A proposito di Noci, la miniguida della Valle d’Itria gentilmente fornitaci dall’Agenzia Regionale del Turismo esordisce testualmente: “Ghiotti di mozzarelle, burrate e stracciatelle? Benvenuti a Noci, nella Murgia dei Trulli.” Come resistere?
Sulle origini di Noci esistono documentazioni che ipotizzano una cittadella militare eretta nella seconda metà del VI secolo d.C., ai tempi dell’imperatore bizantino Giustino II, altre, oggi ritenute più attendibili, che la fanno risalire al periodo della dominazione normanna. Il primo documento certo risale al 1180, quando l’arcivescovado di bari riconosce la Chiesa di Santa Maria delle Noci, che prendeva il nome dalle piante che ricoprivano l’intera zona. Un documento successivo risale invece al 1240, in pieno periodo svevo, quando l’imperatore Federico II obbligò gli abitanti di Noci a partecipare alla manutenzione del castello di Ruvo. Il nucleo originale crebbe durante il dominio angioino, fino a diventare Universitas, cioè Comune. I secoli successivi sono segnate dalle alterne vicende delle lotte contro il feudalesimo, che si concluderanno solo nel 1806. Coinvolti nelle associazione carbonare, un buon numero di abitanti di Noci lottò fino al 1820, quando Ferdinando I concesse la Costituzione. Sorge su un territorio molto piacevole alla vista, caratterizzato da fragni (querce simili alla rovere), ulivi, muretti a secco, trulli e masserie, in posizione più alta (420 metri s.l.m.) rispetto ai comuni circostanti, tanto da rientrare nella comunità Montana della Murgia Barese Sud est e dal 1997 fa parte dell’area naturale protetta. Il centro storico è bianchissimo: un susseguirsi di vicoletti con case dai tetti a pignon, che sembrano accennare alla tecnica dei trulli, singolari comignoli in pietra, piccole edicole votive, loggette e pergolati. Una caratteristica è rappresentata dalle Gnostre (dal latino claustrum, luogo chiuso), corti chiuse su tre lati che si aprono nelle stradine disegnando spazi intimi, a metà tra pubblico e privato, dove scambiare due chiacchiere e far giocare i bambini. Proprio alle Gnostre sono intitolate due sagre che si svolgono a novembre (Bacco nelle Gnostre, sagra del vino e delle castagne) e a dicembre (Pettole nelle Gnostre e cioccolato in sagra). Noci è molto rinomata per il suo comparto agro-alimentare e, in particolare, è famosa per la produzione della mozzarella treccina, per lo sfizietto, salsiccia di suino condita con semi di finocchio, per la coppa murgia, stagionata al naturale e per la produzione di cioccolato.
In zona è possibile visitare allevamenti di cinghiali, salumifici (L.I. Best. Di Liuzzi Domenico Srl, Via Cherubino da Noci, Noci), cantine ( Cantine Barsento, C. da San Giacomo) e caseifici (Maestri Casari d’Onghia, Provinciale per Castellaneta; questo caseificio ha un piccolo, ma imperdibile punto vendita a L.go Garibaldi 14, a ridosso del centro storico di Noci, tripudio di nodini, treccine e mozzarelle di ogni forma e dimensione (tutte assolutamente da provare!) e dove consigliamo di acquistare anche le intorchiate dolci con le mandorle.
La chiesa attuale si erge nel luogo dove già nel XII secolo era presente un luogo dedicato al culto mariano, che fu più volte ricostruita e modificata nel corso dei secoli successivi e intorno alla quale si andò sviluppando nel tempo il centro urbano. Una leggenda narra che fu edificata nel 1316 per volere del principe di Taranto Filippo I d’Angiò, che si era salvato da un violento temporale riparandosi sotto un albero di noci. La sua facciata e la struttura gotica originale si sono andate modificando a seguito degli ampliamenti e ristrutturazioni che si sono susseguiti nel tempo , fino all’intervento decisamente neoclassico effettuato tra il 1800 e il 1900, quando fu realizzato anche l’attuale campanile. Il suo interno ha tre navate e sono interessanti: il transetto alle spalle dell’altare maggiore, ornato con un polittico policromo della fine del XV secolo; il fonte battesimale trecentesco; la statua della madonna in trono con il Bambino del 1505, scolpita probabilmente da Stefano da Putignano; il Crocifisso di epoca barocca e le grandi tele della Via Crucis, già presenti nella chiesa in documenti del 1745.
La Torre Civica dell’Orologio è il simbolo di Noci e si erge proprio di fronte alla Collegiata; risale alla prima metà del 1800.
Interessante per la tela seicentesca attribuita a Luca Giordano che si trova nella sua sagrestia, è una chiesa che trae origine da un antico convento francescano del XVI secolo, modificato tra il 1800 e il 1900.
Si erge a circa 6 Km da Noci, in cima ad una collinetta affacciata sul canale di Pirro, dove sorgeva l’antico casale di Barsento, preesistente al nucleo abitativo di Noci, probabilmente abitato da popolazioni messapiche presenti in questa zona tra l’VIII e il III secolo a.C
Secondo una leggenda, la chiesa fu eretta nel 591 per volere di papa Gregorio Magno. A causa della sua architettura incerta, con influssi che si prestano a più interpretazioni, gli studiosi non hanno trovato un punto di accordo sul suo inizio che, a seconda delle diverse scuole di pensiero, spazia tra l’VIII e il XII secolo d.C.
La chiesetta ha una facciata a tre cuspidi con un piccolo campanile. Caratteristico il tetto, ricoperte di chiancarelle (piccole pietre piatte), utilizza la tecnica costruttiva dei trulli. L’interno, bianco a calce, ha tre navate, con volte a botte e tracce di affreschi nel catino dell’abside centrale.
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