Tadoussac, è una località molto turistica, con belle casette, negozietti e qualche difficoltà di parcheggio, posta proprio alla fine del fiordo di Saguenay, nel punto in cui le acque dolci del Saguenay incontrano quelle più fredde e salmastre del grande fiume San Lorenzo, creando le condizioni ideali per la sopravvivenza del krill, il cibo delle balene.
Per questo motivo, nei mesi compresi tra agosto ed ottobre, Tadoussac è la meta più ambita per il whale-watching, sia da riva, sia partecipando ad escursioni in barca o in gommone.
Le specie che si possono avvistare sono le balene, le balenottere, le megattere, le orche, le foche e i beluga e le compagnie che organizzano le escursioni in barca sono talmente certe della loro presenza, da scrivere sul biglietto che si ha diritto ad un secondo viaggio gratuito se non si dovesse avvistare neppure una balena.
Tra le varie agenzie di viaggio(http://www.otisexcursions.com/fr/index.php, http://www.meretmonde.ca/), noi abbiamo scelto di fare con Croisières AML una crociera di 3h di avvistamento delle balene in barca e un breve, ma suggestivo giro nel fiordo. Il prezzo del biglietto è alto, ma l’avventura merita decisamente la spesa. Appena la barca esce dal piccolo porto di Tadoussac, l’acqua comincia a brulicare di foche e dietro di loro cominciano ad essere visibili alti sbuffi d’acqua, mentre il capitano cerca di avvicinarsi il più possibile, assecondando i movimenti veloci delle balene e, intanto, si cominciano ad avvistare pinne e dorsi. Anche se qualsiasi documentario è in grado di assicurarci immagini più ravvicinate e spettacolari, con balene che effettuano salti completi al di fuori dell’acqua a due metri dalle telecamere, essere lì, su quella barca gremita, che improvvisamente sa fare silenzio in attesa di un movimento, che si concentra su binocoli e zoom delle macchine fotografiche e aspetta pazientemente, nonostante il freddo intenso (insospettabile vista la giornata calda e assolata), “quelle” balene è davvero emozionante. Poi lentamente la barca lascia le acque in movimento, torna verso il fiordo e lo risale per un breve tratto fino ad una cascata esile ma altissima, che sembra l’illustrazione di un libro di fiabe. Che dire? Si sbarca e si ha subito voglia di risalire a bordo e ripartire.
Si ha voglia di provare l’ebbrezza degli zodiac che viaggiano più veloci e a fior d’acqua o di uscire addirittura in canoa per essere più vicini a foche e balene……..insomma, non si smetterebbe più.
Il fiordo di Saguenay, il più meridionale dell’emisfero settentrionale, è uno dei luoghi più spettacolari dell'intero Québec. Di origine glaciale, il fiume si forma come emissario del Lake Saint Jean e scorre per circa 100 Km attraverso uno spettacolare canyon, le cui pareti superano in alcuni punti i 500 metri di altezza. Le sue acque sono profondissime: arrivano a 270 metri e solo in prossimità della foce risalgono a 20 metri.
Tutta la zona circostante è tutelata e ci sono sentieri che portano a luoghi panoramici di eccezionale bellezza, sia all’interno del Parc du Saguenay (dove è possibile anche trascorrere la notte nei rifugi), sia al di fuori di esso, come ad esempio a SainteRose du Nord, bella località turistica posta in un punto particolarmente panoramico del fiordo.
Il suo Centro Turistico è un buon riferimento per chi voglia effettuare crociere lungo il fiordo di Saguenay, partecipare ad escursioni in canoa o avere informazioni su percorsi naturalistici da effettuare in zona.
Noi abbiamo sperimentato sia il sentiero della “strada della montagna”, che parte proprio appena al di sotto del centro accoglienza e porta in due diversi punti panoramici, entrambi eccezionali, del fiordo, sia il sentiero che parte dal molo, alle spalle dei punti di ristoro posti di fronte al molo di Sainte Rose du Nord. Anche questa passeggiata regala un paio di scorci molti suggestivi: si tratta di percorsi brevi, anche se in salita, assolutamente da consigliare.
In prossimità di Sainte Rose du Nord, un luogo interessante, anche se per raggiungerlo è necessario percorrere circa 7 Km di strada sterrata, è il Pourvoire du Cap au Leste: un albergo-ristorante posto in una posizione splendida, con ampia vista del fiordo di Saguenay. Questa struttura, che offre soggiorni in bungalow e yurta, organizza escursioni in mountain-bike, a piedi, in canoa e kayak.
Chicoutimi, un tempo importante centro per il commercio delle pellicce, è oggi una vivace città universitaria, in prossimità dell’unico ponte che collega le due sponde del fiordo di Saguenay. Da non perdere è la visita a La Pulperie, imponente edificio industriale sorto per la lavorazione della cellulosa e oggi adibito a spazio museale. Molto interessanti gli interni che ripercorrono la storia del Paese attraverso quella della fabbrica di cellulosa e ospitano mostre di vari artisti locali. Fra questi, la casa di Arthur Villeneuve, pittore naif di rilevanza internazionale, interamente dipinta, sia all’interno che all’esterno, è una vista davvero sorprendente e affascinante.
Molto piacevole anche il fatto che nelle opere di Villeneuve, che si sviluppano lunga una buona parte del secolo scorso, si ritrovano elementi tuttora esistenti nella realtà locale, come ad esempio il piccolo battello Marjolaine, ancorato a Sainte Rose du Nord, pronto per le crociere lungo il fiordo di Saguenay.
Gli esterni de La Pulperie, uno spazio dal prato perfetto, tanto da sembrare un campo da golf, dove spesso nella bella stagione si organizzano spettacoli ed eventi, sono altrettanto interessanti e passerelle di legno ne consentono l’esplorazione fino al lungofiume, dove sono ancora evidenti le grandi strutture di supporto alle condotte forzate che convogliavano le acque del fiume.
È il più vasto parco dell’Ontario, istituito fin dal 1893. Ha una superficie di circa 7800 Kmq, che comprende centri abitati, foreste, torbiere e migliaia di laghi con panorami eccezionali. È uno dei luoghi che meglio si presta al “portage”, sport molto diffuso in Canada, che consiste nel tracciare itinerari che abbracciano più laghi, spostandosi da un lago all’altro portando la canoa in alto, sulla testa, lungo sentieri di raccordo che attraversano i boschi. È anche uno dei luoghi dove è più frequente imbattersi nelle alci, nei cervi e nei castori e dove il birdwatching regala la possibilità di osservare centinaia di specie diverse di uccelli.
Il parco è attraversato nella parte meridionale dall’Hwy 60. Il percorso dal West Gate fino all’East Gate è caratterizzato da cartelli con le indicazioni per raggiungere i punti di partenza dei sentieri tracciati e destinazioni (campeggi, lodge ecc.) di tipo turistico. Se ci si vuole fermare nel parco, è necessario registrarsi presso l’Algonquin Visitors Centre, dove è molto utile farsi consigliare circa percorsi e itinerari, possibilità di pernottamento, escursioni guidate, affitto di canoe etc.
Sono molte le agenzie specializzate che organizzano escursioni in canoa sia per principianti sia per esperti; alcune di queste utilizzano addirittura i taxi d’acqua per raggiungere le zone più remote del Parco. Per quanto riguarda i sentieri sono sempre ben segnalati, costruiti ad anello ed offrono percorsi di diversa difficoltà e durata che vanno da 1 h a 7 h di cammino. È possibile pernottare nel parco in tre lodge di lusso, in campeggi, in capanni e yurte. Ad eccezione dei lodge, le altre soluzioni necessitano di attrezzatura, biancheria e cibo di cui è necessario dotarsi in anticipo.
Il sito del Parco è un ottimo riferimento per la scelta e la prenotazione delle diverse sistemazioni. In alternativa, si può pernottare nei numerosi B&B e motel che si trovano nelle vicinanze dei due gate e visitare il parco in giornata. Noi abbiamo scelto quest’ultima soluzione e siamo riusciti a fare, in tutto relax, i tre percorsi che ci sono stati consigliati presso il Centro Visitatori e che, a nostra volta, consigliamo vivamente:
- Lookout Trail: percorso di 1 Km, considerato “impegnativo”: è l’itinerario più famoso del parco, perché è breve, ma spettacolare per i panorami che regala.
- Booth’s Rock: percorso di 5 Km, classificato “impegnativo”, che attraversa la foresta e arriva ad un punto panoramico, alto 125 metri, a picco su un lago, particolarmente suggestivo perché la vista sembra abbracciare in quel punto tutto la vastità del Paese, senza alcun elemento umano visibile.
- Percorso dei castori: di 2 Km, classificato di difficoltà “moderata”. È un percorso quasi interamente pianeggiante, molto interessante perché offre la possibilità di osservare da vicino l’opera dei castori. Passando su passerelle attraverso zone paludose ricche di ninfee e camminando lungo sentieri costeggiati da alberi, a tratti rosi dai denti dei castori, si arriva, infatti, ad una grande diga costruita con estrema abilità. L’obiettivo che perseguono i castori è quello di sbarrare un corso d’acqua, creando un innalzamento del livello del lago a monte della diga, necessario per proteggere adeguatamente dai predatori l’ingresso delle loro tane, che sono opportunamente collocate sotto la superficie dell’acqua.
Be inspired by Canada's nature ... and remember it for a lifetime.
Facciamo nostra questa frase tratta da uno dei siti dei parchi canadesi perché ci sembra assolutamente condivisibile.
È difficile capire il Canada visitando soltanto le sue belle e dinamiche città.
Se noi ci fossimo soffermati solo su Toronto, Québec e Niagara avremmo colto solo una parte di questo grande Paese: una parte fantastica, ma forse non la migliore.
È nella natura, infatti, che si coglie l’essenza di un mondo difficile anche solo da immaginare per noi che veniamo dal vecchio continente.
I Parchi sono, da questo punto di vista, un’ottima occasione per un ritorno ad un mondo a cui non siamo più abituati e per guardare il Canada come un Paese straordinario per la sua capacità di godere della natura, senza offenderla con costruzioni e orpelli di alcun genere. Sia in Ontario sia in Québec è chiaro che tutto quello che i canadesi amano per sentirsi in vacanza e in pace con se stessi è la possibilità di camminare su un sentiero, andare in canoa, nuotare e stare in compagnia…. senza che tutto questo lasci segni duraturi. Una grande funzione informativa ed educativa viene svolta dai Centri Visitatori presenti in ogni parco, che hanno il compito di rendere il soggiorno dei turisti una esperienza fantastica e, al tempo stesso, sicura, sostenibile e rispettosa dell’ambiente. È in questi Centri che, oltre ad avere le informazioni necessarie per fruire di tutte le attività e le escursioni possibili, si scopre anche cosa fare se incontriamo un orso, perché sia proibito uscire dai sentieri tracciati o dar da mangiare agli animali, quale sia la dotazione minima da portarsi dietro e le regole di primo soccorso.
Le mete e le avventure che i parchi canadesi propongono sono studiate per destare l’interesse di tutti: sportivi, naturalisti, ma anche bambini e persone con limitazioni motorie. Ognuno troverà qualcosa da fare alla sua portata e di suo gradimento.
Noi siamo riusciti a visitare 4 parchi (3 in Ontario ed 1 in Quebec) e ad effettuare qualche escursione al di fuori di essi. A dirla tutta, e sarà perché viviamo in una grande città, quando ci siamo trovati ad organizzare i tre giorni lasciati liberi nel nostro itinerario, non abbiamo avuto dubbi e abbiamo tracciato un percorso più verde possibile.
Siamo addirittura ripartiti con il progetto di finalizzare il nostro secondo viaggio in Canada ai percorsi naturalistici che durano più giorni e che si addentrano nelle parti meno frequentate e conosciute dei parchi …..magari dall’altra parte del Paese o disegnando un itinerario che passi anche per Montreal ed Ottawa, che questa volta abbiamo tralasciato e che sicuramente meritano una visita.
La Paella è un piatto tradizionale della cucina Valenciana, talmente buono da essersi diffuso in tutti i paesi del Mediterraneo e d'oltre oceano. Il suo nome deriva dal nome del recipiente in cui viene preparata, proveniente dal latino patella: una padella in ferro piuttosto larga, dai bordi bassi e con due impugnature ai lati. Anticamente questo tipo di padella veniva utilizzata dai valenciani per cucinare piatti a base di pesce, pasta o riso. Vai alla ricetta
Il ridosso più completo sulla costa nord dell'Isola d'Elba è la rada di Portoferraio.
Pericoli.
Giungendo a Portoferraio da ovest, bisogna passare a più di 400 metri al largo di Capo Bianco, per evitare la pericolosa secca di Capo Bianco, che è segnalata da una meda cardinale nord, non molto visibile.
Il traffico di traghetti ed aliscafi è intenso, evitare in tutti i modi di ostacolarne le manovre.
Nella precedente fotografia, a nord est si individua l'approdo turistico Darsena Medicea (gestito dalla società Cosimo de' Medici) , più a ovest le banchine dei traghetti e infine nella parte più a sud ovest, segnalata con il simbolo dell'ancora, la zona dove ancorare.
Nel caso in cui non si voglia entrare in porto, la rada costituisce un'utile alternativa, con venti di W, NW, SW.
Con venti da N o da E si insinua una maretta fastidiosa che rende scomoda la sosta in rada.
L'ancoraggio di giorno è disturbato dal continuo passaggio di traghetti, ma la notte risulta tranquillo.
Dare ancora sui 3-5 metri di fondo, in chiaro dall'area di manovra dei traghetti.
Il fondo è fangoso, buon tenitore, una volta che l'ancora ha ben agguantato.
Non avvicinarsi troppo a terra, in quanto i fondali risalgono rapidamente.
Nel caso si voglia rimanere in rada con maggiore tranquillità, si può stare al campo boe situato tra San Giovanni, il cantiere Esaom e la banchina più meridionale della Moby , il cui responsabile è contattabile al 335373576.
(per ulteriori informazioni circa i campi boe all'Elba vai al sito)
Tener conto del fatto che all'isola d'Elba è vietato lasciare la barca da sola e scendere a terra, quindi attenzione ai controlli e alle multe, che sono molto salate.
Soprattutto nel caso di vento forte, escono i gommoni e le motovedette della capitaneria di porto, sia per dare aiuto alle imbarcazioni che hanno dei problemi, sia per controllare che l'equipaggio sia a bordo.
Con il tender, lasciando beninteso qualche membro dell'equipaggio a bordo, si può facilmente raggiungere la parte nord della rada, a ovest delle banchine dei traghetti, dove basta attraversare la strada per trovare un grosso supermercato Coop nel quale fare una cambusa completa.
In caso di tempo veramente cattivo, un ridosso sicuro è quello della Darsena Medicea, che oltre che essere un riparo sicuro, offre un ormeggio nel cuore della parte vecchia di Portoferraio, in una cornice veramente suggestiva.
Prolungati venti da S e SE provocano risacca in porto.
In tal caso consigliamo di prestare attenzione alle cime di ormeggio. Dato che gli anelli di ormeggio sono arrugginiti, se le cime sono morbide, rischiano di tagliarsi.
Si entra e si esce tenendo la sinistra, a differenza della norma generale.
Per chiamare il marina all'ingresso VHF 9, telefono 0565 944024 oppure 0565 914121.
Per ulteriori informazioni, vai al sito.
Il personale risponde al VHF solo quando si è arrivati nelle immediate vicinanze dell'ingresso. In piena estate non è facile trovare posto, e a luglio e agosto non sono accettate le prenotazioni, quindi conviene arrivare presto. Negli altri mesi si può prenotare.
Gli ormeggiatori vengono incontro con un gommone e offrono assistenza all'ormeggio.
Corpi morti in banchina.
Sono presenti colonnine di acqua e luce.
Quello di cui si sente la mancanza sono i servizi igienici e le docce. Bisogna andare fino alla piazza del paese, al Diurno, dove ci sono docce e bagni pubblici, a pagamento, aperti solo di giorno.
Se si vuole solo fare acqua è possibile, previa chiamata al VHF ch 9, accostare a una banchina e fare rifornimento idrico, seguendo le indicazioni del personale del marina.
Il distributore di carburante è posizionato a sinistra, entrando nel marina, ed è molto comodo.
Orario del distributore: estivo 8-19,30 invernale 7,30-12,30 15-19 domenica chiuso.
Numero di telefono del distributore: 0565 914021, abitazione 0565 915254.
Tenere presente che in piena estate l'acqua può venire razionata durante il giorno, quindi riempire i serbatoi appena possibile senza aspettare la mattina prima di partire, perché se no si rischia di dover rimandare l'orario di partenza.
Se si è molto gelosi della propria privacy e si vogliono evitare le occhiate curiose dei turisti non sempre discreti, basta ormeggiare di prua.
Durante la giornata, poiché la banchina si affaccia direttamente sulla strada, il traffico può essere un po' fastidioso, ma la sera viene istituita una zona di isola pedonale banchina e l'atmosfera si fa veramente piacevole.
All'interno del paese, a pochi passi dal porto, ci sono negozi dove è possibile fare buoni rifornimenti, in particolare si segnalano una buona pescheria, una panetteria, una macelleria, un piccolo supermercato pochi passi dal marina.
I pescherecci vendono direttamente il pesce sulla banchina del porto.
Volendo si può anche raggiungere comodamente il grosso supermercato Coop, situato oltre le banchine dei traghetti, un po' in periferia, utilizzando i bus navetta che partono dalla Darsena Medicea.
Non mancano i locali dove gustare un buon gelato, sorseggiare un aperitivo, cenare.
Quando andiamo a Portoferraio, amiamo cenare alla Osteria Da Libertaria, telefono 0565 914978, Calata Matteotti 12.
Anni fa si trattava di una vera osteria e l'oste, massiccio e un po' burbero, era una figura caratteristica di Portoferraio che proponeva una cucina piacevolmente casalinga.
Da qualche anno la gestione è cambiata e la cucina vuole essere più raffinata. La cosa che comunque è veramente piacevole è cenare seduti a uno dei due lunghi tavoli che si affacciano sul porto. Visto che di posti a sedere ce ne sono pochi, se si vuole cenare fuori gustandosi la suggestiva vista sul porto, è assolutamente necessario prenotare con un po' di anticipo.
Infatti è molto meno gradevole stare ai tavoli posizionati nella piazza interna.
Abbiamo anche cenato al ristorante Stella marina, vicino alle banchine dei traghetti, buona cucina di pesce, rapporto qualità prezzo adeguato, telefono 0565 880566, via Vittorio Emanuele II.
Uno scalo a Marciana Marina, soprattutto in previsione di venti di S e SW, è davvero piacevole.
Venti tesi di E, NE, SE provocano maretta in porto.
Se tali venti rinforzano a burrasca, l'ormeggio può diventare insostenibile.
Anni fa in porto era necessario dare ancora e poi portare le cime a terra, sul molo di sopraflutto.
Ora il porto è completamente attrezzato con corpi morti e sono stati aggiunti dei pontili galleggianti per aumentarne la capienza.
Accesso: Attenzione a una boa arancione a 200 m dal fanale verde, rilevamento 90°.
VHF ch 9
Telefono 340 7960008
Per tutte le informazioni necessarie, vai al sito.
Possibilità, per poche barche, di dare ancora appena a E dell'ingresso del porto.
Distributore di carburante in banchina, ma i fondali sono bassi. Per una barca a vela bisogna rifornirsi con taniche.
Prese di acqua e di corrente elettrica.
Negozi ben forniti, mercato del pesce e una buona pescheria.
Molti i buoni ristoranti e pizzerie.
Tra Marciana Marina e Capo d'Enfola si aprono tre golfi riparati da flussi meridionali, aperti a maestrale, che offrono ancoraggi piacevoli, acque chiare, fondo sabbioso.
Tra le tre, è l'insenatura più a Ovest, quella che si incontra per prima provenendo da Marciana.
Ridossata da S, SE.
L'accesso è libero da pericoli e le profondità all'ingresso sono di 8-10 m. Fondo sabbioso alghe sparse.
La costa Sud dell'insenatura è orlata da una bella spiaggia attrezzata, molto frequentata dal turismo di terra.
La parte più a est è ingombra di ormeggi permanenti.
Prestare attenzione ai numerosi bagnanti.
Un ancoraggio più tranquillo è quello a est dell'Isola Paolina.
Riparato da E, SE.
L'accesso è diretto, senza pericoli.
Ancorare davanti alla spiaggia, dove il fondale decresce lentamente.
L'acqua è chiara e il fondo sabbioso.
Rispettare i limiti per la balneazione.
E' anche possibile ancorare davanti alla spiaggetta visibile più a ovest, su 7 m, fondo di alghe.
La parte più a nord del Golfo di Viticcio offre un ridosso parziale da venti da N.
La rada in generale è protetta da venti da E, SE.
L'ancoraggio più a Est è quello più gradevole, poiché il fondo è costituito da sabbia chiara.
Ancorare sui 6-8 m di fondo.
Se si vuole ancorare più a nord, stare sui 7-9 m di fondo, su alga, a SSW del moletto di cemento.
In tal caso prestare attenzione al fatto che la costa a SE del moletto presenta fondali rocciosi e irregolari.
La Paella è un piatto tradizionale della cucina Valenciana, talmente buono da essersi diffuso in tutti i paesi del Mediterraneo ma, anche d'oltre oceano. Il suo nome deriva dal nome del recipiente in cui viene preparata proveniente dal latino patella, si tratta di una padella in ferro piuttosto larga, dai bordi bassi e con due impugnature ai lati. Anticamente questo tipo di padella veniva utilizzata dai valenciani per cucinare piatti a base di pesce, pasta o riso. L'enorme successo e diffusione del piatto ha fatto si che con il passare del tempo la ricetta si sia modificata assumendo modi di preparazioni e ingredienti differenti da zona a zona. Anche le mutate abitudini alimentari hanno contribuito a modificare la ricetta originale che prevedeva ad esempio tra gli ingredienti l'utilizzo delle lumache. Originariamente era un tipico piatto della tradizione contadina ma, a partire dal XIX secolo il piatto iniziò ad essere proposto da ristoranti ed osterie di Valencia e delle zone limitrofe fino a diffondersi in tutto il mondo. Al contrario di quanto viene proposto in alcune ricette la vera paella valenciana non prevedere l'utilizzo di pesci o crostacei ma, solamente di carne, verdure e riso.
450 gr di polpa di pollo tagliata a tocchetti
450 gr di polpa di coniglio tagliata a tocchetti
200 gr di taccole oppure fagiolini
200 gr di fagioli bianchi
150 gr di peperone, possibilmente rosso
200 ml di passata di pomodoro
2 bustine di zafferano
400 gr di riso
1 pizzico di peperoncino
1 pizzico di paprica (a piacimento)
mezzo bicchiere di vino bianco
1,3 lt di brodo vegetale q.b.
sale q.b.
olio
In una padella larga e capiente mettere un filo d'olio, quando avrà raggiunto la giusta temperatura mettervi a rosolare la carne di pollo e coniglio, sfumare la carne con il vino bianco. Aggiungere un po di brodo e successivamente il peperone precedentemente lavato, pulito e tagliato in falde, aggiungete le taccole tagliate a tocchi, i fagioli e lasciate cuocere mescolando di tanto in tanto e aggiungendo il brodo. Dopo una decina di minuti aggiungete la salsa di pomodoro, la paprica e il peperoncino, fate cuoce per un altro po' di minuti poi aggiungete il riso, lo zafferano e il brodo restante. Lasciate cuocere cercando di mescolare il meno possibile fino a quando il riso sarà al dente.
Si tratta di una delle piazze più famose di Roma, molto suggestiva durante il periodo natalizio quando si riempie di bancherelle con statue del presepio, dolciumi e addobbi. Costruita dalla famiglia Pamphili venne arricchita da papa Innocenzo X. Vai dettagli
Concedetevi almeno una mezz'ora del vostro tempo per fare a piedi il tratto di Via dei Fori Imperiali che porta dal Colosseo a Piazza Venezia. Non vi troverete vetrine sfavillanti, ristoranti o bar ma, sarete circondati da antichi resti romani e bellissimi scorci sulla città. La via è completamente pedonale, sui marciapiedi è un susseguirsi di venditori ambulanti e persone che simulano di essere statue dei personaggi più svariati. L'ora migliore per fare la passeggiata suggerita è l'imbrunire quando si viene circondati da una impareggiabile luce rosa che rende la via ancora più affascinante.
Si tratta sicuramente di uno degli edifici più antichi di Roma assieme al Colosseo. Fu fatto costruire dall'imperatore Adriano come tempio per le divinità presenti, passate e future. Molte le personalità inumate al suo interno tra questi Jacopo da Vignola, Re Umberto I di Savoia, la regina Margherita di Savoia, Raffaello Sanzio. Vai ai dettagli
La costruzione della struttura iniziò nel 125 su volere di Adriano, la sua funzione originaria doveva essere quella di mausoleo dello stesso. L'edificio venne terminato nel 139 da Antonino Pio. Ospitò le spoglie dell'imperatore Adriano, di sua moglie Vibia Sabina, dell'imperatore Antonino Pio, di sua moglie Faustina e dei loro figli, di Lucio Elio Cesare, di Commodo, dell'imperatore Marco Aurelio, dell'imperatore Settimio Severo, di sua moglie Giulia Domna edegli imperatori Geta e Caracalla. E' collegato al Vaticano tramite un corridoio fortificato conosciuto come Passetto del Borgo. Vai ai dettagli
Impossibile recarsi a Roma e non andare almeno una volte in Via Condotti, la via più famosa dello shopping e a Piazza di Spagna con la sua famosa scalinata di Trinità dei Monti, uno dei luoghi più suggestivi dell'intera città. La piazza è ornata al centro dalla famosa fontana della Barcaccia, scolpta da Pietro Bernini e dal figlio Gian Lorenzo. Sfortunatamente la fontana subì danni irreparabili il 19 Febbraio del 2014 durante una partita di Europa League, ad opera di una cinquantina di tifosi Olandesi del Fayenoord. Vai ai Dettagli
Sormontata dal monumentale Altare della Patria, dove è inumato il milite ignoto, la piazza è circondata da importanti palazzi. Si trova proprio alla confluenza di importanti strade come Via dei Fori Imperiali, Via del Plebiscito e la famosa Via del Corso, molto conosciuta per lo shopping. Vai ai dettagli
Posti all'interno della città del Vaticano i musei sono tra i più ricchi e visitati al mondo. Al loro interno racchiudono la famosa Cappella Sistina capolavoro di Michelangelo Buonarroti. La cappella è anche famosa per essere il luogo in cui si riuniscono in conclave i vescovi per eleggere il Papa. Vai ai dettagli