Immersa nella splendida campagna veronese, la villa venne iniziata su volere del conte Giacomo Fattori nel 1735, su progetto dell’architetto Adriano Cristofoli. Nel 1769 la dimora venne venduta alla famiglia dei conti Mosconi i quali portarono a termine la costruzione aggiungendo un parco romantico con laghetto e isolotto, che riproduce, sebbene in forma ridotta, il vicino Lago di Garda. I conti Mosconi incrementarono anche l'attività vinicola rendendo la villa e la sua cinquecentesca cantina una delle maggiori del nord Italia. Grazie ai suoi proprietari la villa divenne un'importante salotto letterario frequentato da esponenti della cultura del momento come Ippolito Pindemeonte. Durante i primi del '900 la dimora conobbe un periodo di abbandono e degrado, fino al 1953 quando venne acquistata dalla famiglia Bertani, tutto'ora proprietaria, che ne fece la sede di rappresentanza dell'azienda vinicola di famiglia. Il complesso è formato da un corpo centrale dal quale dipartono due basse ali laterali che sfociano in due facciate simmetriche. L'edificio padronale si sviluppa su tre piani, con una facciata ornata da un timpano centrale sul quale spiccano cinque statue di figure mitologiche. All'interno di notevole effetto è il salone delle Muse, completamente affrescato, che occupa i tre piani della villa, tra i dipinti si possono notare gli stemmi della famiglia Mosconi.
Attualmente nella villa vengono organizzati eventi culturali, matrimoni e ricevimenti; è possibile visitare la villa in occasione di tali eventi oppure unendo la visita a degustazioni dei vini prodotti dall'azienda, per maggiori informazioni visitare il sito.
Posta a 9 chilometri dal centro di Verona, la villa venne edificata nella metà del XVII secolo dall'architetto Giovanni Battista Bianchi, sul luogo dove già nel 1200 esisteva una villa di proprietà della famiglia della Scala. La maestosa dimora, in stile barocco, è posta in cima ad un’altura, dalla quale domina sullo splendido giardino all’italiana e sulla secolare piantagione di uliveti. L’imponente facciata è ornata da un porticato centrale che sostiene una terrazza mentre due terrazze laterali ornate da balaustre e statue conducono ad altrettanti torrioni, dal cortile d’onore parte una scala a doppia rampa che conduce alla gotica cappella dedicata a San Carlo Borromeo, che qui soggiornò durante il suo viaggio verso Trento. Gli interni della villa sono abbelliti da affreschi e opere d’arte di particolare bellezza, tra gli artisti che prestarono la loro opera ricordiamo Ludovico Dorigny, Paolo Farinati e Sante Prunati. Tra i numerosi ambienti della villa spiccano la sala dei Cesari e la sala dei Titani. Tutt’intono alla villa, raggiungibile percorrendo il maestoso viale, si estende lo splendido giardino all’italiana, caratterizzato da siepi di bosso con motivi a doppio ventaglio. Alla destra del giardino all’italiana si trova il giardino d’inverno con una grotta decorata da conchiglie, mosaici e statue.
La città rappresenta il cuore amministrativo e politico della Comunità Montana del Cadore, territorio che annovera anche famose montagne della catena Dolomitica come le Tre Cime di Lavaredo, il Pelmo e le Marmarole. Da vedere:
La casa, che dal 1926 è di proprietà della Magnifica Comunità di Cadore, rappresenta la tipica abitazione di una famiglia benestante dell’epoca. In essa nacque e visse Tiziano Vecellio fino al suo trasferimento a Venezia. Negli anni successivi Tiziano usò la casa solamente per i suoi brevi soggiorni nel Cadore. L’abitazione, che superò indenne le guerre del XV secolo, rimase di proprietà della famiglia Vecellio fino a quando Pomponio, figlio del maestro, decise di venderla a Giovanni de Cesco. Dopo vari altri passaggi la casa divenne di proprietà di Osvaldo Tabacchi il quale decise di costruirvi un avancorpo per ampliarla e alloggiarvi la sua numerosa famiglia. Nel 1922, con regio decreto, la casa venne dichiarata monumento nazionale e tra il 1928 e il 1930, sotto la sovrintendenza dell’ingegner Giuseppe Palatini, venne smantellato l'avancorpo riportandola così al suo stato originale. Al piano terreno, che anticamente era adibito a magazzino, sono attualmente visibili riproduzioni di alcune opere dell’artista e documentazione ad esso relativa. Si sale al piano superiore tramite una scala di legno esterna, dal ballatoio si entra nella cucina che conserva un pavimento originale dell’epoca, al centro della stanza un tipico focolare che costituiva l’unica fonte di riscaldamento della casa. Seguono due semplici camere con bei vetri piombati e lo studio di Gregorio Vecellio padre di Tiziano.
Considerata il cuore della città è ornata al centro da una statua in bronzo del Maestro, opera di Antonio Dal Zotto.
La chiesa che si affaccia su Piazza Tiziano è di origini quattrocentesche, nonostante sia stata quasi completamente rifatta nell’ottocento. All'interno conserva opere di Tiziano come La Madonna con Bambino e Santi Tiziano e Andrea, un’opera di Orazio Vecellio figlio di Tiziano e una tela dipinta da Francesco fratello maggiore del maestro.
Il palazzo della Magnifica Comunità, che si affaccia su piazza Tiziano, venne costruito intorno alla metà del 1400, ma nel 1511 durante la guerra della Lega di Cambray venne saccheggiato e dato alle fiamme. Successivamente ricostruito, nel 1588 venne nuovamente distrutto da un incendio divampato in maniera fortuita. Le forme attuali sono dovute alla ricostruzione avvenuta dopo il secondo incendio. Nel 1623 il piano terra della torre del palazzo venne adibita a carcere mentre più tardi vennero costruite le due scalinate che precedono il palazzo in sostituzione di quelle in legno. Dopo i restauri del 1980 ospita al terzo piano il Museo Archeologico Cadorino e, negli altri spazi una biblioteca dedicata al Cadore e una biblioteca specialistica su Tiziano, dove sono conservati manoscritti e corrispondenze del Pittore. Il palazzo conserva anche una raccolta di cimeli del periodo rinascimentale oltre a documentazione relativa alla I Guerra Mondiale. Nella Torre dell’Arrengo sono conservate pergamene e documenti sulla storia del Cadore. Non perdetevi un caffè al Gran Caffè Tiziano situato al pian terreno del palazzo ornato da archi gotici e un soffitto a travi
L’itinerario proposto si snoda in Cadore, terra che affascina i visitatori per le tinte forti e vivaci dei suoi paesaggi. La storica regione, posta all'interno della provincia di Belluno, regala ai turisti in ogni stagione, scenari dai colori senza eguali, i boschi di larici, di abeti e di frassini in autunno si colorano di tonalità che vanno dal rosso rubino all’oro, mentre in estate assumono sfumature che vanno dal verde smeraldo all’intenso verde scuro che contrasta con le acque blu del lago di Centro di Cadore. Il cuore della vita politica, culturale e amministrativa dei 22 comuni del Cadore è Pieve città che a dato i natali a Tiziano Vecellio. Solo visitando la città e i suoi dintorni ci si può rendere conto di quanto la natura abbia condizionato Tiziano considerato non a caso il più grande colorista della storia. Il suggestivo itinerario vi porterà attraverso i luoghi dove visse e lavorò Tiziano con gli allievi della sua bottega.
Un week end a Tarquinia può essere l’occasione per entrare in contatto con l’antica civiltà etrusca, che in questa zona ha lasciato parecchie tracce, le più evidenti nella Necropoli dei Monterozzi dove rimarrete incantati dallo splendore e dalla raffinatezza dei dipinti che ornano le tombe. Da non perdere il museo dove sono custoditi numerosi reperti di epoca etrusca molti dei quali provenienti dalla Necropoli dei Monterozzi. Un week end a Tarquinia può essere anche l’occasione per prendersi qualche ora di relax e un po' di tintarella nelle splendide spiagge di Riva di Tarquinia, dove sicuramente non rimarrete delusi dalle moderne strutture degli stabilimenti balneari. Se invece amate il golf potrete recarvi nel rinomato campo del Tarquinia Country Club. La zona dispone di molti locali notturni dove potrete tirare fino a notte fonda se invece preferite una cena romantica numerosi sono i locali lungo mare.
Tarquinia - Lido di Tarquinia distanza circa 5 chilometri
Lo stabilimento terme di Vinadio è posto nella splendida cornice della val di Stura a 1305 metri di altitudine. Immerso nell'incontaminata natura della valle lo stabilimento dispone di tutto ciò che può rendere gradevole un soggiorno a partire dal Grand Hotel dal ristorante Conte di Cavour che offre piatti pitici del luogo, il centro benessere, l'area attrezzata per bambini, il campo da golf e la piccola cappella dedicata a Santa Maria Maddalena e San Lazzaro protettori delle terme. In estate le montagne circostanti offrono la possibilità di effettuare rilassanti escursioni mentre in inverno è possibile praticare sci di fondo.
Lo stabilimento si compone di una piscina termale all'aperto, di una piscina termale coperta con acqua riscaldata a 37°, una vasca termale romantica coperta, un percorso di riattivazione circolatoria, una grotta del silenzio, di una piscina di fango termale coperta e di grotte terapeutiche. Presso il Grand hotel è presente un centro benessere che offre trattamenti di bellezza per viso e corpo. La struttura dispone inoltre di una tisaneria e un buffet yogurt, cereali, marmellate, gallette di riso, e leggeri spuntini per reintegrare acqua e sali minerali.
Le acque del centro termale, conosciute già in epoca romana, sgorgano da due sorgenti denominate Stufa Antica e Stufa Santelli poste all'interno dello stabilimento mentre altre sorgenti si trovano all'esterno come Roccia, Maddalena, Cappella e Fango Antico ma le loro acque vengono convogliate nello stabilimento e utilizzante anche per la maturazione dei fanghi. L'acqua sulfurea delle terme è particolarmente indicata per la cura di malattie otorinolaringoiatriche e delle vie respiratorie in generale, per le malattie cardiovascolari, reumatiche e dermatologiche.
Il moderno stabilimento Termale, inaugurato nel 2008, si trova nella valle Antigorio ad un’altitudine di 800 metri. Circondato dai monti e da verdi distese di prati lo stabilimento si adegua perfettamente all’ambiente circostante grazie all’utilizzo della locale pietra di serizzo, del legno e di ampie vetrate che offrono agli ospiti suggestive vedute.
Le terme si estendono su un’area di oltre 5.000 metri quadrati dispongono di impianti termali curativi e impianti ludici adatti ai grandi ma anche ai più piccini. Il centro è suddiviso in tre aree funzionali: wellness, piscine interne e piscine esterne. La modernissima area wellness è dotata di bagno a vapore con thalasso, calidarium, bagni alle erbe, docce emozionali, vasca di reazione, cascata di ghiaccio, sauna finlandese, sauna di fieno, bio sauna e tisaneria. Le piscine interne sono composte da una piscina per il nuoto adatta agli adulti, una per bambini, una piscina per la ginnastica, una con idromassaggio e un percorso vascolare, all’esterno vi sono una piscina ricreativa per adulti, una per bambini e una vasca confort. Il centro offre lezioni di nuoto, spining, acquagym, idrobike oltre a trattamenti estetici per viso e corpo.
Le acque che sgorgano dalla sorgente ad una temperatura di 44° sono ricche di solfato di calcio quindi particolarmente adatte per la cura di bronchiti croniche, infiammazioni alle vie aeree, per le affezioni dell’apparato ginecologico e articolari oltre che per alcune infiammazioni della pelle come psoriasi, eczema irritabile, eczema generalizzato, acne, risentono molto favorevolmente ai trattamenti anche orticaria e seborrea. Il centro è suddiviso in tre aree funzionali: wellness, piscine interne e piscine esterne. La modernissima area wellness è dotata di bagno a vapore con thalasso, calidarium, bagni alle erbe, docce emozionali , vasca di reazione, cascata di ghiaccio, sauna finlandese, sauna di fieno, bio sauna e tisaneria. Le piscine interne sono composte da una piscina per il nuoto adatta agli adulti, una per bambini, una piscina per la ginnastica, una con idromassaggio e un percorso vascolare, all’esterno vi sono una piscina ricreativa per adulti, una per bambini e una vasca confort. Il centro offre lezioni di nuoto, spining, acquagym, idrobike oltre a trattamenti estetici per viso e corpo.
Secondo la leggenda il Santuario sorge sui resti di un oratorio edificato da Sant'Eusebio, vescovo di Vercelli, che si rifugiò sul monte nel 350 per sfuggire alle persecuzioni degli Ariani. Dieci anni dopo il Santo tornò a Crea, al fine di cristinizzare l'area ancora pagana, lasciando una delle tre Madonne portate dall'Oriente, le altre due vennero lasciate rispettivamente a Oropa ed in Sardegna. Con i restauri eseguiti nel 1981 dal professor Gian Luigi Nicola la statua ha perso quasi completamente il velo bruno per il quale assieme alle altre due statue era conosciuta con l'appellativo di "Madonna Nera". Il complesso sin dal medioevo è meta di pellegrinaggi e processioni mariane da parte di persone comuni ma anche di santi come San Bernardo, San Bernardino da Siena, San Giovanni Bosco, San Pio V, nel 1948 Alcide de Gasperi incontrò qui il ministro degli esteri francese Bidault. Nel corso dei secoli diversi sono stati gli ordini monastici che si sono succeduti nella conduzione del luogo di culto: fino al 1468 vi furono i Canonici di Vezzolano ai quali subentrarono i Lateranensi, dal 1798 al 1801 i Serviti, successivamente arrivarono i Benedettini che vi rimasero fino al 1992, attualmente il santuario è condotto dalla curia di Casale. Il complesso annoverato dall’UNESCO tra il Patrimonio dell’Umanità si compone di una Basilica, 23 Cappelle e 5 romitori disposti tra i boschi del colle. La struttura risalente al XII secolo venne più volte ampliata e abbellita dalle diverse famiglie nobili del territorio, che ne assunsero la protezione tra questi gli Aleramici, i Paleologi Marchesi del Monferrato e i Gonzaga. La basilica dedicata a Santa Maria Assunta dispone di una grandiosa facciata a portico sulla quale si aprono tre portali, quello centrale è sormontato da un dipinto della vergine affiancato da due nicchie con statue. L’interno della chiesa, a tre navate divise da pilastri che sorreggono archi ogivali, conserva numerose opere d’arte e affreschi opera di artisti piemontesi tra i quali Guglielmo Caccia detto il Moncalvo e la statua in legno di cedro della Madonna di Crea.
Il Sacro Monte di Crea si sviluppa su di un percorso composto da 23 cappelle volute da Padre Costantino Massino dedicate al mistero del Rosario, le cappelle ospitano gruppi scultorei dei fiamminghi Jean e Nicolas Vespin e la Salita al Calvario di Bistolfi (cappella 16). In cima al monte, in splendida posizione panoramica sorge la cappella dell'incoronazione di Maria con un gruppo plastico di 175 angeli sospeso al soffitto.
Il continuo flusso di pellegrini ha richiesto la creazione di servizi adeguati quali camere da letto, bar, ristoranti, servizi igienici e parcheggi. Al fine di tutelare e valorizzare le caratteristiche paesaggistiche della zona nel 1980 è stato istituito il Parco Naturale Regionale del Sacro Monte di Crea. Vai al sito
In questo breve itinerario vi porteremo alla scoperta dei luoghi in cui venne conservata la Sindone dal suo arrivo in Europa fino ai giorni nostri. Comprendiamo nell'itinerario la città francese di Chambery, antica capitale del Ducato di Savoia, che dista da Torino 207 chilometri.
Della Sacra Sindone, ovvero il lenzuolo dove secondo la tradizione venne avvolto il corpo martoriato di Gesù dopo essere stato deposto dalla croce, si hanno notizie certe a partire dal 1353 quando il cavaliere Goffredo di Charny fece costruire nella cittadina di Lyrei una chiesa alla quale donò il sacro lenzuolo. Alla morte del Cavaliere ucciso in battaglia a Poitiers la Sindone passò nelle mani del figlio Goffredo II il quale nel 1389 ne organizza l’ostensione . Nel 1415, in seguito ad una disputa tra la Borgogna e la Francia, Umberto de la Roche marito di Margherita di Charny figlia di Goffredo II prende in consegna il lenzuolo per conservarlo in luogo sicuro, alla fine della disputa Margherita si rifiuta però di riconsegnare la Sindone alla collegiata di Lyrei reclamandone la proprietà. Ne sorge una disputa legale che si protrarrà per parecchi anni nei quali Margherita organizza ostensioni in varie città d’Europa fino al 1453 quando vende il sacro lenzuolo ai duchi di Savoia. I Savoia conservarono la Sindone a Chambery, capitale del Ducato, in una cappella fatta costruire appositamente. Nel 1562 viene trasferita la capitale del ducato da Chambery a Torino dove nel 1578 Emanuele Filiberto, in occassione del viaggio di San Carlo Borromeo, decide di trasferirvi anche la Sindone. Nel 1694 viene costruita tra Palazzo Reale e il Duomo di Torino da Guarino Guarini un’apposita cappella per collocarvi il sacro lenzuolo. Nel 1983 con la morte di Umberto II di Savoia la Sindone viene donata a Giovanni Paolo II il quale decide di lasciare il lenzuolo a Torino e nominare Custode della Sindone il Vescovo della città.
Passeggiare per le viuzze di Chambery è sicuramente molto gradevole e vi permetterà di raggiungere l’antico castello dei Savoia dove per molti anni venne conservata la Sindone
Il castello non è sempre visitabile, in quanto sede della prefettura e altri uffici amministrativi, si consiglia di informarsi presso l’ufficio del Turismo sugli orari di visita. Terminato alla fine del XIII secolo su ordine dei signori di Chambery ha subito nel corso dei secoli molti rimaneggiamenti. Il conte Tommaso I di Savoia, acquisì lo stabile e una parte della signoria Feudale nel 1232 dal visconte Berlion, signore di Chambéry. Il conte Amedeo V di Savoia nel 1295 iniziò un ampliamento del castello trasferendovi l'amministrazione dello stato di Savoia e rendendolo adeguatamente confortevole per ospitare la corte. In seguito vennero costruite imponenti torri difensive: la Tour Trésorerie (XIV-XV secolo), la Tour demi-ronde (1398) e la Tour du Carrefour o Tour des Archives (1439). Nel 1408 ad opera del conte Amedeo VIII di Savoia venne costruita una cappella in stile gotico fiammeggiante che ospitò La Sacra Sindone fino al suo trasferimento a Torino, quando la città divenne la nuova capitale del Regno. Nel 1466 venne costruita una nuova torre Campanaria Tour Yolande con un complesso di 70 campane, che la rese la 4 Torre campanaria in Europa. Con il trasferimento della capitale del regno Sabaudo da Chambery a Torino rimasero nel castello alcuni uffici amministrativi, parte della corte e alcuni ministeri. Nel corso della sua esistenza il castello subì tre incendi il primo avvenne la notte tra il 3 e il 4 dicembre del 1532 e danneggiò la cappella della Sindone rischiando di distruggere anche il Lenzuolo, fortunatamente si salvò, ma alcune gocce dell’urna d’argento in cui era custodita caddero sul tessuto bruciandolo in alcuni punti. La Sindone venne affidata alle suore dell’ordine delle Clarisse che la ripararono applicando dei rappezzi sulle bruciature. Il secondo e terzo incendio danneggiarono soprattutto gli appartamenti reali dei quali una ricostruzione non fu immediatamente possibile per mancanza di fondi, i primi restauri iniziarono solamente nel 1775 grazie al matrimonio di Carlo Emanuele IV di Savoia con la sorella del re di Francia.
Il museo è ospitato dal 1963 negli ex locali della Casa della Confraternita, piccolo gioiello del rococò piemontese eretto tra il 1734-35 su volere di Vittorio Amedeo II per il ricovero e la cura dei malati di mente. Le origini del museo risalgono al 1936 quando la Confraternita decise di organizzare in una mostra permanete i numerosi reperti sulla Sindone raccolti nel corso dei secoli. Dal 1998 grazie ai restauri operati da Richi Ferrero e Marina Gariboldi la Cripta della chiesa di San Sudario ospita tutti i reperti, mentre la vecchia sede è stata trasformata in una moderna sala multimediale dove attraverso diversi filmati viene presentata e spiegata la Sindone ai visitatori. Il museo è articolato in un percorso scientifico dove vengono spiegate le varie ricerche scientifiche intraprese per meglio capire e leggere la Sindone e un percorso storico che inizia nel XV secolo quando il lenzuolo diviene proprietà dei Savoia. Il museo dispone di un percorso per non vedenti.
L’edificazione del duomo, dedicato a San Giovanni Battista, iniziò il 22 Luglio del 1491 quando Bianca di Monferrato pose la prima pietra e terminò agli inizi del 1500. Il progetto venne affidato dal vescovo Domenico della Rovere all'architetto Meo del Caprino il quale vi lavorò ininterrottamente fino al 1501. La facciata, in stile rinascimentale, è rivestita in marmo bianco in marmo bianco con tre portali finemente decorati. L’interno a tre navate lunghe circa 40 metri, venne ornato a più riprese da diversi artisti, da notare la Tribuna Reale voluta da Carlo Emanuele III di Savoia opera dell’architetto Simone Martinez e il sepolcro della dama di corte Giovanna d’Orlier de la Balme. Attraverso due imponenti portali posti ai lati dell’altare si entra nella splendida cappella della Sindone voluta da Carlo Emanuele II e progettata dall’allora architetto di corte Guarino Guarini, considerata un capolavoro del barocco europeo. Nella cappella sono tutt'ora in corso laboriosi lavori di restauro resi necessari dal disastroso incendio del 1993. La cappella secondo i progetti del geniale architetto doveva rappresentare il punto di incontro tra il potere della chiesa rappresentato dal Duomo e il potere dello stato rappresentato da Palazzo Reale al quale la cappella e raccordata attraverso il piano nobile. Sulla splendida cupola si aprono sei finestroni che creano particolari giochi di luce sulla struttura interna, nel centro della quale venne posta l’urna d’argento con la Sindone. In seguito all'incendio del 1993 e dopo anni di studi condotti da un'apposita commissione sul miglior modo per conservare il sacro lenzuolo attualmente esso è posto nella navata sinistra sotto La Tribuna Reale in posizione distesa, piana e orizzontale, all'interno di una teca con vetro antiproiettile, a tenuta stagna, priva di aria e con un gas inerte a temperatura, pressione e umidità costanti.
Di fianco alla chiesa si erge il campanile di Sant’Andrea edificato nella seconda metà del XV secolo e successivamente sopraelevato su disegno dell’architetto Juvarra. E’ possibile salire sul campanile, dal quale si gode di una splendida vista sulla città, sulla Mole Antonelliana e sulla basilica di Superga attraverso una scalinata interna
Dalla piazza antistante la basilica è possibile accedere al Museo Diocesano posto nella chiesa inferiore del Duomo che custodisce importanti opere d’arte, arredi e paramenti liturgici organizzati in aree tematiche storico-liturgiche
L'area è ben collegata da strade e autostrade agli importanti centri urbani di Torino (A6), Milano (A21 e A7) e Genova (A21 e A26) raggiungibili in poco più di un'ora. L'aeroporto più vicino ad Alba è quello di Torino-Caselle a 122 KM mentre l'aeroporto di Milano Malpensa dista 179 KM. Il percorso suggerito, ricco di curve e saliscendi , è molto adatto alle moto ma anche agli amanti della bicicletta.
La zona è ricca di agriturismi e B&B di ottima qualità sorti all'interno di castelli o vecchie case coloniche, nella maggior parte dei casi a gestione famigliare. Nella zona di Acqui Terme potrete invece soggiornale in hotel che dispongono di centri termali e godervi qualche ora di relax, tra questi il Grand Hotel di Acqui posto sulla piazza principale della città, che offre ai suoi ospiti pacchetti benessere e soggiorni a tema. Di seguito alcuni link
Le Langhe ed il Monferrato sono le terre del Barolo, del Barbaresco, del dolcetto d’Alba, del Moscato d'Asti del Grignolino, della Freisa e del Ruchè vini apprezzati a livello internazionale. I piatti della tradizione sono tendenzialmente robusti e saporiti, prediligono l'utilizzo del burro o dello strutto all'olio d'oliva, valorizzano prodotti legati al territorio come le carni provenienti dagli allevamenti di bovini di razza piemontese, i formaggi prodotti con latte locale, la pasta fresca. La cucina di queste terre offre una vasta gamma di piatti alcuni ricchi ed elaborati derivanti dalla corte dei Savoia come la cioccolata lo zabaione ed i fritti altri più poveri derivanti dalla cucina contadina come la finanziera o la bàgna cauda. Molto vasta è la quantità di antipasti proposti come carne cruda all'albese, il vitello tonnato, i peperoni in bagna cauda, i flan di verdure i tomini con il bagnet vert. Per quanto riguarda i primi viene spesso fatto uso di pasta fresca come le tagliatelle o tajarin al tartufo, al ragù di carne, di salciccia o di selvaggina oppure di pasta fresca ripiena come i plin ripieni di carne o nocciole, i ravioli di magro o agli arrosti serviti con burro e salvia oppure al pomodoro mentre tra i secondi spiccano il brasato al barolo, il fritto misto i bolliti misti preparati con 7 tagli di vitello (lingua, testina con musetto, coda, zampino, gallina, cotechino e rolata) accompagnati da "bagnet vert" e " bagnet russ" la prima è una salsa a base di prezzemolo, aglio e acciughe mentre la seconda è a base di pomodoro, cipolle, aglio e acciughe. I dolci delle Langhe e del Monferrato sono in genere preparati utilizzando la cioccolata o la famosa nocciola DOP tra questi citiamo la torta di nocciole accompagnata da un bicchiere di moscato di Asti, il torrone alle nocciole, il bonet e gli albesi al rum lo zabaione, gli amaretti e i semifreddi.
L’itinerario suggerito parte da Alba capoluogo delle Langhe per terminare ad Acqui Terme conosciuta con l'appellativo di "città bollente". E’ un viaggio da intraprendere in autunno, in inverno o agli inizi della primavera quando le dolci colline si riempiono di colori e suggestioni. E’ indicato agli amanti della buona tavola e del vino, che potranno visitare antiche cantine e degustare gli ottimi vini del territorio oppure sedersi in uno dei numerosi ristoranti e gustare piatti tipici della tradizione locale. Una sosta che non vi deluderà potreste farla a Calosso, unendo la visita ad una bella azienda vinicola che da quattro generazioni produce dell’ottimo vino (parliamo dell’azienda agricola Scagliola) e che personalizza le splendide etichette delle sue bottiglie in base alle esigenze dei clienti, al soggiorno in una bellissima villa vacanza, valida alternativa agli hotel, soprattutto se viaggiate con bambini e ragazzi o se siete un gruppo di amici. La villa, accogliente e funzionale, si trova a qualche centinaio di metri dall’azienda, tra bellissimi vigneti, in posizione ideale per visitare tutte le zone descritte nel nostro itinerario ed ospita fino ad 8 persone. Per informazioni: maria.anderson@directit.com.au.
Da non perdere un pomeriggio in uno dei moderni centri termali di Acqui Terme dove potrete rilassarvi e farvi coccolare con qualche trattamento speciale oppure scegliere di soggiornare in città ed aderire a qualche pacchetto a tema. L'itinerario si adatta bene agli sportivi che potranno fare passeggiate o cicloturismo in un saliscendi d'emozioni tra le morbide colline. Le Langhe ed il Monferrato con i loro castelli, i loro vigneti e i loro paesaggi carichi dei colori e delle suggestioni della nebbia sicuramente non deluderanno gli amanti della fotografia. Il percorso suggerito può essere unito all'itinerario "Langhe terre di vini e colline".
L'itinerario parte da Alba capoluogo delle Langhe
Alba - Barbaresco / Visita al borgo e all'enoteca / Distanza 10 km / Tempo di viaggio stimato 15 minuti
Barbaresco - Neive /Visita al borgo annoverato tra i più belli d'Italia / Distanza 4 KM / Tempo di viaggio stimato 10 minuti
Neive - Canelli / Visita alla città e alle sue cantine sotterranee / Distanza 21 KM / Tempo di viaggio stimato 30 minuti
Canelli - Nizza Monferrato /Visita alla città e al Museo / Distanza 10 KM / Tempo di viaggio stimato 15 minuti
Nizza Monferrato - Mombaruzzo /Visita al Borgo / Distanza 10 KM / Tempo di viaggio stimato 15 minuti
Mombaruzzo - Acqui Terme / Visita alla città e alle sue Terme / Distanza 16 KM / Tempo di viaggio stimato 24 minuti
L'area venne abitata sin dall'età del ferro da tribù liguri, che in seguito alle invasioni galliche contribuirono al formarsi della cultura celtoligure. Nel 179 a.C. con l'espansione dell'Impero Romano tutta la zona venne sottoposta al dominio romano ed alcune città come Alba e Asti in epoca augustea vennero erette a Municipio. Con la caduta dell'impero romano tutta la zona venne sottoposta alle invasioni ed ai saccheggi dei saraceni mentre a partire dal XIII secolo le varie casate dei Visconti, dei d'Angiò, dei Marchesi di Monferrato e dei Gonzaga si avvicendarono al governo del territorio fino a quando passò sotto il dominio dei Savoia. Durante le dominazioni il territorio venne suddiviso in numerosi feudi appartenenti a nobili famiglie come gli Incisa, i Del Carretto, gli Spinola e i Doria ai quali si deve la costruzione delle numerose torri e fortezze che costellano le colline ed evocano il clima di continua belligeranza che ha contraddistinto la storia di questa parte del Piemonte.