Realizzata nel 1381 da Domenico di Feo e Mino Foresi, ingloba mura e torri preesistenti. Fino al 1600 ha svolto in pieno la sua funzione militare con eccezionali sistemi di difesa, per diventare in seguito un luogo a disposizione della cittadinanza, che ospitò anche una comunità di monaci benedettini. Ha una struttura pentagonale con torri angolari irregolari. Lo sperone è di epoca medicea, come attesta lo stemma posto sulle mura esterne. L’aspetto attuale è frutto di un’imponente opera di restauro che risale agli anni ’40. Al suo interno c’è un ampio cortile, utilizzato per eventi, spettacoli ed iniziative culturali ed una piacevole enoteca.
Da non perdere la vista che offre sulla Val d’Orcia.
Affacciato su Piazza del Popolo, risale alla fine del 1200. Oggi è la sede del Comune. Splendida la sua loggia gotica.
Ha splendidi loggiati le cui arcate risalgono al XIV e XV secolo
Costruita in stile neoclassico su un’antica pieve dell’XI secolo.
Nella quale sono presenti affreschi di scuola senese del XIV secolo.
Del XIV secolo, con affreschi cinquecenteschi, bellissimi chiostri e l’antico convento.
Si trova nell’antico convento annesso alla Chiesa di Sant’Agostino, in Via Ricasoli ed è considerato uno dei più importanti musei di archeologia e di arte medievale e moderna della Provincia di Siena. Disposto su 3 piani, ospita più di 200 opere di rara bellezza, tra cui sculture, tavole, tele, affreschi, paramenti sacri e codici miniati. Sicuramente da non perdere la Croce dipinta della fine del XII secolo, proveniente dall’Abbazia di Sant’Antimo e lo spettacolare polittico di Bartolo Fredi dell’Incoronazione della Madonna del 1388, per la prima volta ricostruito in questo Museo, recuperando anche le tavole che erano state trasferite presso l’Accademia delle Belle arti di Siena.
Ospitato nelle antiche stalle della Fattoria dei Barbi, una delle più antiche di Montalcino, a circa 5 Km dal centro della città, raccoglie una interessante documentazione del patrimonio di storia e tradizioni nel quale si inserisce la produzione ed il mito stesso del Brunello. La raccolta comprende documenti, immagini, video, attrezzi agricoli e artigianali ed è articolata in due percorsi tematici. Il primo racconta la Comunità di Montalcino prima del Brunello e il secondo approfondisce la storia del Brunello e delle sue lavorazioni in vigna e in cantina. Interessante anche il labirinto del Brunello e molto curato il Museo Virtuale.
Ospitato del Castello trecentesco di Poggio alle Mura (più noto come Castello Banfi), a circa 20 Km da Montalcino, presenta una ricostruzione della storia della produzione del vetro, dal V secolo a.C. ai giorni nostri. Particolarmente ricche la collezione dei vetri romani, una delle più vaste al mondo tra le collezioni private e la splendida collezione dei vetri veneziani.Da non perdere le opere disegnate da Picasso, Cocteau e Dalì e realizzate da maestri vetrai d’eccezione.
Auto:
- Da Milano (405 Km): A1 direzione Roma, uscita Firenze Impruneta
Superstrada Firenze-Siena, uscita Siena Sud
SS2 Cassia direzione Roma - Superato il comune di Buonconvento svoltare nella SP 45 del Brunello fino a Montalcino
- Da Roma (219 Km): A1 direzione Firenze, uscita Chiusi Chianciano Terme
SS146
Dopo San Quirico d’Orcia, SS2 Cassia direzione Siena, uscita Montalcino.
Si può anche percorrere la SS2 Cassia direzione Siena fino a San Quirico d’Orcia, evitando l’autostrada
- Da Grosseto (55 Km): SS223 Grosseto Siena fino a Paganico
SP 64 indicazioni per Monte Amiata fino a s. Angelo Scalo
SP52 fino a Montalcino
Treno/bus
Buonconvento è la stazione ferroviaria più vicina a Montalcino. Autolinee della TRAIN collegano le stazioni di Buonconvento ed Empoli a Montalcino. Vai al sito Trenitalia
Pullman
Autolinee della TRAIN
Aereo
Gli aeroporti più vicini a Montalcino sono:
Aeroporto di Firenze (distanza Km 120 circa)
Aeroporto di Pisa (distanza Km 150 circa)
Aeroporto di Roma Fiumicino (distanza Km 210 circa)
L’arte culinaria ilcinese si rifà alla migliore tradizione toscana con piacevoli variazioni locali come, ad esempio, la presenza di salsiccia di maiale e di cinghiale nei tipici crostini, accanto a quelli di milza, fegato e funghi. Nei primi piatti, sono i pinci al sugo e le pappardelle alla lepre ad andare per la maggiore, insieme a ottime zuppe di funghi, fagioli e cipolle. Tra i secondi, molti i piatti di cacciagione a base di fagiano, lepre, cinghiale, tordo e beccaccia. Caratteristiche la trippa allo zafferano e le scaloppine ai funghi, il tutto accompagnato dagli splendidi vini, orgoglio di Montalcino, che ben si accompagnano anche ai tipici biscotti secchi di antica tradizione, come i Brutti e buoni, gli Ossi di morto e i Cantucci con le mandorle.
Per mangiare non avrete che l’imbarazzo della scelta: sia dentro sia fuori le mura, Montalcino offre infatti un’ampia possibilità di scelta di ristoranti, osterie, pizzerie e vinerie davvero per tutte le esigenze e tutte le tasche. Il sito della Proloco ne offre il panorama completo, continuamente aggiornato.
Noi vi consigliamo, indicativamente in ordine di spesa:
- Osteria di Porta al Cassero, Via Ricasoli 32: piatti tipici locali accompagnati da buon vino. Ottime le zuppe e i secondi di cinghiale e coniglio. Il rapporto qualità/prezzo è eccellente.
- Ristorante Pizzeria Il Grifo, Via Mazzini 18: buona cucina locale e buona pizzeria, dove provare crostini toscani, fiorentine e filetti, dolci fatti in casa, pizze e bruschette. Buon rapporto qualità/prezzo.
- Ristorante Re di Macchia, Via Soccorso Saloni 21: è un ristorante a conduzione familiare con cucina casalinga. Ottime le paste fatte in casa, i piatti di cacciagione e i brasati. Ottimi anche i dolci, anch’essi di propria produzione. Da segnalare la possibilità di scegliere tra 100 diverse etichette di Brunello.
- Ristorante Albergo Il Giglio, in Via Soccorso Saloni 5: era l’antica, storica locanda di Montalcino e vanta, quindi, un’antica tradizione di accoglienza. Il suo ristorante è noto per la cucina tradizionale rivisitata con sapiente maestria. Da assaggiare: i Pinci con le Briciole, gli involtini di lardo di Cinta Senese e Farro con tartufo, la faraona ripiena in salsa di melograno, il semifreddo al miele di lavanda e la mousse di castagne.
- Ristorante Enoteca il Leccio, in Via Costa Castellare 1 a Sant’Angelo in Colle. Si trova a 9,5 Km da Montalcino, in un piccolo borgo. La sua cucina è rappresentativa della migliore tradizione di Montalcino, con paste fatte a mano, pici, zuppe e scottiglia di cinghiale, accompagnati da una selezione di ottimi vini. In estate le tavole vengono preparate all’aperta, in una piacevolissima piazzetta.
- Taverna Banfi, in località Poggio alle Mura, a circa 20 Km da Montalcino. Situato nello splendido Castello Banfi, è un ristorante di cucina toscana ed ilcinese, realizzata con prodotti locali, genuini e di grande qualità. Il pranzo viene servito in locali posti sotto le volte delle vecchie cantine, mentre la cena è allestita nell’elegante sala dei Grappoli, interamente affrescata che, nei mesi estivi, si apre su una bella terrazza.
Come è ovvio pensare, a Montalcino le enoteche sono numerose ed è decisamente facile trovarne una di proprio gradimento. Una visita però da non perdere è all’Enoteca della Fortezza, che unisce una vasta e raffinata collezione di vini ad una cornice eccezionale. Fondata nel 1980, tra le prime a Montalcino, questa enoteca ha infatti la particolarità di essere ospitata all’interno della torre principale della Fortezza medioevale che domina la città. Altro luogo assolutamente da non perdere è il Caffè Fiaschetteria Italiana, in piazza del Popolo 6. Aperto nel 1888 da Ferruccio Biondi Santi, è un bell’esempio di architettura Liberty con vetrine e arredi d’epoca. Da sempre punto di riferimento per incontri enologici e culturali, è un contesto ideale per la degustazione del Brunello e dei grandi vini toscani, come il Sassicaia e il Masseto.
Anche per quanto riguarda il dormire, Montalcino offre possibilità d’ogni tipo: alberghi e alberghi di lusso, ma anche agriturismi, B&B e affittacamere.
Il sito della Proloco è, in proposito, molto esauriente.
Noi vi segnaliamo (in ordine crescente di spesa):
- Affittacamere Il Moro, in via Mazzini 44: centralissimo, accogliente e con un buon rapporto qualità/prezzo.
- B&B La casa degli Orsi, in Via Spagni 20: bella struttura con mobili d’epoca, terrazza e giardino, in prossimità del Duomo. Particolarmente curata la prima colazione.
- B&B Palazzina Cesira, invia Soccorso Saloni 2. Situato in un edificio storico del XIII secolo, in pieno centro storico, è un B&B elegante ed accogliente con ottima prima colazione.
- Albergo Ristorante Il Giglio, in Via Soccorso Saloni 5. Era l’antica, storica locanda di Montalcino e vanta, quindi, un’antica tradizione di accoglienza. Oggi è un ottimo ed elegante hotel a 3 stelle, recentemente restaurato, assolutamente da consigliare. Ottimo anche il suo ristorante. Splendido il panorama di cui si gode dalle sue finestre.
Per chi volesse concedersi un’esperienza raffinata ed esclusiva, il Castello Banfi di Poggio alle Mura (a 20 km da Montalcino) offre 9 camere e 5 suites curate fin nei minimi dettagli, in uno dei luoghi storici più suggestivi della zona, che renderanno con tutta probabilità indimenticabile il vostro soggiorno.
Aree sosta Camper
Campeggi e Agriturismi
Il vino. È inevitabilmente al primo posto nella lista degli acquisti non solo per il Brunello, che è stato definito il migliore e il più celebre vino italiano, ma anche per il suo splendido Rosso di Montalcino, invecchiato soltanto un anno rispetto ai 5 anni (di cui 2 in botti di quercia) del Brunello. I produttori di Brunello di più antica tradizione sono Biondi Santi e Donatella Cinelli Colombini; molto interessanti anche le produzioni delle aziende Poggio Antico e Casanova di Neri. Un produttore più recente, ma tra i più noti, è Banfi.
Nel sito del Consorzio del Vino Brunello di Montalcino si trova l’elenco completo di tutte le aziende e la possibilità di prenotarsi per la visita alle diverse cantine.
Olio, miele, formaggi e salumi. Sono tutti prodotti locali di antica tradizione. La produzione di olio in questa zona, per esempio, è documentata già dalla metà del VII secolo a.C.. L’olio extravergine d’oliva prodotto a Montalcino è caratterizzato da un colore verde molto intenso e da una bassa percentuale di grassi. Per quanto riguarda il miele, la città è famosa per la sua produzione, celebrata nella Settimana del miele, evento che si svolge ogni anno nel mese di settembre. Sicuramente da provare sono il miele di acacia, di corbezzolo e di castagno e, tra le piccole aziende produttrici locali, noi vi consigliamo di assaggiare i mieli Buchignani. Per quanto riguarda formaggi e salumi, il cui gusto è esaltato dal sapiente accostamento con ottimi mieli e profumati vini, sarete conquistati fin dal primo assaggio del pecorino locale, dei prosciutti, delle salsicce di suino e di cinghiale, e delle eccezionali soppressate, tutto di produzione locale.
La tessitura. Rappresentava la terza arte (dopo la concia delle pelli e la calzoleria) per cui Montalcino era famosa già nel 1200 e molti tra i grandi mercanti dell’epoca era in questo borgo toscano che venivano a rifornirsi, come attestano antichi carteggi e documenti.
Oggi è grazie alle abili mani di una signora romana, Chiara Franceschetti, trapiantata da moltissimi anni a Montalcino, che questo mestiere è tornato a fiorire e viene pazientemente insegnato alle nuove generazioni. Bellissimi e originali i capi sartoriali e i tessuti di alto artigianato in lana, cotone, lino e seta del suo laboratorio La Luna Nuova, nella centralissima Via Mazzini, al numero 31, dove consigliamo una sosta anche solo per veder nascere una nuova, incantevole stoffa.
Per ricordare che … “a tavola un s’invecchia”, il sito della proloco di Montalcino offre le ricette di tre specialità locali: i Crostini toscani di milza, la Panzanella e la Ribollita.
Jazz & Wine Festival. Buona musica e buon vino nella splendida cornice della fortezza di Montalcino: un’ottima formula per questo festival che si svolge ogni anno nel mese di Luglio. Per maggiori info sulla manifestazione
Settimana del Miele. Si svolge a metà del mese di settembre questa importante mostra mercato del miele e delle attrezzature per l'apicoltura che prevede anche l’assegnazione di un premio a scrittori e giornalisti distintisi per articoli e testi dedicati all'apicoltura. Per maggiori info sulla manifestazione
Sagra del Tordo. È una importante rievocazione storica di un torneo di tiro con l’arco, al quale partecipano i quattro rioni di Montalcino (Borghetto, Pianello, Ruga e Travaglio). Per maggiori info sulla manifestazioe
Arroccato su una bella collina del senese, all’interno dello splendido Parco Naturale della Val d’Orcia, tra pettinate vigne di Brunello, Montalcino vi accoglierà nel suo borgo medievale, chiuso da una possente cinta muraria e dominato dalla sua fortezza trecentesca. È un luogo antico, famoso per i suoi raffinati vini rossi già dal XV secolo, anche se il Brunello, grazie al quale oggi Montalcino è nota in tutto il mondo, risale in realtà al 1888, quando Ferruccio Biondi Santi decise di utilizzare i vitigni di Sangiovese per la tradizionale ricetta del Chianti.
Montalcino è anche un luogo di tentazioni, dove l’enogastronomia è un trionfo di profumi ed uno spettacolo per gli occhi e chi cercherà di resistere ai richiami del buon vino e della buona tavola sarà comunque tentato dalla straordinaria offerta di prodotti artigianali che la città offre ai suoi turisti.
Di bottega in bottega, con qualche sosta nelle sue accoglienti caffetterie e nei suoi raffinati wine bar, si arriva fino alla fortezza. Dai bastioni della sua Rocca, costruita intorno al 1361, si apre una spettacolare vista di tutta la zona circostante: dal Monte Amiata fino a Siena, lo sguardo riesce ad abbracciare tutta la Val d’Orcia, fino alle colline della Maremma.
A pochi chilometri di distanza da Montalcino, inoltre, due antichissimi luoghi di culto, Sant'Antimo e San Galgano, vi accoglieranno tra le loro mura secolari in una atmosfera di intima bellezza.
Montalcino, il cui nome con tutta probabilità ha origine dal latino Mons (Monte) e ilex (leccio), dagli alberi di leccio che caratterizzano l’intera zona, sorge su un’area in cui sono state rinvenute suppellettili in pietra ed arnesi utilizzati da popolazioni preistoriche tra il 31.000 e il 30.000 a.C. L’area fu abitata in modo stanziale già nel VI secolo a.C., come attestano i reperti etruschi rinvenuti a Poggio alla Civitella, a circa 3 Km dall’attuale città. Altre testimonianze indicano che nei secoli successivi il villaggio si dotò di una imponente fortezza a difesa dalle frequenti incursioni dei barbari e dei saraceni, fortezza abbandonata durante il III secolo a.C. Il primo documento che cita Montalcino è un atto del 715 d.C. firmato da Liutprando, re dei Longobardi. Dal IX secolo la storia della città si lega a quella della vicina abbazia di sant’Antimo, di cui divenne possedimento.
Nel 1462 Montalcino venne elevata al grado di città ed eretta a Diocesi. Durante tutto il medioevo, visse le contese tra Siena e Firenze fino alla resa di Siena ai Medici nel 1555. Gli esuli senesi, guidati da Pietro Strozzi, si rifugiarono nella fortezza di Montalcino e proclamarono la Repubblica di Siena in Montalcino, che governò fino al 1559, quando la città divenne parte del Granducato di Toscana, fino all’annessione nel regno d’Italia, avvenuta con il plebiscito del 1860. Molte delle opere architettoniche di epoca medioevale, a cominciare dalle mura di cinta con le loro porte originali, sono tutt’ora visibili all’interno di Montalcino.
Il Canale dei Buranelli si trova nel centro storico di Treviso, poco distante dalla Pescheria e da Cà dei Carraresi. Si tratta di un ramo del fiume Botteniga, che in questa zona prende il toponimo di Canale e Ponte dei Buranelli cosi detto per la presenza di un edificio appartenuto, nel cinquecento, ad una famiglia di commercianti provenienti da Burano. Lo scorcio creato dalle case che si sporgono sul fiume è uno degli scenari più famosi e caratteristici di Treviso; sul ponte pedonale si trovano negozi e pregiati ristoranti che permettono di godere del panorama assieme al tipico risotto con radicchio locale
Ci troviamo nella piazza di Treviso più eclettica dal punto di vista architettonico; provate a mettervi nel mezzo e guardatevi attorno...4 lati quattro stli. In mezzo una splendida fontana!
Questa piazza è stata, attorno al 1930, al centro di molti progetti urbanistici: dal nuovo palazzo Littorio, al mercato della frutta e verdura, al rifacimento della pavimentazione. All’interno di questo programma si inserisce anche la nuova fontana, fortemente voluta dai commercianti della zona, che sostituì l’originale forse non dissimile dalla fontana di Piazza Pola.
Il Museo Civico di Treviso è intitolato a Luigi Bailo (1835-1932) che ne fu il fondatore e primo direttore.
Al Museo Civico L. Bailo a Treviso c'è la famosa collezione di manifesti pubblicitari Salce, unica in Italia. Ferdinando Salce, ragioniere con spiccata passione per il collezionismo, tra le tante cose (tappi di bottiglia, scatole di fiammiferi, menù speciali), radunò dal 1885 al 1962 tantissimi manifesti pubblicitari raggiungendo l'incredibile quantità di 25.000 pezzi. Ci sono manifesti firmati da artisti famosi (Toulouse-Lautrec, Mataloni, Cappiello, Mauzan, Boccasile, Sironi, Dudovich ed altri): vita quotidiana di un passato che ha contribuito a creare quella civiltà dell' immagine che tanto ci influenza oggi.
Una mostra da non perdere.
Treviso - Borgo Cavour, 24
Telefono: 0422/658442
Giorni di apertura:
Martedi, Mercoledi, Giovedi, Venerdi, Sabato, Domenica
Orari: da Martedì a Sabato 9-12,30 / 14,30-17 -
Domenica e festivi 9-12 - Lunedì chiuso
La Chiesa di San Nicolò fu costruita nei primi del ’300 dai Domenicani soprattutto grazie ai cospicui lasciti del frate Niccolò Boccalino, più noto come Papa Benedetto XI.
Sorge sulla riva sinistra del fiume Sile ai margini della zona più urbanizzata di Treviso, verso Ponente, al di là della quale vi erano soprattutto terre incolte. Durante la sua edificazione fu segnata dal crollo della torre campanaria che demolì buona parte delle cappelle sottostanti e da un’interruzione causata dalla peste che colpì Treviso nella prima metà del XIV secolo.
Con le sue forme semplici, ma allungate verso l’alto, con le massicce murature perimetrali e le esili feritoie a fare entrare la luce temperata dalle antiche vetrate, la Chiesa di San Nicolò segna un momento di transizione tra il robusto stile romanico e l’elegante gotico di origine transalpina. L'interno è a croce latina formata da tre navate e cinque cappelle absidali.
Sono presenti molti affreschi importanti di Tomaso da Modena.
Nell'attiguo Capitolo dei Domenicani, chiostro del Seminario Vescovile, troviamo un grande affresco che prende l’intero perimetro del vano: rappresenta Domenicani illustri (Santi, Beati, Papi, Cardinali) ognuno inquadrato in una nicchia-studiolo. L’opera è sempre di Tomaso da Modena e rappresenta un momento di revisione stilistica del modo di rappresentare alla maniera grottesca.
All'incrocio dei due principali assi viari di Treviso sorge il Complesso del duomo che si stende sul lato est della piazza omonima e comprende il Battistero di San Giovanni, il Duomo, il Vescovado e le Canoniche.
Il complesso sorse nei primi secoli del cristianesimo, in una zona che comprendeva vari edifici pubblici come il teatro, un tempio e, forse, un edificio termale.
Il Duomo, dedicato a San Pietro, è una chiesa particolarissima, con sette cupole emisferiche, eretta ed ampliata nel XIII secolo, rifatta nel Quattrocento, ai primi del Cinquecento, ed infine nel Settecento.
Nel Settecento il preesistente grandioso complesso romanico venne demolito per essere successivamente ricostruito in stile neoclassico da Andrea Memmo e Gian Antonio Selva, seguendo il progetto dell'architetto castellano Giordano Riccati.
La facciata del Duomo oggi ci appare così come venne costituita nel 1836: ampia scalinata coronata da un imponente pronao a sei colonne ioniche. Ai lati della scalinata sono posti i due leoni stilofori in marmo Rosso di Verona che reggevano il precedente protiro dell'edificio romanico. L'antico portale è l'unico reperto ancora risalente all'età romanica, ricostruito nel 2005.
All'interno la cattedrale si presenta a tre navate: nella parte centrale si trova l'Altare Maggiore caratterizzato da diversi apparati decorativi quali l'affresco del catino absidale, dell'artista trevigiano Antonio Beni.
Nel presbiterio si conserva il sepolcro del Vescovo Castellano Salomone (1322), interessante per la commistione di influenze toscane e veneziane.
E' un ambiente di grandissima suggestione, dai più paragonato ad un fitto bosco di colonnine marmoree, alcune con bei Capitelli di reimpiego (sec. VIII-lX). Sulle volte a crociera e sulle pareti vi sono numerosi frammenti di Affreschi dei secoli Xlll e XIV. Sul pavimento, parti di mosaico romanico con animali mostruosi.
Nell'abside è collocata l'Arca (1403) di S. Liberale, soldato romano e poi eremita cristiano di Altino, patrono della città. Sotto l'arca da notare un prezioso e raro Pavimento in piastrelle di maiolica, ottimamente conservato, con motivi policromi di vegetali e frutta, probabilmente di fabbricazione veneziana (metà sec. XVI).
La chiesa di San Giovanni Battista (oggi utilizzata come battistero) è un importante esempio di architettura romanica trevigiana. L'edificio sorge a nord della cattedrale; si affaccia in piazza del Duomo ed è costeggiata da via Calmaggiore.
L'edificio in laterizio con paramento a vista sorge su un alto zoccolo segnato da blocchi di trachite. Ha pianta rettangolare con abside semicircolare sporgente.
Oggetto di restauri che lo hanno riportato all'aspetto originario, ha la superficie muraria scandita da lesene unite da coppie di archetti.
Nei pressi del fianco sinistro del duomo, contiguo al romanico battistero di San Giovanni (XIII secolo sorge il massiccio campanile, incompiuto nella sommità.
La tozza mole del campanile deve la sua incompletezza, secondo la tradizione, all'opposizione dei Dogi di Venezia onde impedire che potesse superare in altezza quello della Basilica di San Marco.
Il Calmaggiore, ufficialmente via Calmaggiore, la passeggiata centrale di Treviso con negozi storici e di grandi griffe è la strada che collega Piazza dei Signori al Duomo.
Calmaggiore deriva quasi sicuramente dal latino callis maior (strada maggiore), dicitura più tarda di cardo maximus.
Nel Medioevo la strada univa simbolicamente i due centri del potere, la cattedrale, sede del potere spirituale, e il palazzo della Signoria, centro del potere temporale.
Su entrambi i lati numerosi sono i palazzi affrescati sia nelle facciate che all'interno dei portici che si susseguono per tutta la lunghezza della strada.
All’inizio di questa strada vi era la famosa Fontana delle Tette, costruita nel 1559. Durante i festeggiamenti in onore in onore di ogni nuovo Podestà dalla fontana sgorgavano vino rosso da una seno e vino bianco dall'altro.
La copia della scultura originale è oggi collocata nel cortile di palazzo Zignoli, accessibile dalla galleria (Galleria della Strada Romana) che collega il Calmaggiore alla piazzetta della Torre e alla calle del Podestà. Il manufatto autentico, seriamente danneggiato, è stato spostato in una teca sotto il portico del palazzo dei Trecento.
Posta al centro della pianura veneta tra il Brenta e il Piave, Treviso è un piccolo centro attraversato dal fiume Sile e caratterizzato dalla presenza di numerosi canali detti cagnani.
Situata nella regione Veneto, a nord-est dell'Italia, a pochi chilometri da Venezia, la Provincia di Treviso può essere raggiunta tramite:
A27 Venezia-Belluno, uscite di Vittorio Veneto Nord e Sud, Conegliano, Treviso Nord e Sud, Mogliano Veneto.
A4 Torino-Trieste, uscita di Cessalto
Aeroporto A. Canova (Treviso) o Aeroporto Marco Polo (Venezia).
Venezia-Udine,Venezia-Belluno,Vicenza-Portogruaro,Padova-Calalzo di Cadore,Venezia Bassano-Trento,Conegliano-Ponte delle Alpi.
La stazione ferroviaria si trova a sud del centro storico di Treviso, in piazzale Duca D’Aosta.
I principali collegamenti ferroviari:
Venezia-Udine-Trieste (per Treviso e Conegliano)
Vicenza-Portogruaro (per Castelfranco Veneto e Treviso)
Padova-Calalzo di Cadore (per Castelfranco V.to e Montebelluna)
Venezia-Bassano-Trento (per Castelfranco Veneto)
Conegliano-Ponte delle Alpi
Per orari e fermate visita il sito di Trenitalia (www.trenitalia.com)
Se volete spostarvi da Treviso nei comuni limitrofi, potete utilizzare gli autobus di linea che, oltre a servire il centro città, conducono presso i seguenti comuni limitrofi: Carbonera, Casier, Paese, Ponzano Veneto, Preganziol, Quinto di Treviso, Silea, Villorba.
I biglietti e gli abbonamenti sono in vendita presso la biglietteria ACTT di fronte alla stazione ferroviaria e nelle rivendite autorizzate, quali tabaccai e bar.
Se viaggiate con il vostro camper, in provincia di Treviso esistono numerose aree in cui poter sostare, in tutta sicurezza.
Scaricate qui l'elenco delle aree di sosta.
La conformazione urbanistica di Treviso rappresenta il "top" della città a misura d’uomo. Cuore nevralgico del centro storico è Piazza dei Signori, un salotto all’aria aperta dove i Trevigiani, da sempre, amano incontrarsi.
La piazza, il cui nome attuale è dovuto alla presenza dei palazzi dell'antica Signoria trevigiana, si chiamava un tempo Maggiore, delle Catene o della Berlina (qui veniva praticata la punizione della pubblica umiliazione chiamata appunto "berlina").
Fanno da cornice alla piazza il Palazzo della Prefettura e l’imponente Torre Civica che ospita il caratteristico “Campanòn”. Sulla piazza si affaccia anche uno dei monumenti più rappresentativi del centro cittadino, il palazzo dei Trecento.
Fra l’antico Palazzo Pretorio ed il famoso Palazzo dei Trecento, prospetta su Piazza dei Signori il neo-romanico Palazzo del Podestà, oggi noto come Palazzo della Prefettura. L’edificio fu costruito quando i locali adibiti ad uffici, disposti attorno al Palazzo dei Trecento, divennero insufficienti ad ospitare la pubblica amministrazione. In epoca veneziana, il Palazzo serviva come dimora del Podestà di Treviso che, per legge, non doveva essere né trevigiano né dei paesi vicini soggetti a tirannia: il Podestà era quindi sprovvisto di propria dimora.
L’aspetto del Palazzo della Prefettura cambiò più volte. Nel 1874-1877, il palazzo fu ricostruito in laterizio, con zoccolo e modanature in pietra d’Istria. Dietro al Palazzo prefettizio nel 1218 fu realizzata la torre civica, inizialmente staccata dagli edifici comunali. Circa cinquant'anni dopo, in occasione dei lavori di ampliamento del Palazzo, la torre fu unita al complesso podestarile.
Il Palazzo è attualmente in ristrutturazione.
Palazzo dei Trecento, detto anche Palazzo della Ragione, è una delle architetture più importanti del centro storico di Treviso, affacciata su Piazza dei Signori.
Nel corso dei decenni il Palazzo fu sede del Tribunale dei Consoli, luogo di pubbliche assemblee (le Concione), luogo in cui il Podestà amministrava la giustizia, sede del Maggior Consiglio, detto anche dei Trecento, che vi si riuniva anche in funzione di suprema assise civica (da cui nome di Palazzo della Ragione).
Il porticato originario percorreva l’intero perimetro ed ospitava i più importanti uffici del Comune prima e le botteghe poi pur essendo stato predisposto per alloggiare solamente un manipolo di una cinquantina di cavalieri agli ordini di un capitano.
Dopo i lavori del 1552 gli archi che si affacciano sulle piazze furono aperti completamente creando la loggia del Palazzo dei Trecento.
Tra la fine dell’800 ed i giorni nostri, il Palazzo ha subito una serie di opere: lo spostamento della scalinata da Ovest ad Est, il rifacimento della merlatura, ora guelfa e la risistemazione dei gravi danni dovuti ai bombardamenti del 1944.
I lavori di restauro, terminati all'inizio del '900, coinvolsero la Prefettura, la Torre Civica ed il Palazzo che furono coronati da merlature di tipo ghibellino.
L'ala perpendicolare sinistra della piazza, pur rimaneggiata nel 1877, è l'antico Palazzo Pretorio o Palazzo dei Podestà veneziani (1491 e modifiche del sec.XVI), con notevole facciata bugnata di carattere manierista sul Calmaggiore.
Un giorno a Treviso, città per tutte le stagioni: a piedi per assaporarne ogni angolo, scoprire gli scorci unici di questa tranquilla cittadina.
L'itinerario che vi proponiamo parte da Ponte S. Martino, vicino alla Stazione Ferroviaria e, attraverso Corso del Popolo, giunge al cuore della città, Piazza dei Signori.
Prosegue lungo il Calmaggiore per giungere al Duomo, sovrapposizione di stili su fondazioni romaniche, con candida facciata neoclassica.
E poi via dinuovo per raggiungere l`imponente Cattedrale di S. Nicolò.
Si riparte attraverso le vie ombreggiate per Borgo Cavour dove visitare il Museo Civico e si prosegue lungo via Canova con le colorate case medievali che ci riconducono in Piazza Duomo.
Addentrandoci, quindi, paralleli al Calmaggiore si giunge in Piazza S. Vito; sul retro il caratteristico canale dei Buranelli costeggiato da un vicolo porticato e poco lontana l`altra imponente chiesa romanico - gotica: S. Francesco.
E si ritorna verso Ponte S. Martino attenti a non farsi sfuggire neanche uno dei luoghi particolari di questa bellissima località:
come l'isolotto della pescheria, su cui si affaccia Cà dei Carraresi, rinomata sede espositiva;
Si costeggia il fiume incontrando l`ex ospedale, oggi sede universitaria, e si raggiunge per ultima a sinistra la Loggia dei Cavalieri.
Conosciuta anche come Nocciola Piemonte, è una varietà di nocciola che ha ottenuto il riconoscimento I.G.P nel 1993, viene prodotta in alcuni comuni del basso Piemonte appartenenti alle provincie di Cuneo, Asti ed Alessandria. La nocciola ha accompagnato l'uomo nella sua evoluzione, già le prime popolazioni nomadi si nutrivano di questifrutti e furono tra i primi ad essere coltivati dall'uomo. La nocciola prodotta nelle splendide colline delle Langhe, del Roero e del Monferrato viene coltivata ad un altitudine che varia dai 150 metri ai 750, grazie alla sua facilità di coltivazione ed alla sua resa è considerata a livello mondiale la migliore qualità rispetto alle altre, ultimamente la sua coltivazione si è diffusa anche in Emilia Romagna ed in Toscana. La raccolta della nocciola avviene quando i frutti si staccano spontaneamente dalle brattee e cadono per terra, vista la tendenza del frutto ad assorbire l'umidità dal terreno è indispensabile raccoglierla subito. La Nocciola Tonda Gentile Trilobata è molto apprezzata nell'industria dolciaria per i seguenti motivi:
- grazie alla sua forma sferica ed al suo guscio sottile che nel consentono una veloce sgusciatura meccanica mantenendo inalterato il seme
- il suo gusto ed il suo particolare aroma dopo la tostatura
- un limitato tenore di grassi che ne rende facile la conservazione senza il rischio di irrandicimento
- la sua elevata pelabilità.
Essa esprime il massimo del suo sapore quando incontra il cioccolato, fu per primo un cioccolatiere torinese a scoprirne le potenzialità e ad elaborare la ricetta dei "Gianduiotti". Oggi tavolette di cioccolato alle nocciole sono un must anche al di fuori dei confini nazionali e.... come dimenticare la famosa "Nutella" lla cui prima ricetta venne creata da Pietro Ferrero nel 1946 con un impasto di cioccolato e Nocciole Piemonte.
Le Langhe sono conosciute a livello internazionale per i suoi vini, per il suoi tartufi bianchi, per le nocciole tonde gentili e per tutti i piatti che con questi ottimi ingredienti si possono preparare e che alimentano ogni anno un notevole flusso di turismo gastronomico. Celebri in tutto il mondo i vini delle Langhe sono soprattutto rossi tra di essi:
- il Barolo: è conosciuto con l'appellativo di vino regale o "re dei vini e vino dei re". Fiore all'occhiello dell'enologia italiana, il barolo iniziò a conquistare la sua fama già nel medioevo accompagnando le pietanze sulle tavole di re, principi, papi e personaggi illustri come Luigi XIV, Carlo Alberto di Savoia, Maria Cristina di Savoia, il Conte Camillo Benso di Cavour, papa Pio VII solo per nominarne alcuni. Solo 11 sono i paesi delle Langhe a poter produrre questo delizioso nettare: Barolo, Castiglione Faletto, Serralunga d'Alba, Monforte d'Alba, Novello, La Morra, Verduno, Grinzane Cavour, Diano d'Alba, Cherasco, Roddi, la prima delimitazione avvenne il 31 Agosto del 1933. Il barolo viene prodotto dai vitigni di nebbiolo, piantati in zone collinari non inferiori a 170 m slm e non superiori ai 540 m slm solo dopo 3 anni di invecchiamento può fregiarsi di questo nome, se l'invecchiamento si protrae per 5 anni si può definire "riserva". L'invecchiamento viene conteggiato dal 1° novembre dell'anno di produzione delle uve e per almeno 2 anni deve avvenire in botti di rovere o castagno. Si presenta con un colore rosso granato, un profumo intenso e persistente, il suo sapore è asciutto, pieno e robusto può raggiungere una gradazione alcolica di 14,9°. E' l'ideale per accompagnare piatti di selvaggina, arrosti di carni rosse, brasati e piatti a base di tartufo, formaggi a pasta dura e stagionati. E' l'ingrediente principale clou del Brasato al Barolo e del Risotto al Barolo.
- il Nebbiolo: il nome nebbiolo è da ricollegarsi alla nebbiolina che scende sui vitigni durante il periodo della vendemmia che avviene in genere in autunno inoltrato. Presente sulle tavole di nobili e ecclesiastici già nel 1200, ottenne il marchio D.O.C. il 27 maggio del 1970, assieme al Barolo ed al Barbaresco è uno dei tre migliori vini ricavati dai vitigni di nebbiolo. I territori di produzione del vino si estendono su ben 25 comuni tra i quali: Alba, Canale, Castellinaldo, Corneliano d'Alba, Piobesi d'Alba, Priocca, San Vittorio d'Alba, Guarene, La Morra, Roddi, Monforte d'Alba, Diano d'Alba, Vezza, Grinzane Cavour.La sua gradazione minima deve essere di 12° e deve avere un invecchiamento di almeno un anno. Il suo colore caratteristico è il rosso rubino, ha un profumo tenue e delicato che ricorda la viola, un sapore dal secco al dolce, giustamente corposo, armonico e vellutato.
- il Barbaresco: vino di antichissime origini, viene menzionato per la prima volta da Tito Livio nella Storia Romana. Secondo alcuni il nome barbaresco deriverebbe dal fatto che i Barbari scesero in Italia attratti dal fama del vino. Fu il professor Domizio Cavazza a fondare nel 1894 la prima cantina sociale a produzione esclusiva di Barbaresco. Il vino viene prodotto nei territori delimitati dal decreto ministeriale del 31 agosto del 1933 e sono: Barbaresco, Neive, Treiso e una parte della frazione di San Rocco. Il Barbaresco si ricava da vigneti di nebbiolo al 100% e richiede un invecchiamento di almeno 26 mesi a partire dal 1° novembre dell'anno di produzione delle uve dei quali almeno 12 in botti di legno di rovere o castagno. Se il vino viene invecchiato 4 anni può pregiarsi dell'appellativo "riserva". Il Barbaresco ha un colore rosso granato con riflessi arancione, un odore gradevole e intenso ed un sapore asciutto, pieno, robusto, armonico e vellutato.
- il Barbera (d'Asti o d'Alba): Il primo documento ufficiale in cui viene nominato il Barbera risale al XVII secolo ed è tutt'ora conservato a Nizza Monferrato sebbene si sia certi che il vino ha origini molto molto antiche. Si tratta di un vino di gran classe, apprezzato a livello internazionale che viene ricavato dall'omonimo vitigno. I vitigni di barbera sono oggi i più diffusi in Piemonte. Il Barbera D.O.C. può essere d'Alba oppure di Asti in base alla zona in cui viene prodotto. E' un vino che può essere bevuto fresco "barbera vivace" e dopo almeno anno di invecchiamento in botti di rovere o castagno può fregiarsi dell'appellativo "Superiore". Il barbera deve avere una gradazione minima di 12° ma, in alcune particolari annate può raggiungere anche i 15°. Il Barbera si presenta con un colore rosso rubino tendente al granato, ha un sapore asciutto, corposo, con un'acidità piuttosto spiccata, si adatta bene ad accompagnare pietanze della tradizione piemontese come arrosti, brasati, cacciagione ma anche carni bianche.
- il Dolcetto: luogo simbolo della produzione del dolcetto è sicuramente Dogliani, paese che ha dato i natali a Luigi Einaudi, primo presidente della Repubblica Italiana, che proprio in questo borgo conduceva una azienda agricola. Anche il dolcetto, come gli altri vini langaroli, ha origini molto antiche. Già nel 1369 i marchesi di Dogliani, esentarono i fattori dal pagamento di imposte, dagli obblighi di leva e concessero loro l'utilizzo in libertà dei propri beni purchè pagassero una tassa in vino Dolcetto, che serviva a rimpinguare le cantine del nobile casato. I territori di produzione sono esclusivamente quelli intorno a Dogliiani: Bastia, Belvedere Langhe, Clavesana, Cigliè, Farigliano, Moncherino, Roddino, Somano. Il vino viene prodotto esclusivamente da vigneti di Dolcetto e non può avere una gradazione alcolica inferiore a 11,5°, se invece super i 12,5° può fregiarsi dell'appellativo "Superiore". Il dolcetto ha un colore rosso rubino vivo, un odore vinoso, gradevole, caratteristico ed un sapore asciutto, gradevole, amarognolo, di moderata acidità.
Ingredienti (per 4 persone):
8 pere
160 gr di zucchero
500 ml di vino rosso fermo
2-3 chiodi di garofano
cannella
Preparazione:
pulire le pere, in una casseruola versare il vino con lo zucchero, la cannella e i chiodi di garofano, far sobbollire per alcuni minuti, aggiungere le pere e far cuocere per circa 25 minuti. A fine cottura disporre le pere in verticale su di un piatto e versarvi sopra il vino, servire tiepide o fredde.