La splendida regione Puglia offre visite, viaggi e percorsi per ogni possibile gusto. Noi abbiamo scelto di passeggiare per i suoi centri storici e ammirare cattedrali e castelli, decidendo giorno per giorno il da farsi, favoriti dalle brevi distanze che separano i diversi centri cittadini e le splendide strade che li uniscono. Avevamo un unico obiettivo: visitare la pinacoteca De Nittis di Barletta, che da sola vale il viaggio. Tutto il resto ci è servito per capire che sono anche molti altri i luoghi e le situazioni che da sole meritano un viaggio in questa Regione. Sulla via del ritorno abbiamo deciso di passare per Matera e i suoi incredibili Sassi. Ci teniamo a fare un plauso alla Regione Puglia che ci ha piacevolmente sorpresi per le sue accoglienti Agenzie regionali del Turismo, dove abbiamo trovato persone preparate, disponibili e giovani (finalmente!) e dove abbiamo trovato opuscoli informativi gratuiti, tradotti non solo nelle quattro principali lingue europee, ma anche in giapponese. L’impressione che abbiamo avuto è di una valorizzazione del patrimonio artistico e culturale perseguita con intelligenza e attenzione, come gli orari di Musei e luoghi d’arte opportunamente allungati alle ore serali grazie alla campagna “Il sabato l’arte fa lo straordinario”, alla collaborazione dei centri turistici e dei call center nel fornire informazioni e reperire sistemazioni per la notte … e così via.
IL NOSTRO ITINERARIO, come dicevamo, è stato del tutto casuale o, per meglio dire, ispirato in parte dai must suggeriti dagli amici, come ad esempio Oria, in parte lasciandoci guidare dalle nostre reminiscenze scolastiche di storia, geografia e storia dell’arte (Trani, Alberobello, Ostuni, Matera) e in parte irresistibilmente attratti dai depliant turistici raccolti strada facendo (tutti gli altri). Non abbiamo visto tutto, ma di ogni località abbiamo respirato l’aria (spesso profumata di saponata), scivolato (letteralmente) sulle belle pietre levigate del centro e visitato, a seconda dei casi, la Cattedrale, il castello, il museo….e a volte niente di tutto questo perché nelle ore calde del primo pomeriggio era tutto chiuso, ma era emozionante camminare da soli, nel fresco delle stradine deserte e silenziose, ammirando architetture, facciate di chiese e di antichi palazzi nobiliari, balconi fioriti e piccoli particolari che sarebbero passati inosservati in ore più movimentate.
Il film scritto e diretto da Mel Gibson è uscito per la prima volta in America nel 2004. Vista la violenza di molte sue scene in America è stato vietato ai minori di 17 anni non accompagnati mentre in Italia non venne fatto alcun tipo di divieto. Il film è incentrato sulle ultime ore di vita di Cristo, dal suo arresto all'Orto degli Ulivi, al processo con Ponzio Pilato fino alla sua flagellazione e successiva crocifissione. Il film venne interamente girato in Italia per gli esterni vennero scelte Matera e Craco mentre gli interni vennero girati a Cinecittà.
Interpreti:
Gesù Cristo: Jim Caviezel
Maria: Maia Morgenstern
Maria Maddalena: Monica Bellucci
Satana: Rosalinda Celentano
Disma: Sergio Rubini
Il film diretto da Giuseppe Tornatore nel 1995 ottenne nel 1996 la candidatura all'Oscar come miglior film straniero. Ambientato nella Sicilia degli anni '50, il film tratta di un truffato Joe Morelli, che gira per l'isola con una macchina da presa, facendo provini e promettendo a chiunque un futuro cinematografico. Il Film è stato girato prevalentemente a Ragusa Ibla e Monterosso Almo, mentre alcune scene sono state girate a Matera e a Marzamemi.
Interpreti:
Joe Morelli: Sergio Castellitto
Beata: Tiziana Lodato
Il Muto: Leopoldo Trieste
Vito: Leo Gullotta
La Made di Anna: Clelia Rondinella
Il Principe: Salvatore Billa
La Principessa: Jane Alexander
Il film diretto dai fratelli Paolo e Vittorio Taviani nel 1990 è stato liberamente tratto dal racconto di Tolstoj "Padre Sergij". Il film venne presentato fuori concorso al 43° Festival di Cannes. Ambientato nell'Italia meridionale del '700, tratta di un nobile promesso sposo all'ex amante del re. Il protagonista scoperta la cosa rompe il fidanzamento e, seguendo la sua vocazione religiosa diviene canonico. Il film è stato girato in parte in Basilicata in particolare a Matera e Craco ed in parte in Puglia tra Altamura e Gravina in Puglia, alcune scene sono state girate tra i vicoli di Napoli.
Interpreti:
Sergio Giuramondo: Julian Sands
Matilda: Charlotte Gainsbourg
Cristina Del Carpio: Nastassja Kinski
Principe Santobuono: Massimo Bonetti
Il film girato da Bruce Beresford nel 1985 ha come attore protagonista Richard Gere nei panni di Davide, re dell'antico regno di Israele. Il film girato a Matera, Craco e Campo imperatore oltre che negli strudios Pinewood di Londra fu un vero floop commerciale. Nell'occasione anche l'interpretazione di Richard Gere fu ampliamente criticata.
Interpreti:
Re David: Richard Gere
Saul: Edward Woodward
Betsabea: Alice Krige
Samuel: Denis Quilley
Nathan: Niall Buggy
Il film è stato scritto e girato dai fratelli Taviani nel 1964 alla loro prima collaborazione con Ennio Morricone. Ambientato durante gli anni della restaurazione, ha come protagonista un aristocratico lombardo, ex giacobino ed ex ufficiale napoleonico, che accusato di essere affiliato alla setta dei Fratelli Sublimi, dopo un lungo e duro periodo di detenzione nelle carceri asburgiche, viene rilasciato.
Interpreti:
Fulvio Imbriani: Marcello Mastoianni
Charlotte: Lea Massari
Francesca: Mimsy Farmer
Ester Imbriani: Laura Betti
Lionello: Claudio Cassinelli
Il film girato nel 1964 da Pier Paolo Pasolini è incentrato sulla vita di Gesù seguendo le tracce di quanto descritto nel Vangelo secondo Matteo. Il film tratta quindi della nascita di Gesù, di Erode, del battesimo di Giovanni Battista fino ad arrivare alla morte ed alla resurrezione di Cristo. Il film al momento della sua uscita fu oggetto di notevoli polemiche e di un aspro confronto intellettuale sulla stampa, che accusarono il regista di vilipendio alla religione.
Interpreti:
Cristo: Enrique Irazoqui
Maria da giovane: Margherita Caruso
Maria Anziana: Susanna Pasolini
Giuseppe: Marcello Morante
Giovanni Battista: Mario Socrate
Il film girato nel 1953 da Alberto Lattuada è stato liberamente tratto da una novella di Giovanni Verga. A differenza della novella non è ambientato in Sicilia ma in Basilicata, la maggior parte delle riprese sono infatti avvenute a Matera. Un'altra differenza è il periodo storico in cui si svolge la vicenda, mentre la novella è ambientata a fine '800 il film si svolge nel secondo dopoguerra. La Lupa è una donna di mezza età, bella e focosa, che vive con la figlia Maricchia, poco più che adolescente, grazie alla sua avvenenza usa adescare gli uomini per ottenerne in cambio favori.
Interpreti:
La Lupa: Kerima
Ettore Manni: Nanni Lasca
Maria Maricchia: May Britt
Costituiscono i due rioni più antichi di Matera.
Se volete un consiglio, guardateli per la prima volta di sera, al tramonto, quando la luce si colora degli ultimi raggi di sole e cominciano ad accendersi le prime luci della città. Affacciati alla balaustra della frequentatissima Piazza Vittorio Veneto vedrete un presepe, un vero, grande, magico, presepe, con le sue case arroccate, scale, viuzze, e chiese che sprofondano nella roccia. Comincerete a pensare che i Sassi di Matera siano il modello originario, la matrice di quelle fragili architetture natalizie che tutti conosciamo. Di giorno, comunque, l’impressione non cambia: un dedalo di stradine, gradini, discese e salite; case (costruite? scavate?) le une sulle altre. Un mondo arcaico rimasto pressoché inalterato dalla preistoria ai nostri giorni; una eccezionale testimonianza storica, unica nel suo genere. Quello che cambia, però, rispetto alla poesia del silenzio e delle luci notturne, è non solo il traffico, il rumore, il via vai dei turisti, ma soprattutto la consapevolezza che in quelle case-grotta, senza finestre e senza servizi, fino a non molto tempo fa vivevano 15.000 persone, in nuclei familiari di 6-8 persone,insieme ai loro animali (asini, maiali e galline). Soltanto nel 1952, infatti, per una legge speciale voluta da De Gasperi, i Sassi, ritenuti ormai simbolo del peggiore degrado nazionale, furono sgomberati, e gli abitanti trasferiti in quartieri appositamente progettati da architetti come Carlo Aymonino, Luigi Piccinato, Ludovico Quaroni, che tentarono, per quanto possibile, di ricreare situazioni abitative ottimali per non disperdere il tessuto sociale del nucleo storico della città. Negli anni ’80 iniziarono i lavori di risanamento e restauro della zona e nel 1993 i Sassi sono stati riconosciuti dall’UNESCO Patrimonio dell’umanità per il suo complesso sistema di raccolta delle acque. Se la sua particolare conformazione ha protetto nel tempo la sua popolazione, ha, nel frattempo, infatti, comportato enormi difficoltà per l’approvvigionamento dell’acqua, che scorre a più di cento metri, al di sotto del banco roccioso. Le energie dei suoi abitanti, necessariamente, si andarono concentrando sullo scavo di cisterne e sulla realizzazione di complessi sistemi di canalizzazione dell’acqua, in grado di consentire loro di resistere in caso di assedio. Da questo punto di vista, Matera potrebbe essere considerata uno dei primi e meglio conservati esperimenti di bio-architettura al mondo. Oggi, mentre i lavori di recupero proseguono, una vasta parte dei Sassi è visitabile e alcuni di loro ospitano botteghe artigianali, piccoli ristoranti e B&B. Alcuni artisti hanno colto l’incanto del luogo, vi si sono trasferiti e non è difficile vederli al lavoro, come non è difficile individuare alcuni degli abitanti che hanno scelto di tornare a vivere nelle loro case. Il grande complesso è composto di due parti distinte:
- il Sasso Barisano orientato a nord-ovest, sull’orlo della rupe, fulcro della parte più vecchia della città
- il Sasso Caveoso, orientato a sud come un grande anfiteatro, con case-grotte che scendono a gradoni.
Al centro, a separare i due Sassi, si erge la Civitas, sperone roccioso sulla cui sommità si ergono la Cattedrale e alcuni palazzi nobiliari. La visita dei Sassi può essere libera o guidata. Il sito comunale suggerisce un itinerario di esplorazione ben descritto del Sasso Barisano, che parte dalla Villa Comunale. Una mappa dei Sassi è reperibile al Sito. Per quanto riguarda il periodo migliore per visitare i Sassi, vi consigliamo di scegliere stagioni intermedie o orari freschi della giornata, perché in estate la temperatura può arrivare facilmente a 40°. Per lo stesso motivo è consigliabile portarsi dell’acqua. Non mancano comunque i punti di ristoro.
Sono uno degli elementi più spettacolari dei Sassi e rappresentano senza ombra di dubbio l’espressione più alta dell’arte rupestre. Scavate nel tufo nell’Alto Medioevo, quando, durante le dominazioni bizantine e longobarde si andò affermando il monachesimo, decorate con splendidi affreschi e movimentate architettonicamente da navate e cripte, furono eremi, basiliche, cripte, laure e cenobi, disseminati sull’altopiano murgico e all’interno dei Sassi dei Matera. Sono numerosissime: ne sono state censite più di 150, non tutte visitabili. Quelle più facili da raggiungere, all’interno dei Sassi sono:
San Pietro Barisano
È la più grande tra le Chiese rupestri di Matera. L’assetto attuale diviso in tre navate è frutto di due ampliamenti datati XV-XVI secolo e XVIII secolo, ma al di sotto della pavimentazione sono state trovati reperti della prima costruzione, risalente al XII-XIII secolo. Anche se molte delle sue opere d’arte sono state trafugate o danneggiate tra gli anni ’60 e ’70, la chiesa conserva ancora bellissimi affreschi e sotterranei con tracce di antichi (e macabri) rituali. Viene qualche volta utilizzata per concerti musicali.
Santa Maria de Idris San Giovanni in Monterrone
Occupano il complesso del Monterrone, lo sperone roccioso che caratterizza il Sasso Caveoso, e sono quasi interamente scavate nella roccia. Santa Maria de Idris deve il suo nome alla presenza di cisterne per la raccolta dell’acqua e se ne trova traccia anche nell’affresco dell’altare maggiore nel quale la Madonna ha ai suoi piedi le mezzine: le tipiche brocche in cui veniva conservata l’acqua in casa. Della chiesa se ne ha documentazione già nel XVI secolo. Da una porta laterale si accede alla chiesa di San Giovanni in Monterrone, le cui pareti ospitano splendidi affreschi di Santi risalenti ai secoli XI-XIII. Molti anche gli affreschi palinsesti, sovrapposti, cioè, ad opere più antiche.
Santa Lucia alla Malve
Si trova sotto la rupe dell’Idris e deve il suo nome alla pianta spontanea di cui è ricca la zona. Risale al IX secolo d.C. ed è la prima sede di laure(celle singole scavate nella roccia, con in comune soltanto la chiesa), che fino al 1283 ospitò una comunità di suore benedettine. L’impianto attuale ha tre navate e quella di destra è adibita al culto. Le altre due furono utilizzate ad abitazione fino alla metà degli anni ‘50. I bellissimi affreschi che ornano le sue pareti risalgono al periodo XI-XVII secolo. Ben più antichi i pilastri, alcuni dei quali risalgono all’VIII secolo.
È un complesso monastico che domina il Sasso Barisano. Risale alla fine del XVI secolo e nel 1988 è stato dichiarato monumento nazionale. Fu costruito sull’antica cripta rupestre di San Giuliano (per altri si tratta di San Guglielmo) del XII secolo ed è costituito dal convento, fatto costruire dai monaci dell’ordine degli Emeritani di Sant’Agostino nel 1592 e dalla chiesa di Santa Maria delle Grazie, di poco successiva. Il nucleo originario dell’insediamento si trova al di sotto della struttura attuale ed è costituito da una serie di locali ipogei e da una cripta, con accesso dalla chiesa. La struttura odierna, che ospita la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Ambientali, è frutto di una ricostruzione del XVIII secolo: nel 1734, infatti, il complesso fu distrutto da un violento terremoto.
È lo straordinario Museo “in grotta” della scultura contemporanea di Matera. Inaugurato nel 2006, è ospitato a Palazzo Pomarici, un bellissimo edificio del XVI secolo, i cui sotterranei, suggestivi spazi espositivi, si addentrano nella roccia con le stesse modalità dei Sassi, creando un intenso impatto emotivo nei visitatori.
Il Museo offre un viaggio attraverso la storia della scultura italiana e internazionale dalla fine del XIX secolo ad oggi con sculture, ceramiche, gioielli, disegni e opere grafiche. La collezione permanente conta più di 400 opere che si aprono con Il birichino,un bronzo di Medardo Rosso del 1883,e arrivano alle più recenti avanguardie, con testimonianze di artisti quali: Picasso, Marini, Manzù, Accardi, Moore, Pomodoro, Ceroli, Cascella, Fontana, Giacometti, Gentilini……Molte anche le mostre temporanee, gli eventi e le iniziative culturali e didattiche organizzate dal MUSMA, che ospita anche una biblioteca ed una videoteca per lo studio e l’approfondimento di temi relativi all’arte contemporanea.
È una tipica casa grotta del Sasso Caveoso, arredata con mobili ed attrezzi autentici, che può dare un’idea della condizioni di vita all’interno dei Sassi. Le spiegazioni sono in più lingue.Orario: tutti i giorni dalla 9.30 a sera
Il Palombaro Lungo è una gigantesca cisterna sotterranea che si estende al di sotto della piazza Vittorio Veneto, collegando tra di loro pozzi e cantine preesistenti fino a formare un vero sistema idrico. Fu realizzato nella prima metà del 1800 come riserva pubblica, destinata alla raccolta delle acque piovane e dell’acqua proveniente da una fonte naturale posta nei pressi del Castello Tramontano. Queste acque dovevano servire i nuovi quartieri che andavano sorgendo subito al di fuori dei Sassi, ormai insufficienti per la popolazione in crescita della città. La cisterna ha un’altezza variabile tra i 10 e i 15 metri, poteva contenere 13.000 metri cubi di acqua e faceva parte di un complesso sotterraneo più ampio che si estende sotto l’intera città di Matera. Il Palombaro, il cui nome deriva dal latino plumbarius (colui che rivestiva di piombo le tubature che portavano l’acqua degli acquedotti alle case), fu utilizzato fino ai primi del ‘900, quando fu dismesso e dimenticato. Fu scoperto solo nel 1991, in modo del tutto fortuito, e pieno di acqua, tanto che inizialmente era visitabile soltanto in barca. Svuotato completamente, ha svelato una struttura particolare, simile a quella di un albero rovesciato, con cisterne piccole collegate in basso a cisterne più grandi, e pareti rese impermeabili dall’intonaco a cocciopesto. Sono emerse anche pagine inedite della storia della città, con testimonianze riconducibili a botteghe artigiane ed attività che fanno ipotizzare una vera e propria città sotterranea. Vi si accede dagli ipogei di Piazza Vittorio Veneto, la visita guidata dura circa 20 minuti.
Intitolata alla protettrice della città, la Cattedrale sorge sul colle della Civitas, il punto più alto della città e fu eretta nel XIII secolo sul luogo dove c’era la più antica chiesa di Sant’Eustachio. L’esterno, in stile romanico pugliese, ha un bel rosone a 16 raggi. L’interno stupisce per i suoi tesori di arte barocca, per l’affresco del Giudizio Universale e per il bellissimo presepe in pietra, realizzato nel XVI secolo da Altobello Persio. Nella Cattedrale sono custodite le spoglie di San Giovanni a Matera, monaco originario della città, vissuto tra l’XI e il XII secolo. La festa patronale della Madonna della Bruna, celebrata ogni anno il 2 luglio con processioni, sfilata dei cavalieri, abbruciamento del carro trionfale e fuochi d’artificio, ha origini antichissime, risalenti al XIV secolo. Per maggiori dettagli sulla festa Clicca qui
Fu il Conte di Matera Gian Carlo Tramontano che, all’inizio del ‘500, diede inizio agli imponenti lavori per la costruzione di un maniero in stile aragonese, con un maschio centrale e due torri laterali rotonde. Una sommossa popolare del 1514 eliminò, però, questo personaggio, inviso per la sua prepotenza, per l’altissimo costo dell’opera e lo sfruttamento di quanti vi lavoravano. Il castello restò così incompiuto. Di questo episodio si trova traccia nel motto dello stemma cittadino, che recita testualmente: Bos lassus firmius figit pedem (il bue stanco affonda la zampa più fermamente) intendendo dire che le vessazioni possono scatenare la violenza anche nelle creature più pacifiche.
Il castello non è mai stato abitato. Si possono prenotare visite guidate sul sito
Si estende tra la S.S. 7, la S.P. Matera-Ginosa-Montescaglioso e la S.S.175. Un altopiano di circa 8000 ettari, una sorta di deserto roccioso con vegetazione bassa, solcato da canyon e dirupi di roccia tenera, lavorata dal tempo e scavata dal torrente Canopro (la Gravina di Matera). Le numerose rupi, forre, grotte, gravine che caratterizzano l’intera zona si dimostrarono particolarmente idonee ad insediamenti umani fin dalla preistoria. Le testimonianze più antiche provengono dalla Grotta dei Pipistrelli, scavata dall’azione delle maree milioni di anni fa e abitata fin dal Paleolitico Superiore. Del Neolitico sono invece i villaggi di Murgecchia, Murgia Timone e Tirlecchia. Rifugio di eremiti ed asceti in fuga dalle persecuzioni in Oriente, la Murgia ospitò insediamenti rupestri religiosi fin dall’Alto Medioevo. 150 sono le chiese rupestri rinvenute, alcune delle quali splendidamente affrescate. L’intero paesaggio della zona fu profondamente modificato nel XVIII secolo, quando nacquero le cave di tufo, sfruttate in modo massivo per il suo impiego nell’edilizia, che portarono ad un disboscamento senza precedenti. Dei lussureggianti boschi che coprivano la regione rimangono oggi solo poche zone, dove vivono fragni, lecci, carpini e orchidee selvatiche. Se, nonostante questo vero e proprio scempio del territorio, la flora del parco è comunque ancora così variegata da contare più di 900 specie (tra cui alcune rarità, piante medicinali, spezie, funghi…), si può soltanto immaginare come poteva apparire il paesaggio qualche secolo addietro. Per quanto riguarda la fauna, nel Parco sono presenti volpi, faine,gatti selvatici, rettili, civette, gheppi, barbagianni. Presenti anche molti pipistrelli, che trovano in grotte e anfratti il loro habitat ideale e il piccolo Falco Grillaio, simbolo del Parco.
Il sito del Parco offre tutte le informazioni su escursioni, centri visitatori, guide autorizzate, norme da rispettare e l’elenco di tutte le strutture ricettive.
Aereo: aeroporto di Bari Palese, distanza da Matera 60 Km. L’aeroporto è collegato alla città dalla linea pullman Puglia Air Bus, e da un servizio di shuttle-bus: all'aeroporto se preferite potrete noleggiare un auto per raggiungere la città. Esiste inoltre un servizio navetta dall’aeroporto e dalla stazione di Bari, dalle Stazioni di Ferrandina, Metaponto e altre località. Il servizio è prenotabile sul sito
Auto: Autostrada Bologna-Taranto: uscire a Bari Nord. Proseguire per la zona industriale, per Altamura-Matera lungo le SS 96 e 99. Autostrada Salerno-Reggio Calabria: seguire le indicazioni per Potenza. Poi proseguire per Metaponto lungo la SS 407 Basentana. Autostrada Reggio Calabria-Salerno: uscire a Sibari e percorrere la SS 106 Jonica per Taranto.
Matera è una di quelle città dove si mangia bene ovunque. Anche nei luoghi più turistici, infatti, troverete una vocazione per il cibo genuino, preparato con cura e secondo la migliore tradizione locale, da assaporare senza fretta. È la tipica filosofia della cucina contadina. Nei ristorantini dei Sassi, soprattutto in estate quando fa piacere mangiare fuori, affacciati su uno dei luoghi più suggestivi al mondo, sarà necessario prenotare per tempo.
Non dimenticate di assaggiare:
Orecchiette, con mollica di pane e uva sultanina, con cavoli, con cime di rapa o con il sugo. In qualsiasi modo desideriate assaggiarle sono sempre gustosissime. Sembrano ricordarci che la Puglia è molto vicina e le contaminazioni inevitabili, anche se gli intenditori sapranno notare (e magari anche apprezzare?) le differenze.
Carni: la carne in generale in Basilicata è di solito davvero molto buona. Tra tutte, spicca quella di agnello che costituisce l’ingrediente principale di tante gustose ricette.
Peperoni cruschi: sono i peperoni di Senise, dalla buccia dolce e sottile. Vengono fatti seccare al sole e utilizzati dopo una rapida frittura in olio caldo che le rende croccanti. Di gusto saporito e appena amarognolo, sono ottimi per esempio nella pasta con crema di formaggi o con l’aperitivo.
Fungo cardoncello: tipico di questa zona, viene mangiato crudo con ricotta fresca, limone e olio. Ottime le preparazioni che se ne fanno, da utilizzare come condimento per la pasta, da spalmare sulle bruschette ecc.
La Panaredda, le cartellate e le pettole sono invece i dolci tradizionali rispettivamente della Pasqua e del Natale.
Ristorante Pizzeria Il Terrazzino, Vico San Giuseppe 7. Splendidamente affacciato sul Sasso Barisano, questo locale offre piatti tipici della tradizione locale, ben preparati e presentati. Buono il rapporto qualità/prezzo. Necessaria la prenotazione. Vai al Sito
Ristorante Alle Fornaci piazza Cesare Firrao 7. Ambiente elegante e gradevole (noi abbiamo mangiato fuori), accoglienza perfetta, cibo ottimo e ben presentato, servizio attento. Già il menù è una sorpresa per la cura e l’attenzione dedicate anche ai particolari. La cucina valorizza i piatti della migliore tradizione regionale e nazionale. Interessante la carta dei vini. Noi abbiamo trovato tutto ottimo, dagli antipasti ai dolci. Sulla ricevuta fiscale c’è una nota: “È caro, sì anzi carissimo perché il pesce fresco che dalla barca viene direttamente in cucina è molto raro, sempre più raro. Ma ha un altro sapore!”. Siamo d’accordo sul sapore, ma non sul conto finale: il rapporto qualità/prezzo è davvero ottimo. Da tornarci oltre che da consigliare. Vai al Sito
Il sito del parco della Murgia offre le indicazioni su diverse strutture ricettive presenti nella zona, comprese quelle all’interno dei Sassi. Noi abbiamo provato:
Il piccolo Albergo Via De Sariis 11: scelta ottima. L’albergo è in posizione ideale per visitare i Sassi. E’ piccolo, è vero, ma accogliente e curato. Le stanze non sono grandissime, ma pulite e ben arredate e alcune hanno il balcone. Nuove e funzionali le stanze da bagno. Buona la colazione con crostata e ciambellone fatti in casa e biscotti di forno. Ci è piaciuto anche il bancone bar anni ’60. La mancanza di ascensore lo rende, purtroppo, difficilmente accessibile a persone con problemi motori. Di seguito alcuni link utili:
Aree Sosta Camper
Campeggi e Agriturismi
Hotel
A Matera sarà un piacere fare acquisti. Per quanto riguarda l’artigianato, la città è famosa per la lavorazione di:
- cartapesta che ha la sua espressione più alta nello splendido trono che ogni anno viene costruito per la festa patronale di santa Maria della Bruna. Di altissima qualità anche la produzione di statuine del presepe.
- terracotta, tra cui i tipici fischietti. Un negozio artigianale dove ne troverete di ottima fattura e di tutte le dimensioni, accanto ad una vasta gamma di ocarine professionali, è la Bottega di Gianpiero Cannone in Vico Solitario 15
- ferro battuto, ceramica e tessuti. Nel bel negozio Civico Nove in Via Duomo 9 troverete una bella raccolta di oggetti regalo e per la casa di alto artigianato locale.
- mosaici Sempre al Civico Nove, particolarmente belli i quadri-mosaico di Matteo Russo realizzati in marmo e pasta vitrea.
Il Mercatino degli Scambi che si svolge ogni secondo fine settimana del mese in Piazza Vittorio Veneto è il luogo migliore dove trovare oggetti di antiquariato e modernariato, pizzi e artigianato.
Dal 1983 a Matera opera la più importante struttura italiana di ricerca dedicata alla geodesia spaziale. Un Centro di oltre 5.000 m² che si occupa di osservazioni della Terra compiute per mezzo di avveniristiche tecnologie spaziali di rilevamento, frutto di una collaborazione tra Regione Basilicata, CNR, NASA e ASI. Il Centro si occupa anche di robotica spaziale e missioni interplanetarie.
Chiunque veda Matera non può non restarne colpito tanto è espressiva e toccante la sua bellezza Carlo Levi
Matera, considerata una delle città più antiche al mondo, abitata ininterrottamente dalla preistoria fino ai nostri giorni, è uno di quei luoghi dove si lascia il cuore. I Sassi, le sue antichissime abitazioni, in parte scavate nella roccia, in parte modellate secondo una millenaria tradizione popolare, emozionano. Dal punto di vista geografico, il torrente Gravina scorre nella profonda fossa che delimita da una parte l’area protetta del parco della Murgia Materana, famoso per le sue Chiese rupestri e, dall’altra, i due antichi rioni della città: il Sasso Barisano e il Sasso Caveoso, scavati nella Calcarenite: il risultato è un luogo nascosto, celato per interi millenni agli occhi dei nemici.
Lo studio della sua stratigrafia ha riservato scoperte molto interessanti. Nei pressi della cattedrale sono stati, per esempio, rinvenuti:
- a 6 metri di profondità rovine legate alle invasioni dei barbari e dei saraceni e sepolcri cristiani
- fra i 6 e i 10 metri, nell’ordine:
* frammenti di statue capitelli e colonne di epoca bizantina
* resti di un insediamento, terracotte e ceramiche greche e romane
- a 10 metri di profondità frammenti di ceramica della prima età del ferro
In altri punti della stessa zona, invece, si è riusciti a ricostruire la linea di continuità tra Paleolitico ed epoca greco-romana. È difficile tuttavia percorrere con certezza la storia della città fino all’anno 1000, perché la distruzione di alcuni antichi monasteri ha contribuito a disperdere il patrimonio documentale dell’epoca. Gli eventi di cui si ha traccia sono le colonie greche, la dominazione romana, la presenza nel 568 dei Longobardi, la loro cacciata nel 612 grazie all’aiuto di Costanzio, imperatore di Costantinopoli. Nel 664 Matera diventa parte del Ducato di Benevento. Nei secoli successivi subirà ancora assedi Longobardi e Saraceni, che poi cederanno il passo ai Normanni. Questi, intorno all’anno 1000, ne faranno una contea. Arriveranno poi gli Aragonesi. Nel 1663, dopo un lungo periodo di alterne vicende in cui la città fu a tratti libera, a tratti dominata tra continue storie di vendite e riscatti, Matera divenne sede della Regia Udienza della Basilicata, capitale della Regione fino al 1806: fu questo il periodo in cui la città si sviluppò economicamente e fiorì dal punto di vista culturale. Dal 1927 è tornata ad essere capoluogo di provincia.
Matera fu la prima città del mezzogiorno che insorse contro i nazisti e pagò duramente questo atto di coraggio che le valse la medaglia al valor militare, con quella che viene ricordata come la strage di Matera del 21 settembre 1943, che costò la vita a 24 cittadini.
Arrivando al Belvedere ed al Borgo che lo circonda la prima sensazione è quella di abbandono e degrado, sensazione molto spiacevole vista la bellezza del sito e della sua importanza storica. Il Borgo Reale nasce da un avveniristico sogno di re Ferdinando di dar vita ad una città ideale dove risiedesse una comunità autonoma, retta dal lavoro, governata da leggi speciali, in un luogo che doveva essere un esempio di architettura residenziale: Fernandopoli. Il sito progettato nel 1778 dall’architetto Francesco Collecini è stato dichiarato nel 1997 Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Cuore produttivo del luogo è il setificio, nel quale lavoravano giovani del luogo, i primi vennero mandati in Francia per imparare l’arte della tessitura, ad essi ben presto si aggiunsero tessitori provenienti dal Piemonte, da Genova e da Messina attratti dai molteplici benefici di cui godevano i lavoratori delle seterie. Perfettamente restaurato ora l’antico setificio ospita macchinari d’epoca e telai in legno controllati da schede in cartone perforato, tecnica assolutamente all’avanguardia per l’epoca. Il setificio divenne ben presto un fiore all’occhiello del Regno, producendo sete di ottima qualità, esso rimase sotto il controllo dei Borbone fino all’unità d’Italia quando venne ceduto a privati. Il moderno stabilimento è tutt’ora visitabile su prenotazione da qui escono preziose sete alcune delle quali utilizzate alla Casa Bianca, in Vaticano ed al Quirinale. Intorno al setificio, secondo una geometrica simmetria, vennero fatti costruire alloggi per gli operai, una scuola che, prima in Italia, era obbligatoria sia per i maschi che per le femmine, nella quale venivano insegnate anche materie professionali, una chiesa e vari edifici pubblici. Intorno agli edifici vi erano giardini, orti, vigneti e uliveti per il sostentamento della comunità. Si entra nel borgo attraverso una cancellata in ferro battuto sormontato da un arco con lo stemma reale. Superato il borgo con ben 37 unità abitative, una scalitata, affiancata da giardini porta al Palazzo del Belvedere. La bella scalinata a doppia rampa, che racchiude le scuderie, è stata con il tempo imbrattata da scritte di vandali mentre le scuderie versano in stato di abbandono. La scalinata termna al piazzale del Belvedere da quale si domina la città e l’intero borgo. Il palazzo con gli appartamenti reali venne ricavato da una casina di caccia che Ferdinando IV ereditò dal padre Carlo III. Di particolare rilevanza sono gli spazi dedicati alla nobiltà con volte affrescate e pareti a pannelli mobili, il bagno della regina affrescato da Philipp Hackert e la cappella reale consacrata nel 1776, e ricavata dall’antico salone delle feste. Costeggiando l’edificio si arriva alla Filanda e alla Cuculliera dove venivano allevati i bacchi da seta.
Posto sul versante meridionale del monte Virgo a pochi chilometri da Caserta, il borgo medioevale di Casertavecchia merita sicuramente una visita. Le origini del borgo sono tutt’ora oscure si sa per certo che nell’879 sotto la dominazione Longobarda venne ceduto al conte Pandulfo di Capua. In seguito alle devastazioni dei Saraceni ed alla distruzione di Capua un gran numero di persone si rifugiò a Casertavecchia, divenendo così nel IX secolo d.C. sede vescovile. Da questo momento il borgo passò sotto varie dominazioni da quella sveva a quella normanna fino ad arrivare a quella aragonese che segnò l’inizio di un lungo ed inesorabile declino. Con l’arrivo dei Borboni e la costruzione della Reggia Casertavecchia per anche la sede vescovileDa vedere:
Perfettamente conservato il borgo è oggi meta di turisti che passeggiano tra le strette viuzze lastricate in pietra sulle quali si affacciano caratteristiche ed eleganti case in pietra come Casa Pisano, Casa Ferraiuolo, casa Farina e Casa Uzzi. Via San Michele Arcangelo attraversa tutto il borgo fino ad arrivare allo splendido belvedere posto in fondo all’abitato, mentre su via dell’Annunziata si apre un caratteristico loggiato che precede l’omonima chiesetta, in stile gotico.
La chiesa edificata intorno alla fine dell’VIII secolo dispone di una sobria facciata ornata da tre finestre e un rosone. Il campanile è ornato da monofore e da una cupola a cuspide. L’interno è a unica navata.
Di straordinario interesse artistico è la cattedrale che si affaccia su piazza del Vescovado. La cattedrale dedicata a San Michele Arcangelo fu iniziata nel XII secolo su volere del vescovo Rainulfo ma, portata a termine solamente nel 1153. Il campanile che con i suoi 32 metri di altezza domina su tutto il borgo venne edificato qualche decennio più tardi. Il campanile, sullo stile di quelli di Gaeta ed Amalfi, termina con un torrione ottagonale poggiante su due piani di bifore. Il torrione è ornato da archi ciechi e agli angoli da torrette. La facciata della cattedrale, dall’aspetto piuttosto austero, venne costruita in tufo giallo, con tre portali in marmo bianco, quello centrale, decorato a motivi floreali, è sorretto da due leoni. L’interno austero ed al contempo suggestivo, è a tre navate divise da 18 colonne provenienti da un tempio dedicato a Giove Tifatino. Da notare il pergamo, realizzazione del XVII secolo, con l’utilizzo di materiali provenienti da amboni del ‘200. La chiesa conserva alcune lastre tombali di epoche medioevali e rinascimentali.
Edificato probabilmente intorno al IX secolo d.C., sul punto più alto del colle, a difesa del borgo, fu per un lungo periodo ricovero di abitanti, animali e masserizie. Delle sue originarie 6 torri è rimasto in piedi solamente il mastio alto 30 metri e di forma cilindrica, le altre sono ormai ridotte a ruderi come pure le mura di cinta. Purtroppo l’area intorno al castello versa in avanzato stato di degrado.
Annoverata tra i beni Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, la Reggia di Caserta è il complesso monumentale più esteso d’Italia, ma anche quello che nel corso degli anni, suo malgrado, si è distinto per mala gestione e degrado. Edificata su volere di Carlo di Borbone, che voleva riorganizzare militarmente e amministrativamente il regno, la Reggia venne progetta da Luigi Vanvitelli emulando per grandezza e bellezza le più belle reggia d’Europa, prima tra tutte quella di Versailles. Il giorno 20 gennaio del 1752 il re Carlo di Borbone con la regina Maria Amalia di Sassonia posero la prima pietra dell’immenso edificio. I lavori proseguirono piuttosto speditamente fino al 1759, quando morto il re di Spagna, Carlo di Borbone si trasferì a Madrid per arrestarsi durante l’epidemia del 1764 che la vide trasformata in un ricovero. Dopo la morte di Luigi Vanvitelli avvenuta nel 1773 furono il figlio Carlo ed altri architetti allevati alla sua scuola a proseguire l’immensa opera. La Reggia ha una pianta di forma rettangolare che si sviluppa in quattro corpi di fabbrica che si affacciano su altrettanti cortili interni, occupa una superficie di 47.000 metri quadrati per 1.200 stanze e 34 scale. Lo Scalone d’Onore, realizzato come spazio culminante di tutto l’edificio, si compone di una prima grande rampa centrale, dominata dalle statue di Carlo di Borbone, del Merito e della Verità. Dopo l primo pianerottolo la scala si sdoppia in due elementi paralleli, ciascuno dei quali custoditi da leoni in marmo bianco. La volta ellittica dello scalone è affrescata con le 4 stagioni e la reggia di Apollo, il cornicione che corre lungo la volta ospitava, durante i ricevimenti di gala, musici e cantori il cui effetto anticipava il principio della musica stereofonica. Dallo scenografico Scalone d’Onore si accede agli Appartamenti Reali ed alla Cappella Palatina, unico elemento del palazzo che presenta evidenti derivazioni da Versailles. Prima di giungere agli appartamenti occupati dai reali si passano varie anticamere come quella degli Alabardieri, il Salone delle Guardie del Corpo e la Sala di Alessandro. Nell’Appartamento Nuovo è possibile ammirare la Sala del Consiglio, la Sala del Trono, di gran lunga la più ampia del piano, la camera da letto di Francesco II, la camera la letto di Murat e vari ambienti di servizio. Nell’Appartamento Vecchio vi sono le stanze abitate da Ferdinando IV e da Ferdinando II, mentre nel l’Appartamento della Regina è collocata anche la biblioteca palatina con oltre 14.000 volumi e ben 3 sale di lettura completamente affrescate e decorate. Molto interessante la sala dei presepi ove sono custoditi i presepi di Carlo di Borbone, sua moglie e del figlio Ferdinando, avendo essi un profondo senso religioso furono fortemente partecipi alla tradizione tipicamente napoletana che ricreava la natività di Gesù. Alla creazione dei presepi furono chiamati artisti come Nicola Ingaldi, Matteo Bottiglieri, Francesco Celebrano e molti altri, da documenti risulta che anche i reali parteciparono all’opera confezionando alcuni vestiti delle statue. All’interno della Reggia ha sede il Museo dell’Opera e del Territorio con un esposizione che racconta l storia di caserta e del territorio dall'antichità fino alla vita di corte. All’incrocio tra la facciata occidentale della Reggia e uno dei bracci mediani si trova il teatro. Originariamente il Vanvitelli aveva previsto un grande teatro pubblico all’aperto adiacente al sontuoso edificio, re Carlo però non gradì questa soluzione, voleva un teatro all’interno della Reggia, quindi Vanvitelli ripiegò sull’attuale soluzione. Il teatro a forma di ferro di cavallo dispone di 41 palchi disposti su 5 ordini, la volta è sorretta da 12 colonne di alabastro, mentre tutto il teatro è ornato da festoni, maschere, putti e trofei opera di Gaetano Magri.
Proclamati nel 2010 i più bei giardini d’Italia, risentono come tutto il complesso, di una scarsa opera di manutenzione. I giardini sono talmente ampi che è quasi impossibile visitarli a piedi, soprattutto nella stagione estiva, è quindi disponibile un servizio (a pagamento) di autobus, biciclette e calessi. Appena usciti dalla reggia il colpo d’occhio sui giardini è veramente scenografico; lungo l’asse principale, di oltre 3 chilometri, è un susseguirsi di vasche, fontane e cascate ornate da gruppi scultorei. La disposizione delle cascate e delle fontane venne appositamente studiata in modo tale che l’acqua partendo dalla grotta della Cascata Grande potesse per caduta raggiungere le fontane più vicine alla reggia. Ben 6 sono le monumentali fontane che ornano i giardini: Margherita, dei Delfini, Eolo, di Cerere, di Venere e Adone, di Diana e Adone. Se la fontana Margherita è quella meno adorna quelle di Eolo, Cerere, Venere e Adone sono un tripudio di gruppi scultorei e potenti getti d’acqua. La Grande Cascata o Fontana di Diana è posta alla sommità della collina da qui si gode di una splendida veduta sui giardini, sulla reggia e, nelle giornate limpide, fino ad Ischia. A seguire l’Acquedotto Carolino lungo circa 40 chilometri e il Giardino Inglese, sistemato nel 1782 su probabile richiesta della regina Maria Carolina che lo finanziò con il suo patrimonio personale.