Il parco, che si sviluppa su di una superficie di oltre 70 ettari, si divide in tre aree tematiche: il Bosco visitabile a partire dalla primavera, Acquapark con oltre 3.000 mq di piscine dotate di acquascivoli per grandi e piccoli, idromassaggi e cascate e un area divertimento con gonfiabili, spettacoli e musical ed un'area Divertimenti adatta a grandi e piccini
L'area, che si sviluppa su di una superficie di oltre 60 ettari, ingloba la più grande superficie di foresta oritana rimasta, con faggi, macchia mediterranea, pini d'aleppo e la quercia vallonea. Tutto il bosco è circondato da un muro in pietra ed è percorribile a piedi oppure tramite un comodo trenino che vi accompagnerà nella giungla, dove è possibile ammirare animali in vetroresina, raggiungere il villaggio di Tarzan, il mini zoo, fino a raggiungere il mondo delle fiabe, il mondo degli gnomi e l'area jurassica dedicata ai dinosauri.
L'acquapark dispone di oltre 3.000 metri quadri di piscine e 20.000 metri quadri di area attrezzata con lettini. Nelle piscine sono presenti rocce con cascate, zone idromassaggio, toboga, acquatube, spliding hill e vasche per bambini con mini scivoli.
Si tratta di un'area a tema dove all'interno di un tipico villaggio West vi sarà possibile effettuare giri in pony o a cavallo, cavalcare tori meccanici, entrare in un tipico saloon o visitare un villaggio indiano. L'area dispone di una zona attrezzata con gonfiabili.
La struttura è articolata in due aree un Parco Faunistico dove si possono osservare animali di diverse specie e un Parco di Divertimenti attrezzato con giostre per i più piccini, ma anche per gli amanti delle forti emozioni.
L'area adibita a Zoo safari, che si estende per diversi chilometri, è percorribile con mezzo proprio oppure con un comodo trenino. L'itinerario prevede la visita a diversi habitat dove vivono in stato di semi-libertà leoni, tigri, elefanti, giraffe, zebre e antilopi. Di particolare interesse la visita al lago dei Grandi Mammiferi da effettuare sul trenino a rotaie dove è possibile incontrare orsi polari, orsi bruni, rinoceronti, ippopotami e foche. Grazie ad un trenino corazzato è possibile addentrarsi nel villaggio delle scimmie ove trovano dimora oltre 300 babbuini. Lo zoo safari dispone anche di una Sala Tropicale con acquario e rettilario dove è possibile osservare il famoso ragno gigante con zampe di oltre 25 centimetri, ma anche boa, pitoni, tartarughe giganti e di un acquario di Leoni Marini che saranno lieti di presentarvi le loro abilità
Nel parco divertimenti trovano sede attrazioni definite "estreme" come Mirage Rosso, Sputnik, Euro Figther, l'Ottovolante, il Super Jumper e lo Street Figther, altre adatte a tutta la famiglia come un Simulatore virtuale che vi farà vivere diverse avventure a bordo di una navicella, il cinema 4D, l'African River, da percorrere a bordo di tronchi, e il Castello Fantasma dove verrete accolti da mago Merlino e dal suo possente Drago. Altre attrazioni sono riservate ai "bambini" come Excalibur, Acquabumber, Venezia e Brucomela.
La visita al parco, grazie alle numerose attività didattiche organizzate dalla direzione è consigliata alle gite scolastiche, ai centri estivi e alle famiglie con bambini
E’ per antonomasia la città d’arte del sud, conosciuta anche come “Firenze del Barocco”. La città, di origini messapiche, già nel III secolo a.C. fu dominio romano, dapprima come Municipio, poi come Colonia. Con la caduta dell’impero subì le invasioni barbariche e la dominazione bizantina. Durante quest'ultimo periodo venne favorita l’ascesa della vicina Otranto. Sotto la dominazione normanna il territorio leccese vide l’insediamento di monaci benedettini e diversi altri ordini religiosi, che favorirono la costruzione di chiese, monasteri e abbazie. I normanni diedero un forte impulso ai commerci e alle attività produttive, estendendo i confini del territorio fino a far diventare la città capoluogo del Salento. Si deve invece a Carlo V la riorganizzazione urbanistica della città, che gli conferì l’attuale aspetto. A Lecce, come in molte parti della Puglia, si è perfezionata nel tempo la lavorazione della cartapesta con la quale si costruiscono statue di presepi, madonne, crocifissi e maschere. Negli ultimi anni la produzione classica è stata affiancata a oggetti di design. Numerose sono le fiere che si svolgono durante tutto l’anno, la più famosa è quella dei presepi e dei pupi che si tiene nel periodo natalizio.
Il castello venne edificato nel 1537 su volere di re Carlo V che ne affidò i lavori a Gian Giacomo d’Acaya. La struttura venne costruita sui resti del medioevale castello di Re Tancredi, del Monastero di Santa Croce e della Cappella della Santa Trinità, ai quali vennero intitolati due bastioni. Anticamente il castello era circondato da un fossato colmato nel 1870. Due erano gli accessi consentiti da altrettanti ponti levatoi: quello a nord-est con lo stemma di Carlo V e quello secondario che si apriva verso le campagne. La forma trapezoidale del castello venne fortificata da una cinta di bastionata tra le più innovative dell'epoca, in grado di resistere ad assalti con armi da fuoco. Di notevole pregio sono gli interni a partire dalle luminose scale e dai saloni finemente decorati con volte ad ogiva sostenute da possenti colonne in pietra. Attualmente il castello viene utilizzato per mostre, eventi e manifestazioni enogastronomiche. Al primo piano è ospitato il museo della cartapesta con oltre 100 opere esposte, l'ingresso è gratuito e segue gli orari del castello.
La chiesa, tra le più antiche della città, venne edificata nel 1180 su volere di Tancredi d’Altavilla, conte di Lecce, che la donò ai Benedettini. Nel 1494 passò all'ordine degli Olivetani che nel 1716 fecero ristrutturare la facciata dall'architetto e scultore Giuseppe Cino. La chiesa conserva ancora il suo portale e il rosone di epoca romanica, perfettamente armonizzati con i rifacimenti barocchi. L’interno, piuttosto austero, è a tre navate divise da pilastri policromi. Annesso alla chiesa è il convento degli Olivetani con il chiostro e il cimitero.
La piazza, nelle attuali fattezze, si può far risalire al 1761. Nei periodi precedenti assolse ruoli militari, religiosi e civili. L'enorme suggestione che provoca nei visitatori è dovuta al colore della pietra con la quale sono costruiti gli edifici che vi si affacciano, massima espressione del barocco pugliese. Tra di essi : Il Duomo con il campanile a 5 piani, il Palazzo Vescovile, il Seminario.
Edificato intorno al 1100 venne ristrutturato nel ‘600 ad opera di Giuseppe Zimbalo. La facciata collocata frontalmente alla piazza è un trionfo del barocco pugliese leccese che culmina con la statua di Sant’Oronzo, posta al centro di un trionfale arco che si accompagna visivamente alle sottostanti edicole con le statue di San Giusto e San Fortunato. L’altra facciata della chiesa semplice e sobria, ma al contempo molto elegante, è valorizzata da un portale in bronzo opera di Manzù e dalle statue di San Gennaro, San Ludovico da Tolosa e San Pietro e Paolo. L’interno è a tre navate divise da possenti pilastri, con soffitto ligneo a cassettoni con dorature che incorniciano splendide tele dipinte. Le navate della chiesa conservano ben 12 altari costruiti in pietra leccese dagli architetti Giuseppe Zimbalo, Giuseppe Cino e Cesare Penna.
Il palazzo, di cui si hanno notizie già dal ’400, venne ampiamente rimaneggiato nel corso del ‘700. Attualmente si presenta con un basamento in bugnato sormontato da un elegante loggiato con al centro uno dei primi orologi pubblici cittadini.
Il palazzo opera di Giuseppe Cino ha una facciata in bugnato liscio con splendide cornici alle finestre e un loggiato a tre archi. Nel cortile interno del palazzo è posto uno splendido pozzo riccamente decorato. L’interno del palazzo ospita il museo diocesano di arte sacra dove sono raccolti dipinti, argenti, sculture e paramenti liturgici
La monumentale porta, costruita verso la metà del cinquecento in onore di Carlo V, venne disegnata da Gian Giacomo d’Acaya. L’obelisco a Ferdinando I precede la porta, mentre nell’arco è visibile l’aquila bicipite simbolo dell’impero asburgico.
La piazza, di origini molto antiche, nel corso del tempo ha cambiato più volte fisionomia fino all’ultima, avvenuta in epoca fascista, con la quale venne sventrato il quartiere delle botteghe. L’attuale nome venne dato alla piazza nel 1656 in seguito ad una tremenda epidemia di peste dalla quale, secondo la tradizione, Lecce venne risparmiata grazie all’intercessione di Sant’Oronzo, protettore della città. Al centro della piazza venne posta una statua in onore del Santo.
Posto in corrispondenza di piazza Sant’Oronzo, l’anfiteatro venne parzialmente portato alla luce tra il 1904 e il 1938. Edificato nel II secolo d.C. in pietra di tufo ha una lunghezza di 102 metri per 82 metri di larghezza e poteva ospitare fino a 14.000 spettatori.
La costruzione della chiesa iniziò nel 1549 ad opera di Gabriele Riccardi, Giuseppe Zimbalo e Cesare Penna che, aiutati dai migliori maestri scalpellini dell’epoca, crearono uno dei più mirabili esempi di barocco leccese. La chiesa venne terminata solamente nel 1699. Questo lungo lasso di tempo lasciò i suoi segni soprattutto nei vari stili che vi si sono sovrapposti formando però un armonioso complesso architettonico. La parte bassa della facciata con le sue sei colonne lisce è opera di Riccardi mentre il portale con le sue doppie colonne corinzie sormontate dallo stemma di Filippo III di Spagna è opera dello Zimbalo. La parte alta della facciata è un tripudio di ornamenti tra i quali 13 putti abbracciati a simboli del potere temporale, ai lati le statue di San Benedetto e San Celestino mentre al centro un rosone con un’elaborata ghiera e fini intagli. Nei restanti spazi è un susseguirsi di immagini pagane e cristiane alternate a fiori, festoni, animali, angeli, melograni e stemmi. L’interno alto e luminoso è suddiviso in tre navate da sei file di colonne con capitelli finemente decorati; la navata centrale, più alta delle laterali, dispone di un soffitto ligneo a cassettoni dorati. Di notevole bellezza i decori degli altari laterali.
Il palazzo costruito tra i 1659 e il 1695, è ora sede degli uffici dell’amministrazione provinciale di Lecce. In passato fu per un lungo periodo sede dell’ordine dei Celestini, i quali svolgevano al suo interno un’intensa attività culturale. Fu Napoleone, nel 1807, a scacciare i Celestini dal palazzo e a destinarlo all’Intendenza di Terra d’Otranto. Di particolare bellezza è la facciata in bugnato intervallato da lesene con cornici barocche alle finestre.
Passeggiando per il centro cittadino non mancate di entrare in una delle caratteristiche botteghe dove gli artigiani della cartapesta, utilizzando materiali poveri come carta, stracci, colla e gesso, riescono a produrre delle vere e proprie opere d'arte al pari di quelle scolpite nel marmo o nella pietra. Molti artigiani sono lieti di ospitare i turisti nei loro laboratori dove è possibile assistere alla creazione di statue, maschere, bambole ed altri oggetti.
Noto centro balneare e peschereccio di origine cretese. Durante la sua lunga storia divenne dominio romano e bizantino; sede vescovile sotto papa Leone II; subì la dominazione normanna e sveva. Fu proprio durante il periodo di dominazione normanna prima e sveva poi che Castro divenne un fiorente centro commerciale e un'importante piazza militare. L’abitato si divide in due: una parte bassa, Castro Marina, che si estende lungo uno dei più bei tratti di costa e una parte alta, Castro Superiore, dove hanno sede il castello e la cattedrale.
Costruita nel 1171 sui resti di un tempio greco, fino al 1818 rivestì il ruolo di cattedrale dell’omonima diocesi. L’originaria struttura in stile romanico è stata notevolmente alterata dai diversi interventi subiti nel corso del tempo. La facciata dispone di un portale e di un rosone centrale, mentre l’interno ad unica navata conserva, negli altari laterali, dipinti di notevole interesse artistico, un pulpito ligneo, e un organo a canne del XVII secolo.
Edificato sui resti di una rocca bizantina dispone di una forma rettangolare con quattro torri angolari. Originariamente il castello era protetto da un fossato con ponte levatoio. Nel 1480 venne quasi completamente distrutto dai Turchi. Nel XVI secolo furono i Gattinara a riedificare una struttura difensiva dotata di quattro bastioni e un terrapieno.
La cinta muraria avvolge tutto il centro storico cittadino, inglobando nel perimetro anche il castello e alcune torri. L’ingresso al centro storico avveniva, e avviene tutt'ora, tramite un’unica porta chiamata Porta Terra.
La città, che secondo la leggenda sorge nel luogo in cui un toro con un colpo di zoccolo fece zampillare una fonte d’acqua, ha in realtà origini Messapiche (antica popolazione insediatasi nelle Murge). Divenuto un possedimento Romano, con il rango di Municipio, venne successivamente invasa dai longobardi, dai bizantini, dai normanni, dagli svevi, dagli aragonesi fino a divenire un Ducato sotto gli Acquaviva di Conversano. La città è molto nota per le sue strutture in stile barocco e per diverse grotte disseminate sul suo territorio nelle quali sono state rinvenute scritture rupestri. Grazie alla bellezza dei suoi edifici è stata scelta come location per parecchi film tra i quali Il padre delle spose, La posta in gioco, Il peccato e la vergogna 2.
Cuore della vita cittadina, in passato denominata Piazza delle Legne, vi si affacciano: il Palazzo di Città o della Pretura, la chiesa di San Trifone e il Sedile, considerato uno degli edifici più antichi della città. Anche i palazzi privati della piazza hanno architetture barocche e molti sono arricchiti da loggiati. Al centro della piazza sorge la Guglia dell’immacolata.
Eretto nella seconda metà del XV secolo come residenza dei duchi, venne riedificato dopo il devastante terremoto del 1743. Ora ospita gli uffici comunali.
Eretta tra il 1580 e il 1594 per l’ordine domenicano, ha una facciata decorata da colonne e cariatidi. Quasi completamente ricostruita dopo il terremoto del 1743, dispone di un interno ad unica navata, ricavato dalle tre originali per meglio rispondere alle esigenze di predicazione. Ai lati sono poste diverse cappelle.
Edificata intorno al 1080, sul luogo in cui sorgeva un’antica chiesa basiliana, su volere del normanno Goffredo, fu intitolata a Santa Maria Assunta per volontà di Urbano II. L’interno a tre navate divise da colonne con archi a tutto sesto e sesto acuto conserva sulle pareti e sui pilastri affreschi votivi che vanno dal XIV al XV secolo. Di particolare pregio il crocifisso ligneo del XIII chiamato “Cristo Nero”, presumibilmente per il colore scuro del legno di cedro utilizzato.
In questa piccola piazza è posta l’edicola barocca detta dell’Osanna. E' in marmo bianco a forma ottagonale con colonnine congiunte da archi.
Si tratta di una riserva naturale annoverata dal 2007 dal Fondo Ambiente Italiano tra i 100 posti d’Italia da salvare. Con Legge Regionale del 15 marzo 2006 è stato istituito il parco regionale Porto Selvaggio e Palude del Capitano, comprendente un tratto di costa piuttosto frastagliata, caratterizzata da rocce basse ricoperte da pinete e folta macchia mediterranea. Lungo tutto il tratto di costa si aprono grotte ed anfratti dove nel corso degli anni sono stati rinvenuti fossili di animali estinti e diversi altri reperti preistorici. Nell’area della Palude del Capitano, grazie a profondamenti di piccoli anfratti e canali sotterranei ricoperti dalle acque, si è sviluppata una fitta vegetazione di specie anche rare, nella quale trovano riparo parecchie specie di animali migratori.
L’area in cui sorge la città fu abitata fin dalla preistoria, come dimostrano alcuni ritrovamenti effettuati, anche se secondo la leggenda la città venne fondata da Idomeneo di Creta sul cui scudo era impressa l’immagine di un gallo. Secondo le teorie più accreditate la città è di origini Messapiche anche se già nel 256 a.C. apparteneva ai domini dell’Impero Romano. Con la caduta dell’impero cadde prima sotto il dominio bizantino poi dei normanni, degli svevi, degli angioini e degli aragonesi. Fu appunto sotto il dominio aragonese che la città vide uno dei periodi di maggior floridezza al punto che nel 500 era considerata uno dei principali porti d’Europa.
La città è divisa in due parti: quella antica posta su di un isolotto calcareo collegato alla terra tramite un seicentesco ponte e la parte moderna o borgo che invece si estende sulla terraferma. Caratteristica della città sono le case in tufo dipinte a calce che si aprono su corti fiorite. A decoro delle case vi sono spesso balconcini e logge.
Si tratta della via principale della città dalla quale si dipanano una serie di piccole viuzze.
Edificato intorno al XIII secolo il castello ha, per un lungo periodo di tempo, difeso la città dalle incursioni nemiche provenienti dal mare. Originariamente aveva forma quadrangolare; durante la dominazione aragonese vennero aggiunte mura poligonali fortificate agli angoli da torrioni. Le sale interne custodiscono belle volte a botte. Il castello è attualmente sede del Comando della Guardia di Finanza.
Si tratta di una torre costruita intorno al 1500 in posizione più avanzata rispetto alle altre 4 per la sua funzione di difesa e controllo dei traffici tra la terraferma e l’isola al quale era collegato da un ponte levatoio. Nella parte alta della torre erano collocate catapulte e cannoni. Attualmente viene adibito a cinema.
Posta nei pressi del ponte che porta al castello, la fontana di epoca rinascimentale, dispone di due frontoni in stile barocco. Alta incirca 5 metri, è ornata da cariatidi e bassorilievi che raffigurano la metamorfosi di Dirce, Salmace e Biblide.
Iniziata nel 1629 su progetto di Giovanni Bernardino Genuino, venne ultimata ad opera di Giuseppe Zimbalo solamente nel 1696. La cattedrale dedicata a Sant’Agata dispone di una bella facciata in stile barocco. L’interno, a croce latina, conserva un interessante ciclo di affreschi di Giovanni Andrea Coppola e di Nicola Malinconico, oltre ad un fastoso coro ligneo.
Il palazzo dopo lunghi lavori di restauro dal 2004 è sede del museo diocesano che espone arredi sacri, i tesori della cattedrale e del palazzo vescovile.
Si tratta di un museo con collezioni piuttosto eterogenee che vanno da reperti di epoca messapica e romana a collezioni di monete, ceramiche, armi e monete. Piuttosto ricca la sezione di storia naturale. Di notevole valore artistico i 20 dipinti della collezione Coppola.
Non mancate una visita al mercato ittico della città, uno dei più grandi del Salento e dell'intera Puglia. Qui tutti i giorni i pescherecci scaricano il loro pescato fatto di pesce azzurro, orate, cernie, branzini, ma anche pesci spada, tonni, aragoste, murene, polpi, cozze e ostriche. Il tutto in un ambiente molto colorato e reso caratteristico dal dialetto dei pescatori, dalle ceste in cui viene poggiato il pesce e dai banchetti ove i pescatori offrono assaggi di pesce accompagnati da ottimi bicchieri di vino bianco. All'interno del mercato è possibile acquistare oltre al pesce fresco, spugne, coralli e conchiglie.
La nota località balneare è di origini messapiche. Fu conquistata dai romani nell’82 a.C. e assume il rango di comune romano. Della sua lunga storia rimangono i resti di mura messapiche, il castello del XIII secolo posto in splendida posizione panoramica e la cattedrale ricostruita dopo la distruzione da parte dei turchi, avvenuta nel 1545. Nel 2009 è stato aperto, nell’ex convento dei Francescani di Santa Maria, il nuovo Museo Archeologico che espone, nei suoi nuovissimi spazi, reperti che vanno dalla preistoria al medioevo.
Posta all'estremità meridionale del Salento e protetta da due punte, la città gode di un clima particolarmente mite con temperature che raramente scendono sotto i 10 gradi. Secondo la leggenda, la città offrì il primo approdo ad Enea come pure a Pietro Apostolo, il quale iniziò proprio qui la sua evangelizzazione. Secondo fonti storiche, come quasi tutte le città del Salento, anche Leuca è di origini messapiche, ma nel corso dei secoli, proprio per la sua posizione, subì saccheggi, incendi e distruzioni da parte di pirati e predoni fino ad essere quasi completamente abbandonata dalle popolazioni locali. Solo dagli inizi dell’800 è cominciata un’opera di recupero e ripopolamento dell’area.
Di particolare interesse sono le ville ottocentesche che si allineano sul lungomare della città, edificate nella maggior parte dei casi su progetti degli architetti Ruggeri e Rossi. Alla fine del XIX secolo si contavano ben 43 ville. Sfortunatamente, per motivazioni diverse, attualmente solamente una decina di esse hanno mantenuto il loro aspetto originario sia all’interno sia all’esterno. Caratteristica comune delle ville era: un parco nella parte anteriore, un giardino per la coltivazione degli ortaggi nella parte posteriore, una cappella privata, un pozzo per la raccolta delle acque e una stalla per i cavalli con rimessa per le carrozze. Attualmente le ville, tutte di proprietà privata, sono state nella maggior parte dei casi adibite all’ospitalità turistica.
Preceduto da un ampio piazzale, dal quale si può godere di uno spettacolare panorama sulla costa, il santuario ha origini che risalgono al primo cristianesimo. Esso sorge sul luogo in cui anticamente sorgeva un tempio dedicato alla dea Minerva. Distrutto una prima volta, venne ricostruito nel 343 e dedicato a Maria Vergine. Il santuario, nel corso della sua millenaria esistenza, subì nuove distruzioni ma fu puntualmente ricostruito. Nel 1720 venne ricostruito con le fattezze di un’abitazione civile fortificata per scoraggiare ulteriori distruzioni. Nel 2000 Giovanni Paolo II elevò il Santuario a Basilica Pontificia Minore. A ricordo del passaggio su queste terre di San Pietro Apostolo è stata posta nel piazzale esterno una monumentale croce chiamata Croce Pietrina.
Posto sul promontorio di Leuca, poco distante dal Santuario, il faro ha un’altezza di 47 metri che grazie alla sua posizione a 60 metri dal livello del mare e alle sue 16 lenti lo rendono visibile fino a 50 chilometri di distanza. Una scala a chiocciola di 256 scalini permette l’accesso al terrazzo centrale dal quale nelle giornate limpide è possibile scorgere le coste della Calabria e di Corfù.
Dal promontorio di Leuca, in particolari condizioni di luce e di correnti marine, è possibile scorgere in prossimità di Punta Meliso la linea di incontro tra i mari Adriatico e Ionio. L'effetto ottico che si crea è davvero particolare: i due mari sembrano tracciare una linea assumendo colori e movimenti differenti.
Si tratta della città più a Est d’Italia, posta a soli 82 chilometri dall’Albania, dalla quale è separata dall’omonimo canale. Annoverata tra i borghi più belli d’Italia nel 2006, il suo centro storico è anche stato nominato dall’UNESCO Patrimonio Culturale. Di sicure origini messapiche, fu municipio romano, fiorente centro commerciale e apprezzato centro manifatturiero, grazie alla lavorazione di tessuti e porpora. Durante il medioevo rimase per ben 5 secoli sotto il dominio bizantino. In seguito passò sotto il dominio normanno, svevo angioino e aragonese, rimanendo però sempre un importante centro commerciale. Dal suo porto partivano navi per l’oriente con il loro carico di manufatti ma anche navi addette al trasporto dei cavalieri diretti in Terra Santa. Nel 1480 la città subì un rovinoso attacco da parte dei turchi, che uccisero ben 800 persone (martiri idruntini), la saccheggiarono e distrussero parecchi edifici pubblici e privati, tra i quali il vicino monastero di San Nicola di Casole. Tornata in mano agli aragonesi, la città cercò di risollevarsi ma, intorno al 600 iniziò il suo lento declino in concomitanza con la crescita della rivale Lecce.
Costruito tra il 1485 e il 1498 per volere di Alfonso di Aragona, dispone di una pianta a forma pentagonale con tre torrioni cilindrici e un alto fossato. In epoche successive venne dotato di un bastione con un diametro di 14 metri e baluardi esterni per avvistare l’arrivo di flotte nemiche. Nel castello venne ambientato da Horace Walpole il primo romanzo gotico della storia.
Edificata nel 1088 dispone di una facciata piuttosto semplice, ornata da un portale barocco del 1764 e da un rosone con 16 colonnine in pietra leccese. L’interno a tre navate divise da 14 colonne di granito e marmo, conserva, unico nel suo genere in tutta la Puglia, un pavimento a mosaico realizzato tra il 1163 e 1165 con tessere policrome di duro calcare, che rappresentano l’albero della vita. Di notevole valore sono anche gli affreschi bizantini posti sulle pareti e la cripta dell’XI secolo con cinque navate sorrette da 42 colonne in marmi differenti e con capitelli finemente lavorati. Nell’ottagonale cappella dei Martiri sono custodite parte delle ossa degli 800 martiri idruntini.
Si tratta di un piccolo capolavoro di epoca bizantina, edificata tra il IX e il X secolo. L’interno a croce greca con tre absidi circolari è suddivisa in tre navate da quatto colonne che sorreggono la cupola centrale. Conserva i resti di preziosi affreschi di varie epoche. Dal vicino bastione dei Pelasgi è possibile godere di una splendida vista sul porto.
Passando sulla costa Ionica il paesaggio cambia quasi completamente: dalle coste rocciose con un mare dai colori forti si passa a spiagge di fine sabbia bianca adatte alle famiglie:
Caratterizzato da spiagge rocciose ma di facile accesso, con fondali poco profondi e caratteristici locali con terrazze sul mare.
Dominata dalla cinquecentesca torre difensiva, è posta in un tratto di costa piuttosto protetto, con spiagge di sabbia dorata intervallate da bassi scogli e fondali poco profondi. Molto caratteristiche sono le sue sorgenti di acqua dolce poste lungo la costa, in alcuni casi separate dal mare da pochi scogli che nel corso del tempo hanno creato dei veri e propri laghetti. In estate le loro acque sono piuttosto fresche e fanno la gioia dei turisti.
Si tratta della prosecuzione delle splendide spiagge di Torre Vado, con caratteristiche dune di sabbia ricoperte di vegetazione. Anche qui il mare dagli splendidi colori ha un fondale molto basso, adatto alle famiglie con bambini piccoli.
Più volte Bandiera Blu d’Europa e 4 Vele di Legambiente è conosciuta anche con l’appellativo di Maldive del Salento, grazie alle sue splendide spiagge di sabbia fine e alle sue cristalline acque color smeraldo. Lungo la spiaggia, caratteristiche sono le dune di sabbia, scelte, negli ultimi anni, dalle tartarughe caretta per deporvi le loro uova. I fondali poco profondi rendono questa località adatta alle famiglie. Dal piccolo porticciolo nel periodo estivo partono quotidianamente imbarcazioni per escursioni nelle vicine grotte. I fondali della costa sono molto apprezzati anche dai sub.
Anche questa località, come molte altre della costa, deve il suo nome alla seicentesca torre difensiva che domina il paesaggio. Più volte Bandiera Blu d’Europa, la località offre spiagge sabbiose dai bassi fondali che dopo Torre Pali lasciano spazio a basse scogliere. Dal mare, con le sue acque cristalline dai colori cangianti, emerge l’Isola della Fanciulla facilmente raggiungibile anche a nuoto.
E' una delle mete turistiche più rinomate della costa: in estate arriva a contare anche 35.000 presenze che trovano alloggio nei numerosi villaggi, hotel e campeggi. Le spiagge di sabbia dorata sono abbracciate da una bassa scogliera e da dune ricoperte di vegetazione che rendono il paesaggio molto esotico. Il mare, con i suoi splendi colori, degrada molto lentamente portando a riva meravigliose conchiglie.
La località che deve il nome alla sua torre difensiva utilizzata fino alla seconda guerra mondiale, dispone di spiagge di sabbia fine e dorata, strette da un mare dall'intenso color smeraldo e da una profumata macchia mediterranea. Di particolare interesse, ma pericolose per la navigazione marina, sono le Secche di Ugento, dove secondo la tradizione naufragò parte della flotta di Pirro re dell'Epiro. Si tratta di un tratto di mare lungo circa 6 chilometri, delimitato dagli scogli “Cavallo” e “Sciumenta”, dal quale affiorano scogli bassi e parzialmente ricoperti di alghe che fanno la gioia dei Sub, dei pescatori e di coloro che praticano snorkeling.
Si tratta di un tratto di costa dove spiagge di sabbia bianca si alternano a basse scogliere lambite da una splendida e profumata macchia mediterranea. Di fronte alla costa piccoli isolotti raggiungibili con imbarcazioni emergono dalle limpide acque.
E' posta in un tratto di costa ancora poco toccato dal turismo, ma molto apprezzato dai Sub grazie all'incredibile varietà di flora e fauna marina. E' caratterizzato da basse scogliere nelle quali si insinuano piccole spiagge di sabbia bianca.
Anche questa località deve il suo nome al torrione difensivo circolare alto circa 13 metri. Le sue spiagge sono caratterizzate da basse scogliere di colore bianco, sulle quale si infrange un mare dagli splendidi colori. E' circondate da tratti di macchia mediterranea che rende il paesaggio molto caratteristico. Nonostante si tratti di una costa rocciosa, l’accesso al mare è molto facilitato e le superfici piatte la rendono adatta anche ai bambini.
Si tratta di una delle spiagge più caratteristiche dell’intero Salento grazie alle sue lunghe distese di sabbia fine con pagliuzze dorate e al mare che assume colori dal verde smeraldo al blu cobalto. Di fronte alla spiaggia, a meno di due chilometri dalla costa, sorge l'Isola di Sant'Andrea, caratterizzata da una roccia bassa e piatta con pochissima vegetazione a causa degli strati di sale depositati dalle mareggiate. Alla fine dell’800 sull'isola è stato costruito un faro alto 86 metri e recentemente ristrutturato. Sull'isola si è creato un particolare ecosistema grazie al quale nidificano diverse specie di uccelli come il Gabbiano Corso. In estate l’isola è meta preferita dei sub grazie alle colonie di coralli ed alla ricchezza di flora e fauna marina. Il litorale di Gallipoli comprende le splendide spiagge di Punta Pizzo, Lido San Giovanni e Baia Verde, considerata la spiaggia più trendy del litorale, ma particolarmente affollata in alta stagione. Tra Gallipoli e punta Pizzo si incontra Punta della Suina, spiaggia di sabbia e bassi scogli particolarmente apprezzata dal turismo gay.
La località, che deve il nome alle numerose conchiglie che si trovano sulla sua spiaggia, è situata poco a nord di Gallipoli. Le sue spiagge di sabbia bianca e fine diventano dapprima rocciose, ma basse, per alzarsi progressivamente fino a raggiungere una considerevole altezza nei pressi della Montagna Spaccata.
Si tratta di 18 chilometri di bianchissime spiagge di sabbia fine, che degradano dolcemente in un mare dalle acque limpide, che vanno dall'azzurro chiaro al blu cobalto. Tutta la costa è punteggiata da isolotti raggiungibili con piccole imbarcazioni. Tra queste, la famosa Isola dei Conigli, raggiungibile anche a piedi. Tutto il tratto di costa fa parte dell’area marina protetta della Riserva Regionale della Palude del Capitano e Porto Selvaggio. L’area protetta si divide in tre zone quella A integrale è segnalata da apposite boe gialle dove è vietata la navigazione, la pesca, l’accesso e la sosta; quella B dove è vietato l’ancoraggio, la caccia e la pesca; la zona C dove è vietato l’ormeggio non regolamentato, la pesca subacquea e le attività che danneggiano l’ambiente, ma sono consentite la balneazione e l’attività subacquea. Fa parte di Porto Cesareo la nota Baia Prosciutto con l'80% di spiagge libere e Torre Lapillo che deve il suo nome all'antico torrione. Entrambe le spiagge sono delimitate da una folta macchia mediterranea.
Partendo dalla costa adriatica, caratterizzata da alte scogliere nelle quali si aprono suggestive grotte, incontriamo:
Prende il nome dalla omonima torre, ormai parzialmente distrutta, costruita intorno al 500 a difesa delle invasioni turche e saracene. Poco distante dalle splendide spiagge di sabbia fine della frazione è posta l’Abbazia di Santa Maria delle Cerrate.
Prende il nome dalla cinquecentesca torre fatta costruire per difendersi dalle invasioni turche e saracene. La torre quadrata con i suoi 18 metri di altezza e lati che misurano 15 metri, è' una delle più imponenti della costa. Intorno ad essa si estende un magnifico campo di girasoli che rende il paesaggio veramente suggestivo. Il piccolo borgo di pescatori dispone di spiagge di sabbia fine dai bassi fondali adatti alle famiglie, mentre nei fondali a poca distanza dalla costa vi sono reperti archeologici del II secolo d.C. molto visitati dai Sub. Seguono la spiaggia di Frigole con le sue caratteristiche dune ricoperte da vegetazione e le sue spiagge di bianchissima sabbia fine.
Vista la sua poca distanza da Lecce, il piccolo centro turistico è conosciuto anche con il nome di Marina di Lecce. La zona, che in passato era piuttosto paludosa e malsana, deve il suo sviluppo alla bonifica del territorio, operata in epoca fascista. Attualmente il piccolo porticciolo può ospitare fino a 200 barche, mentre tutt'intorno si estendono spiagge di sabbia fine bagnate dalle acque cristalline del mare. Alle spalle delle spiagge belle pinete e la riserva naturale delle Cesine.
Situata nel comune di Melendugno, la bella località turistica è caratterizzata da una costa rocciosa con altezze variabili che lasciano spazio a tratti sabbiosi ove cresce rigogliosa la posidonia, pianta dalle grandi foglie brune. In questo tratto di costa sorge il famoso scoglio dell’Otto.
Particolarmente apprezzata per i suoi reperti archeologici e per le sue grotte di origine carsica, come le grotte della Poesia. In questo tratto di costa il mare entra nelle profonde insenature creando delle piscine naturali molto apprezzate dai turisti. Di particolare suggestione i ruderi di antiche fortificazioni poste a strapiombo sul mare.
Situata nel comune di Melendugno, le sue spiagge sono state più volte premiate con la bandiera blu d’Europa, grazie alle incontaminate acque blu del mare e alla fine sabbia color argento. Poco distante dalla costa sorgono i due faraglioni conosciuti come “le due sorelle”. Secondo la leggenda, due sorelle stanche delle fatiche nei campi cercarono refrigerio e svago nelle limpide acque di questo tratto di costa ma, a causa del mare agitato non riuscirono più a tornare a riva. Gli Dei, mossi da compassione, trasformarono così le due sorelle nei due faraglioni oggi molto fotografati dai turisti. Nei pressi della spiaggia vi è la grotta di San Cristoforo, ricca di iscrizioni.
Secondo la leggenda su questa spiaggia sbarcò Enea. La località dispone di un piccolo porto turistico e di una costa rocciosa piuttosto bassa. Di notevole interessa è la Grotta dei Cervi all’interno della quale sono state ritrovati disegni rupestri di epoca preistorica, la Grotta Monaca e la Baia dei Turchi
Anche questa spiaggia ha più volte conquistato la bandiera blu d’Europa grazie alla limpidezza e alla purezza delle sue acque color verde smeraldo. Le coste della zona sono piuttosto rocciose e poco adatte alle famiglie con bambini ma faranno sicuramente la gioia dei sub e degli appassionati di snorkeling, di particolare valore storico con la Grotta della Zinzulusa e Romanelli dove sono state ritrovate scritture rupestri di epoca preistorica. La grotta della Zinzulusa raggiungibile tramite una scalinata, è visitabile tutti i giorni dalle 9,30 alle 19 in estate, mentre in inverno dalle 10 alle 16,30. La visita, a pagamento, dura una ventina di minuti, soprattutto in estate è consigliabile portarsi un k-way o altro indumento in quanto la temperatura all'interno della grotta scende parecchio rispetto all'esterno. La grotta di origine carsica è invasa da acqua marina e da acqua dolce limpida e fresca, magnifici sono gli effetti di luce e i colori delle stalattiti e stalagmiti colpite dalla luce del sole.
Questo tratto di costa è caratterizzato dalla presenza di scogli che in alcuni tratti lasciano spazio a insenature con spiagge di sabbia fine. Caratteristica è Punta Capo di Leuca ove si ha l’ipotetico incontro tra i due mari l’Adriatico e lo Ionio, mentre al largo di Punta Ristola a 85 metri di profondità giace lo scafo di un sottomarino affondato durante la Seconda Guerra Mondiale. Di particolare suggestione le grotte che si aprono lungo la costa tra di esse citiamo la Grotta del Diavolo, così chiamata a causa dei forti rumori che a volte si odono al suo interno. In questa grotta furono trovati utensili, armi e ossa di epoca Neolitica. Tra le altre grotte segnaliamo la Grotta del Bambino, la Grotta dei Giganti così chiamata in quanto sono state rinvenute ossa e denti di pachidermi di età preistorica, la Grotta Porcinara ricca di iscrizioni in greco e latino e la Grotta Grande del Ciolo con un’apertura di oltre 30 metri. Molto noto nei pressi di Santa Maria è il Ciolo, specie di fiordo sormontato da un ponte dal quale si gettano i bagnati più temerari.
Una sezione a parte la meritano le spiagge, vero vanto della regione: si va da quelle alte e scogliose della costa Adriatica, adatte ai sub e agli amanti dello snorkeling, a quelle basse e sabbiose della costa Ionica, adatte alle famiglie e ai nuotatori poco esperti. Molte sono le spiagge che negli ultimi anni hanno conquistato la Bandiera Blu d’Europa e le 4 o addirittura 5 vele di Legambiente. Il tutto è stato possibile grazie ad un’attenta politica del territorio che ha consentito, nonostante il notevole sviluppo turistico, di mantenere le coste intatte e un mare dalle acque pure e cristalline.
Annoverato fin dal 1996 tra il patrimonio mondiale dell’umanità dall'UNESCO, Alberobello con i suoi oltre mille trulli disseminati tra i rioni Monti e Aia Piccola, sembra un luogo uscito dalle fiabe. Il nome della città deriva da Sylva Arboris Belli, enorme bosco che anticamente ricopriva tutto il territorio, ridotto oggi a poche macchie. Fondata nel XV secolo dai conti Acquaviva di Conversano, rimase tra i loro feudi fino al 1797, quando il re Ferdinando IV di Borbone nominò Alberobello città regia, come richiesto a gran voce dalla popolazione. Le origini delle abitazioni, che hanno reso famosa a livello mondiale la città, si devono ad una normativa degli Aragonesi che imponeva la regia autorizzazione per la costruzione di case in calce, pena la distruzione e l’allontanamento del colono dalle terre. Fu quindi Girolamo II di Acquaviva, che desideroso di costituirsi un feudo, incitò il popolo all'edificazione di case con muri fatti di pietre a secco, provenienti dalla bonifica dei campi, che in caso di controlli governativi potevano essere abbattute in breve tempo senza lasciare particolari tracce. La visita della città si snoda attraverso i due rioni: Monti e Aia Piccola:
Articolato in sette strade parallele tra le quali via Monte Nero e Via Monte Pasubio, Monti è il rione dove sorgono i trulli più antichi della città, tra questi i famosi trulli Siamesi. Nel rione sorge anche la chiesa di Sant’Antonio con la tipica forma di trullo. Aperta al pubblico nel 1927, la chiesa dispone di una bella facciata sovrastata da un rosone e preceduta da una scalinata. Con la valorizzazione del turismo, molti dei trulli del rione sono stati adibiti a strutture ricettive grazie anche alla caratteristica di essere freschi in estate e caldi in inverno. Se volete provare l’esperienza di un soggiorno in un trullo vi suggeriamo di consultare il sito di Trullidea
Il rione, con i suoi 400 trulli e i suoi stretti vicoli, è rimasto a tutt’oggi quasi completamente incontaminato: qui si respira un’atmosfera primitiva e ricca di suggestione.
Rappresenta l’unico esempio di trullo sopraelevato, con una scala di accesso al piano superiore incastonata tra le spesse pareti.
Il museo trova sede in un complesso di trulli tra loro comunicanti di particolare interesse. Esso tratta la storia del territorio, la lavorazione della pietra e la genesi della costruzione delle tipiche abitazioni.
La carta turistica "Scopri la Puglia" offre la possibilità di ottenere sconti e riduzioni in musei, parchi divertimento, ristoranti ed in alcuni negozi che vendono prodotti tipici. La carta è distribuita gratuitamente nelle strutture associate.
Se arrivate da Nord, per raggiungere la prima tappa dell'itinerario, vi consigliamo di percorrere l'A14, che collega Bologna a Taranto, fino a Gioia del Colle e poi imboccare la SS100. Da Alberobello per raggiungere le altre destinazioni è indispensabile muoversi su strade statali come la SS379 che raggiunge Lecce e la SS367 e SS275 che raggiungono Santa Maria di Leuca. Per risalire fino a Gallipoli e Nardò le strade più dirette sono la SS274 e la SS271. Si tratta comunque di strade ad una corsia per senso di marcia, che con il traffico estivo possono risultare piuttosto lente. Se invece preferite arrivare in aereo e noleggiare un'auto, l'aeroporto più comodo risulta essere quello di di Bari, fulcro del traffico regionale. L'aeroporto dista 66 chilometri da Alberobello ed è collegato da voli di linea nazionali e internazionali alle principali città italiane ed europee. Visitare il Salento in Camper può essere una buona soluzione. Numerose sono, infatti, le aree di sosta a pagamento poste in prossimità delle principali città o delle spiagge più rinomate che offrono elettricità, docce e scarico. Se viaggiate fuori stagione informatevi prima, in quanto molte hanno apertura stagionale. Se volete effettuare un viaggio in camper ma non disponete di un mezzo proprio, di seguito un link per effettuare noleggi on-line
Il Salento, grazie al discreto sviluppo turistico di questi ultimi anni, offre una vasta quantità di strutture ricettive. Si va dai villaggi turistici agli hotel, dai B&B ai campeggi, oppure alle più caratteristiche Masserie, molto diffuse soprattutto all'interno. Le Masserie sono tipiche abitazioni poste nella campagna, utilizzate in passato a scopi produttivi, che dispongono di fortificazioni come mura di cinta, fossati, torrette di avvistamento. Anticamente garantivano la difesa del territorio e degli abitanti dai Barbari. Con il passare del tempo molte di esse sono cadute in rovina, altre sono state trasformate in agriturismi oppure, grazie al loro particolare pregio architettonico, in hotel di charme. Tra le numerose masserie vi segnaliamo: La Masseria Fiume, La Masseria il Frantoio immersa nella campagna di Ostumi, Masseria Nostra Signora dei Turchi . Di seguito alcuni link che vi faciliteranno nella vostra ricerca di una struttura turistica: