Pianosa fa parte del Parco Nazionale dell'arcipelago Toscano. Un'associazione ne protegge l'aspetto e la zona marina rendendola un luogo piacevole per gite e viaggi. Sono vietate in tutta la sua zona marittima, la pesca, l'immersione, l'ancoraggio, la sosta, l'accesso e la navigazione se non sotto autorizzazione specifica.
L' isola di Pianosa è stata resa visitabile ai turisti solo da maggio 2005: possono accedere all'Isola al massimo 350 visitatori giornalieri e la visita diurna e guidata all'isola è possibile da aprile a ottobre in gruppi, con imbarco da Marina di Campo, sull'isola d'Elba.
Tutto l’anno il collegamento con l’isola è dato dalla Toremar che parte da Piombino alle 8:20 fa un breve scalo a Rio Marina e arriva a Pianosa alle 11:15 di nuovo partenza da Pianosa alle 14:10 e arrivo a Piombino alle 17:15.
Durante i mesi estivi, con il traghetto di linea, 150 turisti al giorno possono sbarcare e raggiungere facilmente Pianosa partendo al mattino da Marina da Marina di Campo e tornandovi la sera.
Ciascun visitatore deve corrispondere al Parco un ticket di ingresso (8,00 euro la tariffa 2013) che andranno metà al Comune di Campo nell'Elba e metà al Parco dell'Arcipelago Toscano.
Visitare Pianosa quindici anni dopo la chiusura del carcere di massima sicurezza è come fare un salto all'indietro nel tempo: un tempo in cui sull'isola vivevano fino a sessanta famiglie e mille detenuti. Tornare agli Anni 60, in un luogo magico dove alla sera, nel più totale silenzio, guardare le stelle e sentirsi come su di un set cinematografico.
Ci sono case (e un forte napoleonico) che si sbriciolano, uffici sprangati, insegne sbiadite di negozi abbandonati, campi da calcetto divorati dall'incuria e surreali cartelli che avvisano l’automobilista di rallentare in prossimità di una scuola scomparsa da un bel pezzo.
A Pianosa ci accoglie il silenzio di una terra dove la presenza dell’uomo è ora appena percettibile.
Abitata fino a pochi anni fa anche da più di 2000 persone Pianosa, dal 1998 anno di dismissione del carcere ha visto la popolazione residente ridursi a 10/15 detenuti più il personale di vigilanza.
Passeggiando tra le vecchie e suggestive strutture di quello che è stato l’unico borgo abitato, se ne può conoscere la storia, per poi visitare le catacombe cristiane, i resti dell’area termale romana del nobile Marco Postumo Agrippa in un percorso che va dall'età della pietra fino agli insediamenti ottocenteschi della prima colonia penale agricola d’Italia.
Il resto della giornata possiamo trascorrerlo sulla spiaggia di Cala Giovanna, incomparabile per il candore della sabbia e la trasparenza delle acque: dopo oltre cento anni di divieto assoluto di pesca nelle acque circostanti l’isola, entrare in acqua, con il semplice ausilio di una maschera ed un eventuale boccaglio, porta a diretto contatto con una vita sottomarina altrove irrimediabilmente perduta.
Il bagno è consentito nella sola spiaggia di cala Giovanna nelle vicinanze del bar ristorante.
Tutte le escursioni avvengono esclusivamente con una Guida Parco o una Guida Ambientale.
Con la Guida è possibile effettuare escursioni a piedi, in bus, in bicicletta o in calesse.
Il paese, il porticciolo e il forte Teglia hanno un’architettura caratteristica, dovuta soprattutto al gusto eclettico del Cav. Ponticelli, uno dei primi direttori della colonia Penale agricola, uomo di grande cultura che ha diretto Pianosa per vent'anni.
L'edificio più antico è il forte Teglia. Napoleone Bonaparte, in esilio all'Elba, lo fece erigere sopra la collina antistante l’insenatura d’attracco per posizionarvi i cannoni e dare alloggio alla guarnigione che doveva vigilare sull'isola. Il forte in seguito ha subito ampliamenti e modifiche: dove una volta era istallato il cannone, ora una bianca statua della Madonna accoglie i viaggiatori.
Incamminandosi su per la strada si arriva alla Darsinetta (antico punto d’approdo usato dai romani) , sormontato dal Marzocco, pinnacolo di roccia bucato dall'erosione eolica. Dietro, separato da un breve tratto di mare, l’isolotto della Scola, 34 m di altitudine, abitato dall'uomo in epoca preistorica e ora sito di nidificazione delle Berte maggiori, familiarmente chiamato dagli elbani, per la sua forma, “il cappello del Prete”.
Da Cala dei Turchi si vedono l’isola di Montecristo e il profilo basso della costa fino a Punta Secca, scendendo sugli scogli, in un masso, troviamo scolpita una croce Bizantina ricordo di un’epoca in cui il mar Tirreno era conteso tra la flotta cristiana e quella barbaresca.
Sopra a Cala dei Turchi, di fronte al Forte Teglia, il cancello di un palazzo ottocentesco ci indica l’entrata delle catacombe, sepolcreto paleocristiano che costituisce uno dei più affascinanti “misteri” dell’isola.
Alle catacombe, le più settentrionali rispetto a Roma, si accede da una piccola grotta vicino al porto. Risalential III-IV secolo vennero utilizzate come luogo di sepoltura dalle prime comunità cristiane che si insediarono sull'isola attirate dalla fertilità e ricchezza d'acqua.
Sono costituite da un fitto intreccio di gallerie basse con loculi coperti con lastre di pietra, su cui erano incisi i nomi dei defunti.
Sia pure spogliate lungo i secoli, soprattutto durante il periodo della pirateria, e spesso usate come magazzini o come vere e proprie discariche, grazie a recentissimi restauri si presentano oggi in buono ottimo stato di conservazione.
Il paese si estende poi lungo Viale Regina Margherita; a sinistra la piazzetta della posta, la foresteria, la casa dell’Agronomo e quella del Ragioniere, a destra affacciati su cala Giovanna il molo d'attracco del traghetto, il campo da calcetto, il tennis, i giochi per i bimbi, la verde villa Literno, la scuola; tutti edifici che ci parlano di una comunità che qui ha vissuto dalla metà dell’ottocento fino al 1998.
Prima di rientrare suggeriamo di visitare l'interessante mostra fotografica curata dall'Associazione per la difesa dell'Isola di Pianosa (onlus) e nata dalla volontà di alcuni ex pianosini di far conoscere la storia della comunità che l'abitava, promuovere la rinascita dell'isola e sensibilizzare sulla condizione del paese ormai in rovina e soggetto a frequenti crolli.
Sull’isola di Pianosa esiste un servizio di bar-ristorante a disposizione dei visitatori che possono usufruirne scegliendo tra varie opportunità che vanno dal semplice spuntino fino al pranzo completo.
Il locale, più che decoroso, garantisce ai visitatori un corretto rapporto qualità-prezzo nell'acquisto di cibi e bevande, inoltre mette gratuitamente a disposizione di tutti toilettes ed uno spazio ove è possibile lasciare piccoli bagagli per evitare di portarli con sé durante la visita.
La struttura è gestita dalla Cooperativa Sociale San Giacomo che dà lavoro a detenuti del carcere di Porto Azzurro che, usufruendo di un particolare regime di semi-libertà, ottenuto sulla base di criteri di buona condotta, scelgono questa esperienza lavorativa al termine della loro pena a conferma di un definitivo recupero alla vita normale.
Il bar-ristorante si trova nella zona del Paese, a circa duecento metri dal punto di sbarco dalla motonave, adiacente alla struttura che ospitò la Direzione della Colonia Penale Agricola.
Adiacente al bar-ristorante i visitatori trovano un’area attrezzata con panche e tavoli in legno all’ombra di una piccola pineta.
Questo bello spazio, che si affaccia sul mare di Cala Giovanna, è fruibile sia per riposarsi tra una visita e l’altra che per consumare piacevoli pic-nic con la possibilità di integrare quanto portato con se acquistando vivande presso il bar-ristorante.
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