Piacenza, città ricca di storia e tradizioni, situata nel cuore della Bassa Padana, definita da Leonardo da Vinci come “terra di passo” per via della sua posizione al crocevia di ben quattro regioni Emilia, Piemonte Lombardia e Liguria. Attraversata fin dall’antichità da legioni, pellegrini, viandanti, principi, crociati, templari, commercianti ed artisti che ne hanno determinato la sua storia e le sue sorti strategico-militari. Fondata dai Liguri, venne in seguito conquistata dagli Etruschi e dai Celti, per poi divenire colonia romana. Dal 1126 fu libero comune per poi passare sotto il dominio dei Visconti e successivamente dello Stato Pontifico. Nel 1545 divenne capitale del Ducato di Parma e Piacenza sotto il dominio dei Farnese, durante questo periodo la città visse uno dei momenti più felici della sua storia, vennero costruiti palazzi, chiese, castelli e case nobiliari. Successivamente la città passò sotto il dominio dei Borboni e poi degli Asburgo iniziando un lungo periodo di declino. Da vedere:
La piazza prende il nome dai monumenti equestri dedicati a Ranuccio e Alessandro Farnese opera di Francesco Mochi. Attualmente la piazza costituisce il centro politico e sociale della città. Venne aperta nel XII secolo in concomitanza con la costruzione di Palazzo Gotico. Oggi su di essa si affacciano, oltre a Palazzo Gotico, il Palazzo del Governatore, il Collegio dei Mercanti, la Chiesa di San Francesco negozi e punti di ristoro.
Costruito a partire dal 1281, su volere del capo della corporazione dei mercanti Alberto Scoto, per ospitare nella parte porticata adunanze popolari e scambi commerciali, mentre nell’unico grande salone al piano superiore le grandi assemblee. I lavori per la costruzione del palazzo vennero seguite dagli architetti Pietro da Cagnano, Negro de Negri, Gherardo Campanaro e Pietro da Borghetto. La facciata del palazzo, che probabilmente rimase incompiuta, è caratterizzata da una parte inferiore in marmo rosa di Verona ed una parte superiore in cotto rosso. Fa da ornamento una merlatura a coda di rondine con tre torrette e grandi finestroni a balconata.
La costruzione del palazzo iniziò nel 1558 su volere di Ottavio e Margherita Farnese, che ne affidarono il progetto in un primo momento a Francesco Paciotto e successivamente al Vignola. La nuova residenza, secondo il volere dei Farnese, doveva divenire il simbolo della ricchezza e della potenza della nobile casata. Il palazzo subì quindi le alterne vicende delle famiglia e, del grandioso progetto iniziale ne venne portato a compimento solamente una parte. Il palazzo, che non dispone di una vera e propria facciata, si sviluppa su tre piani più un vasto seminterrato. Il pian terreno e il primo piano sono ornati da un elegante loggiato che si affaccia sul cortile interno. Della bellezza e della preziosità degli arredi, degli arazzi, dei quadri e delle porcellane che ornavano quella che fu la residenza della nobile casata fino alla sua estinzione purtroppo non rimane quasi nulla a causa delle razzie effettuate da Carlo di Borbone prima e da Napoleone poi, che arrivò a trasformarla in una caserma militare. Oggi il palazzo ospita i musei civici della città. Al piano terra si trova il museo delle carrozze, al piano ammezzato museo del risorgimento, al piano rialzato l’armeria, la sezione medioevale, i fasti di Alessandro e Paolo III, al primo piano i fasti di Elisabetta, la pinacoteca e la cappella ducale, al secondo piano si trova invece l’archivio di stato.
La piazza costituiva anticamente il centro della vita civile, politica e religiosa della città. Il suo attuale aspetto è dovuto ad un rifacimento avvenuto a metà del 1500 su volere di papa Paolo III Farnese, che voleva dare alla città un aspetto più moderno anche in previsione dell’assegnazione del Ducato al figlio Pierluigi. Al centro della piazza si erge il monumento dell’Immacolata a ricordo del docgma poclamato da Pio IX nel 1854.
Dedicato a Santa Maria Assunta e Santa Giustina, venne iniziato nel 1122 e terminato dopo circa un decennio. La facciata è divisa in due in senso orizzontale, quella più in basso in marmo rosa veronese quella più in alto in arenaria, mentre a livello verticale è tripartita da due pilastri. Tre sono gli ingressi alla chiesa, tutti sormontati da portici a due colonne. Il portico centrale, più grande dei laterali è a sua volta sormontato da un grande rosone., mentre i due laterali sono sormontati da una galleria a colonnine. L’interno è suddiviso in tre navate da massicci pilastri. Alcuni dei pilastri vennero costruiti dalle diverse corporazioni cittadine, distinguibili dalle differenti formelle riportanti la rappresentazione dell’attività. La chiesa è impreziosita da affreschi opera seicentesca di Camillo Procaccini e Ludovico Caracci. Nella cripta sono custoditi i resti di Santa Giustina.
Edificata nel IV secolo d.C. la basilica è dedicata al Santo Patrono della città di cui ne custodisce le reliquie. In passato costituì un punto di riferimento per i pellegrini che percorrevano la via Francigena. A lato della chiesa sorge il famoso “Portico del Paradiso” dove nel 1998 è stata posta la statua di Gregorio X, papa di origini piacentine. La chiesa durante la sua lunga esistenza subì parecchie opere di ristrutturazione che ne hanno alterato la struttura originaria, l’ultimo in ordine di tempo avvenne tra il 1915 e il 1930 ad opera di Giulio Arata. Anche gli interni furono più volte rimaneggiati andando a coprire importanti affreschi e sostituendo i soffitti lignei con volte a crociera.
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