Altro piatto tipico della tradizione valdostana di cui si trovano somiglianze anche nella cucina fiamminga. E' un piatto da gustare soprattutto in inverno accompagnato da polenta o dalle immancabili patate lesse.
- 500 gr di polpa di manzo magra, tagliata a pezzettini
- 300 gr di cipolla preferibilmente bianca
- 200 gr di burro
- 100 gr di pancetta di maiale
- 50 rg di farina bianca
- mezzo litro di vino rosso
- noce moscata
- un pizzico di cannella
- 1/2 chiodi di garofano
- sale e pete q.b
In una padella sciogliere il burro poi mettere la pancetta e la cipolla tagliata a fettine sottili. Infarinate la carne, togliete la cipolla e la pancetta dal tegame, e fatevi rosolare la carne, senza friggerla, aggiungendo il sale, il pepe, la cannella, la noce moscata e i chiodi di garofano. Aggiungere la cipolla e la pancetta precedentemente tolti poi ricoprire di vino rosso e lasciate cuocere fino a quando il vino non si sarà quasi completamente evaporato. Servire la carne ben calda su di un letto di polenta, accompagnato da vino rosso.
La zuppa valpellinese è un tipico piatto della tradizione contadina, dove nulla si butta e tutto si riutilizza. La tradizione della zuppa è talmente radicata nella valle che ad essa viene dedicata una Sagra l'ultimo fine settimana di Luglio, inoltre grazie ai metodi con cui viene preparata, che rispettano le tradizioni e le consuetudini del passato, si può fregiare del riconoscimento di "Denominazione Comunale di origine". La ricetta della Seupa si perde nella notte dei tempi e, con il passare del tempo in molti casi sono state apportate delle varianti, ad esempio quella di inserire uno strato di cavolo verza ma, la ricetta originale, riportata anche sul sito del Comune è la seguente:
- 400 grammi di pane bianco casereccio
- 400 grammi di fontina valdostana
- 150 grammi di burro
- 1 pizzico di cannella in polvere
- 1 litro e mezzo di brodo di carne preparato con l'aggiunta di salvia, rosmarino, alloro, cavolo verza, cipolle, sedano
Tagliare il pane e la fontina a fette e disponeteli in una pirofila a strati sovrapposti (il pane deve avere uno spessore di circa 1 centimetro). Bagnare il tutto con il brodo e aspettare che si ammorbidisca, poi aggiungere il burro fuso nel quale avrete sciolto la cannella, infine infornare. Lasciate cuocere per circa 40 minuti, fino a quando la fontina non farà una crosticina dorata. Servitela ben calda, accompagnata da un vino rosso come il "Carema DOC".
Tempo di preparazione: 15 minuti
Tempo di cottura: 40 minuti
Temperatura: in forno ventilato a 200-220 gradi
Classica ricetta valdostana, molto utilizzata anche nelle regioni limitrofe quali il Piemonte, la Savoia e la Svizzera. Le origini della ricetta non sono molto chiare anche se secondo molti furono i Savoia i principali ispiratori. La ricetta originale prevede l'utilizzo della Fontina Valdostana DOP anche se molti utilizzano altri tip di formaggi, attenzione il risultato però non è lo stesso! La fonduta viene spesso utilizzata come condimento a gnocchi, come ripieno ai tipici vol-ou-vent oppure semplicemente con dei crostini di pane fritti nel burro.
- 250 gr di latte possibilmente intero
- 4 tuorli d'uovo
- 40 gr di burro
- 400 gr di fontina valdostana
Tagliare a piccoli dadini la fontina e metterla a bagno nel latte per 2-3 ore. Versare il tutto in una casseruola a fondo spesso, unitevi il burro e mettete sul fuoco a fiamma bassa, continuate a mescolare con una frusta in modo che non si creino grumi e non attacchi sul fondo. Quando il formaggio è fuso aggiungere i tuorli uno alla volta e continuare a mescolare in modo che si crei un composto omogeneo e vellutato, a fine cottura dare una spruzzata di pepe bianco. Servire la fonduta ben calda su del pane tostato o con crostini fritti nel burro.
Le Tegole sono dei tipici dolci che fanno parte della tradizione regionale, le cui origini pare provengano dalla Normandia, facilissimi da preparare vengono generalmente serviti a fine pasto oppure durante una pausa pomeridiana accompagnati da thè o cioccolata calda.
200 gr. di zucchero
80 gr di nocciole tostate
80 gr di mandorle
60 gr di burro
60 gr di farina bianca
1 bustina di vanillina
4 albumi d'uovo
Frullare con il mixer le nocciole, le mandorle e metà dello zucchero fino ad ottenere quasi una polvere, trasferite il tutto in una ciotola capiente e incorporarvi la farina, il burro precedentemente fuso e la vanillina. Montate a neve gli albumi e incorporatevi l'altra metà dello zucchero poi versare il composto nella ciotola assieme agli altri ingredienti. Mescolate bene e su di una teglia da forno rivestita dell'apposita carta formate tanti piccoli dischetti sottili. Ponete i biscotti in forno precedentemente riscaldato alla temperatura di 180° e lasciateli fino a quando non saranno lievemente dorati. Serviteli tiepidi accompagnati da un vino bianco come il Nus Malvoisie
Difficoltà: facile
Tempo di preparazione: 20 minuti
Tempo di cottura: 8-10 minuti
Stando alla tradizione la ricetta della Crema di Cogne venne casualmente inventata da una anziana signora del Borgo intorno al '600 che poi la conservò gelosamente per se. Come per ogni ricetta anche in questo caso ogni famiglia ha la sua ed ognuno ritiene sia la migliore. Noi vi proponiamo quella che abbiamo assaggiato.
- 1/2 litro di panna liquida
- 4 tuorli d'uovo
- 150 gr di zucchero
- 30 grammi di cioccolato fondente
- 1 bustina di vanillina
- 1 bicchierino di rhum
Sbattere con uno sbattitore elettrico o con la frusta i tuorli d'uovo, con metà dello zucchero e la vanillina. Tagliare a piccoli pezzetti il cioccolato e metterlo sul fuoco in una casseruola dal fondo spesso assieme alla panna (Attenzione: la fiamma deve essere molto bassa e la panna non deve mai bollire). Quando il cioccolato è completamente fuso incorporarvi le uova e continuare a mescolare fino ad ottenere un composto denso e cremoso, a cottura ultimata incorporarvi il rhum e la restante parte di zucchero precedentemente caramellata.
Difficoltà: facile
Tempo di cottura: circa 30 minuti
Si tratta di un tipico modo di cucinare la carne, in particolar modo la selvaggina, utilizzato in Valle d'Aosta e il Piemonte. Sicuramente si tratta di una ricetta di derivazione francese, già presente sulle tavole dei nobili a partire dal medioevo anche se al tempo si faceva abbondante uso di cipolla e mollica di pane. Nel nostro articolo vi proponiamo la ricetta del camoscio al civet, ma questo tipo di preparazione va bene per il cinghiale, per il coniglio oppue per la lepre.
- 2 KG di camoscio tagliato a piccoli pezzi
- bacche di ginepro
- 2/3 foglie di lauro
- 2/3 foglie di salvia
1 carota tagliata da dadini
1 gamba di sedano tagliata a tocchetti
1 rametto di rosmarino
- 2/3 chiodi di garofano
- 1 cipolla
- 1 litro e 1/2 di vino rosso
- sale e pepe q.b.
Ponete il camoscio in un tegame piuttosto capiente e lasciatelo macerare per almeno tre giorni con il ginepro, la salvia, il rosmarino, la carota, la cipolla, il sedano, i chiodi di garofano, sale e pepe, ricoprendo il tutto con un litro e mezzo di vino rosso. Passati i ttre giorni, scolate il camoscio, asciugatelo, infarinatelo e fatelo rosolare per qualche minuto in una pentola con olio di oliva, poi ricopritelo con il vino e le verdure con il quale è stato fatto macerare, lasciar cuocere a fiamma bassa per almeno due ore, all'occorrenza aggiungere un po di brodo. a cottura ultimata estraete le verdure e frullatele in modo da ottenere una crema vellutata. Servite il camoscio con polenta o patate bollite.
Se visitate la Valle d'Aosta in compagna non potete assolutamente terminare il vostro viaggio senza aver assaggiato almeno una volta il Caffè alla Valdostana bevuto nella caratteristica "grolla" o "coppa dell'amicizia" proprio perchè si beve tutti assieme dallo stesso recipiente in legno intagliato e con vari beccucci. In caffè alla valdostana viene bevuto soprattutto nelle fredde serate invernali, noi lo abbiamo provato in estate e, ci ha comunque entusiasmati.
4 tazzine di caffé
2 tazzine di grappa
8 cucchiaini di zucchero
scorza di 1 limone
scorze di 1/2 d’arancio.
Preparare il caffè piuttosto lungo, ancora bollente metterlo nella grolla assieme alla scorza di limone e di arancio. Cospargere i bordi della grolla di zucchero e versarvi un po di grappa, il resto dello zucchero e della grappa versarlo nella grolla. Dare fuoco al liquido, lasciare bruciare fino a che lo zucchero sul bordo non sarà caramellato poi spegnere il fuoco con il coperchio della grolla stessa. I convitati dovranno cominciare a bere dai beccucci in senso orario o "à la ronde"
Ben cinque sono i laghi, tutti artificiali, del Parco Naturale del Verdon, tra questi, con una superficie di 2.200 ettari il lago di Saint-Croix è sicuramente il più grande. Il lago venne creato nel 1973 grazie alla costruzione della Barrage de Sainte-Croix. Il paese di Saint Croix du Verdon, arroccato sulla falesia, rappresenta il punto di partenza ideale per un tour del lago. Al Petit Port del villaggio è possibile noleggiare canoe, battelli elettrici o a pedali ed avventurarsi sino all’ingresso delle gole. I battelli elettrici o a pedali possono portare da 4 a 7 persone, di seguito un link alla compagnia di noleggio con dettagli sulle imbarcazioni e sui prezzi. Passato Saint-Croix con i suoi muretti in pietra e i suoi fiori, si raggiunge Bauduen, grazioso villaggio arroccato sulla falesia, che gode di un microclima molto apprezzato dai turisti. Superato Bauden si raggiunge Les Salles sur Verdon il cui ufficio del turismo, situato a Places-Font-Freyes, potrà fornirvi utili mappe sui percorsi dei dintorni. Da Les Salles potete raggiungere Aiguines e procedere verso le Gole del Verdon. Superate le Gole si raggiunge il Lac de Chaudanne, le cui sponde piuttosto ripide ne rendono difficoltoso l'accesso. Superato questo lago si incontra il Lac de Castillon con le sue rive sabbiose che invitano a lunghi bagni e a gite in barca. Seguono il Lac du Quinson, lungo ben 11 chilometri che prende il nome dall'omonimo villaggio, pittoresco luogo di villeggiatura dove è possibile visitare il museo delle Gole del Verdon e, nei mesi di Luglio e Agosto, la grotta preistorica di Baume Bonne. Il lago segna l'inizio del Basso Verdon, è navigabile con canoe, kayac, pedalò e battelli elettrici, è vietata la navigazione con motori a scoppio. L'ultimo lago che si incontra risalendo il fiume è il Lac d'Esparron che, come il precedente deve il suo nome a Esparron-de-Verdon, delizioso villaggio dominato dalla torre fortificata dell'XI secolo. Il lago, molto sfruttato a livello turistico, offre molteplici attività come pesca, canoa, cayak e passeggiate sui molteplici sentieri che lo costeggiano. Come in tutto il Parco del Verdon anche sul lago d'Esperron è vietata la navigazione a motore. Per gite sul lago o noleggio battelli elettrici potrete rivolgervi alla Perle du Verdon
Se avete un po’ di tempo a disposizione da Quisson vale la pena raggiungere il villaggio di Allemagne en Provence con il suo castello che sembra uscito da un libro di fiabe e le sue distillerie di lavanda.
Sicuramente meno conosciuta delle più famoso Basso Verdon con le sue Gole, la Valle del Verdon comprende sei comuni situati nella valle dell'Allos. E’ proprio tra il colle d’Allos e la Velle de l’Ubaye che nasce il famoso fiume, la cui sorgente è raggiungibile tramite un sentiero che parte da la Foux d'Allos. Tutta la zona è ricca di sentieri, distese di prati e vedute mozzafiato. Assolutamente da non perdere: una visita al Lac d’Allos, con le sue acque dall’incredibile color turchese e al piccolo villaggio Colmar les Alpes con il suo forte appartenuto ai Savoia (per orari e prezzi di visita rivolgersi all’ufficio del turismo), la sua cinta muraria fortificata e la sua Maison Musée, la cui visita comprende il palazzo, la passerella e le torri arredate. Nel museo sono esposti oggetti di arte sacra e di artigianato. (Per orari e tariffe vai al sito)
Aosta rappresenta la prima tappa per raggiungere la Diga, volendo si può salire direttamente a Place Moulin e fermarsi ad Aosta al rientro, a voi la scelta.
Di origini antichissime, la leggenda vuole venne fondata nel 1150 a.C. da Cordelia da Cordero capostipite dei Salassi e discendente di Saturno, compagno di spedizione di Ercole. Durante il periodo romano, la città fu dapprima un accampamento militare per divenire in periodo Augusteo una città fortificata a garanzia della percorribilità delle vie consolari che collegavano Roma all'Europa. L’accesso alla città poteva avvenire tramite 4 porte aperte sulla mura di cinta, all'interno erano presenti i quartieri residenziali, le terme, il teatro, il foro e l’anfiteatro. Dopo la caduta dell’impero, Aosta subì le invasioni barbariche, successivamente passò sotto il Regno di Borgogna del quale ne seguirà le sorti fino al 1032, quando diventerà un dominio dei Savoia, che ne faranno un primitivo capoluogo di Regione. La città rimase sotto il dominio della casata fino alla costituzione del Regno d’Italia. Passeggiare per le vie del centro ricche di negozi, pasticcerie e bar è sicuramente molto gradevole. Leggi tutto
Viaggiare è anche incontrare la tradizione alimentare italiana, ogni città, valle, paese italiano propone metodi di lavorazione alimentare e ricette che sono parte integrante della nostra cultura, che ci viene riconosciuta a livello internazionale. È una ricchezza che arricchisce e integra i nostri viaggi, che ci stimola agli acquisti di prodotti unici e prelibati e ci aiuta a capire in maniera più profonda la storia, le tradizioni e le usanze del territorio e nel quale ci troviamo.
E allora ecco la ricetta di un tipico piatto della Liguria: la Farinata
La regione del Molise dispone di solamente 35 chilometri di coste, tutte prevalentemente basse e sabbiose, eccezion fatta per il piccolo promontorio sul quale sorge la città di Termoli, perla del turismo regionale.
L'antica città fortificata di Termoli si è aggiudicata la Bandiera Blu con le spiagge di Lungomare Sud e Lungomare Nord (Sant'Antonio), segue Campomarino adagiato sulla foce del fiume Biferno, con una finissima spiaggia di sabbia fine che contrasta con il blu del mare cristallino, mentre Petacciato perde la bandiera
Le coste del Friuli Venezia Giulia possono suddividersi in due grandi categorie: quelle a est del fiume Isonzo e quelle a Ovest. Le spiagge poste ad ovest del fiume hanno la caratteristica di essere basse e sabbiose, in molti tratti lagunose mentre quelle poste a Est sono piuttosto rocciose e caratterizzate dalla presenza di numerose grotte.
Questa provincia vede la città di Grado come vincitrice della Bandiera Blu per la 29esima volta con le sua Spiaggia Principale, quella di Costa Azzurra e di Pineta
In provincia di Udine ad aggiudicarsi la Bandiera Blu è stata la città di Lignano Sabbiadoro, con il suo splendido litorale di finissima sabbia dorata, adatta soprattutto alle famiglie con bambini.
Quella romagnola è sicuramente uno dei tratti di costa più famosi d'Italia, ciò non è dovuto solamente alle sue enormi distese di finissima sabbia dorata ma, soprattutto all'accoglienza, alla giovialità dei residenti, al buon cibo e alle infrastrutture di altissimo livello di cui dispone, tanto da meritarsi l'appellativo di "Riviera del Divertimento". Vediamo nel dettaglio quali sono stati i comuni a meritare la Bandiera Blu d'Europa
L'unico comune a conquistare la bandiera blu in Provincia di Ferrara è la caratteristica Comacchio con i Lidi Comacchiesi
In questa provincia troviamo Cesenatico, con le sue spiagge di Zadina e Ponente e Levante
In questo tratto di costa troviamo la città di Ravenna con i Lidi Ravennati e Cervia con Milano Marittima e Pinarella
Se Rimini non ha conquistato la Bandiera Blu ben tre dei comuni del suo territorio hanno meritato l'ambito premio: Misano Adriatico e Bellaria Igea Marina.
Purtroppo la città di Cattolica nn è riuscita a mantenere la Bandiera Blu 2017