Cherasco, importante borgo delle Langhe, posto tra splendidi noccioleti e colline coltivate a vitigni di Nebbiolo è nota a livello internazionale per i suoi allevamenti di Lumaca Helix, al punto da essere considerata la "Capitale Italiana della Lumaca". La città è divenuta negli anni il punto di riferimento tecnico, informativo, commerciale e gastronomico per tutto ciò che riguarda il pregiato mollusco. A Cherasco trovano sede l'Istituto Internazionale di Elicicoltura, l'Associazione Nazionale Elicicoltori e l'Organizzazione di produttori Italiani di Lumache. riconosciuta dall'A.I.A. Tutti gli aderenti all'associazione utilizzano allevamenti all'aria aperta con alimentazione esclusivamente vegetale senza l'utilizzo di mangimi. E' da Cherasco che sono partite quasi tutte le iniziative legate alla promozione, alle tecniche produttive e al consumo della lumaca. Ogni anno arrivano da tutte le nazioni del mondo studiosi, allevatori e gastronomi per apprendere nuove tecnologie legate alla elicicoltura.
La Lumaca Helix viene utilizzata soprattutto in gastronomia, mentre la sua bava viene utilizzata per la preparazione di creme viso e corpo. A Cherasco e nei paesi limitrofi numerosi ristoranti e chef di fama hanno abbinato alla cucina tipica delle Langhe, fantasiosi piatti a base di lumaca. Tra i ristoranti dove potrete gustare succulenti piatti a base del famoso mollusco citiamo:
La Lumaca - Via San Pietro Cherasco - Vai al sito
La Rosa Rossa - Via San Pietro, 31 - Cherasco
La Torre - Via Ospedale, 22 - Cherasco - Vai al Sito
Osteria Pane & Vino - Via Moglia, 12 - Cherasco - Vai al Sito
Vittorio Veneto - Via San Pietro, 32 - Cherasco - Vai al Sito
La Locanda del Prof - Via Bra, 33 - Roreto di Cherasco - Vai al Sito
Operti 1772 da Fausto - Via Vittorio Emanuele, 103 - Cherasco
Osteria Umberto - Via Vittorio Emanuele II, 82 - Cherasco - Vai al Sito
Di seguito alcune ricette che hanno come ingrediente principale la Lumaca Helix:
Ingredienti per il flan:
900 gr di lumache precotte
olio extravergine per friggere
un cucchiaio di burro
quattro uova
due mazzetti di erbette profumate
due bicchieri di latte
50 gr di formaggio grana grattugiato
sale e pepe
Ingredienti per la fonduta:
200 gr di formaggio a scelta
due tuorli d’uovo
8 dl di latte
20 gr di burro
Preparazione:
Flan: scolare e tritare finemente le lumache con le erbette, aggiungere al composto ottenuto il formaggio grana precedentemente grattugiato grattugiato e il latte. Mescolare il tutto, salare e pepare. Preparate ed imburrate delle formelle, versarvi il composto e mettetele in forno a bagno maria per circa 1 ora. A cottura ultimata togliere le formelle dal forno e capovolgerle sul piatto di portata. Servire i flan accompagnandoli con fonduta di formaggio.
Fonduta: tagliare il formaggio a dadini e metterlo a bagno nel latte per circa due ore, aggiungere il burro e far sciogliere il preparato a bagno maria. Incorporare i tuorli e lasciar addensare fino a quando avrà raggiunto una consistenza vellutata.
Tempo impiegato: 30 minuti senza i tempi di cottura
Difficoltà: Media
Temperatura: 180° forno statico
Ingredienti per la “bagna caoda”:
300 gr di acciughe rosse di spagna
sette spicchi d’aglio
150 gr di olio
350 gr di latte
Preparazione:
Lavate accuratamente le acciughe e dissalatele, quindi tagliatele a metà e togliete le lische, poi mettetele in una pirofila coprendole con un leggero strato di vino rosso. Tagliate finemente l’aglio, dopo averlo privato della camicia e del germoglio, mettetelo per un’ora nel latte per renderlo più digeribile. Mettete in un pentolino l’aglio e il latte e fate cuocere il tutto a fuoco lento, nel mentre scaldare metà dell’olio in un tegame (possibilmente di coccio) quando sarà ben caldo, aggiungere le acciughe, continuate a mescolare per almeno 20 minuti, e comunque fino a quando le acciughe si saranno sciolte, poi aggiungete il composto di latte, aglio e l'olio rimanente. Continuate la cottura per almeno altri 20 minuti senza far sobbollire. Quando la “bagna caoda” sarà pronta, servitela in tavola, ben calda, accompagnata da verdure crude come cavolo, cardi, peperoni e dalle lumache.
Lumache: fate bollire le lumache per almeno due ore, estraetele dal guscio aiutandovi con uno stuzzicadenti, dopo averle pulitele accuratamente saranno pronte per essere intinete nella bagna caoda.
Difficoltà: Media
Tempo di preparazione: 60 minuti
Cottura: 40 minuti
Le lumache in umido si preparano sbollentandole per almeno due ore, poi estrarle dal guscio e pulirle accuratamente. Successivamente cuocerle con cipolla e aglio unendo a metà cottura anche i pomodori, lasciare cuocere aggiungendo qualche mestolo di acqua calda e servire subito in tavola.
Ingredienti:
18 fette di pane biscottato o raffermo
20-25 lumache lessate, pulite e asciugate
2 spicchi di aglioAGLIO: 2 spicchi
1 cucchiaio di foglioline di rosmarino
1 cucchiaio di foglioline di tino
3 tuorli d'uovo sodo
18 olive grosse
1/2 litro di brodo anche di dado
1/2 bicchiere di olio di oliva
50 gr di burro
Sle e Pepe q.b.
Preparazione:
In un frullatore mettere i tuorli sodi, il burro, l’olio, le lumache (precedentemente lessate, sgusciate e pulite), il rosmarino ed il timo, aggiungere l’aglio e fate frullare per circa 2 minuti. Sul fuoco mettere il brodo quando sarà caldo versate quanto avete nel frullatore. Mescolate bene e lasciate bollire pian pianino per 5 minuti. Preparate sei piattini con tre fette di pane tostato e versatevi il contenuto che avrete preparato. Vi sembrerà troppo liquido ma, il pane tostato assorbirà tutto. Servite il piatto ancora aggiungendo le olive infilzate su uno stecchino e poi sulle fette di pane.
Difficoltà: Bassa
Tempo di preparazione: 20 Minuti
Florianópolis presenta il tipico clima del litorale sud-brasiliano, con estate e inverno ben definite, autunno e primavera molto simili. Nel mese più caldo (dicembre) la temperatura media è di 25 °C ed in quello più freddo (agosto) di 16 °C, con una temperatura media annua intorno ai 20 °C
Il periodo migliore per recarsi sulle spiagge e svolgere attività balneari è l'estate (tra dicembre e marzo).
Il miglior modo per raggiungere Florianopolis è sicuramente l'aereo: la città ha un suo aeroporto: Aeroporto di Florianopolis, situato in una posizione molto comoda e vicina alla maggior parte delle destinazioni sull'isola.
Chi arriva da fuori dal Brasile dovrà fare scalo sui principali aeroporti internazionali brasiliani (San Paolo è ben collegato) o dalla vicina Argentina per poi arrivare a Florianopolis con un breve volo interno.
Se volete conoscere le spiagge dell´isola, forse la soluzione migliore è affittare un'auto.
Il centro della città si trova nella parte centro-occidentale dell'isola, nel punto più vicino al continente che delimita le baie Nord e Sud.
Floripa ha, tra chiese e fortezze, un patrimonio incredibile, tutto da scoprire: la Cattedrale Metropolitana, le chiese di Nostra Signora da Lagoa da Conceição e di San Francesco da Paola, le fortezze che raccontano la storia della città.
Non mancano cultura e culto dello svago, come in ogni città brasiliana.
Uno dei più grandi ponti sospesi al mondo, il ponte Hercílio Luz è stato inaugurato il 13 maggio 1926 dopo 4 anni di costruzione.
Il progetto è stato curato da Steinmann Robinson congiuntamente ad ingegneri americani e tutto il materiale utilizzato è stato portato dagli Stati Uniti, essendo stato costruito da un team di tecnici americani e catarinenses.
Fino agli anni '70, questo edificio era adibito a dogana e risultava in riva al mare. Con la costruzione del terrapieno della South Bay, il fronte dell'edificio ha acquisito frontalmente una grande area che è stata trasformata in piazza, Largo Dogana. Il sito è ora trasformato in un punto di incontro. Al suo interno chioschi che promuovono e vendono prodotti tipici e l'ufficio di informazioni turistiche.
il Mercato Pubblico, è un'altro luogo da non perdere. Costruito del 1898 nei pressi della vecchia dogana oltre ad essere un ottimo punto di vendita di pesce, gamberi e frutti di mare, il Mercato ospita pure bar tradizionali con eventi di musica e danza.
Box32: è un ristorante che si trova all'interno del mercato pubblico proprio al box 32 ed è diventato luogo molto di moda. Sembra sia un'istituzione a Floripa, anche se un po' caro. Vale comunque la pena assaggiare i "pasteis de camarão" bevendo un Chop, ovvero un Boccale di Birra locale.
La piazza è caratterizzata da un'immensa figueira, pianta centenari, posta al suo centro e simbolo della città.
Piazza XV novembre si trova al centro di un'area di edifici storici, che presentano caratteristiche architettoniche originarie tutelate come patrimonio nazionale.
La Cattedrale è stata costruita nello stesso luogo della cappella, eretta nel 1678 dal fondatore della città, l'esploratore Francisco Dias Velho.
Uno dei principali richiami turistici della Cattedrale Metropolitana è la collezione di arte sacra.
Una delle principali attrattive del Centro Storico, il Palazzo la Cruz e Souza fu sede del governo fino al 1984 .Ll'edificio, che risale al XVIII secolo, funziona come un museo dal 1986 dedicato al grande poeta da Santa Catarina.
L’isola di Santa Catarina, la parte più bella di Florianopolis, è un luogo che non potrete non amare per sempre. Dalla forma allungata e stretta, quasi parallela al continente da cui è separata da un canale largo circa 500 m, l’isola è lunga circa 54 km e larga 18. Vi si arriva prendendo un bus locale dalla parte continentale di Floripa.
Nonostante sia una delle spiagge preferite dai turisti, Ingleses conserva le tradizioni dei colonizzatori azzorriani. D’estate è il secondo centro balneare dell'isola con la più alta concentrazione di turisti argentini.
Le dune sono un'attrazione naturale che non si può perdere. Vi si pratica lo sandboard, attività sportiva creata a Florianópolis che consiste nello scivolare giù dalle dune su tavole da surf.
Chi volesse fare una passeggiata diversa (la consigliamo vivamente) può attraversare a piedi i 4 km di dune.
A nord dell'isola ci sono spiagge molto apprezzate dai turisti perché comode oltre che belle: Jurere, Ponta das Canas, Lagoinha, Brava (da segnalare ai surfisti), Ingleses, Cachoeira do Bom Jesus, Daniela; Sambaqui, Cacupé e Santo Antônio de Lisboa. Forse non l’ideale per chi cerca il massimo della tranquillità e solitudine romantica.
La Fortezza di San José da Ponta Grossa fu edificata tra le spiagge di Forte e quella di Jurerê a nord-ovest dell'isola di Santa Catarina. Si trova in una posizione dominante sulla collina di Ponta Grossa, con vista sulla baia. Faceva parte del sistema difensivo della Baia nord.
Questa fortezza non è stata utilizzata efficacemente dal punto di vista militare, neppure durante l'invasione spagnola del 1777, ragion per cui è caduta in discredito e in progressivo abbandono.
Nel 1938, già in rovina, è stato aggiunta all'elenco del Patrimonio Storico e Artistico Nazionale.
Jurere e Jurere international condividono lo stesso tratto di sabbia, il nome deriva dal quartiere Jurere dove convivono un mix di lusso e grande pianificazione urbana su cui sono state edificate case sontuose ed eccellenti infrastrutture turistiche.
Considerata la più sofisticato spiaggia dell'isola di Santa Catarina, Jurere ha un pubblico più esigente, alla ricerca di comfort abbinato con il divertimento. In alta stagione l'affitto di una casa nella zona può raggiungere i 10 mila dollari, Celebrità e milionari trascorrono qui le vacanze, sperperando le ricchezze.
Spostandoci più a est troviamo la Lagoa, che offre le maggiori attrazioni: un posto incantevole, quasi incredibile da quanto è bello,
Vi troviamo tre spiagge decisamente ideali per surfisti e amanti delle alternative. Praia da Joaquina, tempio del surf brasiliano e tappa dei campionati mondiali, Praia Mole, altro luogo ameno per il surf frequentato dai giovani locali e Praia da Galeta, più piccola e riservata, frequentata anche da nudisti.
La Chiesa di Sant’Anna, costruita dalla compagnia di Pesca Armação, fa parte della storia della spiaggia. Era là che l’equipaggio delle baleniere si confessavano e andavano a messa prima della pesca. Al termine delle funzioni sacre, il sacerdote scendeva in spiaggia per benedire le imbarcazioni. Attualmente da questa spiaggia partono le barche dirette allIsola di Campeche, una delle più visitate intorno a Florianópolis. Ed è sempre ad Armação che si trova uno dei più importanti siti archeologici dello Stato di Santa Catarina.
È diventata famosa a partire dagli anni 70, quando le sue onde sono state scoperte dai surfisti di tutto il mondo. La spiaggia offre una delle migliori infrastrutture per turisti e riceve, durante i giorni caldi della primavera, un gran numero di viaggi organizzati da tutto il Brasile e dall'estero. Le rocce che si trovano a sinistra della spiaggia sono uno dei marchi registrati della Joaquina.
Lasciata quasi intatta dall’uomo, la Spiaggia del Santinho è ricercata dai turisti per il contatto con la natura, le bellezze paradisiache del posto e la tranquillità. I surfisti sono numerosi e considerano il Santinho la miglior spiaggia del Nord dell’Isola di Santa Catarina.
Nella parte sud invece trovate le spiagge più interessanti dal punto di vista faunistico.
Con 5 km di sabbie bianche e mare mosso
Oggi vi portiamo a Floripa, così è familiarmente chiamata Florianolopis, capitale dello Stato di Santa Catarina in Brasile. Si trova nella parte orientale dello stato ed è bagnata dall'Oceano Atlantico. E' in assoluto la capitale brasiliana con la migliore qualità della vita e un indice di sviluppo superiore a qualsiasi altra città.
Fondata nel 1726 col nome di Nossa Senhora do Desterro, in italiano Nostra Signora degli Emigranti, la città venne rinominata nel 1894 in onore di Floriano Peixoto, capo del governo che pose fine alla Rivoluzione Federalista.
Il territorio di Florianopolis comprende l'isola di Santa Catarina, in cui è la natura a farla da padrone, e una parte continentale con i palazzoni e le strade ampie tipici di ogni grande città brasiliana.
Luogo tra i più amati dai surfisti in tutto il Sudamerica, Santa Catarina offre spiagge di una bellezza mozzafiato e un'acqua dal colore blu cristallino.
Oltre alle numerose spiagge, la città offre attrazioni storico-culturali, come le iscrizioni rupestri pre-colombiane (costa "do Santinho" e isola "do Campeche") e affascinanti località-testimone delle prime colonizzazioni azzoriane quali Lagoa da Conceição, Santo Antônio de Lisboa ed il centro con la storica piazza XV novembre.
L'itinerario proposto ha una durata minima di 3 giorni e considera Ingleses (località sull'isola posta in posizione strategica) punto di partenza e ritorno per le escursioni giornaliere. Inizia con il Tour delle spiagge per proseguire con la visita del centro storico di Floripa.
In provincia di Rieti, Greccio domina la pianura reatina dall’alto della costa rocciosa dei Monti Sabini, secondo la tradizione deve il suo nome a una colonia greca che qui si stabilì, luogo pressoché inaccessibile diventò castello medievale fortificato circondato da muraglie che solo l’esercito napoleonico riuscì a distruggere e saccheggiare nel 1799. I suggestivi boschi che circondano il borgo, dove San Francesco, nel suo peregrinare, giunge nel 1208, furono per il Santo luogo ideale per ritirarsi in preghiera e meditazione e dove volle ricreare la mistica atmosfera del Natale di Betlemme. Giovanni Velìta, Signore di Greccio e grande amico del Santo, inviò le sue fedeli guardie, gli Araldi, in tutta la valle per convocare la popolazione locale per il Natale di Greccio, tutti accorsero e lavorarono con grande partecipazione ed entusiasmo per rendere quella notte davvero speciale.
In questi luoghi si costruì il Santuario del Presepe di Greccio, dove dal 1973 si allestisce la rievocazione storica del primo presepe vivente del mondo.
l presepe di Greccio è prodotto ed organizzato dalla Pro Loco di Greccio che allestirà tribune con oltre 2000 posti a sedere e tensostrutture riscaldate dove i visitatori saranno accolti per assistere a un vero e proprio spettacolo che vede coinvolti un centinaio di figuranti in costumi medievali e realizzato in sei quadri viventi che animeranno il borgo dal 24 dicembre all’8 gennaio.
Per il programma completo vai al Sito
Ogni scusa è buona per passare una domenica nel parco di divertimento più famoso d'Italia e, dal 4 ottobre per tutti i week-end fino a novembre, Gardaland ve ne offre una veramente speciale: Magic Halloween, per festeggiare assieme la festa più paurosa dell'anno!. Ritorna infatti, come ormai da tradizione, la festa che tra zombie, mostri, scheletri e fantasmi farà venire i brividi a tutti coloro che avranno il coraggio di varcare la soglia di ingresso. Per l'occasione ogni angolo del parco sarà addobbato con paurose scenografie che richiamano i simboli tipici della festa vale a dire zucche, pipistrelli, fantasmi, ragnatele mentre inquietanti suoni e risate riecheggeranno ovunque.
Per l'occasione anche gli spettacoli si adegueranno al clima pauroso della festa facendo provare a tutti emozioni da brivido! Gli spettacoli cominceranno con Welcome: It's Halloween dove a farla da protagonista sarà Prezzemolo attorniato da strani quanto misteriosi personaggi, e proseguiranno nel Gardaland Theatre dove Alberto Nava stupirà il pubblico con le sue splendide sculture. Paolo Carta invece incanterà il suo pubblico con la realizzazione di incredibili disegni che prenderanno vita dalla sabbia. Non potrà ovviamente mancare l'Halloween Parade dove sfileranno i personaggi del parco accompagnati da incredibili mostri, streghe, spettri e tanta musica.
Per l'occasione tutte le attrazioni delle tre aree tematiche saranno aperte al pubblico:
L'area è adatta a tutti coloro che vogliono passare momenti di relax e divertimento con la famiglia o con gli amici. Tra le attrazioni principali citiamo fuga da Atlantide, i Corsari, Jungle Rapid, Ramses il risveglio e Mammut.
Quest'area è adatta ai più piccini che potranno intraprendere un viaggio nella fantasia accompagnati da Prezzemolo, la mascotte del parco. Tra le attrazioni di maggior successo l'albero di Prezzemolo con la sua casa, il film in 4D Era Glaciale presso il time voyager, Baby Canoe, Ortobruco Tour, Volaplano, Trasgardaland Express e Baby Corsaro.
Molte delle attrazioni presenti in quest'area sono adatte ad un pubblico adulto senza particolari problemi di cuore tra queste citiamo Raptor, Blu Tornado, Magic Mountain, Space Vertigo e Top Spin.
Durante tutto il periodo di festeggiamenti le aree di ristoro saranno colme di una magica atmosfera di mistero ma, non mancheranno comunque di servire ai loro ospiti deliziosi pasti.
A tutti coloro che il primo week-end di festeggiamenti si presenteranno travestiti da mostri il biglietto di ingresso costerà solo 10€.
La città, che dal 2000 è stata dichiarata Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO, è di origini molto antiche, i primi insediamenti risalgono al'’età del bronzo. In epoca romana fu un fiorente municipio, ne sono testimonianza il tempio dedicato a Minerva, il teatro, le cisterne e alcune Domus. Con la caduta dell’impero Romano la città venne prima dominata dai Goti, poi dai Longobardi. Nel medioevo divenne comune indipendente per poi entrare a far parte dello stato della chiesa. Nel 1182 nacque nella città San Francesco facendola divenire uno dei punti di riferimento della cristianità. Nel 1997 venne colpita da un violento terremoto che danneggiò parecchi edifici.
La città è unica, ricca di un fascino particolare, dato non soltanto dai monumenti peraltro imperdibili, ma anche dall’atmosfera che la storia e la fede per San Francesco hanno contribuito a rendere speciale.
Posta su di un terrazzamento, la piazza è da sempre il centro della vita cittadina, di forme rettangolari, è ornata da una bella fontana con tre leoni del 1500. Sulla piazza si affacciano: il palazzo delle poste, il palazzo del Capitano del Popolo, la torre del Popolo, il Palazzo dei Priori.
Il palazzo che accorpa in sé tre precedenti strutture venne edificato intorno al 1275. Nel 1442 venne quasi completamente distrutto e, dopo parecchi anni riedificato su volere di Sisto IV per adibirlo a residenza del Governatore Apostolico. Dopo imponenti restauri avvenuti agli inizi del ‘900 ora ospita gli uffici del comune e di accoglienza turistica. Da notare le statue in bronzo tra le più antiche esistenti e il passaggio con volta a botte chiamato “la Pinta”.
Il tempio di origini romane venne edificato intorno al I secolo A.C., originali e in ottimo stato di conservazione sono le sei colonne della facciata, i capitelli corinzi e i plinti collocati sulla scala. Nel periodo medioevale venne utilizzata come abitazione dei monaci benedettini, successivamente come tribunale e carcere: ne è testimonianza un dipinto di Giotto nella basilica di San Francesco. Nel 1539 venne trasformata nella chiesa di Santa Maria sopra Minerva.
Il Duomo, dedicato al patrono San Rufino, fu edificato probabilmente nell’VIII secolo. Riedificato una prima volta nel 1036 e una seconda volta nel 1140 su progetto di Giovanni Gubbio, nel 1253 venne consacrato da Innocenzo IV. La facciata si presenta austera, splendido esempio del romanico umbro, nella quale si aprono tre rosoni e tre portali; la parte superiore, a forma di triangolo, presenta un arco a sesto acuto, postumo, che doveva servire a supporto di un fregio che non venne mai messo in opera. Maestoso è il campanile che affianca la cattedrale anch’esso in stile romanico. L’interno della basilica a tre navate subì in epoca rinascimentale parecchi rifacimenti ad opera di Galeazzo Alessi, originale è il fonte battesimale posto nella navata destra ove la tradizione vuole siano stati battezzati San Francesco, Santa Chiara e Federico II di Svevia. Dalla Sacrestia si accede all’oratorio di San Francesco, luogo sotterraneo dove si pensa che il Santo pregasse prima di parlare al popolo. Nel vicino palazzo ha sede il museo Diocesano con importanti opere.
Orari: Marzo/Ottobre 10-13 e 15-18, Novembre/Febbraio 10-13 e 15-18
Prezzi: Intero 3€, ridotto 2,5€
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Posta in cima al colle dal quale si gode di un magnifico panorama sulla città e sulla valle, venne probabilmente edificata una prima volta in epoca Longobarda. Riedificata nel 1174, ospitò Federico Barbarossa e Federico II di Svevia in giovane età; distrutta in seguito ad una sollevazione popolare venne riedificata nel 1356 dal cardinale Albornoz rispettando il progetto originario. Successivamente il Torrione venne unito alla rocca tramite un camminamento il torrione.
Costruita in pietra calcarea rosa e bianca, tra il 1257 e il 1265 nell'area ove sorgeva la Chiesa di San Giorgio, con annessi un ospedale ed una scuola di proprietà del capitolo della Cattedrale di San Rufino, frequentata anche da san Francesco quando era bambino. I resti delle strutture preesistenti sono visibili nella cripta della basilica.
La chiesa in stile gotico dispone di una facciata a capanna con un portale sormontato da uno splendido rosone, ai lati tre archi rampanti di sostegno, dei quali quelli posti sul lato destro sono inglobati nel monastero mentre quelli del lato sinistro si ergono sulla piazza. L’interno a singola navata, è ornato da affreschi del ’200 e del ‘300.
In una cappella laterale è visibile il Crocifisso originale che secondo la tradizione parlò a San Francesco e una teca trasparente dove è custodito l’intatto corpo della Santa.
La piazza del Vescovado è sita appena fuori la prima cinta muraria.
La piazza, su cui si affaccia la Chiesa Di Santa Maria Maggiore e molti altri edifici in stile rinascimentale prende il nome dal fatto che fin dal 963 (e forse anche prima) c'è la sede della curia Vescovile.
In questa piazza San Francesco rinunciò pubblicamente davanti al Vescovo Guido ai beni paterni e qui si fece riportare poco prima della morte avvenuta poi presso la Porziuncola (oggi contenuta nella basilica di Santa Maria degli Angeli).
La costruzione della basilica iniziò due anni dopo la morte di San Francesco, avvenuta il 3 Ottobre del 1226, nel luogo in cui egli stesso chiese di essere sepolto. I lavori di costruzione avvennero sotto la sovrintendenza di Frate Elia, successore di Francesco. La basilica di San Francesco è in realtà strutturata in due basiliche sovrapposte quella Inferiore e quella Superiore. La basilica inferiore doveva assolvere un ruolo commemorativo e ospitare le spoglie del Santo mentre la basilica Superiore doveva assolvere il ruolo di luogo di preghiera. Alle decorazioni interne di entrambe le chiese si sono dedicati i migliori artisti del tempo: Giotto, Cimabue, Lorenzetti, Jacopo Torriti, entrando non si può che rimanere estasiati dalla bellezza e dalla ricchezza degli affreschi che ricoprono le mura e i soffitti. La basilica superiore dispone di una facciata gotica a capanna con un portale sormontato da un magnifico rosone, da notare il campanile laterale in forma quadrangolare ornato da trifore e bifore. La basilica inferiore, che si affaccia su di una piazza ornata da un loggiato , è preceduta da un piccolo atrio rinascimentale e vi si accede tramite uno splendido portale. L’interno a unica navata suddivisa in cinque campate conserva magnifici affreschi sulla vita di Cristo e sulle storie del Santo. Nella cripta venne scoperto il corpo del San Francesco protetto da tre lastre di Travertino. Attualmente le spoglie del Santo sono custodite sull’altare assieme ai suoi più fidati collaboratori (Leone, Masseo, Rufino e Angelo).
Fondata dalla comunità benedettina intorno al 1200 venne consacrata nel 1253 da Innocenzo IV. La basilica dispone di una facciata in pietra rosa del Subasio ornata da tre portali sovrastati da altrettanti rosoni. L’interno a tre navate divise da pilastri conserva affreschi del ‘200 e monumenti funebri del XIV secolo. Da notare la cupola formata da 31 scalini concentrici, nell’altare maggiore sono conservate le spoglie del primo vescovo di Assisi.
Il Santuario nasce sul luogo in cui si trovava la casa paterna di san Francesco. I religiosi vi iniziarono la vita comune e l’ufficiatura della chiesa nel 1621. La chiesa è dedicata alla conversione del Poverello di Assisi (S. Franciscus conversus): infatti in essa si trova il sottoscala nel quale Pietro di Bernardone avrebbe rinchiuso il figlio dopo la fuga a Foligno per vendere stoffe e riparare con il ricavato la chiesa di san Damiano. È possibile visitare anche il fondaco dove il giovane Francesco si impegnava con il padre nell’esercizio della mercanzia. Le finestre sono impreziosite con vetri istoriati realizzati dal frate minore p. Alberto Farina (1975).
Sulla piazzetta antistante la Chiesa, sono state collocate due statue dello scultore Joppolo che raffigurano i genitori di san Francesco, il cui ricordo viene celebrato la seconda domenica di settembre di ogni anno, con la "Festa della famiglia di Francesco".
Nel convento di Chiesa Nuova è stata collocata una importante Biblioteca Storico-Francescana che raccoglie numerosi manoscritti (codici miniati, bolle papali, cronache), incunaboli e cinquecentine. Ospita pure un piccolo Museo di oggetti francescani sitemato in quella che fu l'abitazione del pittore assisano Tiberio Diotallevi (1470-1524).
La Fraternità che vi abita affianca al servizio pastorale e culturale e di accoglienza in Santuario, il servizio di cappellania per le sorelle Clarisse del Monastero di S. Quirico.
La basilica posta 4 km fuori le mura di Assisi venne costruita verso la fine del 1500 dispone di una slanciata cupola alta 79 metri sulla quale è posata una statua della Madonna. Si tratta di uno dei luoghi più suggestivi della zona, dove secondo la tradizione, nell’attuale roseto, al tempo pieno di rovi, vi si rotolò nudo San Francesco colto da rimorsi e dubbi, al contatto con il Santo però i rovi si trasformarono in rose senza spine dando origine alla “Rosa Canina Assisiensis” che ancora oggi cresce e fiorisce nel giardino. L’interno della chiesa a tre navate conserva numerosi tesori tra i quali la Cappella della Porziuncola dove dimorò intorno al 1200 San Francesco, la Cappella del Transito dove il Santo morì e la Cappella del Roseto. All’interno della basilica è allestito il Museo della Porziuncola che conserva oggetti di arte sacra.
La chiesa quasi insignificante dal punto di vista architettonico riveste un ruolo chiave dal punto di vista storico-religioso. La storia vuole infatti che in questa chiesa San Francesco ebbe la conferma della sua vocazione grazie al Crocifisso che gli rivolse la celebre frase “Vai e ripara la mia chiesa che sta crollando” e, sempre in questo luogo Francesco scrisse il Cantico delle Creature. Nella chiesa visse per un lungo periodo Santa Chiara fondando l’ordine delle Clarisse, qui compì alcuni dei suoi miracoli. All’interno della chiesa sono tuttora visibili affreschi trecenteschi e una copia del famoso crocifisso mentre nel santuario è visibile il chiostro, il refettorio e il giardino dove la santa coltivava i suoi fiori.
La visita all’eremo è resa molto suggestiva dalla quiete e dallo splendido panorama sulla valle. In questo luogo San Francesco e i suoi discepoli si “carceravano” per pregare in assoluta solitudine e silenzio rotto solo dal cinguettio degli uccelli e dal fruscio delle foglie mosse dal vento. Nel XV secolo Bernardino da Siena vi costruì il convento dal quale attraverso una scalinata si accede alla Grotta di San Francesco dove il Santo si ritirava per riposare e meditare.
Nei pressi di Spoleto, Francesco individuò un altro luogo dove ritrovarsi nella tranquillità della preghiera. Nel 1218 infatti ottenne dai monaci eremiti del Monteluco, sulla vetta dell'omonimo monte, la cappella di Santa Caterina, dove oggi sorge il Santuario Francescano attorniato da una folta boscaglia di antichi lecci.
La fitta vegetazione del "bosco sacro" ricopre il Monteluco (800 m slm), la collina che lo spettacolare "Ponte delle Torri" unisce alla città di Spoleto.
Da vedere la chiesa, dedicata a san Francesco e a santa Caterina, che conserva ancora le minuscole celle e la pietra utilizzata dal santo come giaciglio; le grotte dove hanno soggiornato alcuni santi e il panorama della magnifica valle spoletina.
Il Santuario è aperto tutto l'anno (9.00/12.00 - 15.00/18.00).
La piazza della Cattedrale sorge su di un terrazzamento artificiale di epoca romana. Su di essa si affacciano: Casa Fabricolosi, il sarcofago ornato da scene di caccia trasformato in fontana, la casa dell’opera del Duomo, il teatro Caio Melisso e la chiesa di Santa Maria della Manna d’oro oltre che il sontuoso Duomo. Il Duomo sorge su una preesistente chiesa intitolata a Santa Maria in Vescovado costruita tra VIII e il IX secolo. L’attuale edificio venne edificato a partire dal 1155 in seguito alle devastazioni operate da Federico Barbarossa. Nel corso dei secoli la chiesa subì numerosi rimaneggiamenti e abbellimenti sia all’interno che all’'esterno.
Il Duomo è fiancheggiato da un campanile in stile romanico come la facciata, ornata da un bel portico in stile rinascimentale. Cinque rosoni di diverse dimensioni sormontano il portico e racchiudono un mosaico del 1207 in stile bizantineggiante. Attraverso un magnifico portale si accede all'interno della chiesa a tre navate. Da notare il pavimento della navata centrale in stile cosmatesco, nelle navate laterali affreschi di Pinturicchio e Giovanni da Spoleto mentre il presbiterio è ornato da affreschi di Filippo Lippi. Nella canonica ha sede l’archivio Capitolare che custodisce pergamene e codici di notevole valore.
Una delle relazioni particolari tra S. Francesco e la città di Spoleto è la celebre lettera autografa scritta dal Santo a frate Leone, che costituisce uno dei cimeli più importanti dalla città, conservato nella basilica cattedrale.
Non c’è dubbio infatti che, dopo le sacre spoglie custodite e venerate nella cripta della basilica di S. Francesco in Assisi, le reliquie più preziose di Francesco siano i suoi autografi, documenti di inestimabile valore anche per la loro rarità; sono infatti soltanto due. Il primo autografo è la cosiddetta «chartula», un foglietto scritto subito dopo la stigmatizzazione sul monte della Verna, nel settembre del 1224, e conservato nella cappella delle reliquie della basilica di S. Francesco in Assisi. Contiene, da un lato, il testo delle «Lodi di Dio Altissimo» e, dall’altro, la «Benedizione a frate Leone».
Il secondo autografo è appunto la «Lettera a frate Leone», conservata originariamente nella chiesa minoritica di S. Simone a Spoleto, salvata per fortuna dopo varie peripezie cui andò incontro tra la fine del secolo scorso e gli inizi di questo, e oggi esposta nella cappella delle reliquie della cattedrale spoletina.
Si tratta di un piccolo foglietto rettangolare di pergamena, tratta da pelle di capra, che misura cm 13x6; è formato da diciannove righe complessive e perfettamente conservato. La lettura più accreditata della lettera di Spoleto è quella che accentua il segno di fraterna tenerezza che Francesco ha voluto manifestare a Leone. Questi era in crisi e, nonostante il colloquio avuto da poco con Francesco mentre erano in cammino, voleva di nuovo andare da lui per consultarlo su qualche punto della sequela di Cristo e dell’osservanza regolare, soprattutto in tema di povertà.
L'Isola Maggiore è una delle tre isole naturali del lago Trasimeno, in Umbria.
L'isola è collegata con la terraferma da un servizio di traghetti verso i paesi di Tuoro sul Trasimeno, Passignano sul Trasimeno e Castiglione del Lago. L'abitato si trova nella zona occidentale dell'isola, allungandosi a partire dal molo, lungo la principale via Guglielmi. Una fitta rete di sentieri copre l'isola intera, attraverso una macchia di ulivo, leccio, pino, cipresso, pioppo ed altre varietà mediterranee. Nonostante il nome tragga in inganno, l'isola non è la più grande del lago Trasimeno. Infatti, in ordine decrescente di superficie, troviamo dapprima la Polvese, poi la Maggiore ed infine la Minore. Si narra che Francesco venisse ad Isola Maggiore durante il periodo della Quaresima, dove aveva costruito un celletta con rami, foglie e ad altri materiali di fortuna. Oggi c’è una statua in bronzo, opera di Sisto Zanetti, che ne ricorda il passaggio e la sua permanenza. Sull’isola c’è anche una Chiesa di San Francesco (XVI° secolo).
Si narra inoltre che Francesco arrivasse alla Maggiore partendo con la barca da Passignano sul Trasimeno. A tal proposito, sulla strada che viene da Assisi, prima di Castel Rigone (borgo nel comune di Passignano sul Trasimeno), si trova il letto di San Francesco, una statua con una grande lastra di pietra dove si racconta che il Santo si riposasse prima di partire per l’Isola.
Al lago Trasimeno, più precisamente nell'ex-Convento francescano dell'Isola Maggiore, sono associati diversi episodi della vita del Santo di Assisi. Qui, come riportato nei Fioretti (capitolo VII), S. Francesco digiunò un'intera quaresima (nel 1211 o 1213) "con solo mezzo pane".
Oggi restano due cappelle: la "Cappella dello sbarco", dove il Santo approdò, e, poco più in alto, quella che ricorda il luogo della capanna, mentre il Convento «buono e grande», dove i frati abitarono fino al 1886, è diventato una villa. Le strutture più antiche dell'edificio risalgono al 1328 (questa data del 1328 è preziosa per stabilire anche la datazione dei Fioretti, che danno per già abitato il Convento).
Gubbio, la città che per prima, agli inizi del 1207, accoglie il Poverello ammirando le sue virtù e riconoscendo in lui un uomo mandato da Dio. In quell’inverno, Francesco, giunto a Porta S.Pietro (ora Porta Vittoria) si dirige senza esitazioni verso la casa degli amici Spadalonga, in Piazza del Mercato, dove viene accolto con calore, rifocillato e rivestito con una tunica fatta di una stoffa povera e rozza, di color grigio, che rappresenterà il primo abito dell'Ordine francescano. Da qui inizia la sua vita da “uomo nuovo” accostandosi alle persone più bisognose. Esistono varie teorie sull'arrivo del futuro santoa Gubbio: è possibile che Francesco l'abbia scelta per la presenza di molti ospedali, ospizi e luoghi di accoglienza dei più poveri, la cui esistenza indicava la singolare “pietas” degli eugubini; oppure, partito da Assisi, si è diretto dall'amico Giacomello Spadalonga, con cui aveva trascorso un periodo di carcere a Perugia; ultima, ma non per importanza, la fama di Sant'Ubaldo, vescovo di Gubbio e grande riformatore della chiesa, morto una cinquantina d'anni prima.
L'ospedale in cui Francesco cura i lebbrosi è quello di San Lazzaro a poche centinaia di metri dalla Chiesa della Vittorina che, insieme alla chiese di San Francesco e San Francesco della Pace, è uno dei luoghi più suggestivi e amati del francescanesimo.
Durante il soggiorno a Gubbio S. Francesco compì alcuni miracoli tra cui la guarigione di una donna con le mani rattrappite. Gubbio sarà spesso tappa, nei suoi viaggi. La prima dimora a Gubbio di Francesco e dei suoi frati fu S. Maria della Vittoria (detta Chiesa della Vittorina perché in quel luogo gli Eugubini avevano ottenuto la vittoria nell'853 contro i Saraceni).
Tra le prime chiese dedicate al Poverello c’è quella eugubina di San Francesco, edificata su parte delle proprietà della famiglia Spadalonga. Non si conosce la data d’inizio dei lavori per l’edificazione della chiesa e del convento annesso, ma la costruzione è fortemente voluta dagli eugubini subito dopo la morte del Santo, per il profondo legame e la devozione nei suoi confronti.
La Chiesa si impone immediatamente per la grandiosità (una tra le più grandi dell’Umbria) e per l’elegante architettura.
La struttura basilicale a tre navate è stata realizzata all’esterno con conci di pietra bianca e rosata, di rara luminosità nei giorni di sole, mentre all’interno i pilastri ottagonali e i cicli pittorici dell’abside non scalfiscono la sobrietà d’insieme della chiesa francescana.
La cappella di sinistra ospita uno dei cicli pittorici tardogotici più importanti dell’Umbria: opera di Ottaviano Nelli, eseguita tra il 1408 e il 1413 e dedicata alla Vergine.
Nella cappella di destra, invece, sono presenti i resti dell’antico fondaco dove, secondo la tradizione, l’amico “ritrovato” Spadalonga veste Francesco con il primo saio, l’abito dell’ordine che si diffonderà in tutto il mondo insieme al messaggio del Poverello.
Accanto alla chiesa sorge un grande convento che, proprio per la sua ampiezza, è definito Centocelle.
Appena arrivato a Gubbio il frate di Assisi non aveva una fissa dimora, solo nel 1213 il beato Villano, vescovo della città, concederà ai frati di stabilire una sede nell’antica Santa Maria della Vittoria. La costruzione originaria della chiesetta si fa risalire al secolo IX, nel punto in cui gli eugubini avevano battuto i saraceni. Per questo era stata chiamata Vittorina. All’interno, le pareti dell’unica navata, vengono arricchite, nel Quattrocento, con decorazioni a fresco, mentre sono seicenteschi i quattordici quadretti con le storie della Madonna.
Durante uno dei suoi viaggi a Gubbio giunse a S. Francesco notizia di un lupo che terrorizzava gli abitanti e si spingeva fino alle vicinanze delle abitazioni.
S. Francesco incontra il lupo e lo ammansì. L'episodio è raccontato nei "Fioretti".
All' addomesticamento del lupo sono stati attribuiti diversi significati: c'è chi sostiene che il lupo simboleggi il peccato, l'avidità e la ferocia, altri una meretrice, altri ancora un indemoniato.
Ma la maggior parte della gente di tutto il mondo ritiene che si tratti di un vero e proprio lupo. Molte prove hanno come fulcro la chiesetta di S. Francesco della pace (oggi detta "dei muratori" ) costruita nel luogo della grotta dove, secondo la tradizione, per due anni visse e morì il lupo.
Il Santuario francescano della Verna, situato a pochi chilometri da Chiusi della Verna (provincia di Arezzo), è famoso per essere il luogo in cui San Francesco d'Assisi ricevette le stigmate il 17 settembre 1224. Costruito nella parte meridionale del monte Penna a 1128 metri di altezza, il Santuario – destinazione di numerosi pellegrini – ospita numerose cappelle e luoghi di preghiera e raccoglimento, oltre a diversi punti di notevole importanza religiosa.
La Verna è il più famoso dei conventi del Casentino, e vero cuore del culto francescano. La fondazione di un primo nucleo eremitico risale alla presenza sul luogo di San Francesco, che nella primavera del 1213 incontrò il Conte Orlando di Chiusi della Verna, il quale volle fargli dono del monte della Verna che successivamente divenne luogo di numerosi e prolungati periodi di ritiro. Negli anni successivi sorsero alcune piccole celle e la chiesetta di Santa Maria degli Angeli (1216-18). L’impulso decisivo allo sviluppo di un grande convento fu dato dall’episodio delle stimmate (1224), avvenuto su questo monte, prediletto dal santo come luogo ideale per dedicarsi alla meditazione. L'ultima visita di Francesco al monte avvenne nell'estate del 1224. Vi si ritirò nel mese di agosto, per un digiuno di 40 giorni in preparazione per la festa di s. Michele, e mentre era assorto in preghiera vi ricevette le stimmate (circa il 14 settembre): di conseguenza la Verna divenne un suolo sacro. Papa Alessandro IV la prese sotto la protezione papale, nel 1260 vi fu eretta e consacrata una chiesa, alla presenza di San Bonaventura e di numerosi vescovi. Pochi anni dopo venne eretta la Cappella delle Stimmate, finanziata dal conte Simone di Battifolle, vicino al luogo ove era avvenuto il miracolo.
Da visitare come luoghi francescani, il Letto di San Francesco, la Cappella della Croce, la Cappella delle Stimmate (terracotta di Andrea Della Robbia), il Precipizio (luogo della Tentazione).
Il viaggio in Umbria di questo itinerario francescano segue temporalmente la vita di Francesco di Assisi e comincia ovviamente da Assisi, dove sorgeva la casa del padre e dove sono conservate le sue spoglie mortali e prosegue nei tanti luoghi testimoni della vita del Santo.
L'itinerario è stato integrato con altre tappe che hanno avuto un ruolo importante nella vita di Francesco.
Francesco fu battezzato ad Assisi nel fonte di S. Rufino e frequentò la scuola di piazza S. Chiara annessa all'ospedale di S. Giorgio:
i resti sono visibili nella cripta della basilica intitolata alla santa. Nell'interno è esposto il Crocifisso che parlò in S. Damiano a Francesco.
Francesco viaggiò in Italia e nel mondo come pochi uomini di quel tempo per portare ovunque il suo rivoluzionario messaggio di pace.
Da giovane si spinse fino a Damietta allora assediata dai crociati che non lo ascoltarono ricevendo per contro rispetto e accoglienza dal sultano musulmano.
A Rivotorto si sono svolti parecchi episodi della vita di san Francesco, agli inizi del XIII secolo. Il padre di Francesco, Pietro di Bernardone, possedeva diverse terre in zona e Francesco, quando decise di abbandonare la vita agiata, dimorò a lungo nel tugurio, un basso edificio in pietra coperto da frasche, i cui presunti resti sono ora custoditi all'interno della grande chiesa di Rivotorto.
Si rifugiò a Gubbio dagli amici Spadalonga dopo la rinuncia dei beni nel Vescovado di Assisi (il loro fondaco è visibile entro la chiesa di S. Francesco).
In questa città Francesco ammansì il lupo (incontrato presso la Chiesa della Vittorina, e che prediligeva rifugiarsi nella chiesa di S. Francesco della Pace dove rimane la pietra su chi il santo vi predicava.
Nel suo lungo peregrinare Francesco si fermò a Cannara nella chiesa della Buona Morte dove avrebbe fondato il Terz'Ordine
A Bevagna predicò agli uccelli nel Pian d'Arca. La pietra è nella chiesa di S. Francesco.
A Vecciano vicino Montefalco avrebbe fatto sgorgare una fonte.
Bovara
A S. Francesco di Bovara vicino a Trevi Francesco pregò dove ora è il Crocifisso.
A Lugnano in Teverina un suo miracolo è raffigurato in un antico affresco nella duecentesca chiesa di S. Francesco.
A Narni guarì Pietro un paralitico.
Andò poi all'Isola Maggiore del Trasimeno, e al santuario di Monteluco vicino Spoleto. Nel Duomo di Spoleto è esposta una preziosa lettera autografa di Francesco rivolta all'amico Leone che fu con lui alla Verna.
Rientrando ad Assisi dove Francesco tornò per ritrovare i suoi luoghi dove scegliere di morire e dove fu sepolto:
La Porziuncola dove Francesco pronunziò la seguente frase prima di morire: "Codesto luogo è veramente santo e abitazione di Dio...qui chi pregherà con devozione otterrà quanto avrà chiesto".
La Cappella del Transito a Santa Maria degli Angeli, la Basilica di Assisi con la tomba e le reliquie in città.
Il Santuario francescano della Verna, situato a pochi chilometri da Chiusi della Verna (provincia di Arezzo), è famoso per essere il luogo in cui San Francesco d'Assisi ricevette le stigmate il 17 settembre 1224.