E’ un viaggio che si può fare in qualsiasi periodo dell’anno in estate si può approfittare per qualche giornata di mare nelle famose località di Rimini, Riccione o Cattolica in autunno e primavera si può godere dei magnifici paesaggi collinari oltre che passeggiate sulle spiagge. L'itinerario parte da San Leo e attraverso un percorso ad anello finisce a Sassocorvaro toccando borghi, fortezze e note località balneari. I posti indicati dall'itinerario possono essere raggiunti comodamente anche decidendo di fermarsi stabilmente in una località della costa in questo caso vi suggeriamo Riccione. Se viaggiate con i bambini è d’obbligo una tappa a Mirabilandia, all’AquaFan, oppure a Oltremare. Se amate la vita notturna Riccione o Rimini potranno offrirvi delle folli notti nelle magiche atmosfere del divertimento si comincia in spiaggia con l’Happy Hour per proseguire negli esclusivi locali della collina, nei discopub, nei dancing oppure nei locali che offrono nottate di ballo sulle spiagge. Tra i locali più famosi citiamo Aquarius di Aquafan, Peter Pan, Cocoricò, Prince e il Pascià mentre tra i locali sulla spiaggia i più noti sono Paradise Beach, Beach Cafè, Mojito. Le nottate del divertimento del Mercoledì, Venerdì e Sabato non conoscono pause e sono un richiamo durante tutto l’anno.
Il Canavese, capolavoro figlio del ghiacciaio baltico ai confini con la Val d'Aosta e a pochi chilometri da Torino, è un lembo di terra di dolci colline, bucolici laghetti; tappezzato di vigneti. Costellato da antichi manieri, castelli, residenze reali, palazzi signorili, imponenti torri ricordo di un antico passato spesso macchiato da sommosse popolari e guerre civili.
Questi edifici testimoni al contempo della ricchezza artistica e architettonica di un tempo, trasportano il visitatore in un'atmosfera suggestiva e ormai lontana, attraverso sette secoli di storia, tra antichi sfarzi, gloriosi avvenimenti, intriganti episodi.
I castelli aperti al pubblico non sono mai troppo distanti fra di loro ed è possibile ammirarli con il supporto di visite guidate.
Non tutti i castelli sono visitabili, alcuni sono stati adibiti ad alberghi, altri sono ristoranti o "maison de charme". Qualunque sia il loro attuale utilizzo, rimangono comunque dei monumenti suggestivi e da conoscere.
Sette secoli di storia attraverso i quali sono passati duchi, principi e re: il Castello di Agliè, già proprietà dei marchesi San Martino, vanta un antico e nobile passato, testimoniato dalla varietà e dalla ricchezza degli arredi che caratterizzano appartamenti e giardini.
Circondato da un parco con alberi secolari e grandi serre, il castello conta oltre 300 stanze con arredi e collezioni ricche ed eterogenee: convivono ad Agliè quadri importanti, reperti archeologici e addirittura inconsuete raccolte ornitologiche e orientali.
Il Salone da Ballo affrescato e la successione di ambienti d’epoca perfettamente conservati rendono il castello un trionfo di eleganza.
Piazza Castello, 1 - 10011 Aglié (TO) - Tel. 0124-330102
Apertura castello: da gennaio a dicembre; parco: da maggio a ottobre
Orari: da martedì a domenica ore 8.30-19.30; ultimo ingresso: 18.30
La visita si articola in diversi percorsi: Il Piano Nobile, sempre visitabile e, a rotazione, uno o più percorsi negli altri ambienti del Castello.
Piano Nobile del Castello: ingresso € 4,00
Altri ambienti del Castello, visitabili a rotazione: ingresso € 2,00
Cucine del Castello, visitabili in settimana: ingresso € 4,00
Giardino: ingresso € 2,00 - Parco + Giardino: ingresso € 3,00 (durante la settimana potrebbe essere chiuso: telefonare)
Il nucleo originario del Castello è medioevale, quando la famiglia dei San Martino si affermò nella zona: oggi solo pochi resti in muratura testimoniano l'esistenza di quella prima fortificazione. Un'importante trasformazione avvenne nel 1646 ad opera, sembra, di Amedeo di Castellamonte e prevedeva un doppio affaccio verso il parco-giardino e verso il borgo. A questa fase risale la splendida facciata verso il giardino e i due grandi cortili interni, intorno ai quali si estesero gli appartamenti, collegati da lunghe gallerie. Sugli angoli della struttura erano poste delle alte torri secondo lo schema “a padiglione”. Della fase seicentesca si conserva lo splendido Giardino all'italiana sulla sinistra della facciata d’ingresso al Castello, con il gioco di intersezioni delle siepi di bosso.
Seguendo la moda settecentesca della villeggiatura la corte piemontese trascorre lunghi periodi in accoglienti residenze di campagna immerse nel verde.
Per questo scopo, nel 1763, il Castello venne acquistato dai, dando l’avvio ad un grandioso progetto di riqualificazione e di ampliamento del complesso, che prevedeva la ridistribuzione degli appartamenti ducali nella zona nord verso il Borgo, coinvolto nel vasto programma di rinnovamento attraverso l'edificazione della attuale Chiesa parrocchiale collegata al Castello mediante una galleria coperta a due piani tuttora esistente. Anche i giardini, le cascine e i mulini vennero risistemati.
A questa fase risale anche la costruzione della Fontana dei Quattro Fiumi.
Durante l’occupazione napoleonica (1802-1814) il Castello fu seriamente spogliato dei suoi arredi più preziosi, che presero la via della Francia mentre il parco venne lottizzato e venduto a privati.
Dal 1823 rientrò per eredità nei possedimenti dei Savoia: Maria Cristina, vedova del re di Sardegna Carlo Felice, inaugurò una nuova stagione di riallestimento delle sale secondo il nuovo gusto impero italiano.
Le pareti di molti saloni, la Galleria Verde e gli appartamenti del secondo piano vennero rivestiti in papiers-peints, carte da parati dipinte a mano.
Venne allestita la Sala Tuscolana, all’interno della quale è conservata la ricca raccolta archeologica della colta e raffinata coppia reale.
Nel 1839, infine, si avviarono gli imponenti lavori di trasformazione del parco-giardino all’italiana in chiave paesaggistica: le rigorose simmetrie del Sei e Settecento vennero sostituite da boschi, radure, percorsi tortuosi; il grande bacino circolare in fondo al parco fu trasformato nel lago attuale, con isolotto e reposoir.
Con la morte di Maria Cristina avvenuta nel 1849, il Castello passò in eredità a Carlo Alberto e al figlio cadetto Ferdinando, primo Duca di Genova.
Nel 1939 lo Stato acquista dai duchi di Genova le proprietà di Agliè e di Torino.
Nel dopoguerra prende avvio una lunga serie di interventi di restauro e di riallestimento per trasformare il Castello nel museo di se stesso, così come oggi si presenta, e per aprirlo al pubblico.
Nel 1986, dopo un complesso intervento di restauro botanico e di bonifiche idrauliche, anche il parco e il giardino sono stati aperti alle visite.
Nel 1997 le Residenze Reali sono state dichiarate dall'UNESCO "Patrimonio dell'Umanità".
Silvio Pellico nacque a Saluzzo il 25 giugno 1789.
Studiò a Pinerolo ed a Torino. A Milano, dove si stabili nel 1809, conobbe il Monti ed il Foscolo e cominciò a scrivere, specialmente per il teatro. Ideaò tragedie classiche nella forma, ma già romantiche nei contenuti.
Nel 1815 fu rappresentata la sua tragedia Francesca da Rimini, in cui l'episodio dantesco viene interpretato alla luce delle forti influenze romantiche e risorgimentali.
Proprio a causa del suo patriottismo nel '20 venne arrestato con l'accusa di carboneria e in un primo momento condannato a morte; la sentenza fu commutata in 15 anni di carcere duro da scontare nella fortezza di Spielberg, in Moravia.
Ricevuta nel 1830 la grazia imperiale e tornato in Italia, lo scrittore si ritirò completamente dalla politica attivai e visse solo grazie ad un posto di bibliotecario presso la marchesa di Barolo.
L'esperienza carceraria divenne il soggetto dell'opera memorialistica Le mie prigioni, del 1832. Nello scritto, il più conosciuto dell'autore. Tanto in carcere quanto dopo la liberazione compose diverse tragedie (Ester d'Engaddi, Iginia d'Asti, Gismonda, Erodiade, Tommaso Moro), delle cantiche (Tancredi, Morte di Dante) e varie liriche.
Morì a Torino il 31 gennaio 1854.
Situata nella piazzetta di Mondagli la casa è visitabile solo il sabato e la domenica oppure nelle festività dalle 15 alle 19. (ingresso 3 euro e fino a 18 anni gratis). Al primo piano della casa, che attualmente è di proprietà del comune, si trova l’appartamento dove nacque e trascorse la prima infanzia lo scrittore.
Donna di grande cultura, amante dei viaggi e abile compositrice di versi, tanto da essere definita la nuova Saffo.
Nacque nel 1774, morì a Saluzzo nel 1840. Fu consorte del conte Saluzzo Roero. Scrisse liriche, poemetti, novelle, tragedie, commedie. Il suo maggior lavoro è Ipazia. Fu ammirata dal Parini, dal Foscolo, dal Manzoni.
Saluzzo, conosciuta fin dai tempi più remoti in quanto tappa obbligata sulla “Via del Sale” che dalla Liguria proseguiva per le terre sabaude fino a Nizza, nel rinascimento conobbe un periodo particolarmente florido dal punto di vista economico e culturale.
Parte della sua notorietà è legata alla fama che ebbe allora il decameron di Boccaccio in tutta Europa fino all’Inghilterra di Geoffrey Chaucer e dei suoi Canterbury Tales.
Saluzzo fu scelta dal Boccaccio come palcoscenico ideale di un amore brutale e devotissimo i cui protagonisti, frutto di fantasia letteraria, ma hanno quasi certamente contribuito alla conoscenza del marchesato.
È la storia del marchese di Saluzzo Gualtieri e della sua sposa Griselda: la centesima novella del Decameron, la decima della decima giornata, l’ultima.
La località, posta all'estremità della Valle al confine con la Francia, è un apprezzato centro di villeggiatura, molto caratteristiche sono le vie del centro con case molto curate, negozi delle migliori marche, bar e ristoranti. La città è nota a livello internazionale per le sue magnifiche piste da sci, per i suoi fuori-pista come la discesa del ghiacciaio del Toula e per le piste di sci nordico adatte anche a sciatori non esperti. Svariati sono i percorsi praticabili con le ciaspole tutti adeguatamente segnalati. Se visitate la città in estate non potete perdere un'escursione sul Monte Bianco, grazie alle moderne funivie, attraverso un percorso a tappe, potete raggiungere i 3.460 metri di punta Helbronner e proseguire verso la guglia di Aiguille du Midì, in territorio francese, a 3.842 metri attraversando il ghiacciaio della Mer de Glace. Volendo è possibile scendere a Chamonix (in Francia) e tornare in Italia attraverso un comodo autobus. Si consiglia di intraprendere l’escursione adeguatamente vestiti, protetti da occhiali e creme solari, l’escursione è sconsigliata ai bambini al di sotto dei 3 anni di età e alle persone con problemi di cuore.
Tipico paesino di montagna, posto ai piedi del massiccio del Monte Bianco, rappresenta il punto di partenza per escursioni sulle vette circostanti, per praticare rafting sulle acque della Dora oppure per un escursione agli orridi (profonda gola scavata dall'erosione della acque della Dora Verney). La località, già conosciuta in epoca romana per gli effetti benefici delle sue acque, è divenuta negli ultimi anni uno dei luoghi più frequentati della Valle, grazie alla riapertura dei modernissimi stabilimenti termali. Il borgo posto a 1000 mt sul livello del mare è la meta ideale per chi dispone di qualche giorno di vacanza che potrà trascorrere tra sport e relax.
Aree sosta Camper
Da vedere:
Con una escursione si può raggiungere il suggestivo borgo di Verrand con il suo castello conosciuto anche con il nome di Grand Batiment riconoscibile dalle finestre gotiche in pietra lavorata e con all'interno una caratteristica scala a chiocciola
Si tratta di una serie di costruzioni aventi scopo difensivo la cui realizzazione vide due fasi una nel 1939 e l'altra nel 1942. Le opere in seguito al trattato di pace del 1947 vennero quasi completamente distrutte. Allo stato attuale si possono vedere solamente l'opera n 6 posta su di un costone roccioso e l'opera n^ 7
Il sentiero, classificato come facile e turistico, è percorribile in circa 40 minuti (sola andata) percorrendo un dislivello di circa 180 metri. Per saperne di Più
Il modernissimo impianto termale sfrutta le acque che sgorgano in maniera naturale dalla grotta degli orridi. Grazie alla loro composizione queste acque facilitano la circolazione sanguigna, i movimenti muscolari e svolgono un’azione tonico-ricostituente con effetti benefici sullo spirito. Non perdete una giornata o una serata di totale relax all'interno dello stabilimento termale che dispone di piscine, bagni turchi, saune, idromassaggi, cascate e sale relax con aromi colori e musiche. Per saperne di più
Sempre nel borgo, a poca distanza dalle terme, sorge la moderna struttura che ospita una piscina coperta larga 16 mt e lunga 25 mt con scivoli e trampolini, una vasca per bambini con acqua a 30°, sauna finlandese e bagno turco.
Posto in posizione dominante, a picco sull'omonimo villaggio, il castello ha un aspetto fiabesco, che si discosta notevolmente dagli altri castelli della Valle d'Aosta, tale aspetto è dovuto a vari rimaneggiamenti avvenuti nel corso dei secoli, tra i più evidenti l’aggiunta delle torrette sporgenti e del camminamento sorretto da archetti, che ne fanno quasi un set cinematografico. Il castello veniva nominato in documenti ufficiali già nel 1191 quando era formato da due corpi di fabbrica distinti La Casa-Torre e la Torre, successivamente unificati con l'aggiunta di edifici militari e civili. Il maniero, passò di proprietà di varie famiglie tra le quali i Quart, i Sarriod, gli Challant, i Morgex e i Roncas che terminarono i lavori di ampliamento arredandolo con gusto e magnificenza al punto da essere definito “una casa di delizie”. Purtroppo i successivi proprietari lo lasciarono decadere fino a perdere gran parte degli arredi e del patrimonio artistico, fu il barone Bollati a ridare nuovo lustro al castello grazie a imponenti opere di restauro. Attualmente di proprietà del comune, ospita il Museo di scienze naturali; all’interno è visibile la sala del trono con arredi e ornamenti d’epoca.
Le origini del castello risalgono molto probabilmente al XII secolo, ma le attuali fattezze si devono ad ampliamenti e modifiche apportate nel 1260 da Pierre Sarriod d’Introd e ad altre avvenute nel XV secolo. Il castello, che si presenta con forma quasi circolare con al centro una torre quadrata, durante il XVIII secolo subì due rovinosi incendi i cui danni vennero riparati solo nel ‘900 ad opera del cavalier Gonella. Di fronte al castello da notare il granaio, dove venivano stipati sementi e grano, una delle poche strutture del 400 completamente in legno pervenute fino a noi, le porte conservano serrature in ferro battuto di notevole pregio. Il Castello è stato la location del film Richard the Lionheart – Rebellion diretto da Stefano Milla. A poca distanza dal castello si trova il Parc Animalier d'Introd
Il castello, posto in una conca in mezzo ad un bellissimo meleto, contrasta notevolmente con il dirimpettaio castello di Saint Pierre dalle romantiche fattezze. In origine era un semplice podere fortificato con la fattoria, la torre castellana e la cappella, solo in tempi successivi con la divisione della famiglia Sarriod in Introd e La Tour la dimora venne trasformata in un vero e proprio castello con funzioni di rappresentanza. Tra il XIV e il XV secolo al donjon vennero aggiunti diversi corpi di fabbrica mentre lungo le mura di cinta vennero costruite delle torri che diedero al castello l’attuale aspetto. Durante i lavori di ampliamento venne costruita una scala a chiocciola nella torre e inserite delle finestre a crociera tipiche del quattrocento valdostano, la cappella venne abbellita con dipinti esterni. Di notevole pregio è il soffitto a cassettoni del “salone d’onore” o “sala delle Teste” ove sono scolpite 180 figure in atteggiamenti maliziosi. Il castello, che è stato fino al 1923 di proprietà della famiglia Sarriod de la Tour, è ora di proprietà della Regione.
Il castello è posto su di un terrazzamento che poggia su dei sostegni ad arco, visibili in lontananza.In seguito ai numerosi rimaneggiamenti subiti durante la sua storia non ha più l’aspetto del tipico castello medioevale, ma assomiglia quasi ad una villa signorile. La primaria costruzione venne iniziata nel 1242 ad opera di Giacomo di Quart. Dopo vari passaggi la dimora divenne di proprietà di Francesco Ferrod il quale nel 1710 iniziò imponenti lavori di modifica, della costruzione originale rimasero solo le fondamenta e l’attuale torre. Successivamente il castello subì vari passaggi di proprietà fino ad essere acquistato, nel 1869, da Vittorio Emanuele II di Savoia. Il Re trasformò il castello nella sua residenza di caccia facendo costruire delle scuderie, trasformando la torre in un osservatorio e riempiendo pian piano le sale di trofei. Maria Josè e il marito Umberto I utilizzarono il castello per i loro soggiorni in Valle d’Aosta apportandovi ammodernamenti e abbellimenti. Nel 1989 la residenza venne acquistata dalla Regione che dopo alcuni interventi la aprì al pubblico. Attualmente le stanze al primo piano ospitano il museo del castello, mentre al piano nobile sono visitabili alcune stanze abitate un tempo dai reali come la galleria, la sala dei trofei, la sala del gioco.
Di origini antichissime, la leggenda vuole venne fondata nel 1150 a.C. da Cordelia da Cordero capostipite dei Salassi e discendente di Saturno, compagno di spedizione di Ercole. Durante il periodo romano, la città fu dapprima un accampamento militare per divenire in periodo Augusteo una città fortificata a garanzia della percorribilità delle vie consolari che collegavano Roma all'Europa. L’accesso alla città poteva avvenire tramite 4 porte aperte sulla mura di cinta, all'interno erano presenti i quartieri residenziali, le terme, il teatro, il foro e l’anfiteatro. Dopo la caduta dell’impero, Aosta subì le invasioni barbariche, successivamente passò sotto il Regno di Borgogna del quale ne seguirà le sorti fino al 1032, quando diventerà un dominio dei Savoia, che ne faranno un primitivo capoluogo di Regione. La città rimase sotto il dominio della casata fino alla costituzione del Regno d’Italia. Passeggiare per le vie del centro ricche di negozi, pasticcerie e bar è sicuramente molto gradevole. Da vedere:
Il monumento posto alle porte della città venne edificato nel 25 a.C., con blocchi di conglomerato, per celebrare la vittoria di Augusto contro i Salassi. Esso si compone di un unico arco con robuste spalle ornate da semicolonne e da un tetto in ardesia collocato nel 1716. L’arco è alto 11,5 metri e viene considerato luogo di culto religioso per via di un crocifisso posto sotto la volta nel 1449.
Costruita nel 25 a.C., con blocchi di pietra fissati da frammenti di ardesia, costituiva la porta di accesso principale alla città, dalla quale dipartivano le strade consolari verso Roma e verso il Nord Europa. La porta è costituita da due archi a tre arcate ciascuno: uno centrale utilizzato per il transito dei carri e due laterali utilizzati per il transito dei pedoni. Gli archi sono sovrastati da un camminamento per le sentinelle e fiancheggiati da due torri difensive di forma quadrata; tra i due archi, che erano chiusi da dei cancelli levatoi, vi è un cortile d’armi dove stazionavano le truppe di guardia alla città. Durante il medioevo la porta venne utilizzata come abitazione dei signori di Quart.
Il teatro venne costruito alcuni decenni dopo la costruzione della città è lungo 64 metri e largo 81 metri con una facciata ancora visibile alta 22 metri e si calcola potesse ospitare 3-4.000 persone. Si pensa che all’origine fosse dotato di una copertura che doveva farne un theatrum tectum sullo stile di quello di Pompei.
Edificato sui resti di una necropoli extraurbana, il complesso di edifici rappresenta un gioiello di architettura religiosa di epoca feudale. Gli edifici, anche se edificati in epoche diverse, si uniformano in maniera molto armoniosa fino a formarne un unico complesso, l’attuale chiesa e la chiesa di San Lorenzo vennero edificati intorno al V secolo, il campanile romanico (alto 44 metri) venne edificato nel XII secolo come parte del sistema difensivo, mentre per l’edificazione del chiostro non è possibile stabilire una data certa anche se venne nominato in alcuni documenti nel 1133. Il chiostro, vero gioiello d’arte medioevale, dispone di 44 colonne con capitelli ornati da figure religiose, di persone e di animali ispirati dalla fantasia popolare. La chiesa conserva al suo interno splendidi affreschi di arte ottoniana. Il priorato ospita al suo interno il Museo del Tesoro della Collegiata.
L’attuale cattedrale edificata la prima volta intorno al IV secolo, su di un edificio di epoca romana, deve le sue attuali fattezze ad opere di rifacimento avvenute nell'XI e nel XIX secolo e ad opere di abbellimento avvenute nel XV e XVI secolo su volere dei vescovi di Aosta. L’interno, a tre navate, custodisce nella navata centrale un crocifisso ligneo dipinto del 1397 opera di un artista svizzero, di notevole pregio sono le vetrate della navata centrale come gli affreschi cinquecenteschi della cappella del barone di Cly. Dalla navata di sinistra si accede al chiostro parzialmente mutilato dalla costruzione della cappella del Rosario avvenuta nel 1860.
La piazza, che una volta si chiamava Carlo Alberto, venne successivamente dedicata a Emile Chanoux , trucidato dai nazisti durante la seconda guerra mondiale. Sulla piazza si affaccia il palazzo del comune (Hotel de Ville) edificato nel 1835 dove sorgeva l’antico monastero di San Francesco, sulla facciata dell’edificio sono presenti due sculture che rappresentano la Dora Baltea e il Buthier oltre che un orologio ed una meridiana. Tra gli altri edifici che si affacciano sulla piazza va menzionato l‘Hotel des Etats che ospitò l’assemblea degli Stati Generali e il Consiglio dei Commessi, organo istituito dalla casa Sabauda con autorità in materia di imposte, ordine pubblico e sanità.
Le torri sono state edificate da varie famiglie nobili della città con materiali provenienti da edifici di epoca romana. La torre Bramafam venne edificata dalla famiglia degli Challant, la torre Neuve venne edificata dalla famiglia De Villa mentre la Torre del Lebbroso venne edificata dalla famiglia De Friours e abitata da una famiglia di lebbrosi il cui ultimo discendente visse per 12 anni in assoluta solitudine, da qui il nome.
Se la Valle d’Aosta ci ha abituati a vedere i suoi castelli posti in cima a colli o rupi, Fenis rappresenta l’eccezione, infatti è posto su di un lieve promontorio in mezzo ad una piana, circondato da prati e boschi. Costruito intorno al 1242, la sua posizione richiese un’imponente struttura difensiva, che venne ampliata e fortificata nel corso dei secoli. Attualmente la struttura si presenta con una pianta a forma pentagonale circondato da una doppia cinta muraria ornata da merli, gli angoli hanno torrette circolari e torri quadrate. Le torri sono tra loro collegate da un camminamento di ronda ancora percorribile. Il mastio è racchiuso all'interno delle mura. Il castello, che durante la sua esistenza non ha mai subito veri e propri attacchi o assedi, doveva rappresentare la potenza e la ricchezza della famiglia Challant del ramo Fenis. Nel 1716 la famiglia Challant cedette il castello al conte Baldassarre Castellar di Saluzzo, da questo momento iniziò un lungo periodo di degrado. Il castello arrivò ad essere adibito a fattoria, le bellissime sale vennero utilizzate come stalle, fienili e alloggio dei fattori. Solo nel 1895, quando il castello versava ormai in un avanzato stato di degrado, venne acquistato da Alfredo d’Aldrade, storico e ricercatore, che restaurò le parti più danneggiate per poi farne dono allo Stato. Attualmente di proprietà della Regione Valle d’Aosta, dopo lunghi restauri, che lo hanno riportato agli antichi splendori, ospita il Museo del Mobile Valdostano. Sulle facciate del cortile interno sono ancora visibili affreschi e decorazioni gotiche, mentre sui balconi sono visibili affreschi del 1425-1430 opera Giacomo Jaquerio raffiguranti saggi e profeti che leggono motti e massime morali. Al piano terreno sono visitabili: la sala d’armi, il refettorio dei soldati e della servitù, la cucina e le dispense. Tramite uno scalone semicircolare, sopra il quale è dipinto San Giorgio che uccide il drago, si accede al piano superiore dove si trovano: la cappella, la camera domini, la cucina nobile, la sala da pranzo e la sala della giustizia tutte arredate con mobili originali dell’epoca.