E’ per antonomasia la città d’arte del sud, conosciuta anche come “Firenze del Barocco”. La città, di origini messapiche, già nel III secolo a.C. fu dominio romano, dapprima come Municipio, poi come Colonia. Con la caduta dell’impero subì le invasioni barbariche e la dominazione bizantina. Durante quest'ultimo periodo venne favorita l’ascesa della vicina Otranto. Sotto la dominazione normanna il territorio leccese vide l’insediamento di monaci benedettini e diversi altri ordini religiosi, che favorirono la costruzione di chiese, monasteri e abbazie. I normanni diedero un forte impulso ai commerci e alle attività produttive, estendendo i confini del territorio fino a far diventare la città capoluogo del Salento. Si deve invece a Carlo V la riorganizzazione urbanistica della città, che gli conferì l’attuale aspetto. A Lecce, come in molte parti della Puglia, si è perfezionata nel tempo la lavorazione della cartapesta con la quale si costruiscono statue di presepi, madonne, crocifissi e maschere. Negli ultimi anni la produzione classica è stata affiancata a oggetti di design. Numerose sono le fiere che si svolgono durante tutto l’anno, la più famosa è quella dei presepi e dei pupi che si tiene nel periodo natalizio.
Il castello venne edificato nel 1537 su volere di re Carlo V che ne affidò i lavori a Gian Giacomo d’Acaya. La struttura venne costruita sui resti del medioevale castello di Re Tancredi, del Monastero di Santa Croce e della Cappella della Santa Trinità, ai quali vennero intitolati due bastioni. Anticamente il castello era circondato da un fossato colmato nel 1870. Due erano gli accessi consentiti da altrettanti ponti levatoi: quello a nord-est con lo stemma di Carlo V e quello secondario che si apriva verso le campagne. La forma trapezoidale del castello venne fortificata da una cinta di bastionata tra le più innovative dell'epoca, in grado di resistere ad assalti con armi da fuoco. Di notevole pregio sono gli interni a partire dalle luminose scale e dai saloni finemente decorati con volte ad ogiva sostenute da possenti colonne in pietra. Attualmente il castello viene utilizzato per mostre, eventi e manifestazioni enogastronomiche. Al primo piano è ospitato il museo della cartapesta con oltre 100 opere esposte, l'ingresso è gratuito e segue gli orari del castello.
La chiesa, tra le più antiche della città, venne edificata nel 1180 su volere di Tancredi d’Altavilla, conte di Lecce, che la donò ai Benedettini. Nel 1494 passò all'ordine degli Olivetani che nel 1716 fecero ristrutturare la facciata dall'architetto e scultore Giuseppe Cino. La chiesa conserva ancora il suo portale e il rosone di epoca romanica, perfettamente armonizzati con i rifacimenti barocchi. L’interno, piuttosto austero, è a tre navate divise da pilastri policromi. Annesso alla chiesa è il convento degli Olivetani con il chiostro e il cimitero.
La piazza, nelle attuali fattezze, si può far risalire al 1761. Nei periodi precedenti assolse ruoli militari, religiosi e civili. L'enorme suggestione che provoca nei visitatori è dovuta al colore della pietra con la quale sono costruiti gli edifici che vi si affacciano, massima espressione del barocco pugliese. Tra di essi : Il Duomo con il campanile a 5 piani, il Palazzo Vescovile, il Seminario.
Edificato intorno al 1100 venne ristrutturato nel ‘600 ad opera di Giuseppe Zimbalo. La facciata collocata frontalmente alla piazza è un trionfo del barocco pugliese leccese che culmina con la statua di Sant’Oronzo, posta al centro di un trionfale arco che si accompagna visivamente alle sottostanti edicole con le statue di San Giusto e San Fortunato. L’altra facciata della chiesa semplice e sobria, ma al contempo molto elegante, è valorizzata da un portale in bronzo opera di Manzù e dalle statue di San Gennaro, San Ludovico da Tolosa e San Pietro e Paolo. L’interno è a tre navate divise da possenti pilastri, con soffitto ligneo a cassettoni con dorature che incorniciano splendide tele dipinte. Le navate della chiesa conservano ben 12 altari costruiti in pietra leccese dagli architetti Giuseppe Zimbalo, Giuseppe Cino e Cesare Penna.
Il palazzo, di cui si hanno notizie già dal ’400, venne ampiamente rimaneggiato nel corso del ‘700. Attualmente si presenta con un basamento in bugnato sormontato da un elegante loggiato con al centro uno dei primi orologi pubblici cittadini.
Il palazzo opera di Giuseppe Cino ha una facciata in bugnato liscio con splendide cornici alle finestre e un loggiato a tre archi. Nel cortile interno del palazzo è posto uno splendido pozzo riccamente decorato. L’interno del palazzo ospita il museo diocesano di arte sacra dove sono raccolti dipinti, argenti, sculture e paramenti liturgici
La monumentale porta, costruita verso la metà del cinquecento in onore di Carlo V, venne disegnata da Gian Giacomo d’Acaya. L’obelisco a Ferdinando I precede la porta, mentre nell’arco è visibile l’aquila bicipite simbolo dell’impero asburgico.
La piazza, di origini molto antiche, nel corso del tempo ha cambiato più volte fisionomia fino all’ultima, avvenuta in epoca fascista, con la quale venne sventrato il quartiere delle botteghe. L’attuale nome venne dato alla piazza nel 1656 in seguito ad una tremenda epidemia di peste dalla quale, secondo la tradizione, Lecce venne risparmiata grazie all’intercessione di Sant’Oronzo, protettore della città. Al centro della piazza venne posta una statua in onore del Santo.
Posto in corrispondenza di piazza Sant’Oronzo, l’anfiteatro venne parzialmente portato alla luce tra il 1904 e il 1938. Edificato nel II secolo d.C. in pietra di tufo ha una lunghezza di 102 metri per 82 metri di larghezza e poteva ospitare fino a 14.000 spettatori.
La costruzione della chiesa iniziò nel 1549 ad opera di Gabriele Riccardi, Giuseppe Zimbalo e Cesare Penna che, aiutati dai migliori maestri scalpellini dell’epoca, crearono uno dei più mirabili esempi di barocco leccese. La chiesa venne terminata solamente nel 1699. Questo lungo lasso di tempo lasciò i suoi segni soprattutto nei vari stili che vi si sono sovrapposti formando però un armonioso complesso architettonico. La parte bassa della facciata con le sue sei colonne lisce è opera di Riccardi mentre il portale con le sue doppie colonne corinzie sormontate dallo stemma di Filippo III di Spagna è opera dello Zimbalo. La parte alta della facciata è un tripudio di ornamenti tra i quali 13 putti abbracciati a simboli del potere temporale, ai lati le statue di San Benedetto e San Celestino mentre al centro un rosone con un’elaborata ghiera e fini intagli. Nei restanti spazi è un susseguirsi di immagini pagane e cristiane alternate a fiori, festoni, animali, angeli, melograni e stemmi. L’interno alto e luminoso è suddiviso in tre navate da sei file di colonne con capitelli finemente decorati; la navata centrale, più alta delle laterali, dispone di un soffitto ligneo a cassettoni dorati. Di notevole bellezza i decori degli altari laterali.
Il palazzo costruito tra i 1659 e il 1695, è ora sede degli uffici dell’amministrazione provinciale di Lecce. In passato fu per un lungo periodo sede dell’ordine dei Celestini, i quali svolgevano al suo interno un’intensa attività culturale. Fu Napoleone, nel 1807, a scacciare i Celestini dal palazzo e a destinarlo all’Intendenza di Terra d’Otranto. Di particolare bellezza è la facciata in bugnato intervallato da lesene con cornici barocche alle finestre.
Passeggiando per il centro cittadino non mancate di entrare in una delle caratteristiche botteghe dove gli artigiani della cartapesta, utilizzando materiali poveri come carta, stracci, colla e gesso, riescono a produrre delle vere e proprie opere d'arte al pari di quelle scolpite nel marmo o nella pietra. Molti artigiani sono lieti di ospitare i turisti nei loro laboratori dove è possibile assistere alla creazione di statue, maschere, bambole ed altri oggetti.
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