La zona del Galles che si estende nei pressi della sorgente dell’Afon Lliwyd, a nord di Pontypool, è stata un tempo il luogo di estrazione di quel ferro e di quel carbone che hanno reso famoso questo Paese nel mondo. Il prezzo pagato dal territorio è altissimo: un paesaggio desolato, devastato da cave, altiforni e binari non più utilizzati. C’è anche una ferriera settecentesca e ci sono, soprattutto le miniere e i pozzi abbandonati, dove intere generazioni di gallesi hanno lavorato in condizioni durissime, bambini compresi. Questa testimonianza di una delle pagine più sofferte della storia del Galles è stata dichiarata nell’anno 2000 Patrimonio dell’Umanità da parte dell’Unesco. Oggi nella cittadina di Blaenavon (che accoglieva più di 20.000 abitanti quando si lavorava in miniera o agli impianti per la lavorazione del ferro e del carbone) vivono poco più di 6000 persone; è un luogo turistico per i suoi eccezionali siti di archeologia industriale, famoso anche per le sue numerose librerie. Vi sono anche caffetterie ed alcuni negozi di antiquariato.
Era per dimensioni la seconda ferriera al mondo, dopo quella di Merthyr Tydfil ed era uno degli stabilimenti industriali più moderni del mondo. Le sue tre fornaci erano a carbone a differenza delle altre, meno potenti perché alimentate a carbonella ed era una macchina a vapore che azionava i mantici, non gli antiquati mulini dell’epoca. Restò in funzione ininterrottamente dal 1789 fino al 1904. Oggi è uno dei siti della storia industriale del Galles meglio conservati, che consente di seguire l’intero processo di lavorazione del ferro. Sono anche visitabili le piccole abitazioni degli operai che vi lavoravano.
È una vera miniera di carbone, rimasta attiva per circa 200 anni. Quando il governo Inglese decise che quel combustibile era ormai antieconomico ed inquinante, i 1300 minatori che vi lavoravano si batterono per non perdere il lavoro. Dopo lunghe, dure e purtroppo anche inutili battaglie sindacali la miniera fu comunque chiusa. Fu allora che, anche grazie alla risonanza internazionale che era stata data alla loro lotta, gli ex lavoratori costituirono una società che ha aperto al pubblico questo sito nel 1980. L’esperienza che offre ai visitatori è davvero unica, anche perché le guide che accompagnano i gruppi sono proprio gli ex minatori. Muniti di caschi di sicurezza con faretto e maschere antigas (un’attrezzatura di circa 5 kg di peso) si scende con un montacarichi per circa 90 metri all’interno dei pozzi e si percorrono alcune delle tante gallerie scavate per l’estrazione del carbone. L’esperienza è impressionante per il buio, la sensazione di chiuso e per l’esposizione alle infiltrazioni di acqua in cui ci si trova immersi. Lo diventa tanto di più se si riflette sul fatto che era in quelle condizioni che vi lavoravano interi nuclei familiari, bambini compresi, al lume di candela. Sono molte anche le norme di sicurezza necessarie per affrontare questa esperienza in una miniera dove le fughe di gas sono possibili: dovrete lasciare qualsiasi oggetto che funzioni ad elettricità, o che possa provocare scintille, orologi, macchine fotografiche, fiammiferi, accendini….. Nelle gallerie la temperatura è più bassa rispetto alla superficie (intorno ai 12°) e sarà opportuno tenerne conto. L’abbigliamento deve essere comodo e le scarpe adeguate. I bambini di altezza inferiore ad 1 metro per motivi di sicurezza non possono scendere all’interno della miniera.
La visita dura circa 50 minuti e prosegue in superficie dove è stato allestito un vero e proprio museo, che comprende ambienti di vita quotidiana, come i bagni e il laboratorio del fabbro, attrezzi e macchinari, carrelli e binari, documenti e ricordi dei minatori che vi hanno lavorato. Il punto ristoro è organizzato nel locale che era adibito a mensa dei minatori.
Se viaggiate con i bambini o semplicemente non ve la sentite di affrontare le condizioni di discesa nelle gallerie del Big Pit Coal Museum, un’alternativa può essere la visita al Rhondda Heritage Park in prossimità di Pontypridd (cittadina famosa per aver dato i natali a Tom Jones, luogo animato e vivace, pieno di giovani, per la presenza dell’Università Internazionale di Glamorgan che si trova a Treforest, nelle sue immediate vicinanze). Anche in questo caso si tratta di una esperienza sulla storia e sulle condizioni di vita all’interno di una miniera, la Lewis Merthyr, chiusa nel 1983. Vengono organizzate escursioni sotterranee, guidate da ex minatori, della durata di circa 40 minuti che proseguono all’esterno, dove si trovano attrezzi e macchinari spettacolari. Il centro visitatori dispone di informazioni e di una vasta documentazione sulla miniera. Nel Rhondda Heritage Park trovate anche la ricostruzione della via di un villaggio di minatori, una galleria d’arte ed una caffetteria che offre una bella vista della valle circostante. All’esterno, infine, c’è un parco giochi attrezzato per i bambini.
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