È conosciuto come le Sette Chiese di Bologna, per l’alto numero di edifici (chiese, cappelle, cortili, chiostri…), costruiti in stili diversi, che lo compongono. Anche se in realtà non si raggiunge il numero di sette (scelto probabilmente per il suo alto valore simbolico), Santo Stefano è sicuramente uno dei luoghi più suggestivi di Bologna. Sorge all’interno della più esterna cerchia di mura medioevali ed è uno dei monumenti più antichi di Bologna, citato con il nome di Sancta Hierusalem in atti notarili antecedenti all’anno 1000. Con tutta probabilità risale agli inizi dell’era cristiana, anche se la tradizione ne attribuisce la fondazione a San Petronio, vescovo di Bologna tra il 431 e il 450, che vi fu sepolto. Nel loro insieme formano una ricostruzione simbolica dei luoghi della Passione di Cristo, compresa una riproduzione del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Nel 727 si instaurò nella zona un presidio longobardo: traccia del loro passaggio è in una iscrizione posta sul Catino di Pilato, grande vaso di pietra al centro del cortile interno, dono dei re Liutprando e Ilprando. Più volte la chiesa fu spogliata di arredi e reliquie per evitare saccheggi. Alcune sacre reliquie furono ritrovate dopo che del loro nascondiglio si era persa memoria, come accadde all’abate Martino nel 1019 o più tardi, nel XII secolo. Nel corso dei secoli il complesso di Santo Stefano è stato più volte modificato, ampliato e ricostruito. Nel 1920 ebbe inizio una campagna di scavi archeologici, finalizzata a conoscere e datare gli aspetti più antichi del complesso. Altri scavi furono promossi nel 1984 nella piazza antistante la Chiesa.
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