Elegante e a volte un po' snob, Torino è entrata di merito nei circuiti del turismo internazionale, grazie alla bellezza dei suoi monumenti, dei suoi musei, ma soprattutto per il suo proiettarsi verso il futuro in un continuo restyling cittadino. Vai all'articolo
Alla scoperta della città che ospita la XXXI edizione delle Olimpiadi. Una città ricca di fascino e colore che entra fin da subito nel cuore dei turisti. Vai all'articolo
Torna il 29 Marzo 2018 a Carbognano l’appuntamento con uno degli eventi più sentiti dalla cristianità, la Passione di Cristo, la grandiosa rievocazione storica della Passione di Cristo è seguita dalla tradizionale processione del Venerdì Santo.
Un appuntamento solenne che coinvolge l’intero paese trasformandolo, per due sere, nella Gerusalemme di un tempo, grazie all’assoluta dovizia di particolari e alla puntuale ricostruzione, fin nei minimi dettagli, di ambientazione e abiti dei figuranti. L’evento, alla quarta edizione consecutiva, è organizzato dal Sodalizio dei Cavalieri di San Filippo, in collaborazione con la IX Legio Hispana ed il patrocinio del comune di Carbognano e della parrocchia di San Pietro apostolo. Quest’anno assume, inoltre, una valenza particolare, per la ferma volontà degli organizzatori di organizzare i due eventi in due serate ben distinte. Fervono i lavori quindi per rendere la rappresentazione ancora più suggestiva e spettacolare. L’idea nasce dal profondo attaccamento alla fede e alle tradizioni cristiane che da sempre caratterizza la comunità di Carbognano ed in particolare il Sodalizio dei Cavalieri di San Filippo.
L’obiettivo è quello di rievocare, in tutta la sua attualità e drammaticità, le profonde atrocità cui Gesù venne sottoposto, rendendo ancora più vivo quel legame che c’è tra il popolo e la fede e suscitando emozioni indimenticabili.
La particolarità risiede nel fatto che, tuttavia, anche i non credenti potranno godere di sensazioni uniche, grazie alla vicinanza della scena agli spettatori, pensata proprio per creare un contatto ed una sinergia unica con i presenti, ed alla straordinaria ambientazione, ricreata fin nei minimi particolari.
La rievocazione si snoda lungo le vie principali del paese che diventano quasi un lunghissimo palcoscenico dove oltre cento rievocatori, grazie ad ambientazioni ed effetti speciali, riporteranno Carbognano alla Gerusalemme di un tempo.
Seguirà la suggestiva solenne processione del Cristo Morto organizzata dal Sodalizio dei Cavalieri di San Filippo, e caratterizzata, anche quest’anno, dalla presenza di figure storiche legate alla tradizione popolare, i cosiddetti “ntencheli”, gli incappucciati cirenei che fanno parte delle antiche confraternite le cui origini si perdono nella notte dei tempi.
Le vacanze pasquali si stanno avvicinando e non avete ancora la più pallida idea di dove trascorrere queste giornate di festa in coppia, con gli amici (compresi quelli a quattro zampe, s'intende), con i bambini e la famiglia?
Ecco alcune idee per un viaggio originale in una terra dove si mangia molto bene, tra l'Appennino ed il Grande Fiume Po, alla scoperta dei 24 Castelli del Ducato di Parma e Piacenza: alcune rocche, fortezze manieri organizzano eventi speciali per tutti i gusti e alla portata di tutte le tasche, perfetti sia se piove, che se c'è il sole. Scopri di più
Un luogo mistico e senza tempo ove perdersi nella contemplazione e nella preghiera, la Certosa è sicuramente uno dei più celebri monumenti del rinascimento lombardo che si erge maestosa nel cuore della piatta campagna pavese. Costruita su volere di Gian Galeazzo Visconti, per adempiere ad un voto fatto alla moglie Caterina, inizialmente venne concepita come una cappella-mausoleo di famiglia in seguito la sua gestione venne affidata alla comunità certosina, a quella cistercense e, per un breve periodo a quella benedettina. Ben due secoli trascorsero tra il suo inizio e la fine dei lavori, nei quali si avvicendarono alcuni degli architetti, scultori e pittori tra i più famosi dell'epoca come Bernardo da Venezia, il Mantegazza, il Bergognone.
Grazie alla sua posizione strategica al limitare del Parco Visconteo tra la città di Milano e la città di Pavia, l'iniziale comunità certosina, composta sa soli 12 membri, si ingrandì ben presto estendendo le sue proprietà sui territori di Badile, Battuda, Bernate, Binasco,Boffalora, Borgarello, Carpiano, Carpignano, Milano, Giovenzano, Graffignana, Landriano, Magenta, Marcignago, Opera, Pairana, Pasturago, San Colombano, Torre del Mangano, Trezzano, Velezzo, Vidigulfo, Vigentino, Villamaggiore, Villanterio, Villareggio e Zeccone Essendo il sostentamento di tale comunità monastica basato sule lavoro manuale e sulla clausura ben presto i monaci si specializzarono nella stampa di messali e corali istallando al suo interno attrezzature idonee per velocizzare e migliorare il processo. L'intensa attività fece sì che l'originale numero di monaci raddoppiò ben presto come pure gli spazi con la costruzione di un numero maggiore di celle e del chiostro grande.
La notevole ricchezza della comunità fece però l'invidia dell'imperatore Giuseppe II che nel 1782 espulse tutti i monaci incamerando le loro proprietà e le loro ricchezze. Nel 1798 però un decreto della Repubblica Cisalpina riportò in patria tutti i beni appartenuti alla certosa. Sempre nello stesso anno la Certosa subì la devastazione da parte delle truppe Napoleniche che oltre a danneggiare le strutture fecero razzia dei suoi tesori artistici. Solamente nel 1843 i monaci certosini riuscirono a rientrare nel monastero. Nel 1866 il monastero venne dichiarato Monumento Nazionale entrando a far parte dei beni della Regno d'Italiana. Nel 1930 papa Pio XI decise di riaffidare il luogo di culto ai Certosini.
Diversi sono gli ambienti che compongono la certosa tra questi:
- un vestibolo rinascimentale che funge da ingresso affescato sia nall'esterno che all'interno e ornato dal biscione dello stemma visconteo e dall'aquila imperiale
- la chiesa: originariamente progettata in sobrie forme gotiche, alla sua costruzione si succedettero vari artisti che sconvolsero totalmente l'originario progetto rendendola un vero e proprio museo a cielo aperto. Partendo dal basso troviamo uno zoccolo in marmo di Candoglia decorato a medaglioni con personaggi della storia di roma e mitologici. A salire si trovano rilievi, statue e altorilievi. Seguono bifore finemente lavorate a candelabro, poi lunette, altre bifore e edicole ci portano ad un finestrone centrale a sua volta sormontato da una loggia ad archetti. L'interno della chiesa, in stile gotico, è caratterizzato da tre navate con volte a crociera rese molto luminose dalle splendide vetrate poste sulla facciata e sulle pareti laterali. Numerosissime sono le opere d'arte custodite in essa custodite tra le quali spiccano i monumenti funebri a Beatrice d'Este e Ludovico il Moro, un Polittico di Pietro Perugino,a Pala di Sant'Ambrogio del Bergognone e un trittico in avorio e osso, opera del fiorentino Baldassarre di Simone di Aliotto.
- il lavabo dei monaci: capolavoro di scultura, commissionato al 1488 ad Alberto Maffioli da Carrararacchiude la cisterna a forma di urna dalla quale fuoriesce l'acqua.
- il chiostro piccolo: originariamente fungeva da collegamento tra la chiesa il refettorio, la sala capitolare e la biblioteca costituendo il punto in cui si svolgeva gran parte della vita monastica, compresa a cura al giardino posto nel centro.
- il chiostro grande: lungo 125 metri per una larghezza di 100, costituisce l'affaccio delle 24 celle in cui risiedevano i monaci ed in cui consumavano i loro pasti nei giorni feriali.
- il refettorio: uno dei primi edifici del monastero in cui i monaci consumavano i loro pasti nei giorni di festa. Sulla volta a spicchi è ancora visibile un affresco della Madonna con Bambino e profeti mentre sul pavimento è charamente riconoscibile lo stemma della famiglia Visconti.
- l'antica foresteria: edificata tra il 1616 e il 1667 su progetto di Francesco Maria Richino
Il nostro itinerario prevede una percorrenza di 2800 Km totali (che sono tanti, ma che spariscono nell’immensità del territorio canadese) per un torale di 17 giorni e 16 notti, con auto a noleggio.
1 giorno: arrivo in serata a Toronto
2 giorno: Toronto Chinatown, Little Italy, Harbourfront, Art Gallery of Ontario.
3 giorno: Toronto, ritiro della macchina affittata, avvicinamento al West gate di Algonquin Park e pernottamento a Muskoka.
4 giorno: Algonquin Provincial Park, 3 percorsi. In serata uscita dal Parco attraverso l’East Gate e pernottamento a Barry’s Bay.
5 giorno: Barry’s Bay - Québec con sosta a Burnstown. Passeggiata serale e cena a Québec.
6 giorno: Québec visita della città (alta e bassa), della Cittadella e passeggiata sulle mura.
7 giorno: Québec, partenza per Chicoutimi (Saguenay)
8 giorno: Chicoutimi- Tadoussac crociera di avvistamento delle balene e visita del fiordo, rientro a Chicoutimi in serata
9 giorno: Chicoutimi, visita di Sante Rose du Nord e de la Pulperie di Saguenay
10 giorno: Chicoutimi, partenza con breve costeggiamento del Lac St Jean, proseguimento lungo la Hwy 155, visita del Parc nacional de la Mauricie, pernottamento a Shawinigan, Grand-Mère.
11 giorno: Shawinigan, Grand-Mère Visita del Parc de la Gatineau, pernottamento a Renfrew
12 giorno: Renfrew, visita del Bon Echo Provincial Park, pernottamento a Peterbourough
13 giorno: Peterbourough-Toronto: passeggiata nel Financial District e in Downtown Yonge
14 giorno: Toronto-Cascata del Niagara- Niagara on the Lake-Toronto.
15 giorno: Toronto - Aquarium, CN Tower, Power Plant Gallery, Spadina Quay Wetlands
16 giorno: Toronto - visita Spadina Museum, Royal Ontario Museum
17 giorno: Toronto - visita a RC Harris Filtration Plant ed High Park. Partenza.
Il secondo al mondo per importanza e quantità di reperti esposti dopo il Museo Egizio del Cairo. Recentemente restaurato, ampliato e dotato di un nuovo percorso di visita con supporti multimediali il Museo rappresenta un must per una visita lla città. Scopri di più
Posto nel cuore di Torino, fu la residenza ufficiale della casa Savoia e dei Re d'Italia. Le sue sale riccamente decorate di stucche e affreschi dispongono ancora degli arredi originale dell'epoca. Di particolare bellezza sono la sala del Trono e l'armeria Reale. Scopri di più
Imponente e maestosa la Reggia di Venaria fa parte di una delle svariate residenze delle "delizie" appartenute ai Savoia. Si tratta cioè di residenze destinate al piacere ed al divertimento. Scopri di più
Capolavoro architettonico e simbolo incontrastato di Torino, la Mole Antonelliana rappresenta uno splendido esempio di architettura scaturita dal genio di Alessandro Antonelli. Al suo interno è ospitato il museo del cinema, unico in Italia nel suo genere. Scopri di più
Superbo esempio di barocco piemontese e indissolubilmente legato alla storia della famiglia Savoia ma anche a quella d'Italia, fu la sede di importanti momenti di storia italiana. Scopri di più
Uno dei palazzi storici più caratteristici di Torino per decenni residenza delle Madame Reali oggi, nelle sue splendide sale, ospita il Museo Civico di Arte Antica. Scopri di più
Il primo museo di arte moderna creato in Italia con una collezione di oltre 45.000 opere tra dipinti, disegni, sculture, incisioni, installazioni, fotografie e video, con capolavori di grandi maestri italiani e stranieri. Scopri di più
Simbolo della Torino industriale ma anche della voglia della città di essere sempre al passo con i tempi, il Lingotto rappresenta un felice esempio di riconversione di una struttura industriale riconvertita a luogo di svago, incontri ed esposizioni. Scopri di più
Tristemente nota per l'incidente occorso propio n questa collina all'aereo che trasportava la squadra del Torino Calco, la Basilica di Superga è uno dei luoghi più caratteristici e suggestivi di Torino, dalla quale si gode di un bel panorama sulla città. Scopri di più
Avveniristica la struttura che lo ospita e il percorso interno che utilizza supporti multimediali e ambientazioni di effetto. Per gli amanti delle automobili, ma per tutti coloro che vogliono ripercorrere la nstra storia attraverso l'automobile una tappa da non perdere. Vai al sito
I dintorni di Torino conservano un patrimonio artistico e naturalistico unico nel suo genere in Italia. Oltre ai numerosi castelli appartenuti alla famiglia Savoia e ad altre famiglie nobili Piemontesi, si trovano laghi come quello di Candia, di Viverone e di Avigliana, abbazie e le splendide località montane tra le quali regina incontrastata è il Sestriere dove si sono tenute le Olimpiadi Invernali del 2006. Di seguito alcuni luoghi che secondo noi vanno assolutamente visti durante una visita alla città di Torino:
La più bella e la più sontuosa tra le residenze di svogo e piacere della famiglia Savoia, andare a Torino senza vedere la Venaria Reale è come andare a Parigi e non vedere Versaille. Posta a soli 13 chilometri dal centro cittadino è facilmente raggiungibile tramite navette e autobus. Scopri di più
Gioiello architettonico progettato da Filippo Juvarra e luogo di feste e ricevimenti ufficiali della famiglia reale. Oggi ospita il museo del mobile, colpendo il visitatore per la bellezza e la raffinatezza delle sue sale e dei suoi decori. Posta a soli 10 chilometri da Torino è raggiungibile da autobus e taxi convenzionati. Scopri di più
Assurto agli onori della cronaca grazie alla fortunatissima fiction televisiva "Elisa di Rivombrosa" il castello di Agliè fu di proprietà dei marchesi di San Martino. Con oltre 300 stanze tutte sontuosamente arredate e decorate il castello di Agliè è uno dei più bei castelli di epoca Sabauda del Piemonte. Splendido il suo giardino con alberi secolare fontane e laghetti. Scopri di più
Costruita più di 1000 anni fa sulla sommità del Monte Pirchimano, ad un'altezza di 962 metri, la Sacra domina con la sua imponente mole su tutta la piana circostante e sul gruppo del Rocciavrè appartenente alle Alpi Cozie. Nelle giornate limpide dai suoi terrazzi lo sguardo spazia sui Laghi di Avigliana, su Avigliana, su Torino, su Rivoli, sull'imboccatura della Valle di Susa e sulle splendide vette circostanti. Un luogo mistico e pieno di fascino che consigliamo a tutti di visitare. Sa Sacra è raggiungibile solamente in macchina. Scopri di più
Posta a circa 10 chilometri dal centro di Torino, la Palazzina di Caccia costituisce uno dei gioielli architettonici della città. La sua costruzione iniziò nel 1729 su volere di Vittorio Amedeo II che ne affidò il progetto iniziale a Filippo Juvarra. Nel corso degli anni furono però diversi gli architetti che si avvicendarono in lavori di ampliamento e modifica della struttura. La dimora divenne ben presto una delle più amate dai membri di casa Savoia tanto che tra il XVIII e il XIX vi vennero celebrati numerosi matrimoni reali. Agli inizi dell'800 la Palazzina venne scelta da Napoleone come sua residenza mentre nel XIX secolo divenne la residenza ufficiale della Regina Margherita. Attualmente è di proprietà della Fondazione Ordine Mauriziano ed ospita al suo interno il museo del mobile.
Arrivando dal centro cittadino la prima cosa che si scorge in lontananza è il grande cervo reale, opera di Fancesco Ladatte, posto sopra la grande cupola che sovrasta il salone ovale delle feste cuore dell'intera struttura. Ideata dallo Juvarra a quattro bracci a forma di croce di Sant'Andrea, la struttura ruota come già detto intorno al grande Salone delle Feste a doppia altezza con balconate ad andamento concavo-convesso. Il salone è un trionfo di dipinti in trompe-oeil che ne esaltano gli spazi simulando preziosi stucchi dorati, non sono invece una simulazione il grande lampadario in bronzo e cristalli e i gruppi scultorei presenti nella sala. Sul salone si aprono: l'anticamera della Regina, l'anticamera del Re, la Sala degli scudieri e la Sala del Bonzaglio.
Di particolare bellezza sono i giardini disegnati da Michael Benard nel 1740, un susseguirsi di disegni geometrici che fanno da cornice ad aiuole fiorite e viali. Attualmente il parco è chiuso al pubblico.
Come arrivare: la Palazzina è collegata al centro cittadino da autobus di linea, servizio taxi (in convenzione), City Sightseeing, per maggiori informazioni cliccare qui. Da Torino raggiungere la Palazzina in auto è molto semplice basta seguire Corso Unione Sovietica poi Viale Torino fino a raggiungere l'imponente complesso.
Circondata da un suggestivo borgo medioevale la Venaria Reale assieme alla Palazzina di Caccia di Stupinigi, al Castello di Rivoli e di Moncalieri fa parte di una serie di residenze fatte costruire dai membri della famiglia Savoia per essere utilizzate come luogo di svago e di piacere. Tra queste la Venaria Reale è sicuramente la più sontuosa e meritevole di una visita. Il nome Venaria Reale venne attribuito alla residenza dal duca Carlo Emanuele II in quanto convinto che l'area in cui sorgeva fosse idonea alla pratica della caccia secondo "lo stile dei re". La residenza sorge infatti in mezzo ad una piana circondata da fitti boschi e zone umide, habitat ideali per lepri, fagiani ma soprattutto per i cervi reali, che i Savoia tanto amavano esibire come trofei di caccia.
Utilizzata per fastosi ricevimenti, scenografici balli e grandiose battute di caccia la Reggia di Venaria, conosciuta anche con l'appellativo di Versailles Sabauda, nacque da un desiderio di Carlo Emanuele II di Savoia che ne affidò la progettazione all'architetto Amedeo di Castellamonte. Dall'originario progetto la Venaria Reale subì varie trasformazioni, le più radicali ad opera di Benedetto Alfieri. Sfortunatamente dopo decenni di fasti la Reggia venne occupata dalle truppe Napoleoniche che trasformarono e degradarono la residenza. Degrado che continuò anche nei periodi successivi in quanto l'intero complesso venne destinato a caserma militare. La svolta avvenne nel 1978 con la cessione dello stabile alla Soprintendenza per i lavori di restauro, restauri che cominciarono nel 1988 con un investimento di 280 milioni di euro in parte finanziati dalla Comunità Europea ed in Parte dallo Stato Italiano. L'imponente restauro, considerato un modello a livello europeo per il recupero non solamente di un complesso architettonico ma di un intero territorio coinvolse un'area di 250.000 metri quadrati di fabbricati e di 800.000 metri quadrati di aree incolte ritrasformate in giardini. L'inaugurazione del complesso completamente rinnovato avvenne nel 2007, da allora la reggia ha attratto un numero sempre maggiore di visitatori grazie alla bellezza dei suoi spazi, dei suoi giardini e delle interessanti mostre che si tengono nei vari periodi dell'anno, nel 2015 è stata visitata da oltre 550.000 visitatori.
L'imponente costruzione dispone di oltre 50 sale per una estensione di oltre due chilometri, ad accogliere il visitatore è la Corte d'Onore, un'ellissi di 120 metri che faceva da corona alla Fontana del Cervo. Andata completamente distrutta negli anni dell'oblio è ora sostituita da un teatro d'acqua composto da 288 augelli capaci di getti alti fino a 10 metri.
All'interno troviamo un percorso di visita sapientemente studiato da Peter Greenaway che grazie all'utilizzo di supporti multimediali rende la visita particolarmente suggestiva e piacevole, portando il visitatore a vivere i fragori e le emozioni delle battaglie oltre che a spiare nella vita quotidiana degli abitanti del castello. Di particolare bellezza è il Salone di Diana, dea della Caccia con la quale amava identificarsi la "madama reale" Giovanna Battista, impreziosito da affreschi allegorici, stucchi e trofei di caccia. La Galleria Grande, conosciuta anche Come Galleria di Diana, capolavoro di Filippo Juvarra, estasia il visitatore per la sua bellezza e per la sua grandiosità, è infatti lunga 80 metri per un'altezza di 12 metri completamente ornati di stucchi. La Galleria conduce alla cappella ottagonale dedicata a Sant'Umberto protettore dei cacciatori, anch'essa opera di Filippo Juvarra. Di particolare effetto sono anche il complesso della Citroniera dove in inverno trovavano riparo oltre alle piante di agrumi anche altre piante delicate e la Grande Scuderia che poteva ospitare fino a 160 cavalli.
Gli splendidi giardini all'italiana, ornati la laghetti, fontane, teatri all'aperto e scalinate, che circondavano la reggia vennero praticamente distrutti dalle truppe imperiali di Napoleone che ne fecero una piazza d'armi. Fu solamente grazie al ritrovamento delle tavole dei progetti originali e ad un lungo ed intenso lavoro che i giardini sono stati di recente portati al loro antico splendore. Di straordinaria bellezza sono gli appartamenti verdi progettati da Filippo Juvarra con lunghe file di alberi modellati come vere e proprie stanze con pareti e volte e il giardino delle rose.
la Venaria reale è facilmente raggiungibile da torino attraverso:
Giunta ormai alla sua 18° edizione la Sagra della Seppia e Festa di San Giuseppe organizzata dall'associazione Antichi Sapori di Romagna è un modo per festeggiare l'apertura della nuova stagione turistica degustando piatti tipici del territorio, Faranno da contorno musiche, balli e spettacoli di intrattenimento sia per grandi che per piccini.
La Sagra costituisce un ottima occasione per visitare la splendida città con i suoi famosi mosaici.
Rimini festeggia San Giuseppe con un grandi falò propiziatori per festeggiare l'arrivo della primavera in vari punti della città. Il falò più suggestivo, all'abbruciamento del quale si riversa la maggior parte della popolazione, è quello posto sulla spiaggia di fronte al porticciolo. A partire dal pomeriggio mercatini lungo il lungomare e per le vie del centro, animazioni e divertimento per tutta la famiglia. Per l'occasione è possibile degustare salsicce arrostite, cipolle e piade.
La crostata allo sciroppo d’acero o Tarte au sirop d'érale è un dolce tipico del Québec, ragione famosa per essere il maggior produttore di sciroppo d’acero del mondo: è una pasta frolla, che racchiude un ripieno cremoso dolce dall’inconfondibile profumo.
La ricetta originale ci è sembrata eccessivamente dolce per i nostri gusti: abbiamo ridimensionato la quantità di zucchero, ma abbiamo lasciato tra parentesi la dose da cui ci siamo allontanati. Abbiamo anche ridotto la quantità di panna ed eliminato il burro.
I risultati ci sembrano eccellenti: vi invitiamo a provarla, soprattutto se avete modo di procurarvi uno sciroppo d’acero di qualità. Quello che abbiamo acquistato in Canada è puro al 100/100, ben diverso da quelli che frequentemente si trovano nei nostri supermercati.
Ci sembra importante ricordare che lo sciroppo d’acero si ottiene facendo bollire la linfa raccolta a primavera dagli aceri neri e dagli aceri da zucchero, procedimento per cui da 40 litri di linfa si ottiene un solo litro di sciroppo! Il risultato è un composto calorico (250 calorie per 100 grammi, rispetto alle 392 dello zucchero, alle 304 del miele e alle 400 dell’aspartame), ricco di sali minerali e vitamine, con proprietà depurative ed energizzanti.
Per la pasta frolla:
350 gr di farina per torte non lievitata
125 gr di burro freddo di frigorifero
2 uova intere
175 gr di zucchero
Per il ripieno:
3 uova intere
100 gr di zucchero di canna molto fine (350 gr nella ricetta originale)
130 gr panna fresca non montata (180 nella ricetta originale)
150 gr di sciroppo d’acero
10-15 noci pecan sgusciate (e/o mandorle sgusciate e/o uvetta)
(3 cucchiaini di burro fuso, nella ricetta originale)
Impastate rapidamente gli ingredienti della pasta frolla, poi mettetela a riposare in frigo per almeno 30 minuti, avvolta nella pellicola da cucina. Se utilizzate l’uvetta, mettetela a rinvenire in un po’ di liquore. Lavorate a lungo con le fruste elettriche le uova con lo zucchero di canna, fino ad ottenere una crema spumosa. Aggiungete gli altri ingredienti e lavorate ancora l’impasto con le fruste. Imburrate e infarinate la teglia. Rivestite la teglia con la pasta frolla, avendo l’accortezza predisporre un bordo molto alto per contenere il ripieno che risulterà liquido e di lasciare poco meno di metà della pasta per le strisce decorative. Incorporate l’uvetta al composto, poi versatelo nella teglia. Aiutandovi con un po’ di farina, fate dei rotolini con la pasta avanzata e disporli sul composto. Ripiegate i bordi della pasta a bloccare le strisce. Inserite una noce pecan o una mandorla nei riquadri della crostata. Mettete la teglia in forno preriscaldato a temperatura moderata(circa 140° a forno ventilato e 170° a forno statico) per circa 45 minuti: la pasta frolla sarà dorata, mentre il ripieno avrà una crosticina più scura e (a seconda della consistenza del composto) potrebbe aver ricoperto del tutto o in parte le strisce di pasta frolla.
Lasciate raffreddare, poi mettete la torta in frigo fino al momento di servire. Potete, se volete, spolverarla di zucchero a velo. In Québec la torta viene servita accompagnata da panna montata non zuccherata, ma è ottima anche da sola.
A Valencia sono ufficiali due lingue, il castigliano (quello che solitamente definiamo spagnolo) e il valenciano, che è una variante del catalano, la lingua parlata a Barcellona e, più in generale, in Catalogna. Il governo cerca di incoraggiare l’uso della lingua locale: i cartelli della metro, ad esempio, sono scritti in valenciano, con la traduzione in castigliano, scritta a lato. Anche la televisione ha due canali che trasmettono solo in valenciano: il Canal 9 e Punt Dos.
È il tribunale in cui si discutono, in Valenciano, le controversie degli agricoltori in tema di irrigazione. È una istituzione antichissima: da più di mille anni, infatti, questo singolare tribunale si riunisce ogni giovedì a mezzogiorno in Plaza del Palau, all’esterno della Cattedrale
È la festa principale di Valencia, che si svolge ogni anno dal 15 al 19 marzo e richiama migliaia di turisti. Prende il nome dalle centinaia di contrade (Fallas, appunto) che fanno parte della sua provincia. Ognuna di queste prepara per l’occasione una statua allegorica in cartapesta, di solito gigantesca, (chiamata anch’essa Falla), ispirandosi ad una visione satirica dei problemi più sentiti, siano essi locali, nazionali o internazionali. Le statue, alte fino a 20 metri sono in competizione tra loro. Ogni Falla elegge la sua reginetta, la Fallera, che sarà circondata da una corte d’onore, Tra le Falleras verrà eletta la regina della festa, la Fallera Mayor di Valencia. In città trovano così ampio spazio numerosi, grandi negozi dedicati ai bellissimi costumi tradizionali che riempiranno di sfarzo e colore le sfilate attraverso le vie della città.
La notte finale si decreta la Falla vincitrice, che ha l’onore di essere conservata nel Museo Fallero (Plaza de Monteolivete 4), mentre le altre statue vengono date alle fiamme, nella suggestiva e spettacolare Cremà. Vai al Sito
Si chiamano così i frammenti di ceramica (migliaia!) che l’architetto Santiago Calatrava ha scelto di adoperare nei decori e per il rivestimento delle coperture del Palazzo delle Arti, dedicato alla regina Sofia. È una scelta che collega l’edificio alla storia del luogo e al paesaggio circostante e che si rifà anche alla soluzioni architettoniche tipiche di Antoni Gaudì. L’effetto è quello di una lucentezza spettacolare.