Si tratta di una ricetta molto molto semplice, che utilizza pochissimi ingredienti ma, dal sapore molto intenso e gustoso. E' un piatto che veniva tradizionalmente preparato in inverno quando in tutti gli orti si potevano trovare i broccoli. Anche in questo caso si tratta di un piatto della cucina povera contadina preparato per i frugali pasti quotidiani, oggi a si può gustare in moltissimi ristoranti di cucina tipica.
400 gr di rigatoni
300 gr di cimette di broccoli già pulite e lavate
1 spicchio di aglio
prezzemolo
olio
1 peperoncino
pecorino grattugiato
sale
Far bollire per circa 8-10 minuti i broccoli in acqua poi colarli conservando il liquido di cottura e passarli un una padella piuttosto capiente dove avrete scaldato l'olio con uno spicchio d'aglio. Aggiungere il trito di prezzemolo, il peperoncino ed insaporite i broccoli. Cuocete i rigatoni in modo che rimangano al dente, scolateli conservando 1-2 cucchiai d'acqua di cottura e ripassateli per qualche minuto nella padella con i broccoli. Aggiungete abbondante pecorino e servite.
Antica ricetta della tradizione romana, tipica della cucina povera ove nulla si spreca e tutto va riutilizzato, che con gli anni si è trasformato in uno dei più noti street food della capitale. Non c'è rosticceria, gastronomia, panetteria o pizzeria che non proponga ai suoi clienti i filanti supplì, da non confondere con gli altrettanto noti arancini che si preparano in Sicilia molto più grossi e con più ingredienti. I suplì hanno la forma di una crocchetta di patate, forse un po' più grossa, e in genere si preparano con il riso del giorno prima. Il segreto per un buon supplì sta nel riso che deve essere bello compatto e formare una specie di polpetta allungata che non si sfaldi durante la friggitura. La friggitura deve avvenire in olio bollente e per pochi minuti. La ricetta originale prevedeva la cottura del riso con pomodoro e frattaglie di pollo, noi vi proponiamo una versione più mderna che utilizza la carne macinata.
200 gr di riso superfino
150 gr di passata di pomodoro
80 gr di carne macinata fine
1/2 bicchiere di vino bianco
1 mozzarella fiordilatte
sale
pepe nero
Pangrattato
Olio per frittura
Brodo vegetale
2 uova
2-3 foglie di basilico
Preparate il ragù di carne con la passata, la carne e il basilico poi versate il riso nello stesso, dopo aver tolto le foglie di basilico, fate rosolare per qualche minuto poi sfumate il vino bianco, aggiungete il brodo vegetale e fate cuocere il riso aggiustandolo di sale e pepe. Lasciate riposare il riso per qualche ora o una giornata. In un piatto fondo sbattete le uova, tagliate a dadini non troppo piccoli la mozzarella e ponete del pangrattato in un piatto piano. Formate delle polpette allungate di riso, all'interno di ognuna mettete un pezzo di mozzarella, pressate bene la polpetta ottenuta in modo che sia molto compatta, passatela nell'uovo e poi nel pangrattato, all'occorrenza ripetete l'operazione. In un pentolino scaldate l'olio a 180° ed immergetevi i supplì, pochi per volta in modo che non si attacchino l'un l'altro. Fateli cuocere per 3-4 minuti fino a che non si creerà una crosticina dorata, poi toglieteli dalla pentola con una schiumarola e assorbite l'olio in eccesso. Servite i supplì ben caldi.
Un incursione tra le spiagge più belle del Salento conosciuta anche come le Maldive di Puglia. Vai all'articolo
Grazie alla sua vocazione turistica, all'ospitalità e alla giovialità degli abitanti, il Salento offre una vita notturna tra le più frizzanti d'Italia con una varietà di locali adatti ai giovani ma anche alle persone un po' più avanti con gli anni, che hanno però tanta voglia di divertirsi. Negli ultimi anni sono sorti numerosissimi locali sulle spiagge che in genere rimangono aperti fino alle prime luci dell'alba, qui l'atmosfera è veramente suggestiva. Tra i locali con una forte tradizione vanno nominati Lo Puzzo a Sternatia (LE) e Le Calandre a Presicce (LE) che offrono un'atmosfera ruspante, dove è facile trovarsi immischiati in torride tarantolate assieme a giovani ed anziani del luogo. Se amate locali più sofisticati e glamour vi consigliamo il Gibò a Santa Maria di Leuca o Lo Scalo a Marina di Novaglie, divenuto famoso per essere stato la location di alcune scene della fiction Il giudice Mastrangelo e dello spot di una marca di vodka con Randi Ingerman. L'Avanposto, sulla strada verso Casto, serve happy hour e cene condite da un'abbuffata di musica; sempre a Castro potete trovare una delle discoteche più grandi d'Italia, si tratta della Blue Bay sita in via Sant'Antonio. A Gallipoli invece da un'antica tonnara è stata ricavata la discoteca Caporais dove è anche possibile cenare. Ad Alimini va citato il Bahia, mentre a Santa cesarea Terme il Malè e il Caicco sono i due locali più in voga.
Se capitate in Salento nel mese di Agosto verificate il programma della "Notte della Taranta" un festival itinerante tra i più importanti del Sud Europa che coinvolge ogni anno migliaia di persone tra musiche e balli sfrenati. Vai all'evento
Molto suggestive sono poi le feste dedicate ai Santi Patroni cittadini la maggior parte delle quali si concludono con spettacoli pirotecnici sul mare, abbuffate e processioni serali di barche di pescatori tra queste citiamo a Lecce Sant'Oronzo che vede la città illuminata da migliaia di luminarie baroccheggianti, la festa di Santa Cesarea a Porto Cesareo, la Festa di San Giuseppe a Copertino vicino a Santa Maria al Bagno.
La cucina del Salento, come del resto quella della Puglia, è una cucina povera, con ingredienti semplici ma dai sapori forti, contraddistinta dall'uso della patata di Galatina e da molti piatti di pescato, come il polpo alla pignata cucinato in umido in recipienti di terracotta, la thieddhra a base di cozze e riso, e la pitta, sformato a base di patate, pomodoro, capperi, olive e tonno. Molto particolari sono le ricette a base di ortaggi coltivati nell'entroterra o sulla costa, come il cardo utilizzato nelle minestre oppure la cicoria accompagnata da purè di fave, o ancora le caruselle, infiorescenze di finocchio selvatico utilizzate come contorno a molti secondi. Altro prodotto della terra, che solo in queste zone si può trovare, è il lampiscione tubero rosso dal sapore dolce amaro cucinato fritto oppure sott'olio. Molto diffusi sono i primi a base di pasta fresca come le orecchiette preparate in casa e condite con frutti di mare, ricotta forte, rape e alici; i cavatelli, gli strascinati e i troccoli conditi con pomodoro, cacioricotta o rucola. Nell'entroterra numerosi sono gli allevamenti di bovini e ovini le cui carni vengono generalmente cucinate al forno o alla griglia; tipica la tiella di agnello al forno con patate, funghi e pomodoro. Tra i dolci del Salento vanno sicuramente nominati quelli a base di pasta di mandorle, le scarcelle specie di taralli dolci, il pasticciotto a base di pasta frolla ripiena di crema pasticcera e la cotognata marmellata a base di mele cotogne.
Si tratta di una tipica ricetta della Sabina in particolare di Monteleone Sabino, che gli dedica anche una Sagra nel mese di Agosto. La ricetta è molto antica, non esiste nulla di scritto ma, viene tramandata oralmente di generazione in generazione. Si tratta di una specie di pasta alla boscaiola con l'aggiunta di piselli e prosciutto. Come tutte le ricette che si tramandano oralmente ogni zona zona, anzi ogni massaia ha la sua ricetta.
per il sugo
300 gr di funghi misti o porcini
100 gr di pancetta affunicaa tagliata a dadini
100 gr di prosciutto tgliato a dadini
100 gr di piselli
200 gr si zucchine
1/2 cipolla bianca
300 gr di polpa di pomodoro
1/2 bicchiere di vino bianco
qualche foglia di basilico
1 pizzico di peperoncino
1 spicchio di aglio
olio
sale
per le fettuccine
400 gr di farina bianca 00
4 uova
Fettuccine: impastare la farina con le uova fino ad ottenere un impasto ompgeneo e compatto. Lasciare riposare l'impasto per circa 30 minuti, coperto da un canovaccio. Trascorso il tempo stendere la pasta con il mattarello fino ad ottenere una sfoglia piuttosto sottile. Lasciare asciugare la sfoglia posi tagliarla in striscioline della larghezza di circa 1/2 centimetro.
Sugo: in un tegame cuocere i funghi con l'aglio, in una padella con un po di olio cuocere la pancetta con il prosciutto, in un altra pentola cuocere i piselli con la cipolla tagliata fine e in un altro tegame cuocere le zucchine tagliate a rondelle. Unire tutti gli ingredienti al sugo di pomodoro preparato il giorno prima. Quocere per qualche minuto le tagliatelle in acqua bollente poi scolarle e condirle.
Classica ricetta del Trentino, molto semplice da preparare ed adatta soprattutto in estate, che utilizza due prodotti del territorio come lo speck e il cavolo cappuccio.. Si tratta di un piatto che potrete trovare in moltissimi ristoranti in genere come accompagnamento a cosciotti di maiale, carne di agnello e bistecche, in taluni casi viene anche servita come accompagnamento ai canederli.
1 cavolo cappuccio di dimensioni piuttosto piccole
150 g di speck
1 cucchiaio di semi di cumino (facoltativo)
olio
aceto bianco
sale
pepe
Lavare bene il cavolo e togliere le prime foglie poi tagliarlo a listarelle sottilissime poi mettetelo in una insalatiera con il cumino il sale e il pere. In una padella antiaderente mettete l'olio e fatevi rosolare lo speck ridotto a dadini. Quando lo speck inizierà a dorare versatevi l'aceto, lasciatelo evaporare poi spegnete la fiamma e versate il tutto sul cavolo. Mescolate bene e servite.
Se avete raggiunto la passerella sull'orrido dalla strada che porta La Thuile vi consigliamo di proseguire per circa altri 5 chilometri e raggiungere il vivace borgo. Il paese di origini molo antiche, sicuramente precedenti all'epoca romana, deve il suo nome alla pietra appiattita dei tetti, tipica di queste zone. In passato occupò un importante ruolo strategico essendo al confine con la Francia, raggiungibile dal vicino colle del Piccolo San Bernardo.
Oggi La Thuile è un vivace cento di villeggiatura dal quale partono numerose escursioni verso il ghiacciaio del Rutor o sul colle del Piccolo San Bernardo, tra queste la suggestiva passeggiata che porta alle tre cascate del Rutor. Si tratta di un percorso ad anello della durata di 1 ora e 15 minuti a salire e di circa 45 minuti a scendere, inaugurato nel 2014 in occasione del 151° anno dalla formazione delle cascate, percorrendo il quale si gode dello spettacolare salto delle acque dell'omonimo torrente. Uno spettacolo veramente suggestivo, tra i più belli dell'intero arco alpino. Partendo da La Joux a quota 1603 metri e prendendo il sentiero n^ 3 dopo circa 20 minuti di cammino, si incontra la prima cascata con l'emozionante passaggio sul ponte, attraversando il quale sarete investiti dalle goccioline di acqua nebulizzata che lasciano intravedere l'arcobaleno. Superata la prima cascata e costeggiando il torrente immersi in uno splendido bosco si raggiunge un pianoro e, a quota 1850 si incontrano la seconda e la terza cascata, distanziate tra loro da una trentina di metri. Superata la tera cascata potete scegliere se prendere la via del ritorno oppure proseguire fino al Rifugio Deffeyers oppure ai Laghi di Bellacomba.
In inverno La Thuile offre fantastiche piste da sci grazie ai suoi 37 impianti di risalita, che la collegano fino a La Rosiere in Francia, rendendola uno dei più importanti centri sciistici della valle, tanto da ospitare nel 2016 i campionati mondiali di Discesa Libera e Super G femminili.
Con il termine Orrido viene in genere definita una gola stretta e profonda scavata dalle acque impetuose di fiumi e torrenti che in taluni casi formano anfratti, cascate e grotte, ed è proprio quello che è successo a Prè-Saint Didier. E' possibile osservare l'orrido o dalla passerella sospesa oppure costeggiando per un breve tratto il torrente.
La nuovissima struttura in cemento e acciaio è sospesa a 160 metri di altezza proprio sulla gola scavata dal torrente, da qui si ha una spettacolare vista su Prè Saint Didier, su Verrand e su tutta la vallata di Courmayeur oltre che sul Monte Bianco. E' possibile raggiungere la passerella in due maniere: a piedi dal borgo di Prè Saint Didier oppure in macchina dalla strada chep orta a La Thuile.
Da Prè Saint Didier: arrivati in paese posteggiate la vostra automobile e superate a piedi lo stabilimento termale, imboccando l'unico sentiero sterrato presente. Dopo aver percorso circa 200 metri in pianura vi troverete su di un piccolo spiazzo con, sulla sinistra, un antico ponte in pietra attraversa la Dora. Se decidete di attraversare il caratteristico ponte, un piccolo sentiero vi permetterà di costeggiare per un tratto il torrente arrivando fin sotto la passerella. A destra parte invece il sentiero che in circa 40 minuti di camminata in salita vi porterà direttamente alla passerella. Il sentiero parte da un'altezza di 1029 metri per terminare ad un altezza di 1209 metri, con un dislivello totale di 180 metried una pendenza media del 15%, non è percorribile con passeggini ed è necessario essere muniti di scarpe da ginnastica o da montagna. Sono sconsigliate ciabatte, sandali o scarpe con il fondo liscio.
Dalla Strada per La Thuile: dal borgo di Prè Saint Didier prendete la strada che porta a La Thuile, passati i primi tornanti incontrerete una galleria, superata la galleria percorrete ancora all'incirca 80 metri poi svoltate sulla destra seguendo le indicazioni per il Parco Avventura. Subito dopo aver svoltato incontrerete un parcheggio sterrato dove potrete lasciare la vostra auto. Dal parcheggio un sentiero pianeggiante, percorribile anche con passeggini, vi condurrà in circa 5 minuti alla passerella.
Ricetta principe della cucina trentina, impossibile recarsi in questa regione e non assaggiare i canederli preparati in moltissime varianti. Si tratta di una ricetta della cucina povera contadina, nella quale tutto va riutilizzato, piuttosto facile da preparare, gustosa e molto sostanziosa. In genere vengono serviti 2 massimo 3 canederli che possono tranquillamente costituire un pasto. In passato i canederli venivano serviti come accompagnamento agli arrosti, alle costolette di maiale oppure all'insalata. Oggi la ricetta dei canederli si è piuttosto evoluta ed in molti casi vengono proposti con gli spinaci, il formaggio oppure dolci. Il segreto per una buona riuscita della ricetta è quello di preparare delle palline molto compatte in modo che non si sfaldino durante la cottura.
150 gr di pane raffermo
40 gr di cipolle
1 cucchiaio di burro
80 gr di speck tagliato a dadini piuttosto piccoli
2 uova
2 cucchiai di farina bianca
100 ml di latte
una manciata di prezzemolo o d'erba cipollina tagliata finemente
Sale
Tritare finemente la cipolla ed imbiondirla nel burro assieme ai dadini di speck. In una ciotola capiente mettere il pane precedentemente ridotto a tocchetti e mescolare con le uova, il latte, il prezzemolo, la farina e il sale. Mescolare bene ed incorporare la cipolla e lo speck ormai freddati. Lasciare riposare in frigo per almeno 2 ore, ricordandosi di mescolare di tanto in tanto, il composto deve assorbire il liquido ma, il pane non deve sgretolarsi. Trascorse le due ore create delle palline, molto molto compatte dal diametro di circa 5-8 cm, poi lessatele nel brodo di carne bollente fino a quando non verranno a galla. Serviteli con un po di brodo e una spolverata di parmigiano.
Consiglio: per essere sicuri della tenuta dei canederli bollitene uno di prova, se si sfalda aggiungete farina
Difficoltà: medio/facile
L'origine di questo gustosissimo dolce è quasi sicuramente austro-tedesca, anche se in quasi tutte le parti d'Italia esistono dolci molto simili chiamati con i nomi più svariati come bomba, bombolone, graffe ecc. La ricetta pare fosse già in uso nel 1600 a Graz quando veniva preparata solamente nel periodo carnevalesco e venduta per le strade, ai giorni nostri viene preparato in tutti i periodi dell'anno. Si tratta di un impasto di farina lievitata, fritta nell'olio bollente, spolverata di zucchero e riempita di marmellata di albicocche. Con gli anni a fianco alla farcitura di marmellata si è unita quella di crema pasticcera, cioccolata bianca e nera e nutella.
350 gr di farina di manitoba
150 gr di farina 00
25 gr di lievito di birra
1 uovo
4 tuorli
50 gr di zucchero
120 gr di burro
buccia grattugiata di 1 limone
200 ml di latte tiepido
1 bustina di vaniglia
sale
marmellata di albicocche per la farcitura
strutto oppure olio di arachidi per friggere
Versare le farine in una ciotola, unirvi la scorza di limone, lo zucchero, il sale, le uova, il latte ed infine lo lievito. Mescolare bene fino ad aver ottenuto un impasto liscio ed omogeneo poi incorporarvi il burro precedentemente ammorbidito (fatelo poco per volta). Rilavorate l'impasto poi copritelo con un canovaccio e lasciatelo riposare per almeno due ore. Prendete l'impasto e stendetelo con il mattarello fino ad ottenere una sfoglia di circa 1 cm poi ricavatene tanti dischetti del diametro di circa 6 cm. Dividete i dischetti in due parti uguali e sulla prima adagiatevi un cucchiaino di marmellata. Ricoprite con i restanti dischetti facendo in modo che i bordi siano ben uniti. Lasciate riposare i Krapfen per almeno 1 ora e poi friggeteli nello strutto oppure nell'olio bollente. Attenzione cuocete i krapfen pochi alla volta in modo che non si attacchino tra di loro, rigirateli e quando saranno dorati toglieteli dalla pentola con una schiumarola, assorbite l'olio in eccesso e spolverateli di zucchero a velo. Serviteli tiepidi.
Gustosissimo dolce del Trentino preparato generalmente durante le feste natalizie in quanto in questo periodo dell'anno è più facile reperire la frutta secca. L'origine del nome del dolce è sicuramente tedesca "selten" che tradotto significa talvolta ad indicare l'eccezionalità con la quale veniva preparato questo dolce. La ricetta era già conosciuta agli inizi del '700 anche se con il passare del tempo si è leggermente modificata come diversa è la ricetta nelle varie valli del Trentino. Anticamente rappresentava il dolce di Natale per eccellenza consumato generalmente al rientro dalla messa di mezzanotte, ora lo si può trovare nelle pasticcerie quasi tutto l'anno. Come già detto varie sono le ricette dello Zelten, noi ve ne proponiamo una ma, per saperne di più andate al sito dello Zelten
150 gr di farina di frumento
150 gr di farina di segale
400 gr di fichi secchi
200 gr di uva sultanina
60 gr di arancia candita
60 gr di cedro candito
120 gr di noci sgusciate
120 gr di pinoli
120 gr di mandorle spellate
scorza grattugiata di 1 limone
scorza grattugiata di 1 arancia
50 ml di vino bianco
1/2 cucchiaino di chiodi di garofano in polvere
2 cucchiai ben colmi di zucchero
30 gr di lievito di birra
70 gr di Miele
150 ml di acqua tiepida
1 cucchiaino di anice in polvere
30 gr di burro
1 cucchiaino di cannella
2 bicchierini di Rum
1 bicchiere di vino rosso
sale
Per prima cosa è necessario preparare tutta la frutta quindi grattugiate la scorza di un limone e di un arancio, tagliate a dadini l'arancia candita ed il cedro, poi tagliate a listerelle i fichi secchi e poneteli in una ciotola con il rum e l'uva sultanina. Tagliate grossolanamente la frutta secca ed unitela ai fichi secchi e al rum. A parte fate sciogliere in un pentolino il miele nel vino bianco poi versatelo nella ciotola con i fichi e la frutta secca unendovi i canditi, la scorza di arancia, di limone e i chiodi di garofano, mescolate bene, coprite con la pellicola e lasciate riposare per almeno 2 ore.
In una ciotola capiente unire le farine con l'anice, la cannella, il lievito, l'acqua, il burro fuso e mescolate bene il tutto fino ad ottenere un impasto compatto e morbido. Coprite l'impasto e lasciatelo riposare per almeno 1 ora (dovrebbe raddoppiare di volume).
Poi unite alla farina la frutta secca mescolando bene in modo che il composto risulti ben omogeneo. Ungete una tortiera e stendetevi l'impasto. Infornatelo a 180° per almeno 40 minuti, quando lo zelten è quasi cotto spennellatelo con il vino rosso nel quale avrete fatto bollire lo zucchero. Decorare a piacimento.
Antica ricetta della cucina Trentina, che utilizza il Baccalà pesce molto cucinato in tutto il Nord Est d'Italia. La ricetta è piuttosto smplice da preparare dovete solo aver l'accortezza di non mescolare durante la cottura, piuttosto muovete un po' la pentola.
800 gr di baccalà già ammollato in acqua
2 patate
2 radici di sedano rapa
1 manciata di prezzemolo tritato
1 spicchio d’aglio
40 gr di burro
60 gr d’olio>
latte q.b.
sale
pepe
Sbolentare per alcuni minuti il baccalà poi scolarlo, ripulirlo dalle spine e tagliarlo a pezzi piuttosto grandi. Lavare, sbucciare e tagliare il sedano rapa e le patate a dadini. In ina pentola sciogliere il burro con l'olio e rosolarvi lo spicchio d'aglio che poi toglierete, aggiungere il baccalà edano rapa, le patate e il prezzemolo, ricoprire il tutto con il latte e cuocere a fuoco lento per circa 20 minuti. All'occorrenza aggiungere latte. Servire il baclà accompagnato da polenta.
Difficoltà: facile
Tempo di cottura: 20-30 minuti
Si tratta di un piatto cucinato in tutto il Trentino il cui nome deriva al dialetto del luogo ma che tradotto significa schiaccia la fame, in riferimento alla sua capacità di placare l'appetito. E' un piatto tipico della stagione fredda soprattutto del periodo che precede la Quaresima. In passato veniva servito come antipasto ai giorni nostri accompagnato da una verdura costituisce il piatto principale. Questa torta salata si adatta ad essere mangiata anche il giorno successivo.
150 gr di farina bianca
150 gr di farina di grano saraceno
3 uova
2 lucaniche trentine in alternativa salcicce
50 gr di lardo in due fette
750 dl di latte
olio
sale
Mettere le farine in una ciotola capiente aggiungervi le uova e il latte, poco alla volta in modo che non si formino grumi, aggiungere sale e pepe. Pulire le guganiche, tenere qualche rondella per la decorazione e briciolare il resto unendole all'impasto. Sciogliere le fette di lardo in una padella antiaderente quando saranno diventate trasparenti toglietele, colate il grasso e unitelo all'impasto. Versare l'impasto in una tortiera precedentemente unta poi versatevi il composto, decoratelo con le rondelle di luganiga e infornate in forno precedentemente scaldato a 150°. Lasciate cuocere il composto per almeno un ora o comunque fino a quando si sarà creata una bella crosticina ma l'interno deve rimanere morbido.