Piemonte - provincia di Biella
Dedicato alla Madonna Nera, Oropa è il più importante Santuario montano delle Alpi.
Situato a 1200 mt di altezza, il santuario con le sue 17 cappelle, è uno dei più antichi Santuari d'occidente, inserito nel 2003 nell'elenco del Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO, assieme ad altri "Sacri Monti" del Piemonte e della Lombardia. L'edificazione del santuario viene attribuita al vescovo di Vercelli Sant'Eusebio, anche se le prime notizie scritte risalgono al 1207.
Secondo la tradizione l’origine del Santuario è da collocarsi nel IV secolo, ad opera di S. Eusebio, primo vescovo di Vercelli. I primi documenti scritti del XIII secolo riportano l’esistenza in Oropa delle Chiese di Santa Maria e di San Bartolomeo, di carattere eremitico, che costituivano un punto di riferimento fondamentale per i viaggiatori che transitavano da est verso la Valle d’Aosta. Il maestoso complesso è frutto dei disegni dei più grandi architetti sabaudi: Arduzzi, Gallo, Beltramo, Juvarra, Guarini, Galletti, Bonora.
Lo viluppo del Santuario subì diverse trasformazioni nel tempo, fino a raggiungere le monumentali dimensioni odierne e trasformando Oropa da luogo di passaggio a luogo di destinazione per i pellegrini. Nell'area del Santuario sono visitabili:
I legami tra il Santuario e la Real Casa di Savoia sono molto antichi e risulta che sin dal XVII secolo un dignitoso appartamento fosse a sua disposizione; quello attuale, visitabile accedendo dal museo, risale alla prima metà del secolo XVIII: lo attestano i ritratti del Re di Sardegna Carlo Emanuele III e Vittorio Amedeo III che furono i primi sovrani sabaudi ad utilizzarlo in occasione delle loro visite ad Oropa.
Nelle sale laterali e nella cripta della Basilica Superiore è possibile visitare una ricca mostra di presepi provenienti da tutto il mondo.
Testimone delle memorie storiche più preziose, il Museo dei Tesori conserva nelle sue quattro sale gli ori, i gioielli, i paramenti liturgici e i documenti che hanno scandito nei secoli la storia del Santuario.
Insieme ad altri Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia, il Sacro Monte di Oropa è stato dichiarato nel 2003 patrimonio dell'umanità dell'UNESCO.
E’ costituito da 17 cappelle, disseminate sul monte di fianco al santuario, popolate da statue di terracotta policroma di cui 12 dedicate alla storia della vita di Maria e 5 dedicate ad episodi legati alla tradizione del Santuario. Molto bella la passeggiata tra i boschi per raggiungere le varie cappelle.
Il Santuario di Oropa possiede un cimitero monumentale dalle caratteristiche peculiari: esso è situato in montagna, oltre i mille metri d’altezza, e nella sua parte superiore le edicole funerarie sono sparse entro un bosco di grandi faggi – preesistente alla creazione del camposanto, eImage di esso assai più ampio – in forte pendenza. Ne risulta un ambiente di grande suggestione e originalità. L’insieme, costituito da un campo aperto delimitato da un porticato e dal soprastante bosco, ricorda l’assai più grande cimitero di Genova.
Nella suggestiva cornice del complesso monumentale del Santuario, è nata nel 2005 la Riserva Naturale Speciale del Sacro Monte di Oropa, con lo scopo di preservare le sue 800 specie floristiche. L'istituzione della Riserva è parte del progetto regionale per la tutela, la conservazione, il restauro e la valorizzazione dei Sacri Monti del Piemonte.
L'istituzione della Riserva naturale speciale del Sacro Monte di Oropa si integra, inoltre, con il progetto di conservazione e di valorizzazione avviato dalla Regione Valle d'Aosta con l'istituzione della Riserva naturale regionale del Monte Mars.
il sistema costituito dalle due Aree protette verrà inoltre ad interessare il contesto territoriale e paesaggistico in cui si sviluppa la secolare processione che si svolge ogni 5 anni da Fontainemore ad Oropa.
Il santuario comprende oltre al santuario attuale vero e proprio dotato di diverse strutture destinate all'ospitalità di fedeli e turisti, un Sacro monte (il Sacro Monte di Oropa) e la chiesa originaria sorta sulla base di un antico sacello.
• da Biella km 14 (strada provinciale 144)
• da Vercelli km 56 (strada provinciale 230) • da Torino km 87 (A4 Torino-Milano / uscita Santhià)
• da Milano km 115 (A4 Torino-Milano / uscita Carisio)
• da Alessandria: uscita casello Santhià / s.s. 143
• da Aosta: raccordo Ivrea-Santhià / uscita Santhià
• Stazione Biella S. Paolo a c.a 14 km da Oropa
• Autobus dalla stazione di Biella - linea n°2
Per informazioni: ATAP - Tel. 0158408117
Meta ideale per chi desidera unire momenti di serenità interiore a occasioni di approfondimento culturale, Oropa offre la possibilità di organizzare meeting e congressi in uno scenario straordinario grazie alle due sale convegni da 150 e 80 posti dotate di attrezzatura audio-video all’avanguardia. I tredici ristoranti e trattorie attigui al Santuario propongono specialità gastronomiche locali e menù accurati per ogni ricorrenza. Per soggiornare in un ambiente unico e suggestivo, sono disponibili più di 300 camere arredate in stile suddivise nelle tipologie: Host, Comfort, Junior Suite, Junior Suite Superior e Suite
L’Area Camper di Oropa, recentemente inaugurata, offre una vista suggestiva sulla Basilica Superiore. L’Area conta 31 piazzole ben illuminate con prese per allaccio alla rete 220 V, docce e servizi.
Sono a disposizione 6 A e 1200 W.
Costo giornaliero: Euro 10,00.
Apertura: 25 aprile - 31 ottobre.
Il pass si ritira in Ufficio Accoglienza dalle ore 08.00 alle ore 19.00 (a giugno e settembre l'Ufficio Accoglienza sarà aperto fino alle ore 20.00, luglio e agosto fino alle ore 21.00) oppure dalle ore 22.00 presso l'Ufficio del guardiano notturno.
Per ulteriori informazioni tel. +39 015 25551200
Sette secoli di storia attraverso i quali sono passati duchi, principi e re: il Castello di Agliè, già proprietà dei marchesi San Martino, vanta un antico e nobile passato, testimoniato dalla varietà e dalla ricchezza degli arredi che caratterizzano appartamenti e giardini.
Circondato da un parco con alberi secolari e grandi serre, il castello conta oltre 300 stanze con arredi e collezioni ricche ed eterogenee: convivono ad Agliè quadri importanti, reperti archeologici e addirittura inconsuete raccolte ornitologiche e orientali.
Il Salone da Ballo affrescato e la successione di ambienti d’epoca perfettamente conservati rendono il castello un trionfo di eleganza.
Piazza Castello, 1 - 10011 Aglié (TO) - Tel. 0124-330102
Apertura castello: da gennaio a dicembre; parco: da maggio a ottobre
Orari: da martedì a domenica ore 8.30-19.30; ultimo ingresso: 18.30
La visita si articola in diversi percorsi: Il Piano Nobile, sempre visitabile e, a rotazione, uno o più percorsi negli altri ambienti del Castello.
Piano Nobile del Castello: ingresso € 4,00
Altri ambienti del Castello, visitabili a rotazione: ingresso € 2,00
Cucine del Castello, visitabili in settimana: ingresso € 4,00
Giardino: ingresso € 2,00 - Parco + Giardino: ingresso € 3,00 (durante la settimana potrebbe essere chiuso: telefonare)
Il nucleo originario del Castello è medioevale, quando la famiglia dei San Martino si affermò nella zona: oggi solo pochi resti in muratura testimoniano l'esistenza di quella prima fortificazione. Un'importante trasformazione avvenne nel 1646 ad opera, sembra, di Amedeo di Castellamonte e prevedeva un doppio affaccio verso il parco-giardino e verso il borgo. A questa fase risale la splendida facciata verso il giardino e i due grandi cortili interni, intorno ai quali si estesero gli appartamenti, collegati da lunghe gallerie. Sugli angoli della struttura erano poste delle alte torri secondo lo schema “a padiglione”. Della fase seicentesca si conserva lo splendido Giardino all'italiana sulla sinistra della facciata d’ingresso al Castello, con il gioco di intersezioni delle siepi di bosso.
Seguendo la moda settecentesca della villeggiatura la corte piemontese trascorre lunghi periodi in accoglienti residenze di campagna immerse nel verde.
Per questo scopo, nel 1763, il Castello venne acquistato dai, dando l’avvio ad un grandioso progetto di riqualificazione e di ampliamento del complesso, che prevedeva la ridistribuzione degli appartamenti ducali nella zona nord verso il Borgo, coinvolto nel vasto programma di rinnovamento attraverso l'edificazione della attuale Chiesa parrocchiale collegata al Castello mediante una galleria coperta a due piani tuttora esistente. Anche i giardini, le cascine e i mulini vennero risistemati.
A questa fase risale anche la costruzione della Fontana dei Quattro Fiumi.
Durante l’occupazione napoleonica (1802-1814) il Castello fu seriamente spogliato dei suoi arredi più preziosi, che presero la via della Francia mentre il parco venne lottizzato e venduto a privati.
Dal 1823 rientrò per eredità nei possedimenti dei Savoia: Maria Cristina, vedova del re di Sardegna Carlo Felice, inaugurò una nuova stagione di riallestimento delle sale secondo il nuovo gusto impero italiano.
Le pareti di molti saloni, la Galleria Verde e gli appartamenti del secondo piano vennero rivestiti in papiers-peints, carte da parati dipinte a mano.
Venne allestita la Sala Tuscolana, all’interno della quale è conservata la ricca raccolta archeologica della colta e raffinata coppia reale.
Nel 1839, infine, si avviarono gli imponenti lavori di trasformazione del parco-giardino all’italiana in chiave paesaggistica: le rigorose simmetrie del Sei e Settecento vennero sostituite da boschi, radure, percorsi tortuosi; il grande bacino circolare in fondo al parco fu trasformato nel lago attuale, con isolotto e reposoir.
Con la morte di Maria Cristina avvenuta nel 1849, il Castello passò in eredità a Carlo Alberto e al figlio cadetto Ferdinando, primo Duca di Genova.
Nel 1939 lo Stato acquista dai duchi di Genova le proprietà di Agliè e di Torino.
Nel dopoguerra prende avvio una lunga serie di interventi di restauro e di riallestimento per trasformare il Castello nel museo di se stesso, così come oggi si presenta, e per aprirlo al pubblico.
Nel 1986, dopo un complesso intervento di restauro botanico e di bonifiche idrauliche, anche il parco e il giardino sono stati aperti alle visite.
Nel 1997 le Residenze Reali sono state dichiarate dall'UNESCO "Patrimonio dell'Umanità".
La Mandria, è un’immensa tenuta, dove la famiglia Savoia allevava cavalli di razza e selvaggina, destinata alle frequenti battute di caccia dei suoi membri. Per un lungo periodo, rappresentò il luogo il favorito di svago di Vittorio Enanuele II, il quale vi fece costruire diversi edifici: Villa dei Laghi, villa La Bizzarria e le cascine Vittoria ed Emanuella. Dal 21 Agosto 1978 la Regione Piemonte ha fatto della tenuta un Parco Regionale. L'obiettivo del parco è quello di difendere e conservare la flora e la fauna in esso presenti; di recente il parco è stato dichiarato “Patrimonio dell’Umanità” dall’UNESCO. Vista l’enorme estensione e le numerose attività proposte, è impossibile visitare il parco in un solo giorno; si può però scegliere tra le varie proposte sia naturalistiche che culturali offerte tra queste il museo degli Appartamenti Reali di Vittorio Emanuele II, trekking, laboratori, capanni di osservazione faunistica, trenino turistico e molto altro ancora. Nel Parco vi sono inoltre:
- il Centro visite Cascina Brero, dedicato alle attività di educazione ambientale per scuole e famiglie, attrezzato con il laboratorio interattivo e multimediale "al.bo - conoscere e giocare con l'albero e il bosco", gestito dalle Guide naturalistiche accreditate della cooperativa Arnica e aperto tutte le domeniche pomeriggio fino ad ottobre. Presso cascina Brero hanno sede anche una scuola di MTB e un attrezzato Centro micologico.
- il Centro visite Ciabòt degli animali, presso il Borgo Castello, con una esposizione di reperti naturalistici e animali tassidermizzati, aperto sabato, domenica e festivi a cura dei volontari dell'associazione Croce Gialloazzurra.
La visita al Parco La Mandria è consigliata a scuole o centri estivi ai quali l’Ente Parco riserva laboratori didattici e percorsi a tema.
All'interno del parco è possibile il noleggio di biciclette.
Avete due giorni a disposizione e non sapete dove andare? Allora vi suggeriamo di visitare Verona, conosciuta con l’appellativo di “città degli innamorati” grazie alla popolarissima tragedia di William Shakespeare che narra dell’impossibile storia d’amore tra due giovani appartenenti a famiglie da sempre nemiche i Montecchi e i Capuleti. Il periodo più romantico per visitare Verona è la settimana di san Valentino, quando la città si riempie di cuori rossi, luminarie a tema e vengono organizzati eventi per le coppie come: due cuori a tavola, un cuore di baci o la Giulietta e Romeo half marathon; la città può essere oggetto di visita anche in occasione delle numerose fiere che vengono organizzate durante l’anno. Grazie alla sua storia millenaria, Verona è ricca di monumenti e opere d’arte al punto che nel 2000 è stata nominata dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità.
Il parco geologico, unico nel suo genere, è posto nella splendida cornice del versante sud-occidentale delle Dolomiti. Si estende in un canyon naturale per una lunghezza di 8 chilometri, con una profondità di circa 400 metri. La gola, creatasi in maniera naturale, nel corso degli anni, in seguito all'opera di erosione delle acque del Bletterbach, è un vero e proprio museo a cielo aperto, al punto da essere stato inserito il 26 Luglio 2009 tra il Patrimonio dell'UNESCO. Nella gola, attraverso i vari strati di roccia, è possibile capire il clima e le condizioni ambientali esistenti circa 250 milioni di anni fa, ma è anche possibile vedere impronte di sauri, tracce di piante, resti di pasti animali e fossili marini. Il parco è visitabile attraverso percorsi guidati, per gruppi e scuole, di diversa lunghezza e grado di difficoltà. E' possibile visitare gli splendidi luoghi posti nei dintorni della gola attraverso E-Bike, da noleggiare all'interno del parco, o con passeggiate attraverso i vari sentieri.
La visita al Geopark è molto adatta alle gite scolastiche ed ai centri estivi per i quali le guide del parco hanno tracciato interessanti percorsi.
La Serenissima Repubblica di San Marino è situata ai confini tra le Marche e l’Emilia-Romagna su di un territorio di 61 kmq. A partire dal 2008 il centro storico e il monte Titano su cui sorge la Rocca sono stati riconosciuti dall’UNESCO come patrimonio mondiale dell’umanità. La Repubblica è suddivisa i 9 amministrazioni locali chiamate Castelli, la capitale è la Città di San Marino. San Marino venne riconosciuta come repubblica dallo stato Pontificio nel 1291, il centro storico della capitale (che è vietato alle auto) si trova a 750 mt di altezza all’interno delle mura medioevali, belle le sue case in pietra e le sue vie.
cuore della città su cui si affaccia il palazzo pubblico costruito nel 1894 e restaurato nel 1994 dall’architetto Gae Aulenti. Il palazzo è attualmente sede del parlamento, all’esterno del Palazzo presta servizio la Guardia della Rocca che effettua un suggestivo “cambio della guardia” solo nei mesi estivi
costruita nel XIX secolo sulle preesistenti fondamenta di una basilica romanica è ricca di statue e quadri tra le quali spicca la statua di San Marino opera di Tadolini allievo del Canova.
Sono sicuramente i più noti monumenti di San Marino si parte dalla prima Torre detta Guaita per arrivare alla Seconda detta Cesta e alla Terza denominata Montale. La Prima Torre è parte del primo fortilizio sammarinese la sua costruzione è databile intorno all’XI secolo anche se rimaneggiata in epoche successive. Vede la sua massima importanza intorno al XV secolo durante la guerra contro i Malatesta di Rimini. La seconda Torre è situata sulla sommità più alta del Monte Titano, da qui si gode di una vista spettacolare sulla valle, costruita intorno al XIII secolo sopra le vestigia di un fortilizio romano ha un mastio centrale a forma pentagonale. Attualmente è sede del Museo delle Armi Antiche. La Terza torre era utilizzata come torre di avvistamento
Situato all’interno di Palazzo Pergami ospita reperti archeologici e testimonianze artistiche della storia di San Marino
Situato all’interno dell’omonima chiesa ospita affreschi e quadri che vanno dal XV al XVIII secolo oltre che oggetti di arte sacra.
Secondo la leggenda il Santuario sorge sui resti di un oratorio edificato da Sant'Eusebio, vescovo di Vercelli, che si rifugiò sul monte nel 350 per sfuggire alle persecuzioni degli Ariani. Dieci anni dopo il Santo tornò a Crea, al fine di cristinizzare l'area ancora pagana, lasciando una delle tre Madonne portate dall'Oriente, le altre due vennero lasciate rispettivamente a Oropa ed in Sardegna. Con i restauri eseguiti nel 1981 dal professor Gian Luigi Nicola la statua ha perso quasi completamente il velo bruno per il quale assieme alle altre due statue era conosciuta con l'appellativo di "Madonna Nera". Il complesso sin dal medioevo è meta di pellegrinaggi e processioni mariane da parte di persone comuni ma anche di santi come San Bernardo, San Bernardino da Siena, San Giovanni Bosco, San Pio V, nel 1948 Alcide de Gasperi incontrò qui il ministro degli esteri francese Bidault. Nel corso dei secoli diversi sono stati gli ordini monastici che si sono succeduti nella conduzione del luogo di culto: fino al 1468 vi furono i Canonici di Vezzolano ai quali subentrarono i Lateranensi, dal 1798 al 1801 i Serviti, successivamente arrivarono i Benedettini che vi rimasero fino al 1992, attualmente il santuario è condotto dalla curia di Casale. Il complesso annoverato dall’UNESCO tra il Patrimonio dell’Umanità si compone di una Basilica, 23 Cappelle e 5 romitori disposti tra i boschi del colle. La struttura risalente al XII secolo venne più volte ampliata e abbellita dalle diverse famiglie nobili del territorio, che ne assunsero la protezione tra questi gli Aleramici, i Paleologi Marchesi del Monferrato e i Gonzaga. La basilica dedicata a Santa Maria Assunta dispone di una grandiosa facciata a portico sulla quale si aprono tre portali, quello centrale è sormontato da un dipinto della vergine affiancato da due nicchie con statue. L’interno della chiesa, a tre navate divise da pilastri che sorreggono archi ogivali, conserva numerose opere d’arte e affreschi opera di artisti piemontesi tra i quali Guglielmo Caccia detto il Moncalvo e la statua in legno di cedro della Madonna di Crea.
Il Sacro Monte di Crea si sviluppa su di un percorso composto da 23 cappelle volute da Padre Costantino Massino dedicate al mistero del Rosario, le cappelle ospitano gruppi scultorei dei fiamminghi Jean e Nicolas Vespin e la Salita al Calvario di Bistolfi (cappella 16). In cima al monte, in splendida posizione panoramica sorge la cappella dell'incoronazione di Maria con un gruppo plastico di 175 angeli sospeso al soffitto.
Il continuo flusso di pellegrini ha richiesto la creazione di servizi adeguati quali camere da letto, bar, ristoranti, servizi igienici e parcheggi. Al fine di tutelare e valorizzare le caratteristiche paesaggistiche della zona nel 1980 è stato istituito il Parco Naturale Regionale del Sacro Monte di Crea. Vai al sito
Venezia è una città davvero speciale.
Si trova in una laguna di circa 5500 km2. È costituita da 118 isolette, collegate fra loro da più di 400 ponti ed è attraversata da 176 canali. Per queste caratteristiche e per il suo eccezionale patrimonio artistico, Venezia è stata inserita dall’Unesco tra i siti italiani Patrimonio dell’Umanità.
Dal punto di vista turistico, è la terza città italiana con più presenze annuali, dopo Roma e Milano.
La città è divisa in sei Sestieri, corrispondenti ai quartieri:
01 - Sestiere San Marco, che prende il nome dalla Basilica
02 - Sestiere San Polo, che corrisponde al centro di Venezia
03 - Sestiere Santa Croce, che ricorda il nome dall’antica Chiesa omonima, non più esistente
04 - Sestiere Cannaregio, che è stato eretto su una zona paludosa, ricca di canneti
05 - Sestiere Castello, che era la parte fortificata, a difesa della città
06 - Sestiere Dorsoduro, costruito su una zona di sabbia, particolarmente dura e compatta.
L’isola della Giudecca fa parte di Dorsoduro; l’isola di san Giorgio Maggiore rientra nel sestiere di San Marco e l’Isola di San Michele, sede del cimitero della città, fa parte di Castello. La particolarità è che questi Sestieri, rappresentati dai sei denti anteriori del ferro da gondola, sono antichi quanto la città e ognuno di loro ha una sua numerazione, tanto che è possibile notare numeri civici molto alti e molto bassi affiancati e non è sempre facile orientarsi.
Vai al sito VeneziaUnica
Punti di informazioni per i turisti:
- Piazzale Roma
- Tronchetto
- Stazione Ferroviaria Santa Lucia binario 1
- San Marco 71/f
- Venice Pavilion
- Tessera Aeroporto
Il lago di Viverone è un lago prealpino situato tra le Alpi e il grande anfiteatro morenico di Ivrea, che nelle ultime glaciazioni quaternarie segnava la parte terminale del ghiacciaio Balteo.
Terzo lago più grande della regione Piemonte, localizzato tra i territori delle Province di Biella, Torino e Vercelli. Il lago di Viverone è il perfetto accordo tra un ambiente naturale di elevato interesse geologico e ornitologico e il divertimento grazie ai percorsi ideati per mountain bike, equitazione, pesca, vela e canottaggio.
Il lago di Viverone può essere la meta ideale per un week-end di primavera o estivo grazie alla balneabilità delle sue acque ala presenza di un parco acquatico di numerose strutture ricettive come hotel, campeggi e area sosta camper posti sulle sue rive. Tra gli hotel vi segnaliamo il Marina, posto proprio sulle rive del lago e l'Hotel Royal.
Sei chilometri quadrati di superficie oggi accolgono un’oasi di protezione faunistica: sono migliaia gli uccelli acquatici che nidificano sulle sue sponde e che vi vengono a svernare.
Proprio durante il periodo invernale, in special modo da metà dicembre a fine febbraio, vi consigliamo una gita a Viverone per un’escursione birdwatching.
Il Lago di Viverone assolve la funzione di grande dormitorio per i Gabbiani comuni: in inverno al tramonto una miriade di questi Laridi giunge a posarsi sulle acque per trascorrervi la notte; una presenza di circa 10.000 esemplari.
Oltre che in inverno al Lago di Viverone si possono fare interessanti osservazioni in periodo di passo primaverile o autunnale. Da escludere completamente l'estate in cui il lago viene letteralmente preso d’assalto e si trasforma quasi in un gigantesco parco divertimenti.
Arricchisci la tua giornata al Lago di Viverone unendo un po' di storia con la visita al vicinissimo Castello di Roppolo. Da non perdere, a pochi chilometri di distanza, il Castello di Masino gestito dal FAI e alla città di Ivrea annoverata tra beni patrimonio dell'umanità dall'Unesco grazie alle sue architetture industriali di eredità Olivettiana.
Loreto, considerata una Città Santuario, è la seconda in Europa dopo Lourdes per numero di fedeli che ogni anno la raggiungono in pellegrinaggio per venerare la Madonna Nera. Le origini del Santuario risalgono al 1294 periodo in cui secondo la tradizione arrivò dalla Palestina, trasportata dagli angeli, la Santa Casa di Maria di Nazareth, dove la stessa ricevette l’Annunciazione. In realtà da studi effettuati si pensa che le pietre vennero trasportate via mare da un’esponente della famiglia Angeli. Inizialmente inttorno alla casa si sviluppò un borgo, ma nel 1469 su volere del vescovo di Recanati Nicolò delle Aste si iniziò la costruzione di una basilica-fortezza con lo scopo di proteggere la casa. Alla costruzione della basilica presero parte personaggi come il Bramante, Baggio Pontelli, Sansovino e Giuliano da Sangallo.
Al centro della piazza è posta la fontana della Madonna ornata da putti, aquile, draghi e tritoni. Tutt'intorno alla piazza sono disposti edifici del santuario
L’esterno del santuario, in pietra bianca d’Istria, è in stile rinascimentale, l’interno a croce latina a tre navate ospita la Santa Casa, custodita da un rivestimento in marmo disegnato dal Bramante dove vengono celebrate le glorie della Madonna. All’interno della casa è custodita una statua della madonna in legno di cedro del libano opera di Leopoldo Celani.
Il palazzo, rimasto incompiuto, si estende lungo tutta la piazza della Madonna con un susseguirsi di archi. Il palazzo venne iniziato dal Bramante, ma ne proseguirono l’opera Antonio da Sangallo il giovane, Giovanni Boccalini e Luigi Vanvitelli. Al suo interno vi trovano dimora l’archivio storico della Santa Casa, il Museo-Pinacoteca che conserva una collezione di Ceramiche da Farmacia e capolavori di Lorenzo Lotto e Pomarancio
La città, dichiarata patrimonio dell’Umanità dall’ UNESCO il 25 giugno del 2011, ha origini molto antiche, i primi insediamenti risalgono infatti all’ età del bronzo. Florido comune in epoca romana, come testimoniano l’Arco Druso, il Teatro e la casa Romana pervenuti fino a noi, con la caduta dell’impero subì le dominazioni barbariche fino a divenire Ducato durante il periodo Longobardo. Devastata da Federico Barbarossa nella metà del 1100 entrò a far parte dei domini della chiesa.
La piazza sorge su di un terrazzamento artificiale di epoca romana. Su di essa si affacciano: Casa Fabricolosi, il sarcofago ornato da scene di caccia trasformato in fontana, la casa dell’opera del Duomo, il teatro Caio Melisso e la chiesa di Santa Maria della Manna d’oro oltre che il sontuoso Duomo. Il Duomo sorge su una preesistente chiesa intitolata a Santa Maria in Vescovado costruita tra VIII e il IX secolo. L’attuale edificio venne edificato a partire dal 1155 in seguito alle devastazioni operate da Federico Barbarossa. Nel corso dei secoli la chiesa subì numerosi rimaneggiamenti e abbellimenti sia all’interno che all’ esterno. Il Duomo è fiancheggiato da un campanile in stile romanico come la facciata, ornata da un bel portico in stile rinascimentale. Cinque rosoni di diverse dimensioni sormontano il portico e racchiudono un mosaico del 1207 in stile bizantineggiante. Attraverso un magnifico portale si accede all’ interno della chiesa a tre navate. Da notare il pavimento della navata centrale in stile cosmatesco, nelle navate laterali affreschi di Pinturicchio e Giovanni da Spoleto mentre il presbiterio è ornato da affreschi di Filippo Lippi. Nella canonica ha sede l’archivio Capitolare che custodisce pergamene e codici di notevole valore.
Il palazzo che sorge nell’omonima piazza venne edificato nel 1737 su progetto di Sebastiano Cipriani. All’interno ospita il Museo Carandente con dipinti e sculture di artisti contemporanei. Al piano nobile si possono ammirare affreschi e arredi del 700 oltre che dipinti del ‘700 e dell’800.
Sorto nel 300 come monastero benedettino domina sull’ adiacente teatro di origini romane. Adibito a carcere tra la fine dell’1800 e la metà del ‘900 attualmente ospita il Museo Archeologico Nazionale con reperti risalenti all’ età del bronzo e al periodo romano.
La casa, appartenuta molto probabilmente a Flavia Vespasia Polla madre di Vespasiano, venne scoperta nel 1885 da Giuseppe Sordini. Nella casa, che riflette lo stile architettonico delle case patrizie dell’epoca, sono ancora visibili mosaici e tracce di affreschi.
Il palazzo venne edificato intorno alla metà del 1600 su volere della nobile famiglia Mauri, di paricolare pregio sono gli affreschi che ornano le sale di rappresentanza attribuiti ad Alessandro Bottoni, Giuseppe Valeriani e Domenico Sergardi. Dopo lunghi lavori di recupero ora il palazzo ospita la biblioteca civica con un Fondo Antico, una Ludoteca e una sezione Multimediale oltre ad un caffè letterario ricavato dalla copertura del cortile interno. Attorno al Palazzo corre si snoda via Fiordespina Lauri, che attraverso vicolo delle Cantoncelle e viale Matteotti consente di ammirare alcuni degli scorci più suggestivi della città
Costruito nel I secolo D.C. in onore di Druso Minore e Germanico, l’arco immetteva direttamente nel Foro. Durante il periodo medioevale venne inglobato nelle abitazioni vicine.
La chiesa di Sant’Ansano è stata interamente ricostruita alla fine del ‘700 dall’architetto milanese Antonio Dotti. L’interno è a navata unica e conserva interessanti opere d’arte, tra le quali, un affresco di Giovanni di Pietro detto “Lo Spagna” rappresentante la Madonna col Bambino. Dalla chiesa si accede alla sottostante Cripta dedicata a Sant’Isacco, monaco siriano giunto a Spoleto nella prima metà del VI secolo e primo rappresentante del fenomeno eremitico sul Monteluco.
Posta al di fuori delle mura cittadine la chiesa venne consacrata nel 1234 da Gregorio IX. Nella chiesa pare avvenne un miracolo raccontato già da Gregorio Magno nel VI secolo. L’interno a tre navate conserva frammenti di affreschi del XIII secolo.
Edificata sul punto più alto della città nel 1359 su volere del cardinale Albornoz, che ne affidò i lavori a Matteo di Giovannello da Gubbio. La Rocca abbellita da fregi e affreschi ospitò parecchi personaggi illustri tra i quali Lucrezia Borgia. Trasformata in carcere mantenne quel ruolo fino al 1982 quando venne restaurata e trasformata in museo.
L’edificio, annoverato nel 2011 tra il Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO, è sorto tra il VII e VIII secolo. La facciata presenta tre portali finemente decorati da motivi floreali e sovrastati da ampie finestre. L’interno è a tre navate divise da colonne e conserva affreschi del XIII secolo. Inizialmente al luogo vennero attribuiti parecchi miracoli, solo in seguito si sono attribuiti alle caratteristiche dell’acqua che sgorga sul colle.
Posta fuori dal centro cittadino la chiesa dispone di una facciata considerata un capolavoro della scultura romanica umbra dove vengono rappresentate scene religiose e favole allegoriche riviste in chiave cristiana.
Il Ponte delle Torri, simbolo distintivo di Spoleto, è lungo 240 metri ed alto circa 90.
Non è certa la sua origine. secondo lo storico spoletino Carlo Bandini fu costruito, nella sua forma attuale, insieme alla Rocca, da Matteo di Giovannello detto “Il Gattapone”, partendo dai resti di un antico ponte, molto più piccolo, di origine romana.
Il suo nome deriva dalla presenza di due torri di avvistamento agli estremi.
Vi si giunge attraverso una lunga passeggiata panoramica intorno alla Rocca. Il ponte è interamente percorribile a piedi, collega il colle Sant’Elia, ove si trovano la Rocca e la città, e il Monteluco, ove giace il fortilizio dei Mulini e la Basilica di San Pietro.
Offre una veduta panoramica molto apprezzata, che impressionò sicuramente anche Wolfgang Goethe, scrittore e drammaturgo tedesco del Settecento, che dedicò una pagina del suo "Viaggio in Italia". La sua passeggiata per la città è commemorata da una targa posta proprio in prossimità del ponte.
Il santuario posto ad un’altezza di 773 metri è meta di pellegrini e turisti in quanto costituisce uno dei primi insediamenti francescani. Nel pozzo del convento si dice che il Santo fece sgorgare le prime acque. Nel convento è conservata la cappella dove San Francesco pregava, oltre che armadi e suppellettili del ‘700. Tutto intorno boschi di lecci, grotte e torrenti ne fanno un luogo di grande bellezza e spiritualità.
La città, che dal 2000 è stata dichiarata Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO, è di origini molto antiche, i primi insediamenti risalgono al'’età del bronzo. In epoca romana fu un fiorente municipio, ne sono testimonianza il tempio dedicato a Minerva, il teatro, le cisterne e alcune Domus. Con la caduta dell’impero Romano la città venne prima dominata dai Goti, poi dai Longobardi. Nel medioevo divenne comune indipendente per poi entrare a far parte dello stato della chiesa. Nel 1182 nacque nella città San Francesco facendola divenire uno dei punti di riferimento della cristianità. Nel 1997 venne colpita da un violento terremoto che danneggiò parecchi edifici.
La città è unica, ricca di un fascino particolare, dato non soltanto dai monumenti peraltro imperdibili, ma anche dall’atmosfera che la storia e la fede per San Francesco hanno contribuito a rendere speciale.
Posta su di un terrazzamento, la piazza è da sempre il centro della vita cittadina, di forme rettangolari, è ornata da una bella fontana con tre leoni del 1500. Sulla piazza si affacciano: il palazzo delle poste, il palazzo del Capitano del Popolo, la torre del Popolo, il Palazzo dei Priori.
Il palazzo che accorpa in sé tre precedenti strutture venne edificato intorno al 1275. Nel 1442 venne quasi completamente distrutto e, dopo parecchi anni riedificato su volere di Sisto IV per adibirlo a residenza del Governatore Apostolico. Dopo imponenti restauri avvenuti agli inizi del ‘900 ora ospita gli uffici del comune e di accoglienza turistica. Da notare le statue in bronzo tra le più antiche esistenti e il passaggio con volta a botte chiamato “la Pinta”.
Il tempio di origini romane venne edificato intorno al I secolo A.C., originali e in ottimo stato di conservazione sono le sei colonne della facciata, i capitelli corinzi e i plinti collocati sulla scala. Nel periodo medioevale venne utilizzata come abitazione dei monaci benedettini, successivamente come tribunale e carcere: ne è testimonianza un dipinto di Giotto nella basilica di San Francesco. Nel 1539 venne trasformata nella chiesa di Santa Maria sopra Minerva.
Il Duomo, dedicato al patrono San Rufino, fu edificato probabilmente nell’VIII secolo. Riedificato una prima volta nel 1036 e una seconda volta nel 1140 su progetto di Giovanni Gubbio, nel 1253 venne consacrato da Innocenzo IV. La facciata si presenta austera, splendido esempio del romanico umbro, nella quale si aprono tre rosoni e tre portali; la parte superiore, a forma di triangolo, presenta un arco a sesto acuto, postumo, che doveva servire a supporto di un fregio che non venne mai messo in opera. Maestoso è il campanile che affianca la cattedrale anch’esso in stile romanico. L’interno della basilica a tre navate subì in epoca rinascimentale parecchi rifacimenti ad opera di Galeazzo Alessi, originale è il fonte battesimale posto nella navata destra ove la tradizione vuole siano stati battezzati San Francesco, Santa Chiara e Federico II di Svevia. Dalla Sacrestia si accede all’oratorio di San Francesco, luogo sotterraneo dove si pensa che il Santo pregasse prima di parlare al popolo. Nel vicino palazzo ha sede il museo Diocesano con importanti opere.
Posta in cima al colle dal quale si gode di un magnifico panorama sulla città e sulla valle, venne probabilmente edificata una prima volta in epoca Longobarda. Riedificata nel 1174, ospitò Federico Barbarossa e Federico II di Svevia in giovane età; distrutta in seguito ad una sollevazione popolare venne riedificata nel 1356 dal cardinale Albornoz rispettando il progetto originario. Successivamente il Torrione venne unito alla rocca tramite un camminamento il torrione.
Costruita in pietra calcarea rosa e bianca, tra il 1257 e il 1265 nell'area ove sorgeva la Chiesa di San Giorgio, con annessi un ospedale ed una scuola di proprietà del capitolo della Cattedrale di San Rufino, frequentata anche da san Francesco quando era bambino. I resti delle strutture preesistenti sono visibili nella cripta della basilica.
La chiesa in stile gotico dispone di una facciata a capanna con un portale sormontato da uno splendido rosone, ai lati tre archi rampanti di sostegno, dei quali quelli posti sul lato destro sono inglobati nel monastero mentre quelli del lato sinistro si ergono sulla piazza. L’interno a singola navata, è ornato da affreschi del ’200 e del ‘300.
In una cappella laterale è visibile il Crocifisso originale che secondo la tradizione parlò a San Francesco e una teca trasparente dove è custodito l’intatto corpo della Santa.
La piazza del Vescovado è sita appena fuori la prima cinta muraria.
La piazza, su cui si affaccia la Chiesa Di Santa Maria Maggiore e molti altri edifici in stile rinascimentale prende il nome dal fatto che fin dal 963 (e forse anche prima) c'è la sede della curia Vescovile.
In questa piazza San Francesco rinunciò pubblicamente davanti al Vescovo Guido ai beni paterni e qui si fece riportare poco prima della morte avvenuta poi presso la Porziuncola (oggi contenuta nella basilica di Santa Maria degli Angeli).
La costruzione della basilica iniziò due anni dopo la morte di San Francesco, avvenuta il 3 Ottobre del 1226, nel luogo in cui egli stesso chiese di essere sepolto. I lavori di costruzione avvennero sotto la sovrintendenza di Frate Elia, successore di Francesco. La basilica di San Francesco è in realtà strutturata in due basiliche sovrapposte quella Inferiore e quella Superiore. La basilica inferiore doveva assolvere un ruolo commemorativo e ospitare le spoglie del Santo mentre la basilica Superiore doveva assolvere il ruolo di luogo di preghiera. Alle decorazioni interne di entrambe le chiese si sono dedicati i migliori artisti del tempo: Giotto, Cimabue, Lorenzetti, Jacopo Torriti, entrando non si può che rimanere estasiati dalla bellezza e dalla ricchezza degli affreschi che ricoprono le mura e i soffitti. La basilica superiore dispone di una facciata gotica a capanna con un portale sormontato da un magnifico rosone, da notare il campanile laterale in forma quadrangolare ornato da trifore e bifore. La basilica inferiore, che si affaccia su di una piazza ornata da un loggiato , è preceduta da un piccolo atrio rinascimentale e vi si accede tramite uno splendido portale. L’interno a unica navata suddivisa in cinque campate conserva magnifici affreschi sulla vita di Cristo e sulle storie del Santo. Nella cripta venne scoperto il corpo del San Francesco protetto da tre lastre di Travertino. Attualmente le spoglie del Santo sono custodite sull’altare assieme ai suoi più fidati collaboratori (Leone, Masseo, Rufino e Angelo).
Fondata dalla comunità benedettina intorno al 1200 venne consacrata nel 1253 da Innocenzo IV. La basilica dispone di una facciata in pietra rosa del Subasio ornata da tre portali sovrastati da altrettanti rosoni. L’interno a tre navate divise da pilastri conserva affreschi del ‘200 e monumenti funebri del XIV secolo. Da notare la cupola formata da 31 scalini concentrici, nell’altare maggiore sono conservate le spoglie del primo vescovo di Assisi.
Si tratta della via medioevale che collega piazza del Comune con la basilica di San Francesco, su di essa si affacciano abitazioni in stile gotico, palazzi nobiliari, case in pietra e negozi di souvenir. Da notare: la loggia dei Maestri, Palazzo Giacobetti, l’oratorio dei Pellegrini, il portico del Palazzo Frumentario.
Il Santuario nasce sul luogo in cui si trovava la casa paterna di san Francesco. I religiosi vi iniziarono la vita comune e l’ufficiatura della chiesa nel 1621. La chiesa è dedicata alla conversione del Poverello di Assisi (S. Franciscus conversus): infatti in essa si trova il sottoscala nel quale Pietro di Bernardone avrebbe rinchiuso il figlio dopo la fuga a Foligno per vendere stoffe e riparare con il ricavato la chiesa di san Damiano. È possibile visitare anche il fondaco dove il giovane Francesco si impegnava con il padre nell’esercizio della mercanzia. Le finestre sono impreziosite con vetri istoriati realizzati dal frate minore p. Alberto Farina (1975).
Sulla piazzetta antistante la Chiesa, sono state collocate due statue dello scultore Joppolo che raffigurano i genitori di san Francesco, il cui ricordo viene celebrato la seconda domenica di settembre di ogni anno, con la "Festa della famiglia di Francesco".
Nel convento di Chiesa Nuova è stata collocata una importante Biblioteca Storico-Francescana che raccoglie numerosi manoscritti (codici miniati, bolle papali, cronache), incunaboli e cinquecentine. Ospita pure un piccolo Museo di oggetti francescani sitemato in quella che fu l'abitazione del pittore assisano Tiberio Diotallevi (1470-1524).
La Fraternità che vi abita affianca al servizio pastorale e culturale e di accoglienza in Santuario, il servizio di cappellania per le sorelle Clarisse del Monastero di S. Quirico.
La basilica posta 4 km fuori le mura di Assisi venne costruita verso la fine del 1500 dispone di una slanciata cupola alta 79 metri sulla quale è posata una statua della Madonna. Si tratta di uno dei luoghi più suggestivi della zona, dove secondo la tradizione, nell’attuale roseto, al tempo pieno di rovi, vi si rotolò nudo San Francesco colto da rimorsi e dubbi, al contatto con il Santo però i rovi si trasformarono in rose senza spine dando origine alla “Rosa Canina Assisiensis” che ancora oggi cresce e fiorisce nel giardino. L’interno della chiesa a tre navate conserva numerosi tesori tra i quali la Cappella della Porziuncola dove dimorò intorno al 1200 San Francesco, la Cappella del Transito dove il Santo morì e la Cappella del Roseto. All’interno della basilica è allestito il Museo della Porziuncola che conserva oggetti di arte sacra.
La chiesa quasi insignificante dal punto di vista architettonico riveste un ruolo chiave dal punto di vista storico-religioso. La storia vuole infatti che in questa chiesa San Francesco ebbe la conferma della sua vocazione grazie al Crocifisso che gli rivolse la celebre frase “Vai e ripara la mia chiesa che sta crollando” e, sempre in questo luogo Francesco scrisse il Cantico delle Creature. Nella chiesa visse per un lungo periodo Santa Chiara fondando l’ordine delle Clarisse, qui compì alcuni dei suoi miracoli. All’interno della chiesa sono tuttora visibili affreschi trecenteschi e una copia del famoso crocifisso mentre nel santuario è visibile il chiostro, il refettorio e il giardino dove la santa coltivava i suoi fiori.
La visita all’eremo è resa molto suggestiva dalla quiete e dallo splendido panorama sulla valle. In questo luogo San Francesco e i suoi discepoli si “carceravano” per pregare in assoluta solitudine e silenzio rotto solo dal cinguettio degli uccelli e dal fruscio delle foglie mosse dal vento. Nel XV secolo Bernardino da Siena vi costruì il convento dal quale attraverso una scalinata si accede alla Grotta di San Francesco dove il Santo si ritirava per riposare e meditare.
Si tratta della città più a Est d’Italia, posta a soli 82 chilometri dall’Albania, dalla quale è separata dall’omonimo canale. Annoverata tra i borghi più belli d’Italia nel 2006, il suo centro storico è anche stato nominato dall’UNESCO Patrimonio Culturale. Di sicure origini messapiche, fu municipio romano, fiorente centro commerciale e apprezzato centro manifatturiero, grazie alla lavorazione di tessuti e porpora. Durante il medioevo rimase per ben 5 secoli sotto il dominio bizantino. In seguito passò sotto il dominio normanno, svevo angioino e aragonese, rimanendo però sempre un importante centro commerciale. Dal suo porto partivano navi per l’oriente con il loro carico di manufatti ma anche navi addette al trasporto dei cavalieri diretti in Terra Santa. Nel 1480 la città subì un rovinoso attacco da parte dei turchi, che uccisero ben 800 persone (martiri idruntini), la saccheggiarono e distrussero parecchi edifici pubblici e privati, tra i quali il vicino monastero di San Nicola di Casole. Tornata in mano agli aragonesi, la città cercò di risollevarsi ma, intorno al 600 iniziò il suo lento declino in concomitanza con la crescita della rivale Lecce.
Costruito tra il 1485 e il 1498 per volere di Alfonso di Aragona, dispone di una pianta a forma pentagonale con tre torrioni cilindrici e un alto fossato. In epoche successive venne dotato di un bastione con un diametro di 14 metri e baluardi esterni per avvistare l’arrivo di flotte nemiche. Nel castello venne ambientato da Horace Walpole il primo romanzo gotico della storia.
Edificata nel 1088 dispone di una facciata piuttosto semplice, ornata da un portale barocco del 1764 e da un rosone con 16 colonnine in pietra leccese. L’interno a tre navate divise da 14 colonne di granito e marmo, conserva, unico nel suo genere in tutta la Puglia, un pavimento a mosaico realizzato tra il 1163 e 1165 con tessere policrome di duro calcare, che rappresentano l’albero della vita. Di notevole valore sono anche gli affreschi bizantini posti sulle pareti e la cripta dell’XI secolo con cinque navate sorrette da 42 colonne in marmi differenti e con capitelli finemente lavorati. Nell’ottagonale cappella dei Martiri sono custodite parte delle ossa degli 800 martiri idruntini.
Si tratta di un piccolo capolavoro di epoca bizantina, edificata tra il IX e il X secolo. L’interno a croce greca con tre absidi circolari è suddivisa in tre navate da quatto colonne che sorreggono la cupola centrale. Conserva i resti di preziosi affreschi di varie epoche. Dal vicino bastione dei Pelasgi è possibile godere di una splendida vista sul porto.
Piemonte - Provincia di Torino
Annoverato, assieme agli altri Sacri Monti del Piemonte tra il Patrimonio dell'Umanità dall'Unesco, il Santuario Sacro Monte di Belmonte è posto nel comune di Valperga in cima ad un piccolo colle a 727 metri di altitudine. La tradizione vuole sia stato fondato nel 1002 da re Arduino di Ivrea in segno di ringraziamento alla Vergine Maria per averlo guarito da una grave infermità. In realtà è certo che il santuario venne fondato molto tempo prima da un gruppo di monache benedettine. Le monache rimasero nel monastero fino al 1601 quando fu loro ordinato di trasferirsi nel vicino borgo di Cuorgnè. Al momento di trasferire la statua avvenne quello che tutti definirono un miracolo: improvvisamente nella chiesa calò il buio pesto e il viso della Vergine si fece pallidissimo, i fedeli presenti attribuirono l'accaduto ad una espressa volontà della Madonna di non essere trasferita in altro loco. Alle Monache subentrarono i Frati Minori di San Francesco che iniziarono l'ampliamento del santuario e la costruzione delle cappelle della Via Crucis. Gravemente danneggiata durante le invasioni napoleoniche tra il 1873 e il 1876 venne completamente restaurata ad opera di Reviglio della Venaria. Nel 1888 venne rifatta la facciata ad opera dell'architetto Carlo Ceppi.
Il Santuario, dall'alto dello sperone di roccia su cui sorge, domina sull'intero Canavese offrendo nelle giornate limpide uno spettacolare panorama che spazia sulla pianura fino alla Serra Morenica proseguendo alle Alpi Biellesi. La facciata, in stile romanico-lombardo è ornata da 8 colonne disposte in coppie che sorreggono archi a tutto sesto. In alto spicca l’affresco del pittore Giacomo Grosso che raffigura la Vergine con il re Arduino e San Francesco inginocchiati accanto a Lei e, ai lati di questi Sant’Elena e San Secondo a sinistra, San Benedetto e Santa Cristina a destra. L'interno a tre navate custodisce la statua della Madonna in trono, scolpita assieme alla sedia in un unico blocco ligneo intorno al 1600 da un artista ignoto. La chiesa è preceduta da una splendida terrazza panoramica.
L'idea di costruire un percorso rappresentante le tappe della Via Crucis venne intorno al 1700 a padre Michelangelo di Montiglio, nominato guardiano del Santuario. Con questa idea il monaco voleva riproporre visualmente alla popolazione i luoghi di Cristo, che sicuramente in quell'epoca non avrebbero mai potuto visitare.
Il sacro Monte, con le sue 13 cappelle della Via Crucis si sviluppa in un cammino circolare ad anello fino alla sommità del monte. Le cappelle ospitano statue ed affreschi rappresentanti scene della Passione di Cristo. Le statue rappresentanti i personaggi principali sono fatte in terracotta di Castellamonte, che in quel tempo aveva già raggiunto livelli artistici molto elevati. Nel 1960 sulla sommità del monte è stata posta una statua in bronzo di San Francesco alta 4,5 metri.
Dal 1998 il centro storico della città è annoverato tra il patrimonio dell’UNESCO. La città è indissolubilmente legata a Federico III da Montefeltro il cui ducato è durato dal 1442 al 1482, in questo lasso di tempo Federico, considerato un perfetto esempio di principe rinascimentale e amico di Lorenzo de Medici creò una città talmente ricca d’arte da poter competere con Roma o Firenze. Il figlio Giudobaldo proseguì nella sua opera fino alla morte avvenuta nel 1500. Durante questo periodo vennero costruiti il Palazzo Ducale e la cinta muraria. Per abbellire la città vennero richiamati artisti da tutt’Italia, fu in questo periodo che Urbino diede i natali a due grandi artisti italiani come Raffaello e Bramante. Alla morte di Giudobaldo il ducato passò al nipote Francesco appartenente alla famiglia Della Rovere, la corte venne trasferita a Pesaro e da questo momento comincerà il declino della città che durerà fino all’elezione a papa di Clemente XI. Il nuovo papa appartenente alla famiglia Albani diede nuovo impulso alla città grazie ad una spinta all’edilizia sia civile che religiosa. La visita del centro storico della città non può che cominciare da una delle 4 porte di accesso: Porta S. Lucia, Porta San Bartolo, Porta Valbona e Porta Lavagine.
La cinta venne fatta erigere da Giugiobaldo, ha una caratteristica forma a fuso e utilizza le più moderne tecniche di costruzione dei tempi come i baluardi difensivi a pianta cuneiforme
Anticamente veniva usata come piazza del mercato ora invece è adibita a parcheggio da questa piazza può cominciare la visita della città attraverso la porta Valbona.
Le impressionanti dimensioni della reggia che può ospitare migliaia di persone hanno permesso che vi trovassero sede la sovrintendenza ai beni artistici e storici delle Marche, La Galleria Nazionale delle Marche, il museo archeologico di Urbino, i sotterranei e il museo della ceramica. Il palazzo venne costruito nel XV secolo su volere di Federico da Montefeltro, tre sono gli architetti a cui si deve la mirabile riuscita dell’opera: Maso di Bartolomeo, Luciano Laurana e Francesco di Giorgio Martini. Il primo nucleo del palazzo denominato “Palazzetto della Jole” fu edificato su volere del padre di Federico e da questo nucleo partì Maso di Bartolomeo per la progettazione dei primi lavori. All'architetto Luciano Laurana vanno attribuiti la costruzione della facciata dei torricini, lo scalone d’onore, la biblioteca, il salone del trono, la sala degli angeli, la sala delle udienze e il famoso studio del Duca Federico. L’architetto Francesco di Martini si occupò invece della progettazione dell’impianto idrico del palazzo e della facciata ad ali. Di particolare bellezza è il cortile d’onore simbolo dell’arte del 400 italiano, il quale permetteva l’accesso alle sale destinate all'attività pubblica, ai sotterranei oltre che allo scalone d’onore che conduce alle sopra-logge. Da non perdere la Galleria Nazionale delle Marche dove troviamo: l’alcova del duca Federico con mobili del xv sec., l’appartamento del Duca Federico che custodisce alcuni dipinti di Piero della Francesca tra i quali La Flagellazione e la Madonna di Senigallia; l’appartamento della Duchessa dove nel salotto troviamo la Muta di Raffaello e Santa Caterina d’Alessandria mentre nella camera da letto troviamo l’Ultima Cena e la Risurrezione di Tiziano, 7 arazzi degli atti degli apostoli tessuti su cartoni di Raffaello ornano invece la sala del trono usata dal Duca come salone delle feste.
Caratteristica via con case in cotto che parte dal portico di San Francesco e sale al cuore della città, nella via troviamo la casa natale di Raffaello acquistata dal padre Giovanni Santi nel 1460 ora sede dell’Accademia di Raffaello. All’interno della casa sono visibili alcune opere dell’autore e del padre tra le quali l’affresco della Madonna con Bambino dipinto in giovinezza.
Il duomo in stile neoclassico è stato quasi completamente ricostruito dopo il terremoto del 1781 che danneggiò seriamente la cupola e ne provocò il successivo crollo. Nella facciata opera di Morigia trovano dimora 7 statue tra le quali quella di San Crescentino protettore della città. L’interno è a tre navate, nella navata centrale ha sede l’altare dove si può ammirare il dipinto di Untemberger della “Madonna Assunta” alla quale è dedicata la chiesa, la grande cupola è decorata con le immagini dei quattro evangelisti
La chiesa che risale alla fine del 1300 racchiude al suo interno dei magnifici affreschi in stile gotico dipinti dai fratelli Jacopo e Lorenzo Salimbeni oltre che un bel soffitto ligneo carenato
L’itinerario suggerito è un anello che parte da Alba e finisce ad Alba toccando Pollenzo, Barolo, Cherasco, Murazzano e altri piccoli borghi, ricchi di storia, arte e natura. Proprio per la particolarità del territorio, la ricchezza di castelli e borghi medioevali conservati praticamente intatti, nel 2014 l'UNESCO ha annoverato i territori che andremo a visitare, conosciuti come Langhe-Roero, tra il Patrimonio Mondiale dell'Umanità.
E’ un viaggio da intraprendere possibilmente in autunno, in inverno o agli inizi della primavera quando le dolci colline si riempiono dei colori e degli odori delle viti, dell'uva e degli alberi da frutto. E’ indicato agli amanti della buona tavola e del vino, che potranno visitare antiche cantine, degustare ottimi vini come il Barolo, il Barbera e il Nebbiolo oppure sedersi in uno dei numerosi ristoranti e gustare i tartufi raccolti dai trifulau, le tome, i brasati o i ravioli. L'itinerario si adatta bene agli sportivi che potranno fare passeggiate o cicloturismo in un saliscendi d'emozioni tra le morbide colline oppure praticare canottaggio lungo il Tanaro. Le Langhe con i suoi castelli, i suoi vigneti, i suoi paesaggi carichi di colori e di suggestioni della nebbia sicuramente non deluderanno gli amanti della fotografia. Il percorso suggerito può essere unito all'itinerario "Tra Langhe e Monferrato".
Annoverato fin dal 1996 tra il patrimonio mondiale dell’umanità dall'UNESCO, Alberobello con i suoi oltre mille trulli disseminati tra i rioni Monti e Aia Piccola, sembra un luogo uscito dalle fiabe. Il nome della città deriva da Sylva Arboris Belli, enorme bosco che anticamente ricopriva tutto il territorio, ridotto oggi a poche macchie. Fondata nel XV secolo dai conti Acquaviva di Conversano, rimase tra i loro feudi fino al 1797, quando il re Ferdinando IV di Borbone nominò Alberobello città regia, come richiesto a gran voce dalla popolazione. Le origini delle abitazioni, che hanno reso famosa a livello mondiale la città, si devono ad una normativa degli Aragonesi che imponeva la regia autorizzazione per la costruzione di case in calce, pena la distruzione e l’allontanamento del colono dalle terre. Fu quindi Girolamo II di Acquaviva, che desideroso di costituirsi un feudo, incitò il popolo all'edificazione di case con muri fatti di pietre a secco, provenienti dalla bonifica dei campi, che in caso di controlli governativi potevano essere abbattute in breve tempo senza lasciare particolari tracce. La visita della città si snoda attraverso i due rioni: Monti e Aia Piccola:
Articolato in sette strade parallele tra le quali via Monte Nero e Via Monte Pasubio, Monti è il rione dove sorgono i trulli più antichi della città, tra questi i famosi trulli Siamesi. Nel rione sorge anche la chiesa di Sant’Antonio con la tipica forma di trullo. Aperta al pubblico nel 1927, la chiesa dispone di una bella facciata sovrastata da un rosone e preceduta da una scalinata. Con la valorizzazione del turismo, molti dei trulli del rione sono stati adibiti a strutture ricettive grazie anche alla caratteristica di essere freschi in estate e caldi in inverno. Se volete provare l’esperienza di un soggiorno in un trullo vi suggeriamo di consultare il sito di Trullidea
Il rione, con i suoi 400 trulli e i suoi stretti vicoli, è rimasto a tutt’oggi quasi completamente incontaminato: qui si respira un’atmosfera primitiva e ricca di suggestione.
Rappresenta l’unico esempio di trullo sopraelevato, con una scala di accesso al piano superiore incastonata tra le spesse pareti.
Il museo trova sede in un complesso di trulli tra loro comunicanti di particolare interesse. Esso tratta la storia del territorio, la lavorazione della pietra e la genesi della costruzione delle tipiche abitazioni.
Annoverato tra i siti Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO nel 2003 il Sacro Monte di Domodossola si snoda dal centro abitato di Domodossola per giungere alla sommità del Colle Mattarella sui luoghi ove anticamente sorgeva il Castello di Domodossola, distrutto nel 1415 dai soldati svizzeri scesi in Italia per la conquista della valle Ossola. Il Santuario e il suo Sacro Monte sono infatti quelli posti più a nord rispetto ai Monti Sacri del Piemonte e della Lombardia. Il Complesso del Sacro Monte Calvario annovera il Castello medioevale di Mattarella, il Convento dei Padri Rosminiani, l'Oratorio della Madonna delle Grazie, il Santuario del SS. Crocefisso e le quindici cappelle che compongono la via crucis. La sua particolare posizione, le opere d'arte in esso contenute e la vicinanza a Domodossola lo rendono assieme a quello di Orta un dei Sacri Monti più suggestivi dell'intero gruppo.
Il Sacro Monte Calvario deve le sue origini ai monaci cappuccini Gioacchino da Cassano e Andrea da Rho che nel 1656 scelsero il Colle Mattarella per costruire un percorso che rappresentasse la Passione di Cristo nelle sue fasi: la Salita al Monte Calvario, la Crocifissione, la Deposizione e la Resurrezione. All'inizio l'intero percorso era costituito da una serie di croci, poi grazie all'entusiasmo della popolazione locale e, all'approvazione della diocesi di Novara le croci lasciarono via via spazio alle cappelle devozionali. Le prime delle 12 cappelle, quella della Morte in Croce di Gesù e la Deposizione vennero costruite a partire dal 1657 all'interno del Santuario del Crocifisso. Nel 1810 quando l'intero percorso non era ancora giunto al termine, i lavori vennero interrotti dalle soppressioni napoleoniche. Vennero ripresi solamente a partire dal 1828 grazie ad Antonio Roosmini che vi costruì anche l'Istituto della Carità. Oggi le cappelle si presentano ai visitatori con diversità di forme, stili decorazoni, che vanno dal barocco al neoclassico. Tra i maggiori artisti che parteciparono alla costruzione e decorazione delle cappelle citiamo Dionigi Bussola, Carlo Mellerio e Giovanni Battista de Magistris.
Il santuario venne costruito a partire dal 1657, i lavori procedettero però in maniera molto lenta tanto che le decorazioni interne vennero terminate nel 1913. Di forma ottagonale ospita al suo interno statue in cotto del '600 opera di Dionisio Bussola e della sua bottega oltre ad affreschi del XX secolo. Caratteristica la sua cupola dalla quale filtra una delicata luce che illumina l'interno. Agli inizi del 1800 in seguito alle soppressioni degli ordini religiosi molti preziosi beni del Santuario vennero venduti e l'intera area abbandonata. Solamente nel 1828 con la venuta di padre Antonio Rosmini il Santuario tornò a nuova vita.
Posto poco al di sotto del Santuario, la sua costruzione ebbe inizio nel 1660. I suoi interni vennero affrescati da Carlo Mellerio e Giovanni Sampietro nel '600, mentre le statue in stucco poste ad ornamento sono opera dell'artista Giovanni Giovanninetti.
Auto/Camper: Autostrada A9 e A26: Milano - Gravellona Toce proseguire sulla superstrada per il Sempione fino all’uscita per Autostrada A26 Genova Voltri - Sempione, proseguire oltre Gravellona Toce fino all'uscita per Domodossola - all'uscita della superstrada girare a destra verso Domodossola e poi seguire le indicazioni per il Monte Calvario
Si tratta sicuramente della più grandiosa e sfarzosa residenza medicea la cui costruzione venne iniziata nel 1458 da Luca Pitti potente banchiere e mercante che in contrasto con la famiglia medici voleva una residenza più imponente e grandiosa di quella costruita per Cosimo il Vecchio. Il progetto originario del palazzo viene imputato al Brunelleschi anche se effettivamente fu Luca Fancelli a dirigerne i lavori. Con la morte di Pitti la costruzione del palazzo si interruppe, fu solo dopo l’acquisto nel 1549 da parte di Cosimo I de Medici che i lavori ricevettero nuovo impulso. Il palazzo in realtà venne acquistato su volere della moglie di Cosimo I, Eleonora da Toledo che riteneva il luogo assai più salubre di quello in cui sorgeva Palazzo Vecchio inoltre la costruzione di ampie finestre permettevano l’ingresso di più luce rispetto a Palazzo Vecchio rendendolo più allegro e confortevole. Il palazzo che si affaccia sull’omonima piazza si sviluppa su tre piani e dispone di una facciata lunga 205 metri sulla quale si aprono secondo un modulo fisso ampie finestre con un portone centrale tramite il quale si accede al cortile con monumentali scalinate di accesso ai piani nobili. Nel 1568 il Vasari costruì il famoso corridoio Vasariano che collega Palazzo Pitti a Palazzo Vecchio mentre tra il 1558 e il 1570 vennero aggiunte le due ali laterali posteriori del palazzo su progetto di Ammannati, molte altre furono le opere di ampliamento e modifica apportate dai vari membri della famiglia Medici ma anche dai Lorena. Il palazzo venne arredato con preziosi mobili, dipinti ed opere d’arte rappresentando fino all’estinzione della Casata oltre alla dimora principale il simbolo del potere e della ricchezza della casata. I Lorena non presero mai residenza ufficiale nel palazzo preferendo altre dimore anche se vi apportarono modifiche e riunirono qui numerose opere d’arte, agli inizi dell’ottocento il palazzo venne abitato da Napoleone Bonaparte per poi divenire la residenza ufficiale dei Savoia e della corte quando Firenze divenne Capitale d’Italia. Attualmente il palazzo ospita ben 5 musei:
edificata su volere dei Lorena ospita i capolavori delle collezioni medicee raccolti dalle varie residenze. La collezione raccoglie opere che vanno dal XV al XVII secolo di artisti sia italiani che europei come Raffaello, Tiziano, Caravaggio, Rubens, Van Dyck
occupa gli appartamenti d’estate del palazzo e comprende oltre alle famose collezioni del tesoro dei Medici anche raccolte e argenti del Tesoro di Salisburgo portato a Firenze dai Lorena.
articolata in 30 sale tra quelle adibite a residenza dei Lorenza la galleria raccoglie opere che vanno dai primi dell’ottocento ai primi del novecento di opere italiane e straniere. Tra gli artisti citiamo Canova, Hayez, Signorini.
Il giardino che occupa una superficie di 45.000 metri quadri abbraccia il palazzo sia sui fianchi che sul retro lasciando scoperta solamente la facciata che si affaccia sulla piazza. Edificato contemporaneamente al palazzo, su iniziale progetto del Tribolo proseguito da Vasari, Ammanati e Buontalenti, il giardino che accoglie ogni anno più di 800.000 visitatori è considerato a livello mondiale una delle massime espressioni di giardino all’italiana oltre che un museo a cielo aperto grazie all’innumerevole quantità di opere d’arte dislocate lungo i vari percorsi. Il giardino dispone di quattro ingressi al pubblico dal cortile dell’Ammannati di Palazzo Pitti, dal Forte Belvedere, Via Romana, Piazzale Porta Romana. La parte di giardino intorno al palazzo è di impostazione rinascimentale successivamente vennero aggiunte altre parti con differenti impostazioni. Di notevole bellezza il grande anfiteatro opera dell’Ammannati ideato per abbellire la cava creatasi dall’estrazione della pietraforte utilizzata per costruire il palazzo; raggiungibile dall’ingresso principale con al centro una grande vasca con obelisco Egizio intorno scalinate, edicole e statue. Sopra all’anfiteatro è posto il Bacino di Nettuno raggiungibile da una doppia rampa ornata da statue dove vengono raccolte le acque per l’irrigazione del giardino al centro è posta la fontana di Nettuno con tritoni e naiadi, ancora sopra la fontana dell’Abbondanza costruita in marmo bianco e bronzo in ricordo di Giovanna d’Austria moglie di Francesco I de Medici. Poco distante il giardino del Cavaliere al quale si accede tramite una scalinata con terrazzino panoramico con annesso Casino del Cavaliere luogo di meditazione e discussione di Leopoldo de Medici ora sede del museo delle porcellane, al centro del giardino sorge la fontana delle scimmie. Uno degli elementi più bizzarri e curiosi del giardino è costituito dalla Grotta del Buontalenti con tre ambienti interni di notevole pregio. Verso il Forte Belvedere sorge invece il Kaffeehaus realizzato intorno al 1780 su volere di Leopoldo di Lorena è costituito da un’enorme cupola finestrata dove oggi ha sede un bar dal quale si gode di un bellissimo panorama; da una scalinata posta sul lato opposto si scende al Viottolone fiancheggiato da statue che si raggiunge dopo aver attraversato il prato dell’Uccellare. Il Viottolone porta al Piazzale dell’Isolotto dove al centro sorge la fontana dell’Oceano opera di Giambologna.
Nominata capitale italiana della cultura per l’anno 2016, l’antica città di Mantova è posta nella piana lombarda, incuneata nella profonda ansa creata dal fiume Mincio e dai tre laghi da esso formati. Una città dal grande passato, la cui storia è stata per secoli indissolubilmente legata a quella della famiglia Gonzaga, che le ha lasciato un'immensa eredità artistica e culturale.
La visita alla città non può che cominciare dal suo cuore pulsante, centro della vita sociale e politica cittadina. La piazza, solenne e suggestiva nelle sue dimensioni, costituì già in epoca medioevale il fulcro attorno al quale si svolgeva la vita quotidiana e, qui sorsero gli edifici più rappresentativi come il Duomo, il Palazzo Ducale, il Palazzo Vescovile e Palazzo Castiglioni.
Un immenso e spettacolare agglomerato del quale fanno parte ben tre palazzi per un totale di oltre 500 stanze, corridoi di collegamento, corti, giardini, piazze interne e chiese, talmente esteso da essere stato definito la “una città in forma di palazzo”. Da sempre simbolo del potere cittadino, il primo nucleo del palazzo venne costruito intorno al 1300 dalla famiglia Bonacolosi. Dopo la loro cacciata, avvenuta nel 1328, nel palazzo si stabilì la famiglia Gonzaga che vi rimase per ben 4 secoli, ampliandolo e arricchendolo nel tempo di arredi preziosi, quadri, arazzi e soprammobili. Dell’intero patrimonio artistico è però rimasto ben poco in quanto i Duchi versando ad un certo punto in gravi ristrettezze economiche alienarono parte del patrimonio a Carlo I d’Inghilterra, furono in seguito gli austriaci e Napoleone a spogliare il palazzo delle opere d’arte rimaste. Caduto per un lungo periodo in uno stato di degrado e abbandono con i grandi restauri avvenuti all’inizio del XX secolo tornò agli antichi splendori, dopo i restauri si cercò inoltre di riportarvi molti degli arredi e delle opere d’arte appartenute ai Gonzaga dislocate in altre residenze di famiglia.
La parte più antica del palazzo si affaccia su Piazza Sordello con la sua caratteristica merlatura e le sue 6 bifore gotiche. Da un atrio si accede invece al Palazzo del Capitano ed attraverso lo stupendo Scalone delle Dame si giunge al piano nobile ove spiccano il corridoio del Passerino e l’appartamento della Guastalla che fu la dimora di Anna Isabella Gonzaga di Guastalla, ultima duchessa di Mantova. Dal palazzo del Capitano si accede poi alla sala del Pisanello dove è possibile ammirare uno stupendo ciclo di affreschi opera del grande artista. Oltrepassata la corte vecchia si giunge alla Galleria Nova e all’appartamento degli Arazzi, antica dimora del duca Guglielmo Gonzaga, appartenne invece a Beatrice d’Este l’appartamento dell’Imperatrice.
Di grande effetto l’appartamento Grande ove si tenevano le feste ed i banchetti più importanti organizzati dalla famiglia. Nel Castello di San Giorgio troviamo invece la celeberrima Camera degli Sposi dipinta dal Mantegna.
La visita del Palazzo è libera mentre la visita alla famosissima Camera degli Sposi è contingentata si consiglia quindi la prenotazione
Costruita nel 1473 dal Luca Fancelli su richiesta del marchese Ludovico, la torre, di forma rettangolare, espone sulla facciata un orologio astronomico di particolare bellezza e complessità, tutt’ora funzionante. L’orologio progettato dal matematico e astrologo Bartolomeo Manfredi indica i mesi, le ore e la posizione degli astri. La salita alla torre è abbastanza agevole e particolarmente consigliata per il panorama che si gode dalla sua sommità. Durante la visita si possono ammirare gli ingranaggi e alcuni dei pezzi che sono stati nel tempo sostituiti come la quattrocentesca lancetta, i segni zodiacali in rame sbalzato ecc.
Uno degli edifici religiosi più antichi della città del quale non si conosce esattamente l’origine, ma si sa per certo che era già presente nel XI secolo, di quell’epoca rimane oggi solamente il campanile. Dedicata a San Pietro apostolo, nel corso dei secoli subì numerosi ampliamenti e trasformazioni, tra i più significativi quello avvenuto nel 1545 in seguito ad un incendio che costrinse ad un totale rifacimento della parte interna. Tra il 1756 e il 1761 fu rifatta l'intera facciata su volere di Francesco I Gonzaga, il progetto venne affidato a Jacobello e Pierpaolo delle Masegne. L’interno si presenta austero e al contempo solenne con ben cinque navate divise da colonne corinzie. Nella navata sinistra un corridoio porta al Santuario dell’Incoronata costruito nel 1480 su volere di Ludovico II Gonzaga.
L’edificio venne fatto costruire su volere di Matilde di Canossa alla fine dell’XI secolo sul modello del tempio del Santo Sepolcro di Gerusalemme. A partire dal XVI secolo la Rotonda venne inglobata nel ghetto ebraico e parzialmente demolita, solamente agli inizi del XX secolo, con l’abbattimento del ghetto, l’edificio tornò alla luce. Dopo lunghi ed attenti restauri la chiesa tornò al suo antico splendore e nel 1926 venne riutilizzata per lo svolgimento dei culti cristiani. Molto bello il matroneo, che si erge al di sopra del grande spazio circolare, con affreschi databili tra XI e il XII secolo. Da notare la sua posizione di circa 150 cm sotto il livello stradale, questo fa presupporre che l’edificio venne costruito sui resti di un antico tempio romano, come suggeriscono anche alcuni particolari costruttivi.
Commissionata da Ludovico III Gonzaga, la costruzione della chiesa ebbe inizio nel 1472 su disegno di Leon Battista Alberti nel luogo ove sorgeva una chiesa di origini medioevali. Considerata uno dei massimi esempi di architettura rinascimentale ha dignità di Basilica Minore. Nella sua cripta sono conservati due reliquiari che secondo la tradizione contengono terra intrisa del sangue di Cristo, portata fino a noi dal soldato romano Longino. Tutti gli anni durante il Venerdì Santo la reliquia viene portata in processione per le vie cittadine. L’interno dall’aspetto solenne è a unica navata e su di ogni lato si aprono 3 cappelle di forma quadrata, nella prima di sinistra si trova la tomba di Andrea Mantegna.
Posto nel chiostro maggiore del monastero di gotico di Sant’Agnese, a poche decine di metri dal Palazzo Ducale e dalla Cattedrale, il museo è stato inaugurato nel 1983 ed annovera a se diverse tipologie di reperti appartenenti a varie epoche. Di particolare importanza è la collezione di armature tardo gotiche, considerata a livello mondiale la più completa per numero e tipologia di armature esposte. Amplissima la collezione di smalti di Limonges come pure la collezione di oreficerie appartenenti ai Gonzaga. Tra gli oggetti esposti troviamo anche di tele di epoca rinascimentale e il tesoro della cattedrale in cui spiccano i reliquari.
Considerata uno dei massimi esempi architettonici del manierismo italiano, il Palazzo del The venne edificato su volere di Federico II Gonzaga tra il 1525 e il 1526 su progetto di Giulio Romano, anche se le decorazioni interne si conclusero circa un decennio più tardi. La villa sorse come luogo di svago della famiglia su una delle isole formate dal Mincio al tempo denominata Tejeto. Negli anni venne utilizzata dalla per feste, ricevimenti e per accogliere ospiti illustri come avvenne in occasione delle visite di Carlo V ed Enrico III re di Francia. Quattro sono i corpi che compongono il palazzo e che si sviluppano intorno ad un cortile centrale. L’ingresso principale venne concepito rispettando i canoni dell’ antico atrium della domus romana. Tra le numerose sale spiccano la Sala della Prische e la Sala dei Giganti. Attraversando il giardino si raggiunge l’Appartamento della Grotta anticamente ornato di conchiglie, affreschi e giochi d’acqua.
Di sicure origini etrusche, secondo la leggenda venne fondata da Tarconte figlio di Tirreno. La città, che vide il momento di suo massimo splendore intorno al VII-VI secolo a.C. entrò a far parte dei domini dell’impero romano intorno al III secolo a.C. dopo la sconfitta della battaglia di Sentino. Con la caduta dell’Impero Romano divenne dominio dei goti, dei carolingi ed infine venne annoverata tra i territori della chiesa. Ciò che da lontano colpisce della città sono le diciotto torri che svettano dall’alto de colle. Le torri, le possenti mura e altri edifici del centro storico sono una testimonianza dello sviluppo e dell’importanza della città in epoca medioevale. Piacevole passeggiare tra le strette viuzze del borgo antico.
Il palazzo che prende il nome dalla famiglia che ne ordinò la costruzione nel 1436 è oggi sede del museo Nazionale Etrusco. Molto bello il cortile interno il quale si sviluppa su due piani con porticati e logge, al centro del cortile è posto un pozzo per la raccolta delle acque. La facciata del palazzo in stile gotico-rinascimentale dispone di un bel portale con lo stemma della nobile famiglia. Il museo ospita una delle più importanti collezioni di reperti Etruschi d’Italia.
La chiesa edificata nel 1121 rappresenta uno dei migliori esempi di architettura medioevale del Lazio. La facciata piuttosto semplici dispone di tre portali dei quali il centrale sormontato da una finestra a bifora. Sul lato sinistro della facciata è posto un campaniletto. L’interno conserva un prezioso pavimento cosmatesco e un fonte battesimale ad immersione a forma ottagonale. Da una porta laterale si esce su di un balcone dal quale si può godere di una splendida vista sulla valle
Posta in pieno centro storico è probabilmente uno degli edifici più antichi della città la cui costruzione risale al XII secolo. Di fronte alla facciata svetta una delle 4 torri da cui è circondata.
Il palazzo edificato intorno al 1200 ospita il museo delle ceramica con una bellissima collezione di oltre 300 pezzi risalenti all’età medioevale.
Annoverata tra il Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO la necropoli si sviluppa su di una superficie di 750 ettari con oltre 200 tombe ricche di pitture. Le tombe sono in genere formate da due o tre camere scavate nella roccia e ricoperte da cumuli di terra che con il passare degli anni e con i lavori agricoli sono andati spianandosi. Le tombe, come era d’uso tra le ricche famiglie etrusche, erano ricche di corredi funebri e decorate da pitture di notevole bellezza purtroppo la maggior parte dei corredi funebri sono stati asportati nel corso degli anni dai “tombaroli” a testimonianza della ricchezza rimangono solo i dipinti. A causa della delicatezza delle pitture le sepolture sono visitabili a rotazione per un periodo di tempo limitato. Tra le tombe troviamo la tomba degli Scudi appartenente ad una delle più ricche famiglie etrusche della zona, la tomba dell’Orco formata da due vani finemente dipinti, la tomba dei Tori dove viene raffigurato l’agguato di Achille al Troilo, la tomba degli Auguri.
Chiunque veda Matera non può non restarne colpito tanto è espressiva e toccante la sua bellezza Carlo Levi
Matera, considerata una delle città più antiche al mondo, abitata ininterrottamente dalla preistoria fino ai nostri giorni, è uno di quei luoghi dove si lascia il cuore. I Sassi, le sue antichissime abitazioni, in parte scavate nella roccia, in parte modellate secondo una millenaria tradizione popolare, emozionano. Dal punto di vista geografico, il torrente Gravina scorre nella profonda fossa che delimita da una parte l’area protetta del parco della Murgia Materana, famoso per le sue Chiese rupestri e, dall’altra, i due antichi rioni della città: il Sasso Barisano e il Sasso Caveoso, scavati nella Calcarenite: il risultato è un luogo nascosto, celato per interi millenni agli occhi dei nemici.
Lo studio della sua stratigrafia ha riservato scoperte molto interessanti. Nei pressi della cattedrale sono stati, per esempio, rinvenuti:
- a 6 metri di profondità rovine legate alle invasioni dei barbari e dei saraceni e sepolcri cristiani
- fra i 6 e i 10 metri, nell’ordine:
* frammenti di statue capitelli e colonne di epoca bizantina
* resti di un insediamento, terracotte e ceramiche greche e romane
- a 10 metri di profondità frammenti di ceramica della prima età del ferro
In altri punti della stessa zona, invece, si è riusciti a ricostruire la linea di continuità tra Paleolitico ed epoca greco-romana. È difficile tuttavia percorrere con certezza la storia della città fino all’anno 1000, perché la distruzione di alcuni antichi monasteri ha contribuito a disperdere il patrimonio documentale dell’epoca. Gli eventi di cui si ha traccia sono le colonie greche, la dominazione romana, la presenza nel 568 dei Longobardi, la loro cacciata nel 612 grazie all’aiuto di Costanzio, imperatore di Costantinopoli. Nel 664 Matera diventa parte del Ducato di Benevento. Nei secoli successivi subirà ancora assedi Longobardi e Saraceni, che poi cederanno il passo ai Normanni. Questi, intorno all’anno 1000, ne faranno una contea. Arriveranno poi gli Aragonesi. Nel 1663, dopo un lungo periodo di alterne vicende in cui la città fu a tratti libera, a tratti dominata tra continue storie di vendite e riscatti, Matera divenne sede della Regia Udienza della Basilicata, capitale della Regione fino al 1806: fu questo il periodo in cui la città si sviluppò economicamente e fiorì dal punto di vista culturale. Dal 1927 è tornata ad essere capoluogo di provincia.
Matera fu la prima città del mezzogiorno che insorse contro i nazisti e pagò duramente questo atto di coraggio che le valse la medaglia al valor militare, con quella che viene ricordata come la strage di Matera del 21 settembre 1943, che costò la vita a 24 cittadini.
Dichiarata nel 2008, assieme alla vicina Mantova, Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO, in quanto considerata perfetto esempio di applicazione delle teorie rinascimentali su come deve essere progettata la città ideale. Sabbioneta venne fondata tra il 1554 e il 1591 da Vespasiano Gonzaga Colonna sul luogo in cui sorgevano i resti di un ben più antico insediamento. Posta in una zona strategica tra i fiumi Po e Oglio fu capitale di un piccolo stato indipendente e, grazie alla sua possente cinta muraria, roccaforte di Vespasiano Gonzaga. Sfortunatamente alla morte di Vespasino, dispute ereditarie, il dominio austriaco prima e napoleonico poi, privarono la città di importanti strutture e diedero il via ad un lungo ed inesorabile declino.
Il Palazzo Ducale
Il più antico tra gli edifici fatti costruire da Vespasiano Gonzaga, il palazzo venne edificato tra il 1568 e il 1577 occupando un intero lato di Piazza Ducale. Fulcro dell'organizzazione politica e amministrativa della città il palazzo si sviluppa su due piani con al centro una torretta. Al pian terreno si apre un bel loggiato a cinque archi bugnati sopra i quali si aprono altrettanti finestroni del primo piano. Al piano nobile di particolare bellezza sono i soffitti in legno dei saloni dorati, la Sala delle Aquile e la Galleria degli Antenati.
Il Palazzo del Giardino
Costruito tra il 1577 e il 1588 come residenza privata del principe. Posto in Piazza Castello, dispone di una facciata piuttosto spoglia anche se in passato era probabilmente affrescata, mentre spicca il cornicione in legno riccamente decorato. Nonostante diversi cambi di destinazione e un lungo periodo di incuria subiti nel tempo il palazzo conserva splendidi pavimenti in marmo e affreschi di pregio nei quali si denota l'intervento dello stesso principe. Di particolare bellezza la Galleria degli Antichi, lunga ben 97 metri illuminata da ampie finestre.
Teatro all’antica o teatro Olimpico
Costruito tra il 1588 e il 1590 su progetto dell'architetto Scamozzi, fu il primo teatro stabile in italia ad essere costruito per questo scopo senza il vincolo di strutture preesistenti. Dopo un lungo periodo di degrado negli anni 50 fu oggetto di pesanti restauri che lo riportarono agli antichi splendori. L'interno è a pianta rettangolare con loggia semicircolare mentre l'elegante l'esterno si presenta a due ordini con finestre e portale bugnati.
Cinta Muraria
Di forma esagonale, la cinta racchiude come uno scrigno la splendida città. Sei sono i baluardi che si ergono sui suoi vertici conferendo alla città l'inconfondibile pianta a stella. Due sono le porte principali che si aprono sull'intatto perimetro: la Porta Vittoria e la Porta Imperiale, interamente rivestita in marmo bianco. Entrambe le porte sono collegate da Via Vespasiano Gonzaga.
Chiesa dell’Incoronata
La chiesa venne costruita come tempio privato di Vespasiano tra il 1586 e il 1588 sul luogo ove sorgeva l'antica chiesa di San Nicolò. Di forma ottagonale, presenta all'interno un matroneo con due ordini di finestre binate mentre otto pilastri dividono altrettante cappelle, una di esse custodisce il monumento funebre di Vespasiano Gonzaga. La grande cupola, sorretta da pilastrini in cotto, è completamente affrescata.
Paestum è una vasta area archeologica dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 1998, che si estende a 30 chilometri a Sud di Salerno, nella Piana del Sele. Attualmente con i suoi circa 245.000 visitatori annui rappresenta uno dei siti più visitati d’Italia.
Il sito archeologico è attualmente considerato un importantissima testimonianza architettonica e artistica della Magna Grecia, che in quest’area aveva una delle sue più importanti e floride colonie dell’Italia meridionale. Conosciuta con il nome di Poseidonia, in quanto dedicata al dio del mare Poseidone, non si hanno notizie certe sulla sua fondazione, anche se si presume sia avvenuta intorno al VII secolo a.C. ad opera di coloni greci di Sibari. Fu tra il 560 a.C. e il 440 a.C. che la polis godette del suo periodo di massimo splendore. Tra il 420 e il 410 a.C. i Lucani presero il dominio sulla città, chiamandola Paistom, mentre nel 273 a.C. Roma vi insediò una propria colonia chiamandola Paestum dotandola di terme, un anfiteatro ed un foro. Paestum, sempre fedele a Roma, ricoprì un ruolo molto importante durante la I e la II Guerra Punica. A causa di un progressivo impaludamento, del suo clima malsano e della difficoltà nel difenderla, i suoi abitanti lasciarono definitivamente la città nel VIII secolo d.C. Abbandonata ad un lungo oblio e decantata solamente da alcuni poeti, che però non ne conoscevano effettiva ubicazione, venne riscoperta grazie a Carlo Borbone che decidendo di costruire la SS18, tagliò esattamente in due l’anfiteatro. Nonostante il grande interesse suscitato dalla scoperta i primi scavi cominciarono solamente nel 1907 protraendosi fino al 1914, altri scavi si svolsero tra il 1925 e il 1938 mentre gli ultimi scavi avvennero nel 1954 quando venne scoperto anche il famoso sacello sotterraneo.
Aperta al pubblico dal 1837 per volere di re Carlo Albero, dal 2012 l'Armeria fa parte del percorso di visita del Polo Reale.
L'Armeria Reale è una delle più ricche collezioni di armi e armature antiche del mondo, paragonabile solamente a quelle di Madrid e di Vienna: armi provenienti dagli arsenali di Torino, Genova e da collezioni private appartenenti alla famiglia Reale e a collezioni private L'Armeria occupa gli spazi posti nella manica di collegamento tra Palazzo Reale e le Segreterie di Stato (oggi sede della Prefettura), lo scalone di Benedetto Alfieri (1738-1740), la sala della Rotonda (1842), la galleria Beaumont, progettata da Filippo Juvarra (1732-1734), completata da Alfieri dopo il 1762 e decorata ad olio su muro da Claudio Francesco Beaumont e infine il Medagliere disegnato da Pelagio Palagi (1835-1838).
Con la creazione del Polo Reale, che comprende Palazzo Reale, Armeria Reale, Galleria Sabauda e Museo Archeologico, è stata unificata la biglietteria e si accede al complesso museale con un unico ticket d'ingresso.
La biglietteria si trova presso Palazzo Reale - Piazzetta Reale 1.
Visita libera. La durata della visita è di 45 minuti circa, con gruppi con un massimo di 25 persone. È assicurato l'accesso a persone con disabilità motoria.
ARMERIA REALE
Piazza Castello, 191
10122 - Torino
tel. +39 011 4361455
e-mail: armeriareale@artito.arti.beniculturali.it
sito web: www.poloreale.beniculturali.it
Poata all'incrocio di tre valloni a pochi chilometri dal mare, Scicli è un intricato snodo di vie dall'impianto medievale con le sue tipiche case di colore rosa. Definita Città-presepe, Scicli ha visto insignito, nel 2002, il suo centro storico del titolo di Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO. Il centro storico è frutto tardo-barocco della ricostruzione settecentesca susseguita al disastroso terremoto del 1693 che rase al suolo l'intera città.
Posto nel comune di Andria a pochi chilometri da Ruvo, il castello è uno dei massimi esempi di arte e di ingegno del periodo federiciano. Considerato un capolavoro di architettura medioevale per la perfezione delle sue forme e per la perfetta fusione di vari elementi culturali, il castello è stato inserito nel 1996 tra il patrimonio dell’UNESCO. Costruito per volere di Federico II nel 1240 su di un’altura dalla quale domina le Murge, il castello si contraddistingue per il ricorrente utilizzo del numero otto, simbolo dell’unione tra Dio e l’Uomo: ottagonale è, infatti, la forma del castello; otto sono le torri di forma ottagonale che lo circondano; ottagonale è il cortile interno sul quale si aprono otto stanze per piano e ottagonale, infine, era la vasca di marmo bianco posta al centro del cortile che secondo la leggenda rappresentava il Sacro Graal. Le stanze anticamente erano affrescate e ornate di marmi, che furono rimossi nel ‘600 e utilizzati per altre costruzioni. Non è tuttora chiaro l’utilizzo che Federico II intendeva fare del castello. Dall'analisi dei criteri di edificazioni sembra da escludersi l'elemento difensivo. Pensava ad un maniero di caccia? a una dimora che esaltasse il suo potere politico? oppure a un tempio dedicato al sapere, ipotesi che giustificherebbe l'abbondanza di di simboli esoterici che caratterizza il castello? Si sa per certo che per un lungo periodo venne utilizzato a carcere e, successivamente, come ricovero di pastori, briganti e profughi politici.
Posta a circa 10 chilometri dal centro di Torino, la Palazzina di Caccia costituisce uno dei gioielli architettonici della città. La sua costruzione iniziò nel 1729 su volere di Vittorio Amedeo II che ne affidò il progetto iniziale a Filippo Juvarra. Nel corso degli anni furono però diversi gli architetti che si avvicendarono in lavori di ampliamento e modifica della struttura. La dimora divenne ben presto una delle più amate dai membri di casa Savoia tanto che tra il XVIII e il XIX vi vennero celebrati numerosi matrimoni reali. Agli inizi dell'800 la Palazzina venne scelta da Napoleone come sua residenza mentre nel XIX secolo divenne la residenza ufficiale della Regina Margherita. Attualmente è di proprietà della Fondazione Ordine Mauriziano ed ospita al suo interno il museo del mobile.
Arrivando dal centro cittadino la prima cosa che si scorge in lontananza è il grande cervo reale, opera di Fancesco Ladatte, posto sopra la grande cupola che sovrasta il salone ovale delle feste cuore dell'intera struttura. Ideata dallo Juvarra a quattro bracci a forma di croce di Sant'Andrea, la struttura ruota come già detto intorno al grande Salone delle Feste a doppia altezza con balconate ad andamento concavo-convesso. Il salone è un trionfo di dipinti in trompe-oeil che ne esaltano gli spazi simulando preziosi stucchi dorati, non sono invece una simulazione il grande lampadario in bronzo e cristalli e i gruppi scultorei presenti nella sala. Sul salone si aprono: l'anticamera della Regina, l'anticamera del Re, la Sala degli scudieri e la Sala del Bonzaglio.
Di particolare bellezza sono i giardini disegnati da Michael Benard nel 1740, un susseguirsi di disegni geometrici che fanno da cornice ad aiuole fiorite e viali. Attualmente il parco è chiuso al pubblico.
Come arrivare: la Palazzina è collegata al centro cittadino da autobus di linea, servizio taxi (in convenzione), City Sightseeing, per maggiori informazioni cliccare qui. Da Torino raggiungere la Palazzina in auto è molto semplice basta seguire Corso Unione Sovietica poi Viale Torino fino a raggiungere l'imponente complesso.