Sul nome di Genova (Zena per i genovesi) esistono diverse teorie. Secondo le più accreditate deriverebbe dall’etrusco Kainua (città nuova) dal dio romano Giano, tradizionalmente rappresentato come bifronte, proprio come la città, che ha una esposizione verso il mare ed una verso i monti. Le sue origini sono, con tutta probabilità, fluviali, come dimostrerebbero alcuni importanti ritrovamenti archeologici (un villaggio dell’età del bronzo in piazza Brignole, una palafitta del 5000 a.C. in piazza della Vittoria e la necropoli etrusca dell’Acquasola). Il nucleo più antico della città risale al V secolo a.C.: sulla collina di Castello è stata infatti rinvenuta una necropoli di epoca preromana, testimonianza di un insediamento greco od etrusco. Nel II secolo a.C., durante la II guerra punica, la città fu sicuramente alleata di Roma e, per questo motivo, fu distrutta nel 205 a.C. da Magone, fratello di Annibale. Ricostruita dai romani, che la dotarono di una cinta muraria e ampliarono il porto preesistente, Genova si affermò nei secoli successivi per i suoi fiorenti commerci marittimi. Dopo la caduta dell’Impero romano, Genova venne governata dagli Eruli di Odoacre (tra il 476 e il 493) e dai Goti, per poi passare sotto il dominio romano-bizantino. Distrutta dai Longobardi nel 641, entrò a far parte dell’impero di Carlo Magno e venne organizzata in Contea. Resistette a molti attacchi saraceni, fino a quello del 936, che la vide soccombere a saccheggi e distruzioni, anche se, secondo scritti di epoca successiva, pare che i genovesi non si rassegnassero alla sconfitta, e che anzi inseguirono via mare gli invasori fino all’Asinara, dove riuscirono a riprendersi prigionieri e bottino. Nel Medioevo la città partecipò attivamente alle Crociate in Terra Santa, cercando nuovi spazi commerciali e importante fu il suo contributo nella presa di Gerusalemme del 1099. Nel 1155 fu edificata una nuova cinta muraria (della quale oggi rimane la splendida Porta Soprana) per difendere Genova dal pericolo rappresentato da Federico I di Svevia, più noto come il Barbarossa, con il quale la città trovò poi un accordo nell’alleanza contro i Normanni. Nello stesso periodo si intensificarono le lotte contro i mori di Spagna, con importanti vittorie genovesi, come quelle di Almeria e Majorca del 1231. È questo il periodo in cui l’abilità degli ingegneri genovesi assicurò più di una vittoria alla città. Genova divenne famosa per le innovative macchine da guerra come le torri, che erano capaci di portare i soldati fin sui merli delle città nemiche, spezzandone ogni resistenza. Torri costruite, se necessario, anche con i fasciami delle sue navi. Nel tentativo di affrontare con più efficacia le continue lotte intestine tra le famiglie nobili della città, nel governo di Genova in quegli anni fu abbandonata la carica del Podestà e adottata quella del Doge, che già vigeva a Venezia. Inizialmente questa carica fu a vita e questo finì per accentuare, più che sedare, il malcontento generale. Nonostante l’instabilità politica dovuta alla continua rivalità tra le diverse famiglie nobili della città e alla dura competizione con le altre potenze marinare, in particolare da Pisa e Venezia, Genova si affermò nei secoli successivi come uno dei massimi centri commerciali ed economici d’Europa, in grado, all’inizio del 1500 di prestare denaro alle diverse potenze straniere e alla stessa Curia Papale. Il Banco di San Giorgio, nato sotto l’egemonia francese, riunì quanti, avendo prestato denaro allo Stato, potevano ricevere in cambio titoli di governo delle colonie, oltre a quote parte delle entrate pubbliche e diventò, di fatto, l’elemento di stabilità della Repubblica. Nel 1528 Andrea Doria, con l’aiuto dell’imperatore Carlo V, conquistò dal mare la sua città, cancellando la sovranità francese. Iniziò così un periodo di grande splendore per Genova, città libera, ricca, spregiudicata nei commerci, governata da dogi che ora si avvicendavano, restando in carica solo due anni. Fu questo il periodo di massimo splendore e la città si andò arricchendo di opere di grandi artisti, quali Rubens, Luca Cambiaso e Galeazzo Alessi. Nel 1626 fu iniziata la costruzione di una cinta muraria ancora più imponente delle precedenti, che però non impedirono la caduta della città e il suo assoggettamento dapprima all’Impero Napoleonico e poi al Regno di Sardegna, nel 1815. In contrasto con il dinamismo dei secoli precedenti, iniziò per Genova un periodo opaco sul piano culturale ed economico: la città perse il suo ruolo di protagonista, anche se partecipò attivamente dapprima ai moti per l’unità d’Italia (non dimentichiamo che diede i natali a Giuseppe Mazzini e Goffredo Mameli) e poi alla storia del Paese e alle sue due guerre mondiali. Nel ‘900 la città cominciò ad orientarsi verso l’industria, in particolare del ferro e dell’acciaio, mentre si cercò di dare nuovo vigore ai suoi grandi cantieri navali. È questo il periodo in cui Genova si andò sviluppando verso le valli di Bisagno e Polcevera, fino ad estendersi, negli anni ’30, per 239 Kmq (oggi le sue dimensioni sono di circa 244 Kmq). Attualmente Genova è una delle 15 città metropolitane; fa parte del triangolo industriale Milano-Torino –Genova ed il suo porto è il più importante d’Italia. Per popolazione è il sesto comune italiano; è un apprezzato centro culturale e turistico, con poli di eccellenza nella ricerca scientifica e tecnologica. Nel suo centro storico si trovano alcuni dei palazzi più belli d’Europa e il complesso denominato Palazzi dei Rolli nel 2006 è stato dichiarato Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO. Si tratta di splendidi edifici, appartenute alle nobili famiglie genovesi che, durante il periodo della Repubblica di Genova, facevano parte di una lista di dimore eccellenti che, in base ad un sorteggio pubblico, si assumevano gli oneri e gli onori dell’ospitare le più alte personalità di Stato, in visita ufficiale. Simbolo della città è il faro che si trova al confine tra i quartieri di San Teodoro e Sampierdarena, tradizionalmente soprannominato la lanterna, mentre il suo stemma è la nobile croce di San Giorgio sorretta da due grifoni, simboli di prontezza e prestanza guerriera.