’uomo diAltamura.

Orari: 10-13 e 15,30-18,30
Ingresso: Intero 2€, Ridotto 1€
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Coordinate GPS: 40.7295235, 17.577997900000014
Ufficio del Turismo: Via Giovanni XXIII, 152

Conosciuta come la Città Bianca per il colore delle sue case poste su tre colli a circa 200 metri sul livello del mare, Ostuni è circondata da magnifiche coltivazioni di ulivi. La città dispone di un bel borgo medioevale con strette viuzze, piazzette e corti  colme di odori e suggestioni che ricordano le casbah arabe. Le case del centro storico sono state scavate nella roccia e unite tra di loro con archi o semiarchi con funzioni di sostegno. Molte scale collegano le varie zone del centro. La città, che dal 2008 ha ricevuto ininterrottamente la bandiera blu d’Europa per le belle spiagge di cui dispone, per la limpidezza delle sue acque e per la qualità dei servizi offerti, in inverno è praticamente deserta mentre in estate si anima di turisti che passeggiano per le vie o sorseggiano aperitivi nei dehors dei molti locali. Di origini romane venne conquistata dai Longobardi e dai Saraceni per essere successivamente al centro di un territorio popolato da monaci basiliani. Sotto il dominio degli Angioini venne dotata di una cinta muraria, che fu  rafforzata con torrioni sotto il dominio degli Aragonesi. Il cuore pulsante della città è rappresentato da Piazza della Libertà sulla quale si affaccia il Palazzo del Municipio, ospitato nell’ex convento Francescano. Sulla piazza è ubicato l’obelisco di Sant’Oronzo.

Da vedere:

OstuniCattedrale:

Terminata nel 1495 la cattedrale dedicata a Maria Assunta ha una facciata in stile gotico ornata da lesene, da tre portali abbelliti da bassorilievi e sormontati da tre rosoni di cui il centrale di notevoli dimensioni. L’interno ha subito notevoli rimaneggiamenti che ne hanno stravolto le fatture originali, il soffitto è ornato da dipinti del ‘700.


Santuario di Sant’Oronzo:

Dedicato al Santo Protettore della città, che secondo la tradizione la liberò dal contagio di una terribile pestilenza, il santuario è posto a circa tre chilometri dal centro della città. La sua costruzione risale al XVII secolo. Si dice che la cripta, posta sotto al presbiterio, abbia ospitato il Santo al tempo delle persecuzioni contro i cristiani, praticate dall’imperatore Nerone. Una scala posta a sinistra della chiesa conduce i visitatori ad una fontana che, secondo la tradizione, venne fatta zampillare dal Santo.

Museo delle Civiltà Preclassiche:

Il museo, ospitato nell’ex monastero di Santa Maria Maddalena, è stato aperto nel 1989 e conserva reperti archeologici provenienti dalle varie campagne di scavi, effettuati in tutta la zona che circonda Ostuni. Uno dei reperti più interessanti  è costituito dai resti di una donna gravida, ritrovati nella grotta di Santa Maria di Agnano. Il reperto risalente al pleistocene venne ritrovato nel 1991 assieme al suo corredo funebre, costituito da bracciali di conchiglie, da un copricapo e da strumenti in pietra.

Le Spiagge: di notevole interesse turistico sono i 17 chilometri di spiagge di cui dispone la città, che ne fanno uno dei luoghi di villeggiatura più apprezzati della Puglia. Si tratta di lunghe spiagge sabbiose che si alternano a calette poste in mezzo agli scogli, tra giochi di luci e colori  particolarmente suggestivi. Il mare incontaminato e la bellezza dei fondali offre la possibilità di fare snorkeling e immersioni ed entrare in contatto con  innumerevoli varietà di pesci. Tra le spiagge vi segnaliamo: Pilone (spiaggia di sabbia fine con dune, divenuta riserva regionale);  Rosa Marina, costituita da un insieme di spiagge di sabbia fine; Costa Merlata, costituita da un insieme di calette che spuntano tra gli scogli; Torre Pozzella anch'essa caratterizzata da una serie di calette protette da alti scogli e da una torre di avvistamento del XVI secolo, da cui prende il nome.

 

OriaOria ha origini diverse rispetto agli altri centri della zona. Secondo Erodoto di Alicarnasso e Strabone, infatti, sarebbe stata fondata nel 1200 a.C., con il nome di Hyria, da un gruppo di naufraghi cretesi di Minos, che scelsero, a scopo difensivo, il colle più alto della zona. Dall’VIII secolo a.C. Oria diventò il centro di riferimento politico dei Messapi, con intensi scambi con l’intera Messapia e le città della magna-grecia. Ebbe alterne vicende con la città di Taranto, con la quale si arrivò anche a combattere, e finì per essere sottomessa ai Romani che, nell’88 a.C. ne fecero un municipio. Con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, Oria fu soggetta a Greci, Longobardi e Bizantini. Per tutto il IX e X secolo subì le violente incursioni saracene e, nonostante l’intervento in sua difesa dell’imperatore Ludovico II dell’867, fu distrutta ancora una volta nel 924. L’XI secolo è caratterizzato dalla conquista della città da parte dei Normanni, che precedette quella degli Svevi. Tra il 1225 e il 1233 l’imperatore Federico II di Svevia dichiarò Oria città demaniale e vi fece edificare il castello che ancora domina l’intera zona. Nel 1433, durante il periodo angioino, la città fu assediata e saccheggiata, per diventare poi feudo degli Orsini del Balzo. Resistette strenuamente all’assedio degli spagnoli, ma, dal secolo XVI in poi iniziò un periodo di grande declino, e Oria passa come feudo da una casata all’altra. Nel 1572 divenne di proprietà di San Carlo Borromeo. Solo nel corso del ‘700 si cercò di porre rimedio allo stato di abbandono in cui versava la città, con interventi di recupero e restauro dei monumenti principali. Durante il Risorgimento molti dei cittadini aderirono al progetto dell’Unità d’Italia. Nel 1951, in ragione della sua storia millenaria, con Decreto della Presidenza del Consiglio, ad Oria è stato conferito il titolo di città. Il suo centro storico è diviso in quattro rioni: Rione Castello, Rione Judea, Rione Lama e Rione San Basilio. Un buon momento per visitare Oria è in occasione del Corteo Storico di Federico II e del torneo dei rioni, che si svolge il secondo fine settimana di agosto.

DA VEDERE

Castello Svevo

Frutto delle grandi opere di modifica, ampliamento e ricostruzione, oggi il castello ha forma triangolare, scandita dalla presenza di tre torri fortificate. Molto probabilmente già nell’alto medioevo esisteva una fortificazione, ma fu l’imperatore Federico II ha edificare un vero castello, tanto da giustificare il nome di Castello Svevo. Due delle sue torri risalgono quasi sicuramente al periodo angioino, mentre l’originale mastio normanno-svevo fu più volte riadattato nel corso del tempo alle mutate condizioni belliche, come l’adozione delle armi da fuoco. Nel corso della sua storia  fu assediato e assalito in molte occasioni, ma non sempre i nemici riuscirono ad espugnarlo, come nel caso di Pietro de Paz che nel 1504 non riuscì a conquistare la rocca. Sottoposto a integrazioni, restauri e ricostruzioni nel corso dell’800 e del ‘900, fu devastato nel 1897 da un ciclone che investì la città di Oria. Nel 1933 il Comune di Oria cedette il Castello alla famiglia Martini Carissini e ne ottenne in cambio Palazzo Martini, sede del Municipio. I nuovi proprietari restaurano il castello e, per questo impegno civico, furono insigniti dal re Vittorio Emanuele III del titolo di Conti di Castel d’Oria.

Il Castello, dichiarato Monumento Nazionale, è dal 2007 proprietà della società Borgo Ducale srl. e utilizzato come centro congressi.

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Basilica cattedrale

Fu costruita nel 1750 in stile barocco, a seguito della demolizione della chiesa medioevale preesistente, edificata nella prima metà del XIII secolo e due delle sue colonne furono acquistate dal re di Napoli e utilizzate per la Cappella della Reggia di Caserta. Il suo interno è ricco di stucchi e marmi policromi. Durante i lavori di restauro sono venute recentemente alla luce la cripta dei Vescovi posta sotto il Presbiterio. Dal 1992 la Cattedrale di Oria è anche Basilica.

Torre Palomba

È una torre cilindrica posta alle spalle della cattedrale di grande importanza storica perché, con tutta probabilità, faceva parte dell’antichissima fortificazione messapica. Viene chiamata anche “carnara” perché al suo interno è stato rinvenuto un ossario del XVIII secolo.

Porta degli Ebrei

È una delle tre porte della città, per l’esattezza quella posta sulla via per Taranto e conduceva alla giudecca di Oria: un quartiere medioevale fatto di stradine tortuose, piccole case e botteghe. Qui fiorì la comunità ebraica di Oria, conosciuta ed apprezzata in tutto il Mediterraneo, che conobbe il suo periodo d’oro nel IX secolo.

Martina FrancaAnche se il barocco e il rococò non dovessero essere i vostri stili preferiti, dovrete ammettere che passeggiare per le belle strade di Martina Franca, immergersi nei suoi delicati colori, perdersi nei suoi vicoli intricati  per ritrovarsi nelle sue eleganti piazze simili a salotti, tra i balconi in ferro battuto, gli stemmi e le decorazioni dei suoi bei palazzi settecenteschi (se ne contano almeno ventidue) è davvero una grande gioia.
Sorge nel sud della Murgia, al confine tra le province di Taranto, Brindisi e Bari, a 413 metri s.l.m. nella valle dell’Itria. Tutta la zona è caratterizzata da uliveti e vigneti separati tra loro da splendidi muretti a secco, allietati dalla presenza di bellissimi trulli. Uliveti e vigneti si alternano a tratti di bosco (dove cercare il fungo cardoncello) e macchia mediterranea che nascondono grotte e anfratti, rifugio di rapaci notturni, come gufi, civette e barbagianni, ma anche di lepri, volpi e ricci. La presenza di una folta colonia di pipistrelli è particolarmente apprezzata, sia perché è indice di un habitat integro e ricco di acqua, sia perché questi piccoli e delicati mammiferi si nutrono di insetti nocivi per l’agricoltura.
In questa zona sono state trovate testimonianze di insediamenti e di allevamenti di cavalli, già a partire dal neolitico. Fu poi terra dei Messapi, dei Longobardi, dei Romani e divenne rifugio di un gruppo di ebrei in fuga da Oria. Le origini della città risalgono al X secolo, quando un gruppo di profughi tarantini, per porsi al riparo dalle scorrerie saracene, fondò un piccolo insediamento sul Monte di San Martino. Martina Franca seguì poi tutte le vicende legate al feudalesimo e parteggiò per gli Svevi contro gli Angioini. Intorno al 1300 fu eletta comune da Filippo I d’Angiò, che concesse anche privilegi e franchigie per favorire nuovi insediamenti. Per questo motivo la città, chiamata fino a quel momento Martina in onore del Santo francese Martino di Tour, divenne Franca Martina. Martina FrancaIn seguito, le vicende storiche porteranno la città a perdere alcune di queste concessioni, come la demanialità perpetua, ed essa tornerà a chiamarsi Martina. Solo nel 1871, dopo l’Unità d’Italia, la città prenderà il nome di Martina Franca. Tornando alla sua storia, i secoli XIV e XV segnano un periodo buio, segnato dai soprusi e dai tentativi di conversione contro la comunità ebraica insediatasi nella zona, alla quale fu proibito di vivere in città, e che si stabilì nella zona che corrisponde all’attuale via Cappelletti. Fino all’Unità d’Italia, Martina era cinta da mura, con 4 porte di ingresso, 12 torri quadrate e 12 torri rotonde. Nel corso dei secoli la necessità di una struttura difensiva andò gradualmente diminuendo, tanto che alcuni torre furono abbattute per creare nuove strade e altre furono trasformate in abitazioni, mentre delle porte furono mantenute soltanto le arcate. Interessante l’intricato assetto delle vie del centro storico, con vicoli ciechi, strade strette, piene di spigoli e a volte addirittura nascoste, che costituiscono un vero e proprio labirinto, ulteriore strategia difensiva nel caso in cui i eventuali nemici fossero riusciti a superare la sua cinta muraria.

Martina Franca è famosa, oltre che per la sua splendida architettura barocca, anche per il Festival della Valle d’Itria, dedicato alla musica lirica e sinfonica, che dal 1975 si svolge ogni anno da metà luglio ai primi di agosto, con concerti, eventi e manifestazioni. La  peculiarità di questo importante Festival è quella di portare in scena opere inedite.
Il suo nome è, inoltre, associato alla produzione di salumi di qualità e il suo capocollo, marinato nel vincotto, aromatizzato con le erbe della Murgia dei Trulli e affumicato utilizzando solo cortecce di fragno era noto e apprezzato nel Regno di Napoli già nel 1700.

Dal 2000 è presidio slow food

DA VEDERE

Martina FrancaPalazzo Ducale

Passando attraverso la Porta di Santo Stefano, il passaggio trionfale di accesso al centro storico, si entra in piazza XX settembre, letteralmente dominata dall’imponente palazzo ducale edificato per volontà di Petracone V Caracciolo a partire dal 1668, ora prestigiosa sede del Municipio di Martina Franca. L’edificio conta 300 stanze, un teatro, cappelle e stalle. Lo stile è barocco. Una splendida balconata in ferro battuto corre lungo tutta la facciata. Il piano nobile, con il suo bel susseguirsi di stanze affrescate da Domenico Carella nel 1776, è visitabile. Il palazzo ospita anche una piccola ma interessante mostra della civiltà contadina.

Basilica di San Martino

Viene definita “la perla” del barocco martinese. Fu eretta nella seconda metà del 1700 dove sorgeva una preesistente collegiata romanica, della quale furono riutilizzati i materiali. Ha una facciata imponente con l’immagine più nota di San Martino, quella in cui divide il suo mantello con un mendicante. All’interno, che ospita le reliquie di Santa Comasia, martire romana vissuta tra il II e il IV secolo, spiccano il Battistero e l’altare maggiore in marmi policromi del 1773, varie tele di Domenico Antonio Carella, la Cappella del S.S. Sacramento in stile tardo barocco, con cupola affrescata anch’essa dal Carella, il Coro in legno realizzato dalle maestranze locali nel 1775 e un bel presepe, opera di Stefano da Putignano. La Chiesa ospita anche la Madonna Pastorella (simbologia che si rinviene in molte edicole votive del centro storico), opera del XVIII secolo in gesso, stoffa e argento particolarmente amata a Martina Franca.

Di origine messapica (l’antico popolo, forse proveniente dai Balcani, che popolò questa zona a partire dal IX secolo a.C.), ha un nome che sembra far riferimento alla fertilità della sua terra (dal greco karpene, frugifera, che nel medioevo diventa Carvineo, ma che potrebbe derivare anche dal messapico Karp, che indica una collina con città fortificata. Carovigno seguì nel tempo le sorti dei centri circostanti più importanti: Taranto e Brindisi durante le guerre puniche; Ostuni ai tempi delle dominazioni dei Bizantine, dei Goti e poi, via via, divenne dominio dei Normanni, degli Svevi, degli Angioini e degli Aragonesi e, a seguire, dei Veneziani, degli Spagnoli, degli Austriaci e dei Borboni. Il castello, costruito nel secolo XV dagli Orsini Del Balzo contro la minaccia rappresentata da turchi e pirati rappresenta una delle tracce del feudalesimo a cui fu sottoposta Carovigno nel medioevo. I suoi cittadini parteciparono attivamente alla cospirazione carbonara ed ebbero una figura di spicco in Salvatore Morelli, scrittore, giornalista, politico, mazziniano, acerrimo nemico del regime borbonico, che fu un perseguitato politico fino alla realizzazione dell’Unità d’Italia. Fu un uomo illuminato, da ricordare, perché fu il primo politico europeo a richiedere in Parlamento la parità di diritti fra uomini e donne. Innumerevoli le tracce lasciate dalla storia: dalle mura megalitiche del VI-IV sec. a.C. a Nord e ad Ovest di Carovigno, al nucleo centrale tipicamente medioevale, alla cinta aragonese (XV-XVI secolo, nella quale si aprono la Porta brindisi, la Porta Nuova e l’Arco del Prete, oltre al castello che domina l’abitato.

A soli 7 Km dal mare, Carovigno si trova immersa in una bellissima area di ulivi secolari ed è considerata (citiamo la miniguida territoriale della Puglia) “roccaforte del gusto, con ristoranti rinomati a livello internazionale e chef pluripremiati”.

DA VEDERE

Castello Dentice Frasso

Sorge sul punto più alto del paese, da dove la vista è eccezionale e spazia su un ampio tratto di costa, da Torre Canne fino a Brindisi. Ha una singolare pianta triangolare, con tre torri, di cui una quadrata (probabilmente la più antica, di origine normanna), una rotonda (forse aragonese) e una dalla forma “a mandorla”, molto rara nell’architettura militare italiana, a nord, costruita tra il 1400 e il 1500 dai Loffreda, feudatari di Carovigno. Da allora la struttura del castello resterà immutata, passando per soli restauri conservativi, fino ai primi del 1900, quando il proprietario, il conte Alfredo Dentice, fece ricostruire “in stile” merlature e caditoie, integrando parti murarie rovinate dal tempo ed aggiungendo un loggiato ed un’altana a portico, affacciata sul cortile interno. Negli anni ’30 ospitò un lanificio. Attualmente vi hanno sede la Biblioteca comunale e il Museo delle Tradizioni Popolari.

Orario: Visita guidata tutti i giorni ore 18:00, chiuso il lunedì (la visita include il Museo delle Tradizioni popolari)
Ingresso: €4.00
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Annoverato fin dal 1996 tra il patrimonio mondiale dell’umanità dall'UNESCO, Alberobello sembra una città uscita dalle fiabe, grazie ai suoi oltre mille trulli disseminati tra i rioni Monti e Aia Piccola. La città deriva il suo nome da Sylva Arboris Belli, l'enorme bosco che ricopriva un tempo l'intero territorio e di cui  rimangono  oggi solo alcune macchie. Venne fondata nel XV secolo dai conti Acquaviva di Conversano che lo ebbero come feudo fino al 1797, quando il re Ferdinando IV di Borbone nominò Alberobello "città regia", liberandola dallo stato di feudo, come da tempo chiedeva la popolazione. Le origini delle abitazioni che hanno reso famosa a livello mondiale la città, si devono ad una normativa degli Aragonesi che imponevano la regia autorizzazione per la costruzione di case in calce, pena la distruzione e l’allontanamento del colono dalle terre. Fu quindi Girolamo II di Acquaviva che, desideroso di costituirsi un feudo, incitò il popolo all'edificazione di case con muri fatti di sole pietre provenienti dalla bonifica dei campi. Si trattava di costruzioni che, in caso di controlli governativi, potevano essere abbattute in breve tempo. La visita della città si snoda attraverso i due rioni Monti e Aia Piccola:

AlberobelloRione Monti:

Articolato in sette strade parallele, tra le quali via Monte Nero e Via Monte Pasubio, è il rione dove sorgono i trulli più antichi della città, compresi i trulli siamesi. Nel rione sorge la chiesa di Sant’Antonio, aperta al pubblico nel 1927, anch'essa  con la tipica forma a trullo, che presenta una bella facciata, preceduta da una scalinata e sovrastata da un rosone.  Con la valorizzazione del turismo molti dei trulli del rione sono stati adibiti a strutture ricettive, grazie anche alla caratteristica di essere freschi in estate e caldi in inverno. Se volete provare l’esperienza di un soggiorno in un trullo, vi suggeriamo di consultare il seguente sito di Trullidea 

Rione Aia Piccola:

Il rione con i suoi 400 trulli e i suoi stretti vicoli è rimasto a tutt’oggi incontaminato e ricco di suggestione.

Trullo Sovrano:Alberobello

Rappresenta l’unico esempio di trullo sopraelevato, con una scala di accesso al piano superiore, incastonata tra le spesse pareti.

Museo del Territorio:

Il museo, che trova sede in un complesso di trulli tra loro comunicanti di particolare interesse, tratta la storia del territorio, la lavorazione della pietra e la genesi della costruzione delle tipiche abitazioni.

Orari: Martedì/Domenica 10-13 e 15,30-19
Ingresso: Intero 3€, Ridotto 2€
Coordinate GPS: 40.7864228, 17.240930400000025
Ufficio del Turismo: Piazza Ferdinando IV

NociA proposito di Noci, la miniguida della Valle d’Itria gentilmente fornitaci dall’Agenzia Regionale del Turismo esordisce testualmente: “Ghiotti di mozzarelle, burrate e stracciatelle? Benvenuti a Noci, nella Murgia dei Trulli.” Come resistere?
Sulle origini di Noci esistono documentazioni che ipotizzano una cittadella militare eretta nella seconda metà del VI secolo d.C., ai tempi dell’imperatore bizantino Giustino II, altre, oggi ritenute più attendibili, che la fanno risalire al periodo della dominazione normanna. Il primo documento certo risale al 1180, quando l’arcivescovado di bari riconosce la Chiesa di Santa Maria delle Noci, che prendeva il nome dalle piante che ricoprivano l’intera zona. Un documento successivo risale invece al 1240, in pieno periodo svevo, quando l’imperatore Federico II obbligò gli abitanti di Noci a partecipare alla manutenzione del castello di Ruvo. Il nucleo originale crebbe durante il dominio angioino, fino a diventare Universitas, cioè Comune. I secoli successivi sono segnate dalle alterne vicende delle lotte contro il feudalesimo, che si concluderanno solo nel 1806. Coinvolti nelle associazione carbonare, un buon numero di abitanti di Noci lottò fino al 1820, quando Ferdinando I concesse la Costituzione. Sorge su un territorio molto piacevole alla vista, caratterizzato da fragni (querce simili alla rovere), ulivi, muretti a secco, trulli e masserie, in posizione più alta (420 metri s.l.m.) rispetto ai comuni circostanti, tanto da rientrare nella comunità Montana della Murgia Barese Sud est e dal 1997 fa parte dell’area naturale protetta. NociIl centro storico è bianchissimo: un susseguirsi di vicoletti con case dai tetti a pignon, che sembrano accennare alla tecnica dei trulli, singolari comignoli in pietra, piccole edicole votive, loggette e pergolati. Una caratteristica è rappresentata dalle Gnostre (dal latino claustrum, luogo chiuso), corti chiuse su tre lati che si aprono nelle stradine disegnando spazi intimi, a metà tra pubblico e privato, dove scambiare due chiacchiere e far giocare i bambini. Proprio alle Gnostre sono intitolate due sagre che si svolgono a novembre (Bacco nelle Gnostre, sagra del vino e delle castagne) e a dicembre (Pettole nelle Gnostre e cioccolato in sagra). Noci è molto rinomata per il suo comparto agro-alimentare e, in particolare, è famosa per la produzione della mozzarella treccina, per lo sfizietto, salsiccia di suino condita con semi di finocchio, per la coppa murgia, stagionata al naturale e per la produzione di cioccolato.

In zona è possibile visitare allevamenti di cinghiali, salumifici (L.I. Best. Di Liuzzi Domenico Srl, Via Cherubino da Noci, Noci), cantine ( Cantine Barsento, C. da San Giacomo) e caseifici (Maestri Casari d’Onghia, Provinciale per Castellaneta; questo caseificio ha un piccolo, ma imperdibile punto vendita a L.go Garibaldi 14, a ridosso del centro storico di Noci, tripudio di nodini, treccine e mozzarelle di ogni forma e dimensione (tutte assolutamente da provare!) e dove consigliamo di acquistare anche le intorchiate dolci con le mandorle.

DA VEDERE

Collegiata Chiesa di Santa Maria della Natività

La chiesa attuale si erge nel luogo dove già nel XII secolo era presente un luogo dedicato al culto mariano, che fu più volte ricostruita e modificata nel corso dei secoli successivi e intorno alla quale si andò sviluppando nel tempo il centro urbano. Una leggenda narra che fu edificata nel 1316 per volere del principe di Taranto Filippo I d’Angiò, che si era salvato da un violento temporale riparandosi sotto un albero di noci. La sua facciata e la struttura gotica originale si sono andate modificando a seguito degli ampliamenti e ristrutturazioni che si sono susseguiti nel tempo , fino all’intervento decisamente neoclassico effettuato tra il 1800 e il 1900, quando fu realizzato anche l’attuale campanile. Il suo interno ha tre navate e sono interessanti: il transetto alle spalle dell’altare maggiore, ornato con un polittico policromo della fine del XV secolo; il fonte battesimale trecentesco; la statua della madonna in trono con il Bambino del 1505, scolpita probabilmente da Stefano da Putignano; il Crocifisso di epoca barocca e le grandi tele della Via Crucis, già presenti nella chiesa in documenti del 1745.

NociTorre dell’Orologio

La Torre Civica dell’Orologio è il simbolo di Noci e si erge proprio di fronte alla Collegiata; risale alla prima metà del 1800.

Chiesa dei Cappuccini

Interessante per la tela seicentesca attribuita a Luca Giordano che si trova nella sua sagrestia, è una chiesa che trae origine da un antico convento francescano del XVI secolo, modificato tra il 1800 e il 1900.

Chiesa rupestre di Barsento

Si erge a circa 6 Km da Noci, in cima ad una collinetta affacciata sul canale di Pirro, dove sorgeva l’antico casale di Barsento, preesistente al nucleo abitativo di Noci, probabilmente abitato da popolazioni messapiche presenti in questa zona tra l’VIII e il III secolo a.C
Secondo una leggenda, la chiesa fu eretta nel 591 per volere di papa Gregorio Magno. A causa della sua architettura incerta, con influssi che si prestano a più interpretazioni, gli studiosi non hanno trovato un punto di accordo sul suo inizio che, a seconda delle diverse scuole di pensiero, spazia tra l’VIII e il XII secolo d.C.
La chiesetta ha una facciata a tre cuspidi con un piccolo campanile. Caratteristico il tetto, ricoperte di chiancarelle (piccole pietre piatte),  utilizza la tecnica costruttiva dei trulli. L’interno, bianco a calce, ha tre navate, con volte a botte e tracce di affreschi nel catino dell’abside centrale.

 

TraniConosciuta soprattutto per la sua splendida cattedrale, la città sorge a 7 metri sul livello del mare, in un’insenatura che la protegge dalla forza delle mareggiate. La sua posizione geografica favorì fin dall’antichità lo sviluppo di un porto commerciale dal quale partivano navi cariche d’olio e frumento per tutto il mediterraneo. Nel periodo delle crociate, fu punto di partenza di Cavalieri e Pellegrini verso la Terra Santa. Di sicure origini romane, la città venne dominata dai Longobardi, dai Bizantini e dai Normanni per passare poi sotto il regno di Federico II di Svevia.  Durante la dominazione angioina la città visse il suo periodo di massimo splendore, testimoniato dalla costruzione di molte delle sue chiese e dei suoi e palazzi signorili. Durante la dominazione  Aragonese,  la città iniziò, invece, un lungo e inesorabile periodo di declino, segnato anche da carestie e pestilenze dal quale si risollevò grazie all’istituzione della Sacra Regia Udienza (una sorta di Prefettura) che favorì l’arrivo in città di numerose personalità come avvocati, giudici e magistrati. La città visse quindi  un nuovo periodo di sviluppo culturale, nel corso del quale vennero costruite biblioteche, mentre i palazzi si andarono arricchendo di quei tesori artistici, che ne fanno ancora oggi una città d'arte tra le più belle dell'Italia meridionale. Affascinante è il centro storico, con le le sue belle stradine lastricate e le sue case con dalle artistiche balconate in ferro battuto.

Coordinate GPS: 41.2774857, 16.417833400000063
Ufficio del Turismo: Piazza Trieste, 10

Da vedere

La Cattedrale:Trani

Considerata una dei massimi esempi di stile romanico pugliese, la cattedrale sorge su di un promontorio che si protende sul mare. Il contrasto tra questa costruzione in marmo chiaro di Trani, e il colore intenso del cielo e del mare su cui si staglia è tale, da restare letteralmente abbagliati. Costruita alla fine del XI secolo su una serie di quattro  preesistente basiliche, venne dedicata a San Nicola Pellegrino, giovane proveniente dalla Grecia e morto a Trani, accolto dalla comunità e molto amato dai bambini. La cattedrale è preceduta da un ampio piazzale (utilizzato spesso per manifestazioni e concerti) ed è affiancata da un campanile con basamento ad arconi, ornato da bifore e trifore. La facciata è caratterizzata dal un doppio scalone di accesso, che conduce ad un magnifico portale in bronzo, recentemente sostituito  da una copia per sottrarre l'originale (che si trova all'interno della Cattedrale) all'opera distruttiva delle intemperie. Il portale è formato di formelle raffiguranti  da figure simboliche, tra cui spicca anche San Nicola pellegrino e, ai suoi piedi, l'autore del portale, che è fiancheggiato da archi ciechi, sormontati da tre finestre a tutto sesto. La finestra centrale, ornata da due leoni e due elefanti, è a sua volta sormontata da un rosone centrale che all’imbrunire illumina l’interno della cattedrale con giochi di luci. L’interno è  tre navate, divise da colonne binate. Una volta rimossi tutti gli elementi barocchi che l'avevano appesantita nel tempo, la costruzione ispira un senso di maestosità, accentuato dai matronei che si affacciano sulla navata centrale. Al fondo delle navate si trova la cappella di Santa Maria che custodisce affreschi del ‘300 e del ‘400 e da essa si accede alla cripta che custodisce le spoglie di San Nicola.

Il Castello Svevo:

Costruito nel 1233 da Federico II per scopi difensivi, si affaccia direttamente sul mare, controllandone l’accesso alla città. I bassi fondali che lo circondano fanno da protezione sia da mareggiate che, in passato, da sbarchi nemici. Ha forma quadrangolare, con quatto torri quadrate agli angoli ornate da merli. E' protetto da un muro fortificato e da un fossato collegato direttamente con il mare. Anticamente l’accesso al castello avveniva tramite un ponte levatoio ora sostituito da un ponte in pietra. Con l’avvento delle armi da fuoco, il castello subì notevoli opere di rafforzamento fino alla sua destinazione come sede della Sacra Regia Udienza. Dopo lunghi ed attento restauro, il castello è stato aperto al pubblico nel 1998.

Orari: tutti i giorni 8,30-19,30
Ingresso: Intero 3€, Ridotto 1,5€
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Bitonto, conosciuta come “città degli ulivi”, sorge in un’area abitata già a partire dal neolitico, protetta dal vallone a gravina del torrente Lamaja. Il suo nome, di origine prelatina, allude forse alla prosperità delle sue terre (bonum totum). Più probabilmente fa riferimento al re illirico Botone, fondatore della città, secondo un’antica leggenda, e Bytontinon indicherebbe gente di Botone. Città ricca di storia, antico insediamento dei peuceti, divenne un importante municipio in epoca romana , grazie alla sua posizione strategica sulla via Traiana. La sua fama è da sempre legata all’ottima qualità del suo olio e un ramoscello di ulivo compare già sulle monete risalenti al IV- III secolo a.C., coniate a Bitonto e rinvenute nella zona. Uno degli episodi più noti del suo passato risale al 1734, quando Bitonto fu teatro dell’importante battaglia tra l’esercito austriaco e quello borbonico, che assicurò il Regno delle Due Sicilie a Carlo III di Borbone, che, a sua memoria, fece erigere l’obelisco Carolino, che si trova in piazza 26 maggio 1734. Il suo bel centro storico è a tratti delimitato dai resti delle antiche mura normanne. Delle cinque porte originarie di accesso alla città, rimangono oggi solo la porta Baresana e la porta La Maja, mentre sono ancora molte le torri angioine e normanne tuttora esistenti. Le sue strade lastricate seguono un andamento capriccioso, dove è molto piacevole avventurarsi, tra archi e corti fiorite. Dal 2004 è stata insignita del titolo di “città d’arte”. Bitonto è famosa per le celebrazioni dei riti della Settimana Santa, per le sue fiere (di cui parla anche Giovanni Boccaccio nella Novella X del Decamerone), come l’antica fiera di San Leone (6 aprile), e per lIntorciata, festa dedicata ai due santi medici Cosma e Damiano (terza domenica di ottobre). Se volete acquistare l’olio per cui Bitonto è famosa nel mondo, la cultivar Cima di Bitonto, l’Oleificio “Cima di Bitonto”, Via Modugno sn, associa 500 aziende produttrici della zona.

DA VEDERE

Palazzo Sylos-Calò - Galleria Nazionale della Puglia

Tra gli edifici più belli di Bitonto, il palazzo attrae lo sguardo con le sue linee tardo-rinascimentali considerate tra le più rappresentative del Rinascimento pugliese e la sua elegante loggia. Molto particolare anche il suo cortile gotico-catalano a portico. Fu costruito tra il 1229 e il 1583 da Giovanni Alfonso Sylos e dal 2009 ospita la Galleria Nazionale della Puglia: con opere che spaziano dal ‘500 al ‘900 di artisti quali: Tiziano, Vaccaro, Poussin…. fino a De Nittis, Balla, Wood… La Galleria è intitolata a Girolamo e Rosaria Devanna che hanno donato allo Stato questa loro interessante raccolta. L’allestimento è molto curato e gli ambienti sapientemente ristrutturati.

Ubicazione: Via Giandonato Rogadeo 14
Orario: dal mercoledì al lunedì dalle 9.00 alle 20.00. chiuso il martedì
Ingresso: gratuito
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BitontoConcattedrale di San Valentino

Splendida costruzione in stile romanico-pugliese, eretta al centro della città tra l’XI e il XII secolo, forse incompiuta, come sembrano testimoniare le tracce sui piloni della facciata, rimasta priva di portico. La cinquecentesca Loggia delle Benedizioni, voluta dal vescovo Carafa, singolare come soluzione ad angolo, fa da ponte tra la chiesa e il palazzo De Lerma. Splendidi il portale scolpito e il rosone che ornano la sua facciata, tra un fiorire di foglie di acanto, colonne e animali, tra cui il pellicano che simboleggia la generosità della Chiesa. All’interno, a croce latina, a tre navate con absidi, non perdetevi il bellissimo ambone del Nicolaus del 1229, la vasca battesimale monolitica e il soffitto caratterizzato da capriate lignee policrome. La cripta ha affreschi bizantini e volte a crociera, sostenute da colonne decorate con capitelli zoomorfi e fitomorfi di grande bellezza. Dalla cripta si accede ai resti della preesistente basilica paleocristiana, risalente al V-VI secolo. Scoperta solo recentemente, l’area archeologica si estende in una area piuttosto ampia ed è decorata con interessanti mosaici tra cui uno splendido grifone, visibile anche attraverso l’oblò posto sul pavimento della costruzione attuale. La Guglia dell’Immacolata, obelisco barocco su Piazza Cattedrale, fu realizzato dopo che il terremoto del 1731 risparmiò la città, rafforzando il culto per l’Immacolata.

Ubicazione: Piazza Cattedrale
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BitontoMuseo Diocesano

Raccoglie opere e reperti dal XII al XX secolo del patrimonio artistico delle chiese di Bitonto, con una raccolta di quadri, statue, lapidi, paramenti ed argenti. Interessante anche la parte dedicata alla ricostruzione della storia della Cattedrale.

Per informazioni su orari e sede (il Museo è in via di trasferimento) si può far riferimento al sito 

Palazzo Sylos – Volpano

Storica residenza in stile rinascimentale della nobile famiglia Volpano, passata successivamente ai Sylos, risale al XV secolo. Fu costruita su una preesistente torre del XII secolo, e completata nel 1501, secondo l’incisione presente sul suo portale realizzato secondo i dettami del tardo-gotico aragonese. Splendide le decorazioni del cortile che raffigurano il mito di Orfeo e mostri marini, mentre personaggi del casato si affiancano a condottieri ed imperatori romani. Sulle logge che si affacciano sul cortile sono affrescati gli stemmi delle due famiglie.

Porta Baresana

Fu costruita nel XVI secolo e ricostruita nel secolo successivo. Alla bella facciata rinascimentale si sono aggiunti nel tempo vari altri elementi: un dipinto che rappresenta i santi protettori di Bitonto; lo stemma dei Savoia in alto, che risale al 1551, quando la città si affrancò dal feudalesimo; il vano dell’orologio, che è invece del ‘900.

BitontoTorrione angioino e Civica Galleria d’Arte Contemporanea

Risale al XIV secolo e faceva parte di un complesso difensivo e di avvistamento di ben ventotto torri. Realizzata in bugnato, è alta 24 metri, con un diametro di 16 metri. Le sue mura sono spesse quasi 5 metri. Bella la base a stella che si erge dal fossato.

Fresco di restauro, il Torrione Angioino ospita attualmente opere d’arte contemporanea, a partire dalla collezione donata dall’artista Matteo Masiello

Per informazioni su orari ed eventi, si può far riferimenti al sito 

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