Il Villaggio di Moustieurs-Sainte-Marie è il punto di partenza ideale per iniziare una visita al Parco del Verdon (poco fuori il paese termina la famosa strada panoramica Corniche Sublime). Il villaggio dispone anche del principale ufficio turistico del parco, gli altri doodici presenti nel parco si trovano sulle rive dei laghi di Esparron e di Sainte-Croix-du-Verdon oppure nelle varie cittadine della zona come Annot, Entrevaux, Gréoux-les-Bains, Quinson e Riez.
Vista la vicinanza con l'Italia le Gole del Verdon sono la meta ideale per ponti primaverili o per chi ha solamente qualche giorno di vacanza. I periodi migliori per visitare la zona sono comunque la tarda primavera e l'estate quando potrete godere della freschezza delle acque dei laghi e della fioritura delle lavande.
Arrivare al Parco del Verdon dall'Italia è piuttosto facile se si passa da Torino la via migliore è prendere la A32 fino all'uscita 9 Oulux, poi seguire la SS24 del Sestriere fino al traforo del Monginevro, passato lo splendido borgo di Briançon, dove vi suggeriamo di fare una tappa, prendere la N94/A51, uscire poi in direzione Valensole. Se si passa da Genova prendere la A10/E80 in direzione Les Pinedes uscire all'uscita n^ 36 e continuare sulla D1555.
Se volete visitare i villaggi disseminati nel parco, godere dello spettacolo delle sue gole, spostarvi da un lago all'altro è indispensabile avere una macchina, una moto oppure un Camper, attenzione le strade in alcuni punti sono piuttosto strette. Se siete in macchina o in moto non perdete "La Route des Crétes, uno spettacolare tracciato ad anello che parte da La Palud Sur Verdon e arriva nello stesso puno. ATTENZIONE: siccome un tratto di strada è a senso unico bisogna intraprendere il giro in senso orario, se partite quindi da ovest del villaggio
All'interno del parco è vietato il campeggio libero e accendere falò.
Nella zona si trova la classica cucina provenzale arricchita da specialità tipiche del luogo come il miele di lavanda, la marmellata di pesche e lavanda, il celebre Agnello di Sisteron conosciuto anche con il nome di César, il formaggio di Banon, un tipico formaggio di capra ricoperto da foglie di castagne brune, le castagne, le zuppe con il piccolo farro dell'Alta Provenza, il famoso tartufo nero, gli aperitivi e i liquori con le erbe aromatiche coltivate sul territorio. Famosissimi sono anche alcuni vini che si producono sulle colline circostanti tra questi il Syrah, il Grenache nero, il Carignan, il Cinsault, il Grenache bianco e il Roussanne.
Essendo la zona molto turistica è ricca di strutture ricettive come Hotel, B&B, agriturismi e campeggi, soprattutto nelle aree intorno alle città. Se siete alla ricerca di un campeggio sulle rive del lago vi consigliamo Domaine du Petite Lac attrezzato anche con Boungalows e Chalets. Se siete alla ricerca di un Hotel cliccate qui, mentre se siete alla ricerca du un altro tipo di sitemazione il sito dell'ente del turismo vi potrà aiutare. Camper: se viaggiate in camper e siete alla ricerca di un area sosta cliccate qui
Si tratta di una ricetta piuttosto particolare che utilizza la carne cruda di bovini di razza piemontese macinata e lasciata marinare in olio e limone. E' una ricetta molto gustosa da mangiare soprattutto in estate, facendo però attenzione che la carne sia freschissima e venga conservata in frigorifero.
- 400 gr di coscia di vitello magrissima e possibilmente tagliata al coltello altrimenti al tritacarne - il succo di due limoni
- 2 spicchi d'aglio
- olio di oliva q.b.
- sale pepe
- pasta di acciughe a piacimento
Mettere il trito di carne in una ciotola assieme ai 2 spicchi d'aglio interi (volendo è possibile tritarli nella carne) e condirla con il limone, l'olio, il sale e volendo, per dargli un sapore più deciso anche se non è prevista nella ricetta originale, un po di pasta d'acciughe. Amalgamare bene il tutto (secondo alcuni andrebbe fatto con le mani ovviamente ben lavate) e lasciare riposare per almeno 1 ora in frigo, se avete lasciato l'aglio intero toglietelo prima di servire la carne. Anticamente l'insalata di carne cruda verniva servita come antipasto, ma oggi viene spesso servita come secondo. Se volete dare un tocco di modernità alla ricetta aggiungete un po' di salsa Worcestershire.
Una delle più tipiche e antiche preparazioni della cucina milanese. La loro preparazione è piuttosto facile ma, il loro sapore è superbo. La paternità di questo piatto è piuttosto contesa tra la Lombardia e l'Austria, secondo gli austriaci infatti questa ricetta non sarebbe altro che la riproduzione della Wiener Schnitzel viennese. Si tratta comunque di un piatto preparato con le fette di lombata di vitello con l'osso, molto apprezzato anche dai bambini, che si accompagna bene con l'insalata, le patate fritte o il purè di patate.
- 4 cotolette di lombata di vitello con l'osso
- 2 uova
- 50 grammi i farina
- 100 grammi di pangrattato
- 100 grammi di burro
Adagiare le costolette su i un tagliere ed incidere il grasso appiattire poi con il palmo della mano. Successivamente preparare tre piatti uno con la farina bianca, uno con le uova sbattuto e l'ultimo con il pangrattato. Passare le costolette seguendo l'ordine in cui sono disposti i piatti: prima nella faina bianca, poi nell'uovo sbattuto ed infine nel pangrattato premendo bene in modo che il pangrattato aderisca alla carne, poi friggere nel burro reso precedentemente spumeggiante. La tradizione prevede che a fine cottura il burro rimasto venga versato sulla carne, mentre alcune varianti moderne tendono a sostituire questo passaggio con una spruzzata di limone. Salare a fine cottura.
Difficoltà: facile
Tempo di preparazione: 10 minuti
Tempo di cottura: 6-8 minuti
Si tratta di una specialità piemontese, e precisamente delle Langhe, a metà strada tra la salsa e la marmellata. Di origini molto antiche, la salsa ha come base l'uva poi, nel corso degli anni ha subito notevoli variazioni quindi alcuni vi uniscono in quantià differenti mele, fichi, nocciole, mandorle, pere, albicocche, chiodi di garofano e noci. Quella che vi presentiamo noi è solamente una delle tantissime varianti, ogni famiglia ha la sua, che si accompagna bene con i bolliti misti e con i formaggi freschi o stagionati. Anche questa ricetta, come molte altre, nasce dalla cucina povera contadina dove nulla va sprecato, quindi anche il mosto d'uva in qualche modo andava riutilizzato.
- 5 litri di mosto d'uva
- 500 gr di fichi maturi
- 500 gr di mele cotogne
- 500 gr di pere
- cannella
- 2 chiodi di garofano
a piacimento
- 300 gr di gherigli di noce finemente tritati
- 300 gr di nocciole tonde gentili delle Langhe finemente tritate
- 300 gr di mandorle finemente tritate
Mettere un una pentola molto capiente il mostro d'uva e ridurlo di almeno la metà del volume, poi aggiungere la frutta precedentemente ridotta a piccoli pezzi e lasciare sobbollire per almeno 1 ora o comunque fino a quando il composto sarà piuttosto denso e i pezzi di frutta si saranno quasi completamente sciolti, aggiungere i chiodi di garofano pestati, la cannella e la frutta secca. Lasciar cuorece per altri 15 minuti e mettere il composto in vasetti di vetro precedentemente sterilizzati. Chiuderli all'istante e capovolgerli fino a totale raffreddamento.
Il bagnetto rosso assieme a quello verde è in genere servito assieme ai bolliti misti o alle acciughe. Anche in questo caso si tratta di una salsa di facile preparazione, molto versatile che si accompagna bene con diversi piatti. Il termine deriva dal piemontese "Bagnet ross"
- 8 pomodori maturi
- 2 cipolle medie
- 1 carota
- 2 spicchi d'aglio
- aceto di vino bianco
- olio d'oliva
- un pizzico di peperoncino
- zucchero e sale
Tritare finemente tutti gli ingredienti con un mixer, poi spostarli in una casseruola, meglio sarebbe un recipiente di terracotta, far cuocere a fuoco lento per 3-4 ore fino a che non si crea un composto cremoso. Spegnere la fiamma e lasciare raffreddare, passare al setaccio il bagnetto per togliere eventuali semi e aggiustare con olio crudo.
Tipica ricetta della nonna, utilizzata nella cucina contadina ma, che ultimamente, rivisitata, viene proposta anche da grandi chef.
Ingredienti (per 4 persone):
8 pere
160 gr di zucchero
500 ml di vino rosso fermo
2-3 chiodi di garofano
cannella
Preparazione:
Pulire le pere, in una casseruola versare il vino con lo zucchero, la cannella e i chiodi di garofano, far sobbollire per alcuni minuti, aggiungere le pere e far cuocere per circa 25 minuti. A fine cottura disporre le pere in verticale su di un piatto e versarvi sopra il vino, servire tiepide o fredde.
Difficoltà: Facile
Tempo di cottura: 30 minuti
Straordinario piatto della tradizione piemontese la cui preparazione è piuttosto laboriosa ma, sposa in maniera sublime due eccellenze piemontesi: il vino Barolo e la carne bovina di razza piemontese o fassone. Le origini della ricetta non sono note, ma sicuramente era già presente nelle ricche tavole della corte dei Savoia, oggi per i lunghi tempi di preparazione e per i costi di preparazione rappresenta un tipico piatto delle feste.
1 kg di carne bovina (vena o cappello di prete)
2 gambe di sedano
2 carote
1 cipolla
1 spicchio d'aglio
1 pezzo di cannella
1 ramo di rosmarino
2 foglie di alloro
40 gr di burro
4 cucchiai di olio
1 bottiglia di Barolo
Per ottenere i risultati migliori è necessario marinare la carne per almeno 12 ore in luogo fresco, assieme alle verdure tagliate a dadini ed al Barolo. Trascorso il periodo di marinatura prendete la carne asciugatela accuratamente e ponetela in una capiente casseruola dove avrete precedentemente fatto fondere il burro con l'olio. Rosolate la carne da entrambi i lati fino ad ottenere uno strato di crosticina (circa 5 minuti per lato) poi aggiungete le verdure e fate cuocere il tutto per circa 15 minuti. Versate la marinata e fate sobbollire a fuoco moderato per almeno 2 ore. (coprite la casserruola e all'occorrenza aggiungete brodo i carne). Trascorse le due ore togliete la carne dalla casseruola (mantenendola comunque in caldo) e frullate le verdure con un mixer ad immersione, rimettete il sugo sul fuoco per farlo addensare e versatelo molto caldo sul brasato precedentemente affettato. Servitelo accompagnato da purè di patate.
Difficoltà: media/elevata
Tempo di preparazione: 30 minuti
Tempo di cottura: 2 ore e 30 minuti
Sicuramente un must della cucina piemontese e soprattutto delle Langhe, che unisce due dei principali prodotti agricoli del territorio: il riso, coltivato nelle pianure del vercellese, e il Barolo prodotto nelle dolci colline delle Langhe. Si dice che anche il Conte Camillo Benso di Cavour andasse matto per questo tipico piatto il cui segreto sta nella qualità del vino, che deve essere di buona annata e non troppo invecchiato.
Ingredienti (per 4 persone):
320 gr di riso Carnaroli
1/2 litro di Barolo
20 gr di burro
2 cucchiai di olio di oliva extravergine
40 gr di parmigiano reggiano
80 gr di cipolla
brodo vegetale q.b.
sale
Preparazione:
Tritare finemente la cipolla e rosolarla nell'olio di oliva, aggiungere il riso e tostarlo per circa 2 minuti. Versare il Barolo e farlo ritirare mescolando all'occorrenza. Continuare la cottura aggiungendo il brodo vegetale, a fine cottura mantecare con il burro e il parmigiano. Servire caldo
Difficoltà: Bassa
Tempo di preparazione: 20 minuti compresa la cottura
Tipica ricetta canavesana, regione geografica posta tra la Valle d'Aosta e la parte Nord di Torino, generalmente preparata per i pranzi o le cene delle grandi occasioni. L'unione della cipolla, della carne e del salame con l'uvetta passa e gli amaretti gli conferiscono un sapore unico e inconfondibile. Si tratta di una ricetta di origini piuttosto antiche, inizialmente utilizzata come contorno ad arrosti e bollititi, oggi piuttosto difficile da trovare nei ristoranti, la cui ricetta si tramanda da madre in figlia. Anche in questo caso ogni paese ha la sua ricetta, in alcune delle quali ad esempio non vengono messi gli amaretti in altre la salciccia.
- 6 cipolle dorate di media grandezza
- 40 gr di salsiccia non speziata (va bene anche un salame fresco)
- 150 gr di carne di manzo tritata molto fine
- 40 gr di burro
- 60 gr di amaretti
- 1 cucchiaio di farina per spolverare la teglia
- una manciata di parmigiano
- 2 uova intere
- 1 pugno di uva passa
- 70 gr di mollica di pane secco
- 50 gr di pane grattato per guarnire
- 1/2 bicchiere di latte
- olio extravergine di oliva
- sale e pepe q.b.
- odore di noce moscata
In una ciotola mettere a mollo l'uva passa per farla riprendere e in un altra la mollica di pane sbriciolata con il latte. Dopo aver pelato le cipolle fatele bollire per almeno 10 minuti in acqua salata poi toglietele dall'acqua fatele scolare bene e lasciatele raffreddare. Una volta fredde divideele a metà nel senso orizzontale e svuotate il centro, lasciando un bordo di circa 1 centimetro. Prendete la cipolla estratta, tritatela e fatela friggere per qualche minuto (la cipolla non deve rosolare). In una ciotola piuttosto capiente amalgamate bene gli amaretti precedentemente ridotti in polvere con le uova, la carne trita, la salciccia sminuzzata molto finemente, il pane, il latte, l'uva passa, il trito di cipolla raffreddato e il parmigiano . Aggiungere una grattata di noce moscata, sale e pepe. Riempire le cipolle con l'impasto ottenuto, spolverarle con il parmigiano e un fiocchetto di burro e disporle in una pirofila precedentemente imburrata e spolverata di farina bianca poi mettere le cipolle in forno a 180° per almeno 45 minuti. Le cipolle ripiene possono essere mangiate sia calde che tiepide.
In Piemonte nessun pranzo estivo che si rispetti può terminare senza le Pesche Ripiene, gustosissima ricetta di antica tradizione. La preparazione delle pesche ripiene è quasi un rito e, nella maggior parte dei casi avviene seguendo le indicazioni della ricetta della nonna.
- 4 pesche a pasta gialla (non troppo mature)
- 10 gr di cacao amaro in polvere
- 70 gr di cioccolato fondente
- 80 gr di amaretti
- 60 gr di zucchero
- 2 tuorli d'uovo
- 30 gr di burro
- 2 cucchiai di Rhum oppure di Marsala all'Uovo
Lavare bene le pesche ed asciugarle con un panno pulito, tagliarle a metà e privarle del nocciolo. Scavare un po il centro della pesca e mettere la polpa in un mixer assieme agli amaretti e al cioccolato fondente, montare le uova assieme allo zucchero aggiungere il cacao in polvere, il liquore poi incorporarvi gli amaretti polverizzati. Con il composto ottenuto riempire le pesche e metterle in una pirofila precedentemente imburrata. Su ogni pesca mettere un fiocchetto di burro poi infornare per circa 40-45 minuti a 180°. Le pesche ripiene possono essere mangiate sia calde che fredde magari accompagnate da un buon bicchiere di Roero Arneis Spumante.
Questa tipica ricetta si è sviluppata soprattutto nelle vallate del Piemonte del Nord e della bassa Valle d'Aosta, dove è diffusissima la coltivazione del cavolo verza che per assumere il suo gusto caratteristico necessita di un clima piuttosto freddo. La preparazione della zuppa è diffusissima in Canavese soprattutto durante le festività dei Santi, nel borgo di Montalto Dora gli viene addirittura dedicata una sagra nel mese di novembre, periodo in cui i cavolo verza è pronto per essere raccolto. Anche in questo caso la ricetta varia molto da paese a paese, noi vi proponiamo quella che abbiamo assaggiato.
- 1 cavolo verza da 1 chilogrammo +/-
- 1 cotechino di medie dimensioni
- 400 gr di pane bianco casereccio del giorno precedente
- 300 grammi di fontina valdostana oppure toma
- brodo di carne almeno 1 lt
- una manciata di parmigiano (a piacimento)
Lavare e pulire il cavolo, tagliare le foglie a striscioline evitando la parte più dura e farle bollire per circa 15-20 minuti, spegnere la fiamma e scolare le foglie. In una pentola a pressione fare bollire per almeno 1 ora il cotechino, poi aspettare che si raffreddi e tagliarlo a fette. Nel mentre tagliare il pane a fette di almeno 1 centimetro e il formaggio. In una pirofila precedentemente imburrata mettere uno strato di pane, uno strato di cavolo verza, le fette di cotechino (calcolare 1 a porzione), il formaggio e ripetere l'operazione senza il cotechino. La zuppa deve terminare con la verza ricoperta dal formaggio e volendo una spolverata di parmigiano. Versare sulla zuppa il brodo e infornare a 200-220° per almeno 20 minuti o comunque fino a quando il formaggio non abbia creato una crosticina dorata. Servire la zuppa calda accompagnata da un vino rosso mosso.
Classico antipasto della cucina piemontese, le cui origini pare risalgano al '700, anche se allora non era presente la maionese, che si diffuse nel Nord Italia solamente agli inizi del '900, ma un emulsione che utilizzava il rosso d'uovo. Questo piatto che unisce la salsa tonnata al Magatello di Vitello esalta in maniera sublime la qualità della carne di razza piemontese. Anche se originariamente era un piatto tipicamente estivo nella cucina moderna lo si trova i qualsiasi stagione e spesso viene servito come secondo.
750 gr di Magatello di vitello
- 1 cipolla
- gamba di sedano
- 1 foglia di alloro
- 1 carota
- a piacimento 1 cucchiai di aceto di vino bianco
-150 gr di tonno sott'olio
- 2 acciughe private della lisca
- 1 tazza di maionese
- 1 cucchiaio di capperi
Mettere un una casseruola abbondante acqua con la cipolla, la carota, l'alloro, la carota e volendo l'aceto, portare a bollore poi immergervi il pezzo di carne precedentemente legato stretto. Lasciare cuocere la carne per almeno 1 ora e 15 minuti poi lasciare raffreddare. Quando la carne è fredda tagliarla finemente e disporla su di un piatto da portata. Nel mentre preparare la salsa frullando il tonno i capperi e le acciughe con un mixer e poi incorporandole alla maionese. Spalmare la salsa sulla carne, guarnire con capperi e servire con un vino bianco di medio corpo.
Tipica salsa piemontese, servita generalmente come accompagnamento ai bolliti misti oppure alle acciughe, anche se in realtà è una salsa molto versatile che si abbina bene con moltissimi alimenti ad esempio i tomini freschi, tutto è lasciato alla fantasia del cuoco. Il bagnetto verde, presente sulle tavole piemontesi già nell'800, è una salsa molto saporita, facile e veloce da preparare.
-100 gr di prezzemolo lavato e asciugato
- 2 acciughe sotto sale pulite o sott'olio
- 2 spicchi d’aglio
- 1 tuorlo d’uovo sodo
- 1 quarto di peperoncino
- 25 gr. di mollica di pane
- 2 cucchiai di aceto di vino bianco
- 6 cucchiai olio di oliva (evitate l'extravergine che ne altera il sapore)
Prendere la mollica di pane sminuzzarle e metterla nell'aceto di vino bianco, lavate bene le acciughe poi tritatele finemente assieme al prezzemolo. L'ideale sarebbe tritare il tutto manualmente con una mezzaluna, in alternativa potete utilizzare un mixer facendo attenzione a non surriscaldare le foglioline. Una volta tritati finemente il prezzemolo e le acciughe, aggiungere l'aglio e peperoncino, continuare a tritare poi mettere il composto in una ciotola. Aggiungere la mollica e il rosso d'uovo, continuate ad amalgamare gli ingredienti schiacciandoli con una forchetta, poi aggiungete l'olio e il sale. A questo punto la vostra salsa è pronta!
Tipico piatto delle Langhe, il cui uso si è diffuso in tutto il Piemonte. Si tratta di un piatto molto conviviale adatto alle serate con amici, piuttosto calorico e quindi da consumare preferibilmente in inverno. Secondo la tradizione era il piatto che i viticoltori offrivano ai braccianti come ricompensa alla fine della vendemmia.
300 gr di acciughe rosse di spagna
7 spicchi d’aglio
150 gr di olio
350 gr di latte
Lavate accuratamente le acciughe e dissalatele, quindi tagliatele a metà e togliete le lische, poi mettetele in una pirofila coprendole con un leggero strato di vino rosso. Tagliate finemente l’aglio, dopo averlo privato della camicia e del germoglio, mettetelo per un’ora nel latte per renderlo più digeribile. Mettete in un pentolino l’aglio e il latte e fate cuocere il tutto a fuoco lento, nel mentre scaldare metà dell’olio in un tegame (possibilmente di coccio) quando sarà ben caldo, aggiungere le acciughe, continuate a mescolare per almeno 20 minuti, e comunque fino a quando le acciughe si saranno sciolte, poi aggiungete il composto di latte, aglio e l'olio rimanente. Continuate la cottura per almeno altri 20 minuti senza far sobbollire. Quando la “bagna caoda” sarà pronta, servitela in tavola, ben calda, accompagnata da verdure crude come cavolo, cardi, peperoni, finocchi, sedano e patate lesse. La bagna caoda si accompagna bene con vini rossi piuttosto ccorposi come il Barbera, il Nebbiolo, il Barbaresco, o il Dolcetto.
Se alla fine della cena avanzate della salsa potrete riutilizzarla preparando una frittata.