Le forme cinquecentesche del castello si rispecchiano nelle limpide acque del lago nel quale si protende il lembo di terra su cui venne edificato. Per secoli fu al centro di storie e leggende, si dice infatti che nell'antichità fosse abitato dalle fate, mentre in epoche più recenti è stato legato a leggende truci come quella di Claudia amante del principe vescovo Carlo Emanuele Mandruzzo, dal quale ebbe diversi figli, che morì affogata assieme al fratello nelle acque del lago in seguito al capovolgimento della sua barca. Si narra che nelle notti limpide i loro spiriti aleggino ancora sulle acque del lago. Grazie alla sua posizione strategica, il castello, venne utilizzato per lunghi decenni come fortezza militare sulla quale i vari signorotti della zona si contesero il dominio. Attualmente è sede di un ristorante quindi internamente non è visitabile, nel suo parco si possono però contare undici esemplari secolari di cipresso calvo delle paludi.
Capoluogo della regione, Trento viene ricordata a livello internazionale per il “Concilio” che si svolse in città tra il 1545 e il 1563. Durante il concilio venne scritta la famosa controriforma alle dottrine calviniste e luterane che si stavano diffondendo nel territorio. Posta nella valle del fiume Adige la città ha sicuramente origini molto antiche, si sa per certo che nel I secolo a.C. fu sede di un accampamento romano mentre nel 40 d.C. divenne municipio. Durante il periodo Augusteo la città venne protetta da mura difensive con porte e torri, venne edificato un foro, un anfiteatro e anche un porto fluviale a dimostrazione della notevole importanza di cui godeva. Con la caduta dell’impero romano Trento venne dominata dai Goti, dai Longobardi, dai Franchi e dai Baiuvari fino a quando, nel 1027, Corrado II il Salico vi istituì il Principato Vescovile. A partire da questa data i religiosi divennero parte attiva nella vita amministrativa e culturale della città fecero erigere il Duomo, rafforzare le mura di cinta e intrapresero la costruzione del castello del Buonconsiglio. Durante il governo ecclesiastico Trento godette di un lungo periodo di sviluppo economico e culturale durante il quale vennero edificati palazzi signorili e monumenti che la resero un vero gioiello architettonico. L'espansione economica e culturale della città venne interrotta dall’arrivo di Napoleone e dalla successiva annessione al regno di Baviera e all’impero Asburgico. Solo agli inizi del ‘900 Trento e il trentino entrarono a far parte del Regno d’Italia. Da vedere:
La piazza costituisce da sempre il cuore religioso e amministrativo della città al punto da far nascere contese per il controllo della stessa. Al centro della piazza è posta la Fontana di Nettuno, edificata seguito ad una delibera cittadina del 1766 nella quale emergeva l’esigenza di dotarsi di acqua salubre. La fontana progettata con un sistema di scorrimento continuo dell’acqua è ornata da tritoni e cavalli marini sormontati da una statua bronzea raffigurante il Dio Nettuno. Ai lati della piazza sorge il Duomo dedicato a San Vigilio protettore della città. Il Duomo venne edificato nel XIII secolo nell'area in cui sorgeva l’antica basilica di San Vigilio. La parte laterale del Duomo, che si affaccia sulla piazza, è ornata da una galleria ad arcate, sotto ad essa si trova il rosone detto “Ruota della Fortuna” tramite piccolo portico del ‘500 chiamato “Porta del Vescovo” si accede all'interno della basilica. L’interno, a tre navate, conserva oltre a numerose opere d’arte le spoglie dei vescovi di Trento. In occasione del Concilio all'interno della basilica venne allestita un’apposita sala ornata da arazzi rappresentanti la passione di Cristo.
Le case che si affacciano su piazza del Duomo, vennero costruite nel XV secolo e ridecorate tra il 1531 e 1533 con temi riguardanti la fortuna, la giustizia, i vizi e le virtù.
La via, anticamente affiancata da case in stile gotico e da portici, venne abbattuta su volere di Bernardo Cles che volle una via larga e diritta che collegasse il Duomo a Palazzo del Buonconsiglio. Sulla nuova strada vennero costruiti i principali palazzi nobiliari come Palazzo Alberti Colico e Palazzo Thun
Il nucleo più antico del castello è Castelvecchio costruito nella prima metà del 1200 a ridosso della Torre d’Augusto sull'altura che controlla la via di comunicazione per la Germania. Nel 1400 accanto al primo nucleo venne creato un giardino interno e la Torre dell’Aquila mentre nella prima metà del 1500 su volere del vescovo Bernardo Cles venne costruito il Magno Palazzo. Di notevole pregio è il cortile interno del Castelvecchio sul quale si affacciano tre ordini di loggiati ornati da splendidi affreschi. Dal primo loggiato del cortile attraverso un passaggio si giunge alla cappella di Cles per poi passare davanti alla sala del tribunale ed entrare successivamente nella Giunta Albertina costruita su volere di Francesco Alberto Poia per collegare agevolmente la parte medioevale a quella più moderna del castello. Nel Magno Palazzo di notevole pregio sono la Sala Grande, la Sala degli Specchi, la Camera degli Scarlatti, l’appartamento privato del principe e la Biblioteca. Dalla Loggia del palazzo si accede alla Fossa dei Martiri dove vennero uccisi Cesare Battisti, Fabio Filzi e Damiano Chiesa. Dal 1924 il castello è sede del museo Nazionale che ospita collezioni di arte antica, medioevale moderna e contemporanea.
Il palazzo in stile rinascimentale venne eretto intorno alla metà del 1500 su volere della famiglia Madruzzo. Sebbene dovesse svolgere funzioni puramente rappresentative il palazzo dispone di vari elementi difensivi come il fossato che lo circonda, i quattro torrioni agli angoli e, nella parte centrale del tetto un torrino quadrato andato distrutto. Il palazzo deve il suo nome ad una doppia fila di alberi posti sulla strada che da Trento conduceva alla villa. L’interno del palazzo abbellito da affreschi è ora sede del MART (Museo Arte modera e contemporanea di Trento e Rovereto) ma per un lungo periodo prima dell’acquisto da parte della Regione Autonoma di Trento fu sede di una caserma militare e successivamente di un cascinale.
Il palazzo, che ospita il museo Diocesano Tridentino, fu la prima sede dei vescovi di Trento. Situato su piazza del Duomo, tra la Torre Civica e il Castelletto, venne fatto erigere da Federico Vanga nel 1220 da come dimora personale, successivamente venne utilizzato come sede del Municipio del Podestà ed infine come sede del Tribunale. La facciata del palazzo è ornata al primo piano da una serie di trifore mentre al secondo da una serie di bifore sormontate da una merlatura.
Ora sede del Municipio, venne edificato nel XVI secolo dal Conte Sigismondo di Thun rimanendo di proprietà della famiglia per ben quattro secoli. Il Palazzo è costituito da una serie di edifici, oltre che da una cappella, da una torre e da varie corti interne. E' visitabile solo in occasione di mostre che si tengono all'interno della Torre Mirana.
Sorto verso la fine del 1400 in stile rinascimentale, venne decorato nella parte superiore esterna da affreschi che ritraggono personaggi come Marco Curzio, Muzio Scevola e Curio Dentato, mentre nella parte inferiore venne decorato con un’immagine della Ruota della Fortuna e di un Alabardiere. Il palazzo costruito su volere di Giovanni Antoni Pona detto appunto Geremia è oggi sede dell’ufficio del Sindaco e ospita numerose manifestazioni culturali. E' visitabile solamente in occasione di mostre ed eventi si consiglia quindi di informarsi presso l’Ufficio del Turismo.
E' il nuovo museo delle scienze di Trento inaugurato il 27 Luglio 2013. L'avveniristica struttura progettata da Renzo Piano richiama il profilo delle montagne sviluppandosi su 6 piani con 12.000 metri quadri di superficie totale e 5.000 metri quadri di superficie espositiva. Ben 450 sono gli animali imbalsamati ospitati all'interno della struttura, dove si potrà intraprendere un viaggio tra i vari habitat della terra incontrando uomini preistorici e scheletri di dinosauri. L'intero percorso museale si sviluppa in sale interattive, con suoni e immagini dove attraverso gioco e sperimentazione è possibile imparare divertendosi. Nella FabLab è possibile progettare e realizzare oggetti utilizzando una stampante £D e il Maxi Ooh apposito spazio per bambini. L'edificio è dotato di una caffetteria, un bookshop, toilette con fasciatoi e tutti i punti sono raggiungibili con carrozzine o passeggini.
Posto su di un’altura dalla quale domina tutta la valle di Non il castello è uno dei massimi esempi di architettura civile-militare meglio conservati di tutto il Trentino. Costruito intorno al 1200 dalla famiglia Thun rappresenta degnamente il potere che la potente famiglia esercitò per secoli su tutta la valle. L’accesso al castello, circondato da splendidi giardini, avviene tramite un ponte levatoio, dopo che si è superata la Porta Spagnola. Il Ponte levatoio immette in un cortile interno tramite il quale si accede al Castello che conserva splendide stanze arredate con mobili originali dell’epoca tra queste la Stanza del Vescovo. All’esterno un imponente sistema di fortificazioni lo proteggeva da attacchi nemici.
Annoverata tra i borghi più belli d’Italia, Chiusa deve il suo nome alla funzione che svolse per un lungo periodo di tempo, infatti, grazie alla sua posizione, essa venne scelta dal vescovo di Bressanone come sede della stazione doganale. Come la Vicina Vipiteno anche Chiusa fu un importante centro minerario, grazie ai vicini giacimenti di argento, piombo e rame utilizzati dal medio-evo fino agli inizi del 1900. Oggi l’attività principale della città è sicuramente il turismo, sia invernale che estivo. In inverno la zona è apprezzata per le magnifiche piste da sci delle adiacenti montagne, mentre in estate per le innumerevoli escursioni da praticare sia a piedi che in bicicletta. Da vedere:
Edificato nel 1697 su volere della regina Maria di Spagna è attualmente sede del Museo Civico. Il museo conserva parte del “Tesoro di Loreto” consistente in pezzi di oreficeria, paramenti sacri e dipinti di varie provenienze.
Il monastero è raggiungibile, in circa 30-40 minuti, con una passeggiata (in salita con un dislivello di circa 200 metri) che parte dal centro abitato e, seguendo l'antico sentiero della Via Crucis, raggiunge prima l'ottagonale chiesa della Madonna, successivamente la chiesa del Monastero e in ultimo la chiesa di Santa Croce posta in cima allo sperone di roccia. Nel 1699 in seguito ad un incendio il monastero venne riedificato divenendo sede della comunità Benedettina. Il monastero non è raggiunto da alcuna strada.
Grazioso paesino posto ai piedi del omonimo monte, ottimo punto di partenza per escursione sulle vette dolomitiche oppure per passeggiate tra le fitte pinete che lo circondano. Il borgo, di origini molto antiche, fu al centro di un territorio ricco di forze magiche, sabba e stregonerie, numerose sono infatti le leggende ambientate in questi luoghi e nel suo castello, al centro di processi per stregoneria. Merita una visita la chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, la quale, tra dipinti di notevole interesse artistico, conserva un crocifisso ligneo del 1200.La maggior attrattiva di Fiè è costituita dal:
Il castello, edificato molto probabilmente nel 1200 dai signori di Fiè, amministratori del vescovo di Bressanone, si trova su di una collina a 880 metri di altitudine. Il proprietario più illustre fu Leonardo di Volos, uomo d’armi di grande valore, che si distinse durante la guerra d’Engadina. Uomo molto ambizioso e amico dell’imperatore Maximillian, Leonardo trasformò il castello in una residenza signorile in stile rinascimentale, senza nulla togliere però alle funzioni militari del posto. Nel castello su volere di Leonardo vennero organizzati per un lungo periodo balli e banchetti a beneficio della nobiltà locale. Intorno al 1500 fu però teatro di eventi meno lieti, venne infatti utilizzato come sede di svariati processi contro presunte streghe, la maggior parte dei quali si conclusero con condanne al rogo. Di notevole pregio gli affreschi che ornano il castello sia nelle parti interne che esterne, deliziosa la loggia con archi a sesto acuto e dipinti raffiguranti stemmi e cavalieri, nella cappella in stile tardo-gotico da notare tra i vari dipinti l’Incoronazione di Maria. Molto belle sono la sala dei Cavalieri, la sala delle armi e la splendida terrazza panoramica dalla quale si gode una splendida vista sull'altopiano del Renon e dello Sciliar. Nel 1981, dopo la morte dell'ultimo proprietario Alois Mathà, avvenuta nel 1978, venne fondato il "Kuratorium Schloss Prosels S.r.L" il cui scopo è quello di mantenere e preservare il castello. Dopo lunghi lavori di restauro per il castello iniziò una nuova vita, venne infatti aperto al pubblico, in estate vi vengono organizzati eventi e manifestazioni culturali mentre al sabato è possibile affittarlo per feste private. Fuori dal castello si trova una bella area picnic e comodi parcheggi.
Se volete godere di qualche momento di tranquillità tra il silenzio delle montagne e il verde dei boschi vi consigliamo di raggiungere il vicino lago di Fiè. Il lago è uno degli 8 balneabili del trentino, le sue acque raggiungono una temperatura massima di 23 gradi. Il lago è raggiungibile dal paese di Fiè con una passeggiata in salita di circa 30 minuti seguendo il sentiero n^ 1. E' altrimenti possibile raggiungere il lago tramite comodi bus che partono dal paese oppure tramite una strada asfaltata che parte dal vicino borgo di Sant'Antonio. Un cartello posto all'imboccatura della strada segnala se il parcheggio del lago è libero oppure completo, qualora fosse completo vi sconsigliamo di proseguire in quanto l'intero tratto di strada è a rimozione forzata.
Il castello è posto su di uno sperone di roccia porfirica a picco sul torrente Talvera. Costruito nel 1237, appartenne per un lungo periodo ai fratelli Beraldo e Federico di Vanga, fino a quando venne attaccato ed espugnato dal Conte Mainardo II, che voleva il controllo del transito sulla strada che da Bolzano conduce verso nord. Successivamente venne acquistato dai fratelli Vintler, ricchi mercanti, che grazie alle loro fortune, e per non essere da meno dei nobili casati, arricchirono le sale interne e gli esterni con affreschi raffiguranti scene di vita quotidiana e allegorie. Tra i molti affreschi si possono ammirare scene di caccia, danze cortesi, il gioco della palla, scene di tornei con la lancia e con la mazza. I fratelli costruirono inoltre la casa d’estate, facendola completamente affrescare con scene dedicate a romanzi e poemi epici come la storia d'amore tra Tristano ed Isotta e il leggendario re Artù con i suoi cavalieri. Il castello passò successivamente di proprietà del Duca Sigismondo, per divenire in seguito proprietà dell’imperatore Massimiliano. Da questo momento per il castello comincia un lungo periodo di declino segnato da esplosioni, incendi e crolli. Nel 1893 l’imperatore Francesco Giuseppe cedette il castello alla città di Bolzano. Dopo lunghi lavori di restauro il castello venne aperto al pubblico nel 2000. Attualmente al suo interno si svolgono mostre ed eventi culturali. Per una visita vi consigliamo scarpe comode e con suola in gomma in quanto la salita al castello è piuttosto ripida e scivolosa.
La città è posta in una conca nel punto di congiunzione delle valli dell’Isarco, Sarentina e dell’Adige, protetta dai Monti della Mendola, del Renon e del Salto, ai quali è collegata da moderne funivie. Grazie ai ritrovamenti fatti, tra i quali la mummia di Similaun, si ritiene che le parti alte dell’area furono abitate fin dalla preistoria, mentre le parti basse, invase da paludi e quindi piuttosto malsane, vennero popolate più tardi. Nel 15 a.C. l’imperatore Druso ubicò, nell'area dove attualmente sorge Bolzano, la sede dell’accampamento del suo esercito, si può però parlare di Bolzano come di un vero e proprio insediamento urbano solo a partire dalla fine del 600. Nel XII secolo, grazie alla sua posizione strategica sulle direttrici che portano al Nord-Europa, Bolzano aveva l’aspetto di una tipica città mercantile, con una via principale porticata lunga e stretta, sulla quale si affacciavano botteghe di artigiani e mercanti, al centro della città sorgeva il castello vescovile, mentre tutt'intorno era protetta da una cinta muraria con cinque torri e tre porte di accesso. La cinta venne completamente distrutta dal conte Mainardo di Tirolo. La città fu per un lungo periodo legata alla dinastia degli Asburgo, durante tale periodo subì una dura repressione causata dalla rivolta contadina. Gli Asburgo dettero un grande impulso all'economia cittadina, ma soprattutto ai commerci con il resto d'Italia e l'Europa. La città venne, per un breve periodo, annessa alla Baviera, per poi entrare a far parte del Regno d’Italia. Bolzano offre ai suoi visitatori una vasta gamma di proposte dai percorsi culturali ed escursioni naturalistiche sui monti circostanti. Da vedere:
Dedicata al poeta medioevale Walther Von der Vogelweide la piazza rappresenta il cuore della città. Aperta nel 1808 su volere di Massimiliano di Baviera, attualmente viene utilizzata per numerose manifestazioni come i mercatini di Natale, il mercato dei fiori, la festa dello speck e la festa della zucca. Al centro della piazza è ubicata una statua in marmo bianco in onore del poeta, mentre ai lati si affacciano l’abside del Duomo e numerosi edifici ottocenteschi nei quali trovano sede bar e ristoranti e negozi alla moda.
La chiesa dedicata a Maria Assunta cattura lo sguardo dei visitatori non solo per il suo alto campanile, ma soprattutto per il colorato tetto costruito con tegole smaltate di color verde, nero e ocra. La chiesa venne costruita probabilmente nel 1280 sui resti di più antiche costruzioni, come dimostrano i ritrovamenti avvenuti durante i lavori di ricostruzione del dopoguerra. La facciata a capanna è ornata da un bel rosone e da un piccolo portico sorretto da due leoni in pietra. All'interno da notare il pulpito e dietro l’altare maggiore la cappella delle grazie.
Situata nei pressi di piazza Walther venne edificata nel 1272 su volere dei frati Domenicani. La chiesa costituisce uno dei migliori esempi di architettura gotica dell’Alto Adige, all’interno sono visibili parecchi affreschi di epoca trecentesca, di particolare bellezza è la cappella di San Giovanni.
Posta nell'omonima via, in prossimità del centro storico, la chiesa venne costruita nel 1221 su di un possedimento del vescovo di Bressanone. Durante la sua esistenza subì parecchi rimaneggiamenti gli ultimi avvenuti in seguito alle distruzioni causate dai bombardamenti della seconda guerra mondiale. All'interno della chiesa sono custodite opere di particolare pregio tra le quali l’Altare della Natività opera di Hans Kloker.
Si tratta di un’avveniristica struttura progettata da uno studio di architettura berlinese e inaugurato nel 2008. All'interno dell'edificio si trovano oltre alle aree espositive, un book-shop, una biblioteca, una sala conferenze e un punto di ristoro. Preceduto da due scenografiche passerelle che attraversano il fiume il Museion si propone di esporre e valorizzare opere di arte moderna e contemporanea.
Si tratta sicuramente della più antica via della città, ma anche della principale via dello shopping, sotto i medioevali portici hanno sede negozi di marca, di artigianato locale, pasticcerie e bar. I palazzi che si affacciano sulla via sono ornati da affreschi, stucchi e Erker.
Percorrendo tutta via dei Portici si giunge all’antica piazza delle Erbe. La piazza sorge ove nel 200 era la porta occidentale della città. Attualmente la piazza è sede del quotidiano mercato ortofrutticolo. Nella parte che fa angolo con via dei portici si trova la fontana di Nettuno.
Se siete in viaggio con i ragazzi non potete assolutamente perdere una visita al museo dove è custodita la famosa mummia di “Otzi”, trovata nel 1991 nel ghiacciaio della Val Senales. Dagli studi effettuati sul reperto, si pensa si tratti di un cacciatore vissuto nella valle tra il 3300 a.C. e il 3500 a.C. Attualmente la mummia è custodita in uno speciale frigorifero ad una temperatura costante di -6° e cosparsa di acqua sterilizzata a intervalli di tempo regolari, per evitarne la disidratazione. Il congelamento nel ghiaccio e lo spesso strato di neve sotto cui si è stata la mummia per oltre 5000 anni, hanno permesso la conservazione degli indumenti a del suo equipaggiamento, visibili nel percorso museale.
Il castello, posto in mezzo a meravigliosi vigneti, è raggiungibile a piedi grazie alla passeggiata che costeggia il fiume Tàlvera. Il Torrione principale venne costruito nel 1194 dal capostipite della famiglia da cui prende il nome, solo intorno al 1500, grazie a lavori di ampliamento e abbellimento, il maniero assumerà le forme attuali. Dal 1980 è di proprietà dell’Azienda di Soggiorno e Turismo che dopo lunghi lavori di restauro attualmente lo utilizza per mostre e congressi. Il castello è visitabile solamente in determinate occasioni
Non perdete un’escursione in funivia da Bolzano a Soprabolzano, grazie al nuovissimo impianto potrete, in 12 minuti di viaggio, raggiungere l’altopiano del Renon coprendo un dislivello di circa 1000 metri. Durante il tragitto in funivia potrete ammirare le famose “piramidi di terra”. Giunti in cima il Trenino del Renon vi condurrà nei borghi di Costalovara, Stella e Collalbo attraverso masi, prati, boschi e panoramici sguardi sulle Dolomiti. Il viaggio in treno ha una durata di circa 15 minuti e copre una distanza di 6,8 chilometri, volendo è possibile percorrere il tragitto a piedi oppure in bicicletta attraverso percorsi ben segnalati, da Soprabolzano attraverso un sentiero è possibile raggiungere le Piramidi di Terra ma, vi consigliamo di raggiungere le Piramidi di Terra di Collalbo, raggiungibili attraverso un comodo sentiero in pianura praticabile anche con passeggini (sentiero 24 che parte dalla stazione ferroviaria), volendo al ritorno è possibile prendere l'autobus. L'altopiano è raggiungibile anche con un comodo servizio di autobus oppure in macchina.
Bolzano rappresenta il punto di partenza ideale per una svariata serie di escursioni che si possono effettuare sia a piedi che in bicicletta adatte a qualsiasi tipo di esigenza di seguito un link con le varie proposte
L’ottima posizione geografica in cui è posta la città, riparata dalle alte montagne che la circondano, le permettono di godere di un clima molto favorevole e poco piovoso, adatto alle persone di qualsiasi età, soprattutto con disturbi polmonari. Grazie al suo splendido clima rappresenta un gradevole luogo di villeggiatura in qualsiasi stagione dell’anno, in inverno è possibile sciare sulle bellissime piste di Merano 2000, mentre in estate numerosi e ben segnalati sono i percorsi da percorrere a piedi o in bicicletta, se siete degli alpinisti esperti le vette circostanti rappresenteranno per voi una valida sfida. Se invece amate l’acqua il sole e il relax potrete recarvi al modernissimo centro termale che dispone di piscine sia interne che esterne, dove tra un bagno e l’altro potrete farvi coccolare con qualche trattamento di bellezza. La città cominciò la sua vocazione turistica già nell’ 800 quando Elisabetta d’Austria, meglio conosciuta con il nome di Sissi, scelse Merano per i suoi lunghi periodi di riposo. Da quel momento la città attirò i nobili di tutt’Europa, per ospitare al meglio i facoltosi visitatori venne costruita una ferrovia che la collegava con Vienna, Budapest e Pietroburgo, alberghi, edifici pubblici, giardini e sontuose ville che trasformarono Merano in una delle località più alla moda d’Europa.
Da vedere:
Ciò che colpisce maggiormente l’attenzione guardando la facciata della chiesa è il campanile, che con i suoi 83 metri di altezza, è tra i più alti del Tirolo. La facciata della chiesa in stile gotico è ornata da merlature e da un bel rosone centrale raffigurante Santa Veronica. L’ interno, a tre navate, conserva degli interessanti affreschi oltre che un altare ligneo del XVI secolo.
Il museo, che venne inaugurato nel 1900, annovera tra i suoi reperti una collezione donata dal suo fondatore Franz Innerhofer nella quale spiccano alcune pregiate sculture gotiche, come una Pietà di Michael Pacher, reperti preistorici della Val Venosta, una raccolta di minerali, una collezione di costumi tipici del luogo e una mummia Egiziana.
Situato nel centro di Merano è facilmente raggiungibile da Via dei Portici. Venne costruito sui resti di un preesistente edificio intorno alla seconda metà del 1400, per ospitare i membri della famiglia Asburgica, vi soggiornò per un breve periodo anche l’imperatore Massimiliano I. Il castello, il cui primo proprietario fu Sigismondo d’Austria, ebbe tra i vari proprietari i principi Thurn und Taxis che lo cedettero al comune di Merano, il quale visto il suo avanzato stato di degrado decise di abbatterlo definitivamente per costruirvi una scuola. Il castello venne salvato da una petizione della popolazione, restaurato, venne aperto al pubblico nel 1880. Gli interni rappresentano i tipici spazi di una dimora signorile in stile gotico e conservano oltre a mobili e quadri una collezione di armi, e una collezione di strumenti musicali.
La chiesa edificata nel XII secolo custodisce sia al suo esterno che al suo interno affreschi di notevole pregio.
Il museo venne ideato e creato dall’ austriaca Evelyn Ortner, un’appassionata collezionista di abiti e accessori femminili. Attualmente ospitato al secondo piano e nel sottotetto dell’ex convento delle Clarisse, dedica alcune aree ad un’esposizione permanente, mentre altre ospitano eventi e rappresentazioni legate soprattutto all’attività dell’associazione costituita nel 1993 “Museo della donna – la donna nel corso del tempo”, che raccoglie adesioni sia a livello nazionale che internazionale
Centrale via del passeggio e dello shopping, fiancheggiata da case porticate del 500 e del 600, nella maggior parte dei casi ornate da Erker (finestre che sporgono all’esterno dell’edificio). Al numero 163 della via ha sede Merano Arte, vasto spazio espositivo divenuto in breve tempo punto di riferimento della città.
L’edificio in puro stile liberty venne edificato nel 1874 come luogo di svago dei villeggianti. All’interno vi erano: una sala giochi, una sala da conversazione, una sala da ballo e un fumoir oltre ad una sala per concerti tutte le sale furono finemente affrescate e decorate da stucchi ed elementi metallici. Attualmente lo spazio è sede di eventi, mostre, concerti e serate di gala.
Luogo amato dall’imperatrice Sissi, che trascorse qui due dei suoi quattro soggiorni Meranesi. La prima volta l’imperatrice vi giunse al fianco della convalescente figlioletta Marie, mentre la seconda volta vi giunse sola, per ritrovare la serenità perduta in seguito alla prematura morte del figlio Rudolf. Durante i suoi soggiorni la principessa occupò solo alcune delle numerose stanze del castello, che vennero appositamente rinnovate e arredate. Attualmente il castello è visitabile solo in alcune occasioni mentre sono visitabili i giardini dove la principessa amava passeggiare, il Touriseum che occupa 20 delle numerose sale, all'interno del quale è possibile intraprendere un viaggio nei 200 anni di storia del turismo locale e la mostra permanente degli inquilini di Castel Trauttmansdorff, dove sono esposti oggetti e abiti degli ospiti più illustri del castello, oltre ovviamente alle stanze occupate dalla principessa Sissi. I giardini, con le loro innumerevoli specie di piante, le fontane, i giochi d’acqua e le loro stazioni multisensoriali rappresentano una delle principali attrazioni della città. Per una visita completa ai giardini e alle mostre considerare almeno 6 ore di permanenza. Se viaggiate con i bambini non perdete il percorso rosso con la grotta animata.
Il percorso lungo 4 chilometri venne creato nel 1893 da Franz Tappeiner, che successivamente lo donò alla città. La passeggiata si snoda lungo le pendici del Monte Benedetto offrendo una splendida vista sulla valle, grazie anche ai 10 cannocchiali posti lungo il percorso. Da Merano è possibile accedere al percorso dalle spalle del Duomo, da Via Galilei, da Castel San Zeno e da altre passeggiate. Lungo il sentiero si incontrano svariate specie di piante alcune tipiche del mediterraneo come le agavi, gli eucalipti, i pini marittimi e gli ulivi, mentre altre sono decisamente più esotiche come le palme i bambù e i cactus. Nel 2002 lungo il percorso è stato creato anche giardino delle erbe aromatiche.
La passeggiata parte dal Parco di Sissi e raggiunge il Ponte Romano costeggiando la riva sinistra del fiume Passirio. La passeggiata viene definita “d’estate” mentre la dirimpettaia “d’inverno” in quanto grazie alla sua posizione in estate è protetta dai caldi raggi del sole al contrario quella d’inverno gode, durante la stagione fredda, dal calore dei raggi solari. La passeggiata, quasi completamente in piano, beneficia anche del refrigerio della folta vegetazione costituita da cedri del Libano, Wellingtonie e pini.
Se si visita Merano è d'obbligo una tappa di una giornata oppure di qualche ora al modernissimo stabilimento termale della città. Le terme inaugurate nel 2005 costituiscono un'oasi di pace ove rilassarsi e prendersi cura del proprio corpo, in un ambiente che è un vero e proprio gioiello architettonico. I 50.000 metri quadrati dello stabilimento offrono percorsi benessere nei giardini oppure al chiuso nella modernissima struttura di vetro e acciaio e comprendono: piscine fredde, piscine calde, piscina con acqua salina, piscina controcorrente, sauna finlandese, bagno di vapore, sala della neve, docce a fiotto e varie sale riposo.
A soli 4 chilometri dal centro della città si trova il borgo di Tirolo, noto per il suo omonimo Castello. Il castello è raggiungibile a piedi dal centro del villaggio con una passeggiata, in salita, di circa 20 minuti. Edificato nel XII secolo dalla potente famiglia dei Conti di Tirolo, che dominarono la valle spingendosi fino al lago di Garda, in Boemia ed in Carinzia. Dopo circa 4 secoli di abbandono in castello è stato riportato agli antichi splendori, grazie a lunghi lavori di restauro, attualmente ospita il Museo Storico-Culturale della provincia di Bolzano. Si accede al castello tramite un portale finemente decorato da animali fantastici e motivi floreali. Le sale del museo sono dotate di istallazioni multimediali che permettono al visitatore di godersi al meglio la visita. Vicino al ristorante del castello ha sede il Centro di Recupero Avifauna con il compito di curare gli animali feriti e reinserirli nel loro ambiente naturale. Durante la stagione estiva a orari prestabiliti vengono offerti ai visitatori spettacoli di falconeria.
Il castello, posto sopra il paese di Sluderno, gode di una posizione panoramica sulla valle, e grazie alle sue forme, attrae l’attenzione del visitatore già da lunga distanza. Costruito dai Vescovi di Coira, dopo la metà del 1259, dalla fine del 1200 fino al 1500 appartenne alla famiglia Matsch, per passare successivamente di proprietà della famiglia Trapp, che diede al castello l’attuale aspetto rinascimentale. Della costruzione originaria rimangono solamente il Maschio e le mura di cinta che racchiudono il cortile interno, mentre il cortile esterno, i bastioni, le terrazze, i giardini e alcuni edifici abitativi, vennero costruiti agli inizi del sedicesimo secolo. Sempre del sedicesimo secolo sono i raffinati affreschi che ornano il loggiato interno, vanto del castello. All’interno è visitabile la stanza di Giacomo VII, dove è conservato un organo del 1559, la sala degli Antenati, l’armeria, dove è custodita una preziosa collezione di armature, tra le quali l’armatura appartenuta a Ulrico IX, alta circa 2 metri. L'armeria conserva la collezione d'armature più vasta d'Europa. All’interno del castello si trovano anche due cappelle “la Vecchia Cappella” e la cappella di “San Giacomo”.
Castel Coira è uno dei pochi castelli del Trentino ancora abitati, in estate e in autunno vi soggiornano infatti i conti Trapp, (in tali occasioni sventola la bandiera con lo stemma di famiglia), mentre durante tutto l'anno il castello è affidato al castellano ed alla sua famiglia.
Annoverata tra i borghi più belli d’Italia, Glorenza è una delle città più piccole d’Europa, sicuramente la più piccola dell’Alto Adige, con una popolazione che si aggira intorno ai 900 abitanti. Vanto della città sono le mura di fortificazione, completamente intatte. Le mura medioevali sono alte all'incirca 7 metri, agli angoli dispongono di torri cilindriche, mentre lungo i lati 3 porte poste all'interno di torri quadrate consentono l’accesso in città. Glorenza fu fin dall'antichità crocevia di commerci tra l’Italia, la Svizzera e la Germania, assumendo una tale importanza da poter imporre, nella pesatura delle merci, la “misura di Glorenza“. Nel 1499, durante la guerra di Engadina, venne quasi completamente distrutta, ma, vista la sua importanza strategica l’imperatore Massimiliano I né ordinò la ricostruzione, affidando la progettazione delle mura all'architetto militare Kolderer. L'architetto adattò la cinta muraria alle nuove esigenze militari munendola di un camminamento di ronda e di 350 feritoie. All'interno delle mura il borgo si presenta con la tipica struttura medioevale, assolutamente degna di nota la via dei Portici, unica nel suo genere in tutto il Trentino, ancora oggi, come in passato, utilizzata per il mercato contadino del sabato. Al numero 2 della via si incontra Torre Flurin anticamente sede del tribunale, mentre al n^ 14 è ubicata la casa del Balivo. Passeggiando per il borgo si possono ammirare antiche residenze signorili di notevole interesse storico e artistico, tra queste vanno sicuramente menzionate Castel Glorenza, Casa Florich, completamente affrescata, e casa Gebhard. Molto bello l’edificio del comune costruito alla fine del 1500 come residenza nobiliare.
A circa 8 KM da Glorenza, posta tra il verde dei boschi, si trova l’abbazia di Monte Maria (Vai al Sito), se avete un po' di tempo a disposizione merita sicuramente una visita. All'interno, dove vige regola del silenzio, è ospitato un museo visitabile dal lunedì al sabato dalle 10 alle 17. L’abbazia dispone di una foresteria con nove camere a disposizione degli ospiti
Giannutri, piccola e meridionale isola dell’Arcipelago Toscano è una destinazione molto speciale.
Non ha nè strade nè macchine, i suoi “rumori di sottofondo” sono quelli del vento, del mare o il richiamo degli uccelli; i suoi profumi quelli del mirto, del cisto e del rosmarino; non ha negozi, e non offre altro da fare se non camminare su antichi sentieri, nuotare in acque trasparenti tra piccole occhiate e stelle marine e godere di panorami mozzafiato a contatto con una natura selvatica e qualche volta selvaggia.
Le sue scogliere sono il luogo scelto da tante specie di uccelli migratori per riprendere le forze, nidificare e allevare i piccoli e nelle acque profonde che la circondano si riproducono dentici, cernie e ricciole, non troppo lontano da coralli e antichi relitti.
Non ci si meravigli, quindi, se, nel tentativo di salvaguardare tutto questo dalla minaccia di un turismo non sempre responsabile, si sia trasformata Giannutri nell’Isola dei divieti, come è stata definita in più occasioni: non si può, infatti, campeggiare, non si possono accendere fuochi, non si possono raccogliere fiori o piante, non si è liberi di fare escursioni, non si possono lasciare rifiuti; fuori delle aree delimitate non si può fare il bagno, pescare, andare in barca e neppure in canoa.
Solo chi non sia correttamente informato sulle caratteristiche e sulle fragilità del delicato ecosistema dell’isola può vivere tutto questo come un fastidio.
Per gli altri sono regole che vale la pena condividere e rispettare per continuare garantirsi nel tempo questa naturalezza a rischio di estinzione.
Giannutri si raggiunge in barca con traghetti della società Maregiglio da Porto Santo Stefano o con minicrociere organizzate nei mesi estivi anch’essi dalla Maregiglio, comprendenti spesso anche l’isola del Giglio ed il pranzo a bordo (biglietto18 €, pranzo a bordo 12 €, tassa di sbarco 1,50 €).
Anche la compagnia Vega organizza minicrociere con partenza da Porto Santo Stefano alle 9.45 che includono Giannutri.
In estate il servizio di collegamento è attivo tutti i giorni con partenza alle 10.00 da Porto Santo Stefano e partenza da Giannutri alle 16.00 (12.00 €; A/R 20,00 €+ tassa di sbarco 1,50€). Il venerdì c’è una seconda corsa che parte da Porto Stefano alle 16.00, più costosa. Nel resto dell’anno il servizio è assicurato soltanto 3 volte a settimana (mercoledì, sabato e domenica).
In alternativa, c’è la possibilità di servirsi di gommoni e taxi boat, che è facile contattare direttamente al porto o via Internet
Per gli amanti del diving, c’è la possibilità di unirsi a gruppi di esperti e perlustrare i ricchi fondali del Parco Marino di cui Giannutri fa parte.
Sempre, comunque, i collegamenti e gli orari dipendono dalle condizioni del mare. Consigliamo, quindi, di informarsi bene sulle previsioni meteo e di prendere contatti direttamente con la compagnia di navigazione, prima di mettersi in viaggio.
Chi arriva in macchina, camper o moto a Santo Stefano dovrà necessariamente lasciare il proprio mezzo in uno dei garage convenzionati (dagli 8 ai 12 € al giorno per una macchina). In alternativa, si può prendere il treno fino ad Orbetello Scalo per poi proseguire con l’autobus di linea per Porto Stefano.
Per chi decide di raggiungere l'isola di Giannutri con una barca propria o a noleggio suggeriamo di leggere i consigli di BolinaBlu
Per chi voglia documentarsi su Giannutri e ne voglia approfondire, in particolare, gli aspetti naturalistici, storici e archeologici, consigliamo Giannutri a cura di Riccardo Rosati, con una bella introduzione di Fulco Pratesi, edito dalla Fratelli Palombi Editori. Il piccolo e prezioso libro non è nuovo, è del 1992, ma l’isola non è cambiata molto da allora. Per fortuna.
Arrone, che prende il nome dal nobile romano che alla fine del IX secolo costruì qui il suo castello fortificato, conserva nella parte alta del paese la sua bella struttura medievale, con i vicoli stretti all’interno delle antiche mura. La località è nota anche per il presepe vivente del periodo natalizio, per la Sagra del 24 giugno in onore di S. Giovanni Battista e per le manifestazioni sportive (canoa e natanti autocostruiti) che si svolgono nel fiume Nera nel corso dell’estate.
In questa località che il fiume Nera divide divide nei due borghi di Matterella e Precetto, secoli di storia hanno contribuito a creare ben due centri storici con luoghi di rilevante interesse, quali:
Del XIII secolo con affreschi della Scuola di Raffaello
Ferentillo è famosa, anche per un fenomeno molto particolare: il microclima dell’antica cripta della chiesa di santo Stefano e la presenza di alcuni specifici microorganismi presenti nel terreno hanno creato le condizioni ideali per la mummificazione naturale dei corpi che vi erano stati sepolti. Nel 1871 un editto napoleonico, proprio per questo motivo, vietò ulteriori sepolture nella cripta, diventata oggi Museo delle Mummie.
In seguito al sisma del 30 Ottobre 2016 che ha colpito la zona le informazioni contenute non sono più valide
A meno di 30 km da Norcia, all’interno del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, di fronte al Monte Vettore (2.476 m.) si apre uno dei più vasti altopiani dell’Italia Centrale. Sono i Piani di Castelluccio, posti ad una altezza di 1.452 metri sul livello del mare. Nel piccolissimo paese abitano soltanto 150 persone, raccolte attorno all'antico portale, unico testimone della fortificazione cinquecentesca che vi sorgeva. Della stessa epoca è la Chiesa di S. Maria Assunta, ornata da una bella scultura lignea della Madonna (1499), probabile opera di Giovanni Antonio Giordano, maestro scultore di Norcia. La zona è caratterizzata da un microclima favorevole alla coltivazione dei legumi e, in particolare, delle piccole e saporite lenticchie di montagna per le quali Castelluccio è famosa.
I Piani di Castelluccio (che nel 1972 sono stati anche set del film Fratello sole, sorella luna di Franco Zeffirelli, dedicato alla vita e alle opere di S. Francesco) sono famosi anche per la meravigliosa fioritura di viole, ranuncoli, genzianelle, papaveri, narcisi e asfodeli che, tra la fine di maggio ed i primi di luglio (dipende dalla stagione) sbocciano tutti insieme, creando un paesaggio fantastico che sostituisce per qualche settimana il tradizionale verde dei pascoli dell’altopiano, attirando turisti e fotografi da tutto il mondo.