“Ustica è molto più graziosa di quanto appaia dalle cartoline illustrate, è una cittadina di tipo saraceno, pittoresca e piena di colore”
così veniva descritta Ustica da A. Gramsci durante il periodo di confino nelle lettere alla famiglia. L'isola è stata infatti per un lungo periodo luogo di confine per i coatti, criminali comuni allontanati dai loro luoghi di origine, ed arrivò ad ospitarne fino a 3.000 su di una popolazione di circa 1.000 abitanti. L’abitudine all’ospitalità fece sì che con l’abolizione del confine, avvenuta nel 1961, gli abitanti dell'isola si dedicassero al turismo dimostrando di avere spiccate doti di ospitalità ed accoglienza. Ustica, il cui nome significa bruciata o terra delle ossa per i greci, rappresenta la parte emersa di una catena montuosa sottomarina e si estende su di una superficie di circa 9 kmq. L’attuale forma e superficie è dovuta all'opera del mare nell’oltre milione di anni dalla sua emersione, le acque hanno infatti reso l’isola praticamente pianeggiante salvo tre alture di cui la più alta è il monte Guardia di Mezzo 248 metri. L’isola appare molto ospitale grazie alla presenza di boschi, pascoli e fertili pianure e così sembrò ai primi colonizzatori circa due secoli a.C., i quali, grazie al loro spirito di adattamento e intraprendenza, seppero superare il problema dell’assenza di acqua dolce. Sull’isola esiste una sola sorgente di acqua potabile chiamata la “Grotta dell’acqua” o “Stizzana”, un sistema di gorghi anticamente naturali, successivamente ampliati dall’uomo, permettono la raccolta di acqua piovana utilizzata per l’abbeveraggio del bestiame e irrigazione dei campi tra questi Gorgo Maltese e Gorgo Caezza che con i suoi 3 metri di profondità riesce a contenere oltre 1000 metri cubi di acqua. Oggi il problema dell’assenza d’acqua è stato risolto con dissalatori e navi cisterna che riforniscono l’isola. Grazie a scavi intrapresi da padre Carmelo Seminara e dall’archeologo Giovanni Mannino si ha la certezza che già tra il 1400 e il 1200 a.C. ai Faraglioni esistesse un villaggio di notevoli dimensioni con una struttura urbana organizzata, altri villaggi sono stati rinvenuti sull’isola ad esempio quello della Falconiera che domina Cala S. Maria. Durante la sua lunga storia l’isola vide lo sbarco di Fenici, Greci, Cartaginesi, Romani e Saraceni che la utilizzarono come base per le loro scorrerie. Nel 1763, sotto la dominazione Borbonica, cominciò una campagna di ripopolamento che attirò sull'isola ben 85 nuove famiglie. I nuovi arrivati grazie alle terre di cui erano divenuti proprietari trasformarono Ustica in una specie di grande fattoria dove venivano coltivati frumento, orzo, legumi, fichi d’india e cenere soda. Solo intorno agli anni 60 Ustica si aprì al turismo divenuta oggi l’attività principale.
Se non disponete di una bara a vela o di un cabinato l’unico modo per giungere sull’isola è tramite gli aliscafi o le navi delle compagnie di navigazione Ustica Lines o Siremar (cerca il miglior prezzo). Le imbarcazioni partono dal porto di Palermo, in estate anche da Napoli, e giungono a destinazione dopo un ora e mezza di navigazione. Vista la situazione delle biglietterie vi consigliamo di munirvi di biglietto prima della data di partenza.
L’aeroporto di Palermo è ben collegato dalla ferrovia e da un servizio di autobus che partono ogni 30 minuti dal terminal. Sia che decidiate di prendere l’autobus o il treno vi suggeriamo di scendere alla Stazione Ferroviaria Centrale e prendere l’autobus n^ 139 fino al molo Piave. L’alternativa all’autobus o al treno può essere il taxi dall’aeroporto al molo i costi però salgono notevolmente.
Ustica è molto ben collegata da un servizio di Minibus che girano tutta l’isola fermandosi nelle varie spiagge e nei vari luoghi di interesse. Nel mese di agosto in alcuni orari sono un pò sovraffollati l’alternativa è noleggiare degli scooter o delle biciclette elettriche. Per il servizio di minibus è possibile effettuare un abbonamento settimanale direttamente in comune oppure comperare singoli biglietti all’edicola o nelle tabaccherie.
Viste le dimensioni, la capacità ricettiva dell’isola non è molto elevata, se decidete di passare le vacanze a Ustica vi suggeriamo quindi di prenotare con largo anticipo. L’isola dispose di alberghi, case-vacanze, B&B e residence ma non dispone di villaggi turistici o campeggi. Vi consigliamo di scegliere il vostro luogo di soggiorno vicino al paese di Ustica. In genere sia i ristoranti che le gastronomie non hanno prezzi eccessivamente elevati e la qualità del cibo, soprattutto il pescato, è molto elevata. Di seguito un link dove potrete trovare varie tipologie di sistemazione.
Sull'isola la parola “noia” è bandita, infatti nonostante le ridotte dimensioni del territorio Ustica offre una notevole quantità di cose da fare. Si parte al mattino con una colazione a base di brioche farcita con gelato e cappuccino da consumarsi nella piazza principale per spostarsi in una delle varie spiagge oppure partire per una gita in barca o per un’immersione. Nel tardo pomeriggio le vie del paese si animano di turisti che passeggiano, fanno shopping oppure si rilassano davanti ad un aperitivo in uno dei tanti locali, diversi sono i ristoranti dove gustare ottime cene per poi concludere la serata in qualche pub o nella discoteca dell’isola. Per gli amanti degli sport acquatici è possibile praticare snorkeling, immersioni o fare gite in barca. Il mare intorno ad Ustica grazie alla limpidezza delle acque, alla bellezza dei fondali e alla rarità dei pesci che lo popolano è considerato un paradiso per sub. Nei fondali è anche possibile ammirare una quantità di reperti archeologici come vasellame, ancore, e altri tesori. Per i subacquei esperti è possibile inoltrarsi in grotte e raggiungere cavità sotterranee. Nella zona dell’area marina protetta, accompagnati da guide, è possibile effettuare snorkeling e ammirare da vicino cernie brune, occhiate, cefali e murene. Munendovi di un’imbarcazione potrete visitare le numerose grotte dalle mille sfumature di colori dove il silenzio è interrotto solo dal fruscio delle onde del mare. Numerose sono le spiagge da quelle per famiglie facilmente raggiungibili, dove la balneazione è facile e sicura anche per i meno esperti, come la spiaggia del Faro, Cala Santa Maria Cala Sidoti o Cala Spalmatori a quelle adatte a nuotatori più esperti o amanti dei tuffi come Molo Alto, Anfiteatro, Scogli Piatti e Punta Spalmatore. Se invece volete godervi una giornata di mare in assoluta intimità vi consigliamo gli Scoglitti, la piscina naturale di Punta Cavazzi, Cala San Paolo, Cala Patricuono e Corruggio
Il sentiero di Mezzogiorno: parte dalla Torre Santa Maria e attraverso una mulattiera arriva al faro di Punta Gavazzi passando per il Mulino a Vento, Cala San Paolo e giunge a Punta Galera dopo aver superato un tratto di folta vegetazione tipica del mediterraneo. Passata punta dell’Arpa il sentiero si fa sempre più ricco di vegetazione e incerto fino a giungere alla piscina naturale “Azzuffa”
Il sentiero del boschetto: questo sentiero era anticamente utilizzato dai carbonari che sbarcavano saltuariamente sull’isola per sfruttarne le risorse. Si parte dalla piazzetta antistante la chiesa di Santa Maria e si raggiungono le due colline Guardia Grande e Guardia del Turco, il sentiero si sviluppa attraverso la riserva naturale terrestre tra panorami mozzafiato e i profumi della macchia mediterranea.
Il sentiero della costa del nord: partendo da piazza del municipio prende via Petriera in direzione Tramontana offrendo notevoli panorami sulla costa nord come lo strapiombo di Cala Giaconi. Proseguendo si incontra lo scoglio del Sacramento e il secondo approdo dell'isola costruito per permettere l’ancoraggio alle barche quando soffiano i venti da sud. Passato Gorgo Maltese si raggiunge il Villaggio dei Faraglioni, sito archeologico considerato tra i più importanti dell’età del bronzo, superato il villaggio parecchi viottoli portano a calette o punti di balneazione come quelle del Carruggio o le Tre Pietre. Passando oltre si giunge al Gorgo Salato che deve il suo nome all’abbondanza di salsedine portata dal mare ove vivono gli ultimi rospi dell’isola e varie specie di uccelli migratori.
Da non perdere una visita alla rocca della Falconiera con il suo meraviglioso panorama sul mare e il sito archeologico di epoca romana.
La cucina della tradizione usticese si basa prevalentemente su prodotti locali frutto della coltivazione della terra come le lenticchie, i fichi d’india, i capperi, oppure frutto della pesca come i polpi, le cernie, le aragoste, le triglie, i gamberi, grazie ai quali si cucinano zuppe, fritti o condimenti per la pasta. Non si può passare per Ustica senza assaggiare la famosa “Zuppa di Lenticchie” piatto forte dell’antica tradizione contadina a base ovviamente delle tenere lenticchie di Ustica, pomodoro, olio, basilico, zucchine (o altre verdure) e pane raffermo o abbrustolito. Notevole è la varietà di piatti a base di pesce appena pescato come la zuppa, i polpi affogati, i totani con patate e pomodori oppure ripieni, le aragoste usate come condimento per la pasta assieme al pomodoro oppure da sole cotte alla brace o sbollentate. Da assaggiare la Pizza Fritta, i dolci a base di miele, mosto d’uva e i biscotti alle lenticchie. Tra i vini vi suggeriamo di assaporare lo zibibbo secco, il moscato passito coltivato a Punta Spalmatore e l’Albanella.
Le principali feste isolane sono legate alla tradizione popolana e alla religiosità degli abitanti. Sicuramente la festa principale è quella dedicata a San Bartolomeo, protettore dell’isola, che si celebra il 24 agosto di ogni anno. Per l’occasione vengono organizzati fuochi d’artificio, giochi e la tradizionale processione con la statua del Santo. Un’altra festa molto sentita è quella di San Giuseppe ove anticamente le famiglie ricche preparavano prelibati pranzi per le famiglie povere, ora invece vengono scelti tre personaggi che rappresentano Giuseppe Maria e Gesù ai quali viene offerto un sontuoso banchetto. La festa che maggiormente stupisce i visitatori è però il matrimonio che riesce a coinvolgere tutti gli abitanti dell’isola in un evento che parte al mattino per protrarsi fino a tarda sera. Il motivo di questo coinvolgimento popolare è dato dall’esiguo numero di abitanti tutti legati tra di loro da vincoli di parentela.
Giannutri, piccola e meridionale isola dell’Arcipelago Toscano è una destinazione molto speciale.
Non ha nè strade nè macchine, i suoi “rumori di sottofondo” sono quelli del vento, del mare o il richiamo degli uccelli; i suoi profumi quelli del mirto, del cisto e del rosmarino; non ha negozi, e non offre altro da fare se non camminare su antichi sentieri, nuotare in acque trasparenti tra piccole occhiate e stelle marine e godere di panorami mozzafiato a contatto con una natura selvatica e qualche volta selvaggia.
Le sue scogliere sono il luogo scelto da tante specie di uccelli migratori per riprendere le forze, nidificare e allevare i piccoli e nelle acque profonde che la circondano si riproducono dentici, cernie e ricciole, non troppo lontano da coralli e antichi relitti.
Non ci si meravigli, quindi, se, nel tentativo di salvaguardare tutto questo dalla minaccia di un turismo non sempre responsabile, si sia trasformata Giannutri nell’Isola dei divieti, come è stata definita in più occasioni: non si può, infatti, campeggiare, non si possono accendere fuochi, non si possono raccogliere fiori o piante, non si è liberi di fare escursioni, non si possono lasciare rifiuti; fuori delle aree delimitate non si può fare il bagno, pescare, andare in barca e neppure in canoa.
Solo chi non sia correttamente informato sulle caratteristiche e sulle fragilità del delicato ecosistema dell’isola può vivere tutto questo come un fastidio.
Per gli altri sono regole che vale la pena condividere e rispettare per continuare garantirsi nel tempo questa naturalezza a rischio di estinzione.
Giannutri si raggiunge in barca con traghetti della società Maregiglio da Porto Santo Stefano o con minicrociere organizzate nei mesi estivi anch’essi dalla Maregiglio, comprendenti spesso anche l’isola del Giglio ed il pranzo a bordo (biglietto18 €, pranzo a bordo 12 €, tassa di sbarco 1,50 €).
Anche la compagnia Vega organizza minicrociere con partenza da Porto Santo Stefano alle 9.45 che includono Giannutri.
In estate il servizio di collegamento è attivo tutti i giorni con partenza alle 10.00 da Porto Santo Stefano e partenza da Giannutri alle 16.00 (12.00 €; A/R 20,00 €+ tassa di sbarco 1,50€). Il venerdì c’è una seconda corsa che parte da Porto Stefano alle 16.00, più costosa. Nel resto dell’anno il servizio è assicurato soltanto 3 volte a settimana (mercoledì, sabato e domenica).
In alternativa, c’è la possibilità di servirsi di gommoni e taxi boat, che è facile contattare direttamente al porto o via Internet
Per gli amanti del diving, c’è la possibilità di unirsi a gruppi di esperti e perlustrare i ricchi fondali del Parco Marino di cui Giannutri fa parte.
Sempre, comunque, i collegamenti e gli orari dipendono dalle condizioni del mare. Consigliamo, quindi, di informarsi bene sulle previsioni meteo e di prendere contatti direttamente con la compagnia di navigazione, prima di mettersi in viaggio.
Chi arriva in macchina, camper o moto a Santo Stefano dovrà necessariamente lasciare il proprio mezzo in uno dei garage convenzionati (dagli 8 ai 12 € al giorno per una macchina). In alternativa, si può prendere il treno fino ad Orbetello Scalo per poi proseguire con l’autobus di linea per Porto Stefano.
Per chi decide di raggiungere l'isola di Giannutri con una barca propria o a noleggio suggeriamo di leggere i consigli di BolinaBlu
Per chi voglia documentarsi su Giannutri e ne voglia approfondire, in particolare, gli aspetti naturalistici, storici e archeologici, consigliamo Giannutri a cura di Riccardo Rosati, con una bella introduzione di Fulco Pratesi, edito dalla Fratelli Palombi Editori. Il piccolo e prezioso libro non è nuovo, è del 1992, ma l’isola non è cambiata molto da allora. Per fortuna.
L’Elba è la più varia tra le isole dell'arcipelago dal punto di vista geomorfologico e comprende nella parte occidentale il massiccio del Monte Capanne (m. 1018), la più alta vetta dell’Arcipelago e nella parte orientale le aree minerarie ricche di ferro che tanto hanno caratterizzato la storia e l’economia dell’isola.
Quello dell'Enfola è sicuramente uno dei promontori più caratteristici dell'Elba per l'alto valore paesaggistico e per la ricchezza di storia naturale e dell'uomo, che vanno incontrandosi su questa punta occidentale della grande penisola al centro dell'Elba settentrionale.
L'itinerario proposto percorre un facile sentiero che conduce quasi fino allo scoglio della "Nave".Si parte da una strada carrabile che porta alla sommità del promontorio dell'Enfola da dove si accede all'anello che porta anche alla deviazione verso Capo Enfola.
Località partenza: piazzale parcheggio antistante le spiagge dell'Enfola
Comune: Portoferraio
Coordinate geografiche: partenza 42.°49'30.38" 10°16'08.73"
Coordinate geografiche: arrivo 42.°49'30.38" 10°16'08.73" (percorso ad anello)
Segnaletica: presente
Segnavia: presenti (bianco-rosso)
Accesso: Strada provinciale n.27 Ponte del Brogi - Enfola-Viticcio, poi seguire le indicazioni per Enfola
Lasciato sulla sinistra l’edificio della Tonnara, attuale sede dell’Ente Parco, si sale lungo una strada costeggiata da rigogliosa macchia mediterranea, scorgendo alcuni ruderi bellici, resti di un imponente sistema difensivo, alternati a sorprendenti punti panoramici sulla costa settentrionale dell’Elba.
Giunti quasi sulla cima del promontorio inizia un sentiero ad anello che conduce fino alle falesie a picco sul mare, dominate dagli uccelli marini, quindi si rientra dalla viabilità già percorsa.
Si tratta dell’isola più piccola di tutto l’arcipelago, con un perimetro che non raggiunge i 2 chilometri, di forma tondeggiante, è quasi priva di vegetazione. L’isola deve la sua fama al carcere che vi fece edificare Ferdinando IV di Borbone alla fine del ‘700. Il carcere venne utilizzato fino al 1965, quando venne definitivamente chiuso e lasciato in stato di abbandono. L’innovativa forma a ferro di cavallo, con cui venne progettato, rispondeva essenzialmente a due principi fondamentali: il primo era psicologico, le celle si aprivano solamente verso l’interno, dando l’impressione ai detenuti di trovarsi in un arroccamento completo, il secondo era di ordine pratico, consentiva di controllare tutte le celle utilizzando pochissimi sorveglianti. La particolare forma del carcere e la sua imponenza, suscitano un’impressione molto forte a tutti coloro che vi entrano, attraversando l'unico portone, sul quale è posta una lapide a ricordo della detenzione di Sandro Pertini. Al centro del carcere è posta una struttura, dove il cappellano celebrava la messa e dove venivano inflitte le punizioni corporali ai detenuti. Le 99 celle avevano mediamente una grandezza di 19 metri quadrati ed arrivarono ad ospitare fino a 9-10 uomini ciascuna. Le condizioni in cui venivano tenuti i prigionieri erano molto precarie, al punto che verso la metà del 1800, nel giro di 9 anni vi morirono ben 1250 detenuti, dei quali solo 200 per cause naturali. Nel 1892 le celle vennero divise a metà, venne aggiunto un anello esterno con altre 75 celle, e il cortile venne diviso in spicchi, per evitare il contatto tra detenuti politici e comuni. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, fino alla sua chiusura, il carcere venne utilizzato per la detenzione dei condannati all’ergastolo. Santo Stefano è raggiungibile tramite escursioni organizzate che partono dall’isola di Ventotene, mentre il carcere è raggiungibile solamente a piedi partendo dal punto di attracco delle imbarcazioni. Il sentiero che porta al carcere è piuttosto scosceso, vi sconsigliamo quindi di avventurarvi con ciabattine da spiaggia.
Pianosa è la quinta, per estensione, delle sette isole dell'Arcipelago Toscano ed è situata a 13 km a Sud-Ovest dell'isola d'Elba. Deve il suo nome ("Planasia" per gli antichi) al fatto di essere quasi del tutto pianeggiante: la sua elevazione media è di soli di 15-20 metri.
E' interamente compresa nel Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano ed attorno all'isola, nel raggio di 1 miglio, sono vietati navigazione e pesca.
Pianosa ha ospitato per circa 140 anni un carcere.
Fino alla fine degli anni '90, il nome di Pianosa era infatti legato più che altro alla presenza dell'omonimo istituto penitenziario: "isola-carcere", inaccessibile ai cittadini "liberi" Pianosa fu usata prima come colonia agricola, poi come sanatorio per i detenuti malati di tubercolosi, poi come laboratorio batteriologico, poi come carcere per i perseguitati politici durante il fascismo e infine come istituto di massima sicurezza per i condannati al 41 bis.
Quando il carcere era in funzione il paese era piuttosto frequentato; rimangono a testimonianza di questo, oltre ai numerosi edifici, l'insegna dell'ufficio postale, del minimarket della polizia penitenziaria, della farmacia, dell'ufficio Toremar, i telefoni pubblici, le numerose strisce pedonali ed anche un piccolo albergo. Con la chiusura del carcere, dopo il 1998. le strutture sono state abbandonate e molte lo sono ancora oggi.
Esistono vari progetti per il recupero di Pianosa per salvaguardare queste stupende ricchezze paesaggistiche, un vero paradiso di cui tutti abbiamo diritto di godere.
L’Isola del Giglio, sebbene tristemente nota per l’inchino della Costa Concordia, è un piccolo paradiso tra terra e mare: parte del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano dista un’ora di traghetto da Porto Santo Stefano.
Seconda isola per dimensioni dopo l’Elba ospita 1500 residenti quasi tutti raccolti a Giglio Porto. Durante la stagione estiva si contano però migliaia di ospiti tra campeggi, alberghi, abitazioni e barche. Come le altre isole dell’Arcipelago Toscano, l’interno è prevalentemente montuoso con la vetta maggiore nei 500 m di altezza del Poggio della Pagana, lo sviluppo costiero è di 27 km con prevalenza rocciosa, ma le poche splendide spiagge sono molto amate dai turisti come Campese, la maggiore, e Arenella, Cannelle e Caldane sul versante orientale verso il continente.
Origine del nome: non il bel fiore profumato, ma la capra (igilion in greco) sembra essere all’origine del nome, latinizzato poi in Gilium. Infatti, su questa come sulle altre isole dell’arcipelago toscano, vi erano molte capre selvatiche, ancora presenti a Montecristo.
Nei secoli la popolazione ha letteralmente rubato il ripido terreno alla montagna creando terrazzi che hanno spesso sostituito la macchia di erica, corbezzolo e caprifoglio e le piante di leccio o di sughere con un’agricoltura a terrazzamento, simile per alcuni versi a quella ligure.
Mentre a Giglio Porto solitamente risiedono i proprietari di barche o frequentatori degli alberghi più lussuosi, al Campese ad al Castello è facile trovare affittacamere a buon mercato e campeggi, oltre a ristoranti dai prezzi accessibili.
La posizione dell' Isola del Giglio al centro dell' Italia, la rende comodamente raggiungibile sia per chi proviene dal Nord che dal Sud. I collegamenti su rotaia sono piuttosto comodi in quanto la stazione di riferimento Orbetello Monte Argentario è attraversata dalla linea che collega la dorsale occidentale della penisola dall'estremo nord-ovest fino a Napoli ed oltre.
Per chi viaggia in auto è importante ricordare che sulle isole è limitato lo sbarco ai veicoli nei periodi di maggiore afflusso turistico (orientativamente nel solo mese di Agosto circa). Maggiori informazioni sono fornite sulla pagina dedicata o sul sito del Comune di Isola del Giglio.
Muoversi sull'isola è agevolato da un buon servizio autobus che collega Giglio Porto a Giglio Campese, passando per Giglio Castello.
A tutti coloro che intendono arrivare all'isola con una imbarcazione propria o a noleggio suggeriamo di seguire i consigli di BolinaBlu
Assieme alla vicina isola di Santo Stefano, Ventotene, si trova a circa 22 miglia marine dal gruppo occidentale delle Isole Ponziane. L’isola è la seconda per estensione dell’arcipelago, con una forma lunga e stretta che raggiunge la lunghezza massima di 2900 metri e una larghezza massima di 900 metri. L’isola è piuttosto battuta dai venti, dai quali ne deriva il nome, anche per questo dispone di pochissima vegetazione ad alto fusto, in compenso è molto ricca di vegetazione a basso fusto. Grazie all’abbondanza di fichi d’india, bouganville, agavi, oleandri, lantana che sbucano tra le rocce o si arrampicano sui muri, l'isola offre ai turisti deliziose immagini. Sicuramente meno mondana della vicina Ponza, meta del turismo d’assalto, Ventotene ha saputo mantenere intatto il suo fascino selvaggio offrendo ai suoi ospiti la possibilità di godersi una vacanza a ritmo lento, in stretto contatto con il mare cristallino. Grazie ai profumi della sua macchia mediterranea ed agli intensi colori della sua terra vulcanica Ventotene è in grado di regalare a chiunque forti emozioni. L’isola, già menzionata nell’Odissea, come Isola delle Sirene, è molto apprezzata anche fuori stagione, grazie al suo clima mite ed alla possibilità di effettuare trekking e birdwatching. Ventotene rappresenta infatti una tappa fondamentale per gli uccelli migratori che volano verso le coste Africane. Da diversi anni il mare intorno all'isola, grazie all'enorme varietà di pesci e piante acquatiche, è considerato un vero paradiso dai Sub.
L’Elba è la maggiore e la più frequentata delle isole dell’arcipelago toscano; è la terza più grande d'Italia, ma abbastanza piccola da essere visitata tutta anche in un breve soggiorno. Il periodo estivo è quello scelto dalla maggior parte dei visitatori: presa d'assalto l'isola non da il meglio di sé; ve ne suggeriamo la visita in altri periodi dell’anno. Grazie, infatti, alla sua posizione geografica e alle sue caratteristiche: dal mare alla collina, fino alla montagna vera e propria con il monte Capanne ad oltre 1000 metri l’sola è in grado di offrire soggiorni per tutti i gusti 365 giorni all'anno. La parte montuosa ad ovest dell’isola è dominata al centro dalla dorsale del Monte Capanne. Al centro si estende un tratto prevalentemente pianeggiante e largo soli 4 km da costa a costa. È proprio in questa parte dell'isola che si trovano i maggiori centri: Portoferraio e Campo nell'Elba. Nell’'area collinare ad est dell’isola, dominata a sud dal Monte Calamita e a nord dalla Cima del Monte, si trovano i giacimenti di ferro che resero famosa l'Elba in tutta l'area mediterranea. L'isola è contraddistinta dalla presenza di ampie insenature sabbiose, tra cui i golfi di Lacona, Marina di Campo, Procchio e Biodola. Se la costa sud-occidentale dell'isola, chiamata Costa del Sole, è, nella sua parte più meridionale, una delle zone più battute dai turisti per la bellezza delle spiagge, non meno suggestivo è il versante orientale, denominato Costa che brilla, caratterizzato dalla presenza delle ex miniere di ferro, dalle spiagge bellissime e ancora poco frequentate dal turismo di massa.
L’isola ha un perimetro di circa 5 chilometri, ed è l’unica di tutto l’arcipelago a non essere formata in prevalenza da roccia lavica, dispone di coste molto frastagliate che ne rendono difficoltoso l’approdo. In passato abitata da monaci benedettini e cistercensi, venne abbandonata per la mancanza di acqua dolce e per le continue incursioni perpetrate dai pirati. Ora, durante la stagione estiva, è abitata solamente da due guardiani del faro. Dal 1979 l’isola è entrata a far parte del Parco Nazionale del Circeo, grazie all’esclusività di alcune specie animali e vegetali. L’annessione al parco ha permesso il ripopolamento di alcune specie e l’infoltimento della vegetazione già presente sull’isola, composta da: corbezzolo, lecci, olivastri. L’isola è priva di serpenti, in quanto, secondo la tradizione, lasciarono l’isola assieme ai monaci per trasferirsi a Gaeta, è però presente una specie di grosse lucertole dal colore scuro. Nel dopo guerra, vi è stato reintrodotto il muflone, ora specie protetta. L’isola è oggetto di transito di parecchie specie di volatili, mentre vi dimorano stabilmente il falco pellegrino, il falco di palude e il gabbiano reale.
Zannone è raggiungibile tramite escursioni organizzate da San Felice Circeo e da Ponza, il mare deve però essere particolarmente calmo, altrimenti le imbarcazioni non riescono ad attraccare all’unico punto di approdo, costituito dal Varo vicino alla Peschiera. Generalmente le escursioni prevedono la salita fino al belvedere, ai resti dell’antico monastero e poi una discesa fino al faro. Se si vogliono ammirare i mufloni è necessario procedere in silenzio.
Si tratta della più estesa delle isole Pontine, ma anche di quella più popolata e più conosciuta dal turismo mondano. La sua formazione vulcanica e la sua costa frastagliata fanno sì che l’isola disponga di poche spiagge, la maggior parte raggiungibili solo via mare. Sebbene fosse abitata sin dall’epoca preromana, modeste sono le testimonianze di insediamenti, a causa della pietra friabile dell’isola, dei forti venti che la battono, e del mare che ne erode le coste. Ponza è un’isola che saprà conquistarvi per la varietà delle tinte pastello delle sue case, per la bellezza delle sue alte falesie dai colori che variano dal bianco latte al grigio, e per la cordialità della sua gente. Le magiche luci dell’isola e il suo mare, dalla incredibile cromaticità, renderanno indimenticabile la vostra vacanza.
Perla del Mediterraneo, isola dei Vip, isola blu, isola dell’amore, bella dormiente questi sono solo alcuni dei mille modi in cui è stata definita l’isola, che con il suo fascino riesce a conquistare anche il viaggiatore più disincantato. L’azzurro del suo mare, la bellezza dei suoi colori, la luminosità dei suoi paesaggi l’hanno resa negli anni una delle mete più ambite del turismo d’élite, le cui dimore, dai tipici colonnati fioriti, hanno contribuito al mito. Già negli anni cinquanta la presenza di vip sull’isola era talmente diffusa da dare il nome ad un’intera linea di pantaloni, tutt’ora in uso. Capri dista solamente 35 chilometri da Napoli, ha una dimensione di circa 10 chilometri quadrati nei quali vi è un’altissima concentrazione di ville, hotel di lusso, ristoranti e negozi delle firme più prestigiose. Amministrativamente è divisa in due comuni: Capri e Anacapri.
Con i suoi 700 abitanti Marettimo è sicuramente la più selvaggia delle tre isole, caratterizzata dalle sue acque dai colori cangianti, dalla bellezza dei suoi fondali, un vero e proprio paradiso per i subacquei, dalle sue coste che si gettano a picco sul mare e, dalle sue grotte. Grazie alla presenza di sorgenti di acqua dolce sull'isola si trovano oltre 500 specie botaniche differenti tra queste il pino d'aleppo, l'elicriso pendulo, il timo selvatico, il finocchio mario e specie rare come Scilla Hughy, Blupeuro e il Dianthus al punto da essere stata definita "un giardino in mezzo al mare". Una vacanza a Marettimo è un modo per vivere in stretto contatto con la natura, lontano dai rumori e dal caos che caratterizzano la vita cittadina, godendo della bellezza delle sue acque, del sole e del suo splendido clima mite che la rende balneabile per gran parte dell'anno. Passeggiare tra gli stretti vicoli del borgo, soffermarsi ad ammirare le sue case bianche, i fantastici panorami sul mare, fare un bagno nelle acque cristalline, rigenerarsi gustando una rinfrescante bevanda alle mandorle accompagnata da una squisita brioches con gelato oppure cenare con una pasta all'aragosta, questo è tutto ciò che offre una vacanza a Marettimo.
Secondo numerose teorie geograficamente Marettimo corrisponderebbe alla famosa isola di Itaca indicata nell'Odissea come patria di Ulisse. Sicuramente l'isola fu abitata sin dall'antichità come dimostrano i resti di alcune case di epoca romana. Secondo alcuni scritti l'isola fu teatro della firma del trattato di pace fra Romani Punici e Cartaginesi avvenuto dopo la Battaglia delle Egadi del 10 marzo del 241 a.C. Marettimo passò nel corso del tempo sotto vari domini i primi furono sicuramente i fenici, ma molto importanti furono le dominazioni bizantine e normanne. In quanto scalo commerciale del mediterraneo e punto di approdo per eventuali conquiste, Marettimo fu spesso al centro di lotte per il suo controllo, queste nella maggior parte dei casi provocarono razzie, morti e distruzione. Nel 1634 Filippo IV di Borbone vendette l'isola ai Pallavicino di Genova, grazie ad essi gli isolani godettero di un periodo di relativa tranquillità e prosperità, venne introdotta l'agricoltura e l'allevamento.
Posta a soli 7 chilometri dalla costa della Sicilia, tra Trapani e Marsala, Favignana è la più grande delle Isole Egadi, ma anche la più turistica e la meno selvaggia delle 5 isole. L'isola, che si estende su di una superficie di 19 chilometri quadrati, è quasi divisa a metà dal corpo montuoso di Santa Caterina, il cui picco più alto raggiunge i 300 mt di altitudine. Ai due lati della formazione calcarea si estendono la Pianura del Bosco e della Piana. Favignana nel corso dei secoli è stata battezzata con numerose definizioni, alcune anche molto romantiche come: la farfalla sul mare, la perla dell'arcipelago, la regina delle tonnare, l'isola dei venti, l'isola delle capre. Il suo attuale nome risale però al periodo medioevale e deriva dal latino favonius, termine con il quale i romani indicavano il vento caldo che soffia da ovest. Con le sue spiagge bianchissime, il suo mare cristallino Favignana è l'isola delle Egadi che suscita il maggiore interesse sia dal punto di vista paesaggistico che marino e naturalistico.
La storia dell'isola risale addirittura al periodo Paleolitico, risalgono infatti a quest'epoca le tracce degli insediamenti umani ritrovati tra le Grotte del Faraglione e il Pozzo di San Nicola. L'isola era conosciuta dai greci con il nome di Aegusa o isola delle capre, nell'VIII a.C. subì la dominazione dei Fenici per poi passare, con la prima Guerra Punica sotto il dominio dei Romani. Per il resto della sua lunga storia seguì comunque i destini della Sicilia fino al XVI secolo quando tutto l'arcipelago delle Egadi venne venduto dai Borboni alla famiglia Pallavicini di Genova.
Curiosità: se capitate sull'isola verso la fine di maggio potrete assistere di persona alla preparazione ed alla partenza delle barche che si recano alla mattanza di tonni. Questo sistema di pesca segue tempi e rituali molto antichi scanditi dal capo della tonnara o Rais. Questi riti, ai quali i pescatori attribuiscono un significato propiziatorio, sono accompagnati da preghiere e canti conosciuti con il nome di Cialome. Le cialome vengono eseguite all'unisono dai tonnari prima, durante e dopo la pesca del tonno, le loro parole vengono tramandate dalla notte dei tempi, mentre è il cialomatore, e nessun altro, a darne l'avvio.