Sorto in cima a una collina per ragioni di difesa, il Castello di Masino domina la piana dell'Anfiteatro Morenico della Serra d'Ivrea con le sue torri circolari e l'ampio parco in stile romantico.
Sul finire del XVII secolo il Conte Carlo Francesco I decide di trasformarlo in luogo di villeggiatura impreziosendo le sale di affreschi, tendaggi e arredi che gareggiavano in sontuosità con le ricche residenze sabaude.
Masino diviene un luogo di piacere: vasi di agrumi, fontane, fiori, labirinti di siepi, arredi dorati, preziose stoffe si trovano nei giardini e all'interno della residenza.
Il Castello, dimora millenaria della nobile famiglia dei Conti Valperga, custodisce al suo interno un prezioso patrimonio di ricordi e collezioni unico nel suo genere; le fastose sale riccamente decorate testimoniano l'eleganza e il piacere riservato all'accoglienza di questa antichissima casata piemontese che vanta come capostipite Arduino, primo Re d'Italia nel 1002: memorie che il FAI - Fondo ambiente italiano prende in consegna acquisendo la proprietà nel 1988 dal Conte Luigi Valperga, ultimo erede della dinastia.
Il castello è in buona parte aperto al pubblico e tra gli ambienti più significativi del percorso di visita vanno segnalati il grande torrione circolare, che ospita la sala da ballo, la Galleria dei poeti, affrescata per volere dell'abate Tommaso Valperga Caluso con i ritratti dei principali letterati antichi, la grande biblioteca costituita da più di dodicimila volumi, che testimoniano aspetti della vita delle famiglie comitali ma anche delle condizioni della comunità contadina di quest'area per un periodo compreso fra X e XX secolo, e la sala dei Gobelins, decorata nel Seicento con figure mitologiche.
All'interno dell'edificio è anche possibile ammirare la famosa cappella di San Carlo Borromeo in cui è il sacello contenente le ceneri di Arduino di Ivrea.
Anche il parco come il castello subì nel corso dei secoli numerosi interventi; nel Settecento, infatti, i giardini erano concepiti secondo uno schema geometrico che univa il modello all'italiana e quello francese; successivamente fu allestita una nuova sistemazione detta all'inglese, che portò alla realizzazione della "strada dei 22 giri" che scende, in mezzo ai boschi, in direzione di Strambino.
Il Museo delle Carrozze e le Scuderie sono visitabili al pubblico nelle domeniche di apertura, per i gruppi, su appuntamento, dal martedì alla domenica.
Per ulteriori informazioni e per prenotazioni:
Castello di Masino
Caravino (Torino)
Tel. 0125 778100
E-mail: faimasino@fondoambiente.it
Visita breve:
Intero: € 9,00
Ridotto: € 4,00
Studenti universitari fino ai 26 anni: € 6,00
Iscritti FAI, residenti comune di Caravino e Soci National Trust: ingresso gratuito
Pacchetto famiglia: € 20,00
Il suggestivo Castello Settecentesco di San Giorgio Canavese, antica e splendida dimora della famiglia dei Biandrate, ed il suo magnifico parco, hanno ospitato parte delle riprese della fiction Mediaset Elisa di Rivombrosa.
Nella finzione il castello è il palazzo in cui risiede la marchesa Lucrezia Van Necker, nemica storica della famiglia Ristori. Gli interni del castello presentano diverse stanze arredate in stile settecentesco, nel film figura anche una sala con porta finestra sul parco, in cui si evidenzia una fontana d'acqua interna, vicino a un piccolo ripostiglio in cui la marchesa Van Necker nasconde delle boccette di veleno.
Nella seconda serie, la villa è riutilizzata come abitazione del marchese Ercole Salvati di Cerreto: l'arredamento cambia, si evince che il castello sia stato acquistato dal marchese dopo la frettolosa fuga di Lucrezia da Torino. Nella terza serie, nonostante il ritorno della Van Necker, il castello non compare neanche in un episodio.
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Nella splendida cornice del Castello di Masino sono avvenute le riprese dell’ultima edizione della serie televisiva “Rivombrosa”: oltre trenta ambienti del Castello di Proprietà del FAI, tra affreschi del Seicento e ricchi arredi dei saloni settecenteschi. Il Castello di Masino ha conquistato dunque lo scettro di un altro grande luogo di natura scelto come set per l'edizione precedente: Otranto.
A Masino è arduo non sentirsi all'interno di un ambiente “cinematografico”. E' probabilmente per questo motivo che il Castello è stato scelto come location della terzo capitolo della serie.
Sorto in cima a una collina per ragioni di fortificazione, il Castello di Masino domina la piana dell'Anfiteatro Morenico della Serra d'Ivrea con le sue torri circolari e l'ampio parco in stile romantico.
Sul finire del XVII secolo il Conte Carlo Francesco I decide di trasformarlo in luogo di villeggiatura impreziosendo le sale di affreschi, tendaggi e arredi che gareggiavano in sontuosità con le ricche residenze sabaude.
Masino diviene un luogo di piacere: vasi di agrumi, fontane, fiori, labirinti di siepi, arredi dorati, preziose stoffe si trovano nei giardini e all'interno della residenza.
Non solo finzione: nella storia vera Masino fa da sfondo all'appassionata storia d'amore tra Carlo Francesco e madama Reale osteggiata dal figlio di lei, il duca Vittorio Amedeo II, che poco gradiva di veder accanto alla madre un uomo molto più giovane.
Il Castello, dimora millenaria della nobile famiglia dei Conti Valperga, custodisce al suo interno un prezioso patrimonio di ricordi e collezioni unico nel suo genere; le fastose sale riccamente decorate testimoniano l'eleganza e il piacere riservato all'accoglienza di questa antichissima casata piemontese che vanta come capostipite Arduino, primo Re d'Italia nel 1002: memorie che il FAI - Fondo ambiente italiano prende in consegna acquisendo la proprietà nel 1988 dal Conte Luigi Valperga, ultimo erede della dinastia.
I fans di questa tormentata storia d'amore potranno rivivere le emozioni del piccolo schermo, visitando in Castello l'appartamento di Madama Reale, set delle camere di Agnese e Martino Ristori; il Salone degli Antenati, la Galleria dei Poeti, il Salone dei Savoia e la Camera degli Ambasciatori di Spagna, dimora di Andrea Van Necker; lo studio del pittore, ambientato nella Torre dei Venti; lo spettacolare Salone da Ballo, dove si svolgono le feste dei Granieri Solari.
Per ulteriori informazioni e per prenotazioni: FAI-FONDO PER L'AMBIENTE ITALIANO, Castello di Masino, Caravino (Torino); sito www.fondoambiente.it.
Fratello sole, sorella luna è un film del 1972 diretto da Franco Zeffirelli, liberamente ispirato alla vita e alle opere di San Francesco
Il film presenta scene in esterno girate nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini, sui Piani di Castelluccio di Norcia.
Altre scene di vita monastica sono state girate nell'Abbazia di Sant'Antimo a Castelnuovo dell'Abate, frazione di Montalcino in provincia di Siena.
Nelle riprese in san Damiano, sulle colline di Assisi, appare una riproduzione del crocifisso, perché l'originale è custodito nella chiesa di Santa Chiara ad Assisi.
La scena finale, in cui Francesco incontra il Papa, è stata girata nel Duomo di Monreale, in provincia di Palermo.
Per rivivere la fiction "Elisa di Rivombrosa" bisogna andare in Piemontee precisamente ad Agliè dove si trova il famoso castello.
Rivombrosa è una realtà che si chiama Agliè, un antico borgo a poche decine di chilometri da Torino, nel cuore del Canavese. Il nome deriva da un viale alberato che conduce all'ingresso del Borgo dov'è la Piazza Castello, un tempo chiamato Riv'umbrusa (riva ombreggiata). Appena lo vedrete vi appariranno nella mente le immagini della serie TV.
Il nostro itinerario inizia proprio qui e si snoderà nel cuore del centro storico e nei dintorni di Agliè.
La dimora del Conte Ristori, nella realtà risale al XII secolo e venne acquistata dalla famiglia Savoia nel XVIII secolo ed utilizzata come residenza estiva dalla famiglia Reale.
Il successo riscosso dal serial è stato tale che il pubblico ha identificato non solo Rivombrosa con il Castello di Agliè, ma ha anche la storia televisiva con quella delle vicende del Castello, come se la storia di Elisa e di Fabrizio si fosse snodata veramente tra le sale del Castello e i viali del suo Parco.
Per saperne di più sul castello clicca qui
Si continua la visita di Agliè da un'altra prospettiva, quella della collina di Macugnano, appena fuori Agliè, dov'è situata la Chiesa dei Tre Ciochè (Chiesa dai tre Campanili).
Nata dall'accorpamento di strutture precedenti per opera dell'architetto alladiese Costanzo Michela il santuario si distingue per i due suoi campanili e per l'altra lanterna; proprio questa sua caratteristica si deve il nome "tre ciochè".
Segue la visita di Villa Meleto, residenza estiva del poeta crepuscolare Guido Gozzano che in queste terre trovò profondi momenti di ispirazione.
Il Meleto, residenza estiva del poeta Guido Gozzano (1883 - 1916) è una villa ottocentesca che si trova ai piedi del Colle di Macugnano, a circa un chilometro da Agliè.
Per giungervi partendo da Piazza Castello, per Via Principe Tommaso e Via Principe Amedeo si arriva alla periferia del paese, si svolta a destra e si imbocca Via Meleto.
La villa come appare oggi è il risultato di un abbellimento che il poeta vi apportò nel 1904, affascinato dal liberty francese. Visitabili anche il piccolo giardino romantico e il viale d'ingresso fiancheggiato dal noto meleto da cui prese il nome la proprietà.
Ritorno nel borgo medievale e passeggiata sotto ai portici per giungere nella parte bassa del borgo.
Visita della Chiesa di Santa Marta, capolavoro dell'arte barocca (teatro del matrimonio fra Elisa e Fabrizio) e della Chiesa Madonna delle Nevi che si affaccia sulla Piazza Castello
Nel cuore di Agliè si trova la Confraternita di Santa Marta. Della vecchia chiesa, purtroppo, si sa solamente che esisteva già nel 1619, ed il 21 dicembre 1595 era stata concessa la facoltà di celebrarvi la S. Messa. Quando, nel 1730, il piccolo oratorio fu dichiarato inagibile, il progetto per la realizzazione di una nuova chiesa adatta alle nuove esigenze fu affidato all'architetto alladiese Costanzo Michela.
La modellazione esterna non segue quella interna ma ha una sua logica legata al contesto ambientale. La struttura appare in tutta l'elegante semplicità del cotto piemontese, arricchito solamente dalle terrecotte smaltate policrome di Castellamonte. Rispetto alla tradizione locale qui il mattone diventa un'esplosione di colore: la facciata concava è giocata su parti curve e parti piane che creano un effetto pieno-vuoto, luce-ombra da cui emergono pulsanti volute.
L'edificio attuale è stato costruito nel 1773 su progetto di Ignazio Birago di Borgaro già impegnato nel castello, nell'ambito della ristrutturazione voluta dal Duca del Chiablese intorno al 1770.
Nel 1754 la Chiesa Parrocchiale, dedicata a S. Maria ad Nives, si trovava in posizione diversa rispetto all'attuale; posta nelle vicinanze del castello feudale era separata da quest'ultimo mediante un fossato difensivo, oltrepassabile tramite un ponte di legno. Il 14 settembre 1777 si celebrava la consacrazione della chiesa con il nome della Madonna della Neve.
All'interno della chiesa, emerge un piacevole movimento di linee ed ombre nei costoloni, nelle cornici delle finestre e nei capitelli conferito alla struttura dai raffinati stucchi opera del Bolina.
La pianta è a croce latina ad una sola navata. All'altezza del transetto al centro è stato inserito il nuovo altare verso il popolo, sostenuto da quattro angeli di legno dorato. La tela dietro l'altare maggiore rappresenta la Madonna con il Bambino Gesù, circondati da angeli: uno di questi offre alla Vergine il plastico della basilica romana di Santa Maria Maggiore, detta, secondo la tradizione, "della neve".
Il baldacchino sull'altare maggiore, con gli stemmi del comune e della dinastia sabauda, fu costruito nel 1877.
Da Pieve di Cadore è possibile raggiungere la bella località di Sappada, noto centro di villeggiatura annoverato tra le Bandiere Arancioni del Touring. Molto apprezzata in inverno per le sue splendide piste da sci Sappada offre in estate numerose escursioni verso le sue antiche borgate rimaste a tutt'oggi intatte, oppure più impegnative escursioni in quota. Gli appassionati di pesca potranno praticare questo sport nel pittoresco laghetto del paese. Nel palazzo del Municipio trova invece sede il museo etnografico Giuseppe Verdi.
Tra le escursioni più apprezzate segnaliamo: passeggiata alle sorgenti del Piave, visita al parco della fauna alpina, passeggiata alle cascatelle poste in borgata Mühlbach, escursione all'Orrido dell'Acquatona una passeggiata attraverso una gola scavata dalla forza delle acque dell'omonimo Rio.
Si tratta di un piccolo borgo montano posto sulle rive del Piave, punto di partenza per escursioni sulle dolomiti o gite in bicicletta. Nella Parrocchiale di San Giorgio è presente un dipinto della Madonna e Santi attribuita a Marco Vecellio.
Dalla Frazione Grea di Domegge parte un bel sentiero che porta fino a Rizzios piccolo villaggio con ancora intatte le caratteristiche abitazioni in legno tipiche del cadorino. Tra gli stretti vicoli del borgo si incontrano orti e giardini fioriti ricchi di girasoli il cui giallo contrasta con il verde intenso dei boschi circostanti. La piccola chiesetta dedicata a Sant’Anna, edificata nel 1632 conserva begli affreschi e oggetti sacri del XVII secolo.
Se siete amanti della bicicletta e avete un po’ di tempo a disposizione da Calalzo potrete raggiungere Cortina d’Ampezzo su di una pista ciclabile ricavata dall'ex ferrovia delle Dolomiti il tragitto attraversa piccoli paesi di montagna scoprendo paesaggi mozzafiato. Il percorso ha una lunghezza di circa 36 chilometri con una pendenza massima in salita del 3,5% per maggiori dettagli vi consigliamo di visitare il seguente Sito di lifeintravel
Pieve di Cadore non è direttamente collegata ad un'autostrada, per raggiungere la città bisogna percorrere l'autostrada A27 fino a Belluno e proseguire sulla statale 51. Se si arriva a Mestre tramite l'autostrada A4, sopratutto in estate, bisogna mettere in conto un po' di coda in prossimità della città. L'aeroporto più vicino a Pieve è il Marco Polo di Venezia/Treviso dal quale arrivano e decollano aerei nazionali ed internazionali delle principali compagnie aeree.
Il Cadore, come del resto il Veneto, ha un'economia molto legata al turismo sia invernale che estivo quindi non vi sarà difficile trovare il tipo di struttura adatta alle vostre egigenze. Di seguito alcuni link:
La cucina tradizionale del Cadore è piuttosto semplice e utilizza ingredienti poveri come il mais, l'orzo, i fagioli e le patate coltivati nelle campagne locali ma anche formaggi, salumi e selvaggina. Il piatto forte della cucina tradizionale rimane la polenta cucinata da intere generazioni di contadini, che grazie al suo sapore neutro si accompagna bene alle verdure, alla carne, al pesce ma anche ai formaggi e al latte. Molto saporite sono le zuppe preparate con l'orzo e i fagioli e i Canederli fatti in casa oppure i ravioli ripieni di patate. Dal sapore forte e gustoso sono i piatti di selvaggina come cervo oppure il formaggio fuso con funghi accompagnati dall'immancabile polenta. Tra i dolci immancabili sono le zopes, peta gli strudel a base di mele e le frittelle. Nel Cadore ogni asto che si rispetti si chiude con un bicchierino della tipica grappa alle erbe.
L'itinerario comincia da Pieve di Cadore, città natale di Tiziano con visita alla città
Pieve di Cadore - Domegge di Cadore/Visita al borgo e passeggiata a Rizzos /Distanza 6 KM/ Tempo stimato di percorrenza circa 10 minuti
Domegge di Cadore - Sappada /Visita al borgo /Distanza 34 KM/ Tempo stimato di percorrenza circa 30 minuti
Le torri sono state edificate da varie famiglie nobili della città con materiali provenienti da edifici di epoca romana. La torre Bramafam venne edificata dalla famiglia degli Challant, la torre Neuve venne edificata dalla famiglia De Villa mentre la Torre del Lebbroso venne edificata dalla famiglia De Friours e abitata da una famiglia di lebbrosi il cui ultimo discendente visse per 12 anni in assoluta solitudine, da qui il nome.
La piazza, che una volta si chiamava Carlo Alberto, venne successivamente dedicata a Emile Chanoux , trucidato dai nazisti durante la seconda guerra mondiale. Sulla piazza si affaccia il palazzo del comune (Hotel de Ville) edificato nel 1835 dove sorgeva l’antico monastero di San Francesco, sulla facciata dell’edificio sono presenti due sculture che rappresentano la Dora Baltea e il Buthier oltre che un orologio ed una meridiana. Tra gli altri edifici che si affacciano sulla piazza va menzionato l‘Hotel des Etats che ospitò l’assemblea degli Stati Generali e il Consiglio dei Commessi, organo istituito dalla casa Sabauda con autorità in materia di imposte, ordine pubblico e sanità.
L’attuale cattedrale edificata la prima volta intorno al IV secolo, su di un edificio di epoca romana, deve le sue attuali fattezze ad opere di rifacimento avvenute nell'XI e nel XIX secolo e ad opere di abbellimento avvenute nel XV e XVI secolo su volere dei vescovi di Aosta. L’interno, a tre navate, custodisce nella navata centrale un crocifisso ligneo dipinto del 1397 opera di un artista svizzero, di notevole pregio sono le vetrate della navata centrale come gli affreschi cinquecenteschi della cappella del barone di Cly. Dalla navata di sinistra si accede al chiostro parzialmente mutilato dalla costruzione della cappella del Rosario avvenuta nel 1860.
Edificato sui resti di una necropoli extraurbana, il complesso di edifici rappresenta un gioiello di architettura religiosa di epoca feudale. Gli edifici, anche se edificati in epoche diverse, si uniformano in maniera molto armoniosa fino a formarne un unico complesso, l’attuale chiesa e la chiesa di San Lorenzo vennero edificati intorno al V secolo, il campanile romanico (alto 44 metri) venne edificato nel XII secolo come parte del sistema difensivo, mentre per l’edificazione del chiostro non è possibile stabilire una data certa anche se venne nominato in alcuni documenti nel 1133. Il chiostro, vero gioiello d’arte medioevale, dispone di 44 colonne con capitelli ornati da figure religiose, di persone e di animali ispirati dalla fantasia popolare. La chiesa conserva al suo interno splendidi affreschi di arte ottoniana. Il priorato ospita al suo interno il Museo del Tesoro della Collegiata.
Il teatro venne costruito alcuni decenni dopo la costruzione della città è lungo 64 metri e largo 81 metri con una facciata ancora visibile alta 22 metri e si calcola potesse ospitare 3-4.000 persone. Si pensa che all’origine fosse dotato di una copertura che doveva farne un theatrum tectum sullo stile di quello di Pompei.