La chiesa venne iniziata dai Domenicani nel 1333, secondo la leggenda nel luogo connesso ad una visione del doge Jacopo Tiepolo, ma terminata solamente nel 1430. Fin da subito divenne luogo dei solenni funerali dei Dogi, rivaleggiando in bellezza e grandiosità con Santa Maria dei Frari. L'alta facciata in cotto è ornata da un ampio rosone centrale e da due laterali. Il grande portale in marmo bianco, finemente decorato, è opera dei maestri Bartolomeo Bono e Domenico Fiorentino, ai suoi lati si aprono sei profonde arcate cieche. Nella parte posteriore spiccano le absidi con alte finestre gotiche, mentre la cupola a doppia calotta venne aggiunta presumibilmente verso la fine del '400. L'imponente interno è composto da un'ampia navata centrale, da due navate laterali divise da slanciati archi con pilastri cilindrici e da 5 cappelle absidali. Il pavimento a scacchi bianchi e rossi è uno dei tanti elementi che la chiesa ha in comune con Santa Maria dei Frari. La chiesa conserva le spoglie di ben 25 dogi, alcuni sepolcri hanno un eccezzionale valore artistico tra questi il monumento al doge Pietro Mocenigo, al doge Andrea Verdamin, al doge Marco Corner, al doge Tomaso Mocenigo e al doge Nicolò Marcello. Nella cappella del rosario sono invece custodite alcune tele del Veronese