La città di Caserta è indissolubilmente legata alla sua Reggia, senza la quale probabilmente non sarebbe neppure esistita. Fino al 1752 infatti, anno in cui iniziarono i lavori per la costruzione della reggia, nel suogo in cui ora sorge la città esisteva solamente un piccolo borgo “La Torre”, acquistato dal re Carlo di Borbone dalla famiglia Caetani di Sermoneta. La città assunse il suo attuale nome dall’antica città di Caserta, posta su di un colle poco distante, e divenuta nel tempo Caserta vecchia. Con l’edificazione della reggia il borgo si trasformò in una città si trasformò in una città di corte, divenendo un importante centro per gli affari di stato, al punto da essere nominata capoluogo di provincia, sede diocesana, che ben presto si trasferì da Casertavecchia, e centro della vita di corte. La città continuò il suo periodo di prosperità anche sotto Ferdinando di Borbone, fu con la sconfitta dell’esercito borbonico a Volturno ad opera di Garibaldi che la città assieme al Regno delle due Sicilie venne annessa al Regno di Sardegna. Nel 1945 in città venne firmato l’atto di resa delle truppe germaniche alle forze italiane. La visita alla città di Caserta è essenzialmente legata alla visita alla Reggia, a Casertavecchia e al borgo reale di San Leucio, la città in se oltre al Duomo non offre spunti di visita.
Per godere al meglio della bellezza dei Giardini della Reggia e di Casertavecchia vi consigliamo di organizzare la vostra visita in primavera, in autunno o inverno, in estate il caldo e l’afa che generalmente attanagliano la città possono rendere la visita piuttosto difficoltosa anche all’interno del palazzo dove non esiste l’aria condizionata.
Per una visita approfondita alla reggia ed ai giardini ci vogliono dalle 4 alle 5 ore, la visita a Casertavecchia richiede come minimo 1 ora come pure il Belvedere di San Leucio.
Annoverata tra i beni Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, la Reggia di Caserta è il complesso monumentale più esteso d’Italia, ma anche quello che nel corso degli anni, suo malgrado, si è distinto per mala gestione e degrado. Edificata su volere di Carlo di Borbone, che voleva riorganizzare militarmente e amministrativamente il regno, la Reggia venne progetta da Luigi Vanvitelli emulando per grandezza e bellezza le più belle reggia d’Europa, prima tra tutte quella di Versailles. Il giorno 20 gennaio del 1752 il re Carlo di Borbone con la regina Maria Amalia di Sassonia posero la prima pietra dell’immenso edificio. I lavori proseguirono piuttosto speditamente fino al 1759, quando morto il re di Spagna, Carlo di Borbone si trasferì a Madrid per arrestarsi durante l’epidemia del 1764 che la vide trasformata in un ricovero. Dopo la morte di Luigi Vanvitelli avvenuta nel 1773 furono il figlio Carlo ed altri architetti allevati alla sua scuola a proseguire l’immensa opera. La Reggia ha una pianta di forma rettangolare che si sviluppa in quattro corpi di fabbrica che si affacciano su altrettanti cortili interni, occupa una superficie di 47.000 metri quadrati per 1.200 stanze e 34 scale. Lo Scalone d’Onore, realizzato come spazio culminante di tutto l’edificio, si compone di una prima grande rampa centrale, dominata dalle statue di Carlo di Borbone, del Merito e della Verità. Dopo l primo pianerottolo la scala si sdoppia in due elementi paralleli, ciascuno dei quali custoditi da leoni in marmo bianco. La volta ellittica dello scalone è affrescata con le 4 stagioni e la reggia di Apollo, il cornicione che corre lungo la volta ospitava, durante i ricevimenti di gala, musici e cantori il cui effetto anticipava il principio della musica stereofonica. Dallo scenografico Scalone d’Onore si accede agli Appartamenti Reali ed alla Cappella Palatina, unico elemento del palazzo che presenta evidenti derivazioni da Versailles. Prima di giungere agli appartamenti occupati dai reali si passano varie anticamere come quella degli Alabardieri, il Salone delle Guardie del Corpo e la Sala di Alessandro. Nell’Appartamento Nuovo è possibile ammirare la Sala del Consiglio, la Sala del Trono, di gran lunga la più ampia del piano, la camera da letto di Francesco II, la camera la letto di Murat e vari ambienti di servizio. Nell’Appartamento Vecchio vi sono le stanze abitate da Ferdinando IV e da Ferdinando II, mentre nel l’Appartamento della Regina è collocata anche la biblioteca palatina con oltre 14.000 volumi e ben 3 sale di lettura completamente affrescate e decorate. Molto interessante la sala dei presepi ove sono custoditi i presepi di Carlo di Borbone, sua moglie e del figlio Ferdinando, avendo essi un profondo senso religioso furono fortemente partecipi alla tradizione tipicamente napoletana che ricreava la natività di Gesù. Alla creazione dei presepi furono chiamati artisti come Nicola Ingaldi, Matteo Bottiglieri, Francesco Celebrano e molti altri, da documenti risulta che anche i reali parteciparono all’opera confezionando alcuni vestiti delle statue. All’interno della Reggia ha sede il Museo dell’Opera e del Territorio con un esposizione che racconta l storia di caserta e del territorio dall'antichità fino alla vita di corte. All’incrocio tra la facciata occidentale della Reggia e uno dei bracci mediani si trova il teatro. Originariamente il Vanvitelli aveva previsto un grande teatro pubblico all’aperto adiacente al sontuoso edificio, re Carlo però non gradì questa soluzione, voleva un teatro all’interno della Reggia, quindi Vanvitelli ripiegò sull’attuale soluzione. Il teatro a forma di ferro di cavallo dispone di 41 palchi disposti su 5 ordini, la volta è sorretta da 12 colonne di alabastro, mentre tutto il teatro è ornato da festoni, maschere, putti e trofei opera di Gaetano Magri.
Proclamati nel 2010 i più bei giardini d’Italia, risentono come tutto il complesso, di una scarsa opera di manutenzione. I giardini sono talmente ampi che è quasi impossibile visitarli a piedi, soprattutto nella stagione estiva, è quindi disponibile un servizio (a pagamento) di autobus, biciclette e calessi. Appena usciti dalla reggia il colpo d’occhio sui giardini è veramente scenografico; lungo l’asse principale, di oltre 3 chilometri, è un susseguirsi di vasche, fontane e cascate ornate da gruppi scultorei. La disposizione delle cascate e delle fontane venne appositamente studiata in modo tale che l’acqua partendo dalla grotta della Cascata Grande potesse per caduta raggiungere le fontane più vicine alla reggia. Ben 6 sono le monumentali fontane che ornano i giardini: Margherita, dei Delfini, Eolo, di Cerere, di Venere e Adone, di Diana e Adone. Se la fontana Margherita è quella meno adorna quelle di Eolo, Cerere, Venere e Adone sono un tripudio di gruppi scultorei e potenti getti d’acqua. La Grande Cascata o Fontana di Diana è posta alla sommità della collina da qui si gode di una splendida veduta sui giardini, sulla reggia e, nelle giornate limpide, fino ad Ischia. A seguire l’Acquedotto Carolino lungo circa 40 chilometri e il Giardino Inglese, sistemato nel 1782 su probabile richiesta della regina Maria Carolina che lo finanziò con il suo patrimonio personale.
Posto sul versante meridionale del monte Virgo a pochi chilometri da Caserta, il borgo medioevale di Casertavecchia merita sicuramente una visita. Le origini del borgo sono tutt’ora oscure si sa per certo che nell’879 sotto la dominazione Longobarda venne ceduto al conte Pandulfo di Capua. In seguito alle devastazioni dei Saraceni ed alla distruzione di Capua un gran numero di persone si rifugiò a Casertavecchia, divenendo così nel IX secolo d.C. sede vescovile. Da questo momento il borgo passò sotto varie dominazioni da quella sveva a quella normanna fino ad arrivare a quella aragonese che segnò l’inizio di un lungo ed inesorabile declino. Con l’arrivo dei Borboni e la costruzione della Reggia Casertavecchia per anche la sede vescovileDa vedere:
Perfettamente conservato il borgo è oggi meta di turisti che passeggiano tra le strette viuzze lastricate in pietra sulle quali si affacciano caratteristiche ed eleganti case in pietra come Casa Pisano, Casa Ferraiuolo, casa Farina e Casa Uzzi. Via San Michele Arcangelo attraversa tutto il borgo fino ad arrivare allo splendido belvedere posto in fondo all’abitato, mentre su via dell’Annunziata si apre un caratteristico loggiato che precede l’omonima chiesetta, in stile gotico.
La chiesa edificata intorno alla fine dell’VIII secolo dispone di una sobria facciata ornata da tre finestre e un rosone. Il campanile è ornato da monofore e da una cupola a cuspide. L’interno è a unica navata.
Di straordinario interesse artistico è la cattedrale che si affaccia su piazza del Vescovado. La cattedrale dedicata a San Michele Arcangelo fu iniziata nel XII secolo su volere del vescovo Rainulfo ma, portata a termine solamente nel 1153. Il campanile che con i suoi 32 metri di altezza domina su tutto il borgo venne edificato qualche decennio più tardi. Il campanile, sullo stile di quelli di Gaeta ed Amalfi, termina con un torrione ottagonale poggiante su due piani di bifore. Il torrione è ornato da archi ciechi e agli angoli da torrette. La facciata della cattedrale, dall’aspetto piuttosto austero, venne costruita in tufo giallo, con tre portali in marmo bianco, quello centrale, decorato a motivi floreali, è sorretto da due leoni. L’interno austero ed al contempo suggestivo, è a tre navate divise da 18 colonne provenienti da un tempio dedicato a Giove Tifatino. Da notare il pergamo, realizzazione del XVII secolo, con l’utilizzo di materiali provenienti da amboni del ‘200. La chiesa conserva alcune lastre tombali di epoche medioevali e rinascimentali.
Edificato probabilmente intorno al IX secolo d.C., sul punto più alto del colle, a difesa del borgo, fu per un lungo periodo ricovero di abitanti, animali e masserizie. Delle sue originarie 6 torri è rimasto in piedi solamente il mastio alto 30 metri e di forma cilindrica, le altre sono ormai ridotte a ruderi come pure le mura di cinta. Purtroppo l’area intorno al castello versa in avanzato stato di degrado.
Arrivando al Belvedere ed al Borgo che lo circonda la prima sensazione è quella di abbandono e degrado, sensazione molto spiacevole vista la bellezza del sito e della sua importanza storica. Il Borgo Reale nasce da un avveniristico sogno di re Ferdinando di dar vita ad una città ideale dove risiedesse una comunità autonoma, retta dal lavoro, governata da leggi speciali, in un luogo che doveva essere un esempio di architettura residenziale: Fernandopoli. Il sito progettato nel 1778 dall’architetto Francesco Collecini è stato dichiarato nel 1997 Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Cuore produttivo del luogo è il setificio, nel quale lavoravano giovani del luogo, i primi vennero mandati in Francia per imparare l’arte della tessitura, ad essi ben presto si aggiunsero tessitori provenienti dal Piemonte, da Genova e da Messina attratti dai molteplici benefici di cui godevano i lavoratori delle seterie. Perfettamente restaurato ora l’antico setificio ospita macchinari d’epoca e telai in legno controllati da schede in cartone perforato, tecnica assolutamente all’avanguardia per l’epoca. Il setificio divenne ben presto un fiore all’occhiello del Regno, producendo sete di ottima qualità, esso rimase sotto il controllo dei Borbone fino all’unità d’Italia quando venne ceduto a privati. Il moderno stabilimento è tutt’ora visitabile su prenotazione da qui escono preziose sete alcune delle quali utilizzate alla Casa Bianca, in Vaticano ed al Quirinale. Intorno al setificio, secondo una geometrica simmetria, vennero fatti costruire alloggi per gli operai, una scuola che, prima in Italia, era obbligatoria sia per i maschi che per le femmine, nella quale venivano insegnate anche materie professionali, una chiesa e vari edifici pubblici. Intorno agli edifici vi erano giardini, orti, vigneti e uliveti per il sostentamento della comunità. Si entra nel borgo attraverso una cancellata in ferro battuto sormontato da un arco con lo stemma reale. Superato il borgo con ben 37 unità abitative, una scalitata, affiancata da giardini porta al Palazzo del Belvedere. La bella scalinata a doppia rampa, che racchiude le scuderie, è stata con il tempo imbrattata da scritte di vandali mentre le scuderie versano in stato di abbandono. La scalinata termna al piazzale del Belvedere da quale si domina la città e l’intero borgo. Il palazzo con gli appartamenti reali venne ricavato da una casina di caccia che Ferdinando IV ereditò dal padre Carlo III. Di particolare rilevanza sono gli spazi dedicati alla nobiltà con volte affrescate e pareti a pannelli mobili, il bagno della regina affrescato da Philipp Hackert e la cappella reale consacrata nel 1776, e ricavata dall’antico salone delle feste. Costeggiando l’edificio si arriva alla Filanda e alla Cuculliera dove venivano allevati i bacchi da seta.