Edificata tra il 1376 e il 1382 per ospitare le assemblee pubbliche e le cerimonie ufficiali, la loggia si è nel tempo trasformata in un importante museo all’aperto con opere di eccezionale valore come il Perseo di Benvenuto Cellini o il ratto delle Sabine del Giambologna.
Il Palazzo, costruito nel 1299 come sede del governo, divenne la residenza privata della famiglia Medici fino al suo trasferimento a Palazzo Pitti quando l’edificio tornò ad essere una sede istituzionale ospitando prima il Parlamento Italiano e poi gli uffici del sindaco ed altri uffici dell’amministrazione comunale. L’attuale forma è frutto di due successivi ampliamenti avvenuti nel ‘200 e nel ‘500. Il palazzo, che si sviluppa su tre piani, ha la forma di un possente parallelepipedo sovrastato dalla imponente torre alta 94 metri. La facciata dell’edificio è ingentilita dalla sottile cornice che divide i piani, da due ordini di bifore gotiche e dal ballatoio merlato sostenuto da beccatelli poggianti su archi sotto i quali sono dipinti stemmi della Repubblica Fiorentina. Lo splendido cortile interno, opera di Michelozzo, venne ornato da dipinti in occasione delle nozze di Francesco dei medici con Giovanna d’Austria mentre al centro è posta una fontana con Putto con Delfino opera di Andrea del Verrocchio (originale all’interno). All’interno del Palazzo di notevole pregio è la sala dei Cinquecento, opera di Antonio da Sangallo, che con i suoi 53 metri di lunghezza e 22 di larghezza è considerata tra le più grandi d’Italia. Visitando il museo del Palazzo, che custodisce opere dei maggiori artisti fiorentini come Michelangelo Buonarroti, Donatello, Giorgio Vasari, Agnolo Bronzino e Ghirlandaio, si entra nella splendida sala delle Udienze, nella sala dei Gigli, nella sala delle Carte Geografiche e nella Cappella di Eleonora. Salendo una scala di 218 gradini è possibile giungere in cima alla torre dalla quale si gode uno splendido panorama sulla città.
Posta al centro della città, la piazza rappresenta da sempre il cuore della vita civile e sociale cittadina, su di essa si affacciano: Palazzo Vecchio, la Loggia della Signoria, il Tribunale della Mercanzia, Palazzo Uguccioni e il Palazzo delle Assicurazioni Generali. Considerata una delle più belle piazze d’Italia, cominciò a delinearsi nelle sue forme attuali a partire dal 1268, quando vennero distrutte dai Guelfi le case dei Ghibellini e venne iniziata la costruzione del palazzo della Signoria. La piazza fu sede di tristi avvenimenti come l’esecuzione di Girolamo Savonarola avvenuta nel 1498 e il Rogo delle Vanità dove vennero bruciati libri, poesie, tavoli da gioco, vestiti ecc. Di notevole pregio sono le opere che ornano la piazza tra queste il monumento equestre in onore di Cosimo I de Medici opera del Giambologna, la Fontana di Nettuno realizzata tra il 1560 e il 1575 da Bartolomeo Ammanati e, davanti a Palazzo Vecchio, copia del David di Michelangelo e copia delle statue Marzocco, Giuditta e Olofeme opera di Donatello mentre le statue di Ercole e Caco sono di Baccio Bandinelli
Un ponte, posto sulla parte più stretta del fiume, esisteva già già in epoca romana, più volte rimaneggiato venne completamente distrutto dalla terribile alluvione del 1333. Nel 1345 venne rifatto un nuovo ponte con una moderna tecnica ad archi ribassati, che riduceva il pericolo di ostruzioni in caso di piene e superava il sistema romano ad archi semicircolari. Ai lati del ponte, vennero poste le botteghe dei macellai e dei pescivendoli che potevano così gettare gli scarti di lavorazione direttamente nel fiume evitando il trasporto dei maleodoranti rifiuti sui tipici carretti chiamati barroccini. Nel 1593, dopo la costruzione del corridoio Vasariano, Ferdinando I, che non gradiva gli effluvi provenienti dal ponte, ordinò la sostituzione delle botteghe dei macellai con quelle di orafi e argentieri tutt’oggi presenti. Al centro del ponte sorgono due terrazze panoramiche, quella ad ovest ospita il monumento al famoso orafo fiorentino Benvenuto Cellini, costruito nel 1901 da Raffaello Romanelli.
La Piazza, di origini molto antiche, ospita al centro la Colonna della Giustizia, voluta da Cosimo I nel 1565 per celebrare la vittoria sui Senesi avvenuta a Marciano nel 1554, la statua posta in cima alla colonna è opera di Francesco del Tadda. Ai lati della piazza si affacciano: palazzo Bartolini Salimbeni opera di Baggio d’Agnolo viene considerato un esempio di architettura tardorinascimentale, Palazzo Spini Feroni acquistato negli anni ’20 da Salvatore Ferragamo ora ospita il museo a lui dedicato e la chiesa della Santa Trinità.
La chiesa venne eretta una prima volta nel XI secolo dal nobile fiorentino Giovanni Gualberto, e rifatta, tra il 300 e il 400, su progetto di Neri di Fioravante, mentre la facciata venne terminata ad opera di Bernardo Buontalenti nella seconda metà del ‘500. L’interno in stile gotico è a tre navate divise da pilastri rettangolari e conserva importanti dipinti del ‘400 fiorentino opera di Neri di Bicci, Lorenzo Monaco, Girlandaio e Luca della Robbia
La prima struttura esistente venne distrutta dalla piena dell’Arno nel 1557, riedificato su progetto di Bartolomeo Ammannati il nuovo ponte venne distrutto dai tedeschi nel 1944, successivamente venne riedificato com’era e dov’era utilizzando materiali di recupero. L’accesso al ponte è segnato da statue rappresentanti le quattro stagioni, dalle sue arcate si gode di una splendida vista sul Ponte Vecchio e sulla Collina di San Miniato.
Edificato tra il 1489 e il 1535 su volere di Filippo Strozzi il palazzo rappresenta uno dei massimi esempi di dimora signorile rinascimentale. L’imponente facciata in bugnato che si sviluppa su tre piani è ornata da bifore, da notare i porta fiaccole, i porta bandiere e gli anelli per cavalli fatti dal Caparra. Dal bellissimo cortile interno si accede alle sale del palazzo che ospitano l’istituto di Studi per il Rinascimento, l’Istituto di Studi Umanistici e la Fondazione Palazzo Strozzi, mentre la Strozzina ospita mostre d’arte contemporanea.
La piazza venne aperta tra il 1885 e il 1895, in seguito alla ridefinizione urbanistica della città, sui luoghi dove sorgeva il ghetto e il vecchio mercato. Inizialmente dedicata a Vittorio Emanuele II nel dopoguerra le venne cambiato nome, venne tolto l’antico monumento in onore del sovrano e venne ricollocata la Colonna dell’Abbondanza. Divenuta ben presto il salotto buono della città negli eleganti palazzi che l’affiancano trovarono sede bar, tra i quali il famoso Caffè Le Giubbe Rosse, alberghi, negozi e grandi magazzini.
Nel 1290 su progetto di Arnolfo di Cambio venne edificata la loggia per il mercato delle granaglie, gravemente danneggiata da un incendio venne ricostruita tra il 1337 e il 1349. Tra il 1367 e il 1380 la loggia venne completamente ampliata con l’aggiunta di due piani destinati ai magazzini mentre il pian terreno venne chiuso e trasformato in chiesa delle Arti Liberali. Per dare luce agli interni vennero aperte grandi trifore superbamente decorate nelle nicchie vennero inserite le statue dei santi protettori delle varie Arti eseguite dai migliori artisti come Brunelleschi, Donatello e Lorenzo Ghiberti attualmente sostituite da copie, le originali sono conservate all’interno. La chiesa a doppia navata divisa da pilasti quadrati è ornata da affreschi del 1300, nella navata destra spicca il tabernacolo della Madonna delle Grazie opera di Bernardo Daddi. Di particolare interesse sul lato della porta dell’angolo nord-ovest è lo staio antica unità di misura per le granaglie, mentre sui pilastri del lato nord sono visibili le bocche di scarico delle granaglie
La chiesa, che costituisce per i fiorentini un importante luogo di culto, venne edificata in tempi molto antichi se ne hanno notizie scritte già nel 960 quando venne acquistata da Willa di Toscana, madre del marchese Ugo, per costruirvi un’abbazia benedettina, da qui il nome Badia. La Badia venne nominata da Dante Alighieri nella Divina Commedia per aver avuto qui, durante la celebrazione di una messa, il suo primo incontro con Beatrice. Nel 1285 l’intero edificio subì un radicale cambiamento ad opera di Arnolfo di Cambio, mentre nel quattrocento, divenuta centro della cultura umanistica con il sostegno dell’abate Ferreira de Silva, venne abbellita con l’ aggiunta della loggia, dell’atrio e del chiostro degli aranci opera di Bernardo Rossellino, con dipinti raffiguranti scene di San Benedetto. Nel ‘600, su volere dell’abate Serafino Casolani, l’edificio venne completamente trasformato assumendo le forme attuali. L’interno della chiesa custodisce opere di particolare pregio come una pala d’altare di Vasari, la tomba del marchese Ugo di Toscana, opera di Mino da Fiesole, l’Apparizione della Madonna a san Bernardo opera di Filippo Lippi.
Il palazzo venne costruito per ospitare il Capitano del Popolo tra il XIII e il XIV secolo; primo edificio pubblico cittadino, assunse il nome di Bargello o sbirro a partire dal 1574 quando divenne sede del Capitano di Giustizia e delle carceri. Dal portale posto alla base della torre si accede al suggestivo cortile interno ornato su tre lati da un porticato con pilastri ottagonali mentre sul quarto è posta la bella scala gotica opera di Fioravante. Tutto il loggiato è ornato da dipinti e da sculture provenienti dal giardino dei Boboli, mentre al centro del cortile è posto un pozzo. Passando sotto la scala si accede alla sala dei Cinquecento dove sono esposte opere di Michelangelo come “David-Apollo” e “Bruto”, il busto di “Cosimo I” opera di Benvenuto Cellini, “Mercurio Volante” opera del Giambologna assieme ad opere di del Tribolo, di Ammannati e di Baccio Bandinelli. Al piano superiore del palazzo sono esposte opere del Giambologna di Donatello, del Brunelleschi e di Luca della Robbia.
Più comunemente conosciuta come campanile di Giotto, la torre si innalza per ben 84 metri ornati da bifore, trifore e da un rivestimento di marmi policromi: bianco di Carrara, rosso di Siena e verde di Prato. Il campanile, progettato da Giotto, venne portato a termine da Andrea Pisano il quale, per poter raggiungere una tale altezza, dovette rafforzare le mura rispetto al l’originario progetto. All’interno del campanile, una scalinata a spirale, con 414 gradini, conduce fino alla cima dalla quale si gode una spettacolare vista sulla città e sulla facciata del duomo
Il museo annovera sculture, arredi e altre opere dismesse dalla cattedrale, dal battistero e dal campanile, tra di esse: progetti e modelli architettonici relativi alla costruzione della cupola del Brunelleschi, della facciata del duomo, un gruppo marmoreo incompiuto della Pietà, l’altare di San Giovanni e le Formelle della porta del Paradiso di Ghiberti.
Con i suoi 153 metri di lunghezza e 90 di larghezza al transetto la cattedrale è una delle quattro chiese più grandi d’Europa. La sua edificazione iniziò nel 1296 grazie ai fondi del comune di Firenze e terminò solo 172 anni dopo, il 25 marzo del 1436 venne consacrata da papa Eugenio IV. Ai lavori di costruzione della cattedrale parteciparono i migliori artisti del tempo tra i quali Giotto, Francesco Talenti, Giorgio Vasari, Federico Zuccari e Filippo Brunelleschi al quale si deve la progettazione della splendida cupola, considerata un unicum nel suo genere. La facciata della cattedrale venne interamente ricostruita nel 1871 utilizzando marmo bianco di Carrara, verde di Prato e rosso di Siena in perfetta armonia con gli attigui edifici e con le diverse parti che compongono la basilica, di notevole pregio le tre porte bronzee ornate con scene di vita della Madonna e sovrastate da lunette a mosaico di Nicolò Barabino. L’interno della basilica, che colpisce per austerità e grandezza, è a tre navate divise da poderosi pilastri, da notare il pavimento a mosaico disegnato da Baccio d’Agnolo e portato a termine da Francesco da Sangallo, le 55 vetrate i cui cartoni vennero disegnati da artisti come Donatello, Lorenzo Ghiberti, Paolo Uccello e Gaddo Gaddi e gli splendidi affreschi della cupola iniziati da Giorgio Vasari e portati a termine da Federico Zuccari e Domenico Cresti
Eretto tra il XI e il XII secolo sui resti di un’antica Domus romana, il battistero rappresenta uno degli esempi più significativi di romanico fiorentino, al quale si ispirarono artisti come Brunelleschi e Michelangelo. Di pianta ottagonale, è rivestito di marmo bianco di Carrara e verde di Prato con una cupola a otto vele rivestita internamente da mosaici di particolare valore artistico. Il battistero ha un diametro di circa 26 metri, l'enorme dimensione dell'edificio è dovuta alla necessità di poter ospitare una enorme massa di gente, in quanto all'epoca il battesimo veniva dato solo due volte all'anno. La porta bronzea sud è da attribuire a Andrea Pisano che la suddivise in 28 formelle, 20 raffiguranti la vita del Santo protettore di Firenze e 8 rappresentanti le virtù cardinali e l’umiltà; la porta nord invece è opera di Alberto Ghiberti anche’essa suddivisa in 28 formelle delle quali 20 con scene del nuovo testamento e 8 con gli evangelisti e i padri della chiesa. Di particolare pregio il fonte battesimale posto all’interno dell’edificio come pure i dipinti e i mosaici che ornano le pareti e il pavimento opera dei più grandi artisti dell’epoca.
Posta all’interno della zona pedonale, la piazza, grazie alla maestosità degli edifici che vi si affacciano è da sempre considerata l’icona cittadina. Entrando da Via Roma o da via dei Calzaiuoli si rimane stupiti dall’armonia delle forme e dei colori degli edifici, dall’altezza dal campanile di Giotto, dalla maestosità della facciata del Duomo e dal battistero di San Giovanni.