Se, come noi, pensate che la cucina abbia una relazione con la creatività e che la poesia sia un viaggio attraverso le parole, le emozioni, i ricordi e le esperienze, non vi stupirete nel leggere queste poesie nella rubrica dedicata alle ricette, in un sito dedicato ai viaggi.
Quello di Giovanna Nosarti ci sembra, infatti, un affascinante viaggio poetico nel quale i ricordi della sua terra di origine, la Puglia, e dei “sapienti e pazienti gesti femminili” legati alla sua infanzia confluiscono, in modo armonico, nel suo sentire presente e nella sua capacità di guardare al futuro.
Il risultato, come in una bella ricetta, o come in un itinerario perfetto, sono i suoi versi, che hanno lo spessore delle radici profonde, l’intensità della vita spesa in luoghi diversi, l’energia vitale dei grandi affetti e quella saggezza e quell’ironia che solo il continuo rapporto con le nuove generazioni può assicurare.
Giovanna Nosarti è nata ad Ostuni (BR). Ha vissuto ad Ivrea (TO) e Bari. Vive da molti anni a Roma, dove insegna Lettere in un Liceo Artistico.
Le sue poesie e i suoi racconti sono presenti in varie antologie.
“Lo strappo nel cielo di carta” e “Soffriggono allegramente i fiaschetti” sono i suoi due libri di poesie, pubblicati da Manni Editori nel 2013 e nel 2015.
Una parmigiana di melanzane
è il rimedio taumaturgico
per esorcizzare il malumore
che mi possiede.
Ho affettato con geometrica
precisione il viola lucido
della tenera polpa,
che offriva alla lama sicura
la sua innocenza.
Dopo ore di riposo nel sale
ho strizzato le fette
ormai molli,
privandole dei succhi amari.
Nel bianco puro della farina
ho avvolto le morbide pagine
per trasformarle in una delizia,
quindi le ho fritte,
sicura,
nell’olio impaziente.
Dorate e croccanti,
le ho adagiate sul piatto
della nonna che conserva
la memoria di sapienti
e pazienti gesti femminili.
Mentre i pensieri già
si alleggerivano
delle ossessioni ricorrenti,
ho preparato un letto
di fresca rossa polpa
in cui ho amorevolmente
deposto la croccante frittura,
ricoprendola di gustosi dadini
di filante podolica
scamorza.
Ho teneramente irrorato
di sanguigno pomodoro
il gustoso preparato
e l’ho offerto al calore del forno
con l’animo già più lieve.
Quando l’aria della casa
si è saturata del sapore
della pietanza cotta a puntino,
ho spento il forno
e ho acceso il mio desiderio,
preparandomi ad accogliere
il signore della collera
al rientro dalla sua trincea.
Ho pregustato il momento in cui,
deposta l’armatura
delle sue pervicaci
e imponenti preoccupazioni,
si sarebbe deliziato del
sensuale pasto di benvenuto.
Giovanna Nosarti, Lo strappo nel cielo di carta, Manni Editori, 2013
Soffriggono allegramente i fiaschetti,
rossa dolcezza dell’orto di Torre Guaceto,
sul fuoco che suggerisce una risposta
al nostro vivace appetito.
Si gonfiano, si ammorbidiscono,
e grinzosi di succulento liquore
si rompono nell’olio caldo.
Arrivano i capperi e le olive baresane
a insaporire l’amore
che ti servirò tra qualche minuto
sugli spaghetti di grano duro.
Mentre spengo il fornello
sotto il tuo sguardo ingordo
di maschio affamato,
il basilico cesella la beatitudine
e si fonde col suo aroma
al condimento dell’estate.
Che profumo! È la felicità?
Porto in tavola, fiera come una vestale,
il suggello della tua pace
che echeggerà dopo pranzo
nella frescura delle antiche volte appena
imbiancate,
quando satollo riposerai.
Giovanna Nosarti, Soffriggono allegramente i fiaschetti, Manni Editori, 2015
Abbiamo litigato,
soffro per la tua incapacità di accogliermi,
fuggo dalla palude limacciosa del tuo umore,
che spegne i miei entusiasmi…
approdo in cucina, mi trincero in una ricetta di famiglia.
In attesa che l’infelicità si risolva, preparerò i panzerotti.
Affetto sottilmente i pomodori maturi, mentre ripasso
mentalmente quello che avrei voluto dirti per chiarire,
e li faccio appassire per qualche minuto insieme al mio risentimento
in tre cucchiai di olio extravergine.
Nel frattempo verso la farina integrale di grano duro
sulla spianatoia, ricavo con le mani un incavo
nel centro e vi verso il lievito sciolto in un bicchiere di acqua tiepida.
Impasto bene fino alla fuga del dispiacere dal mio cuore
che batte solo per dispensare amore.
Finalmente in pace,
lavoro la pasta lievitata fino a modellare
delle pizzette del diametro di dieci centimetri,
grandi come vecchi quarantacinque giri di vinile
e metto nel centro di ogni disco un po’ di pomodori
e una fettina di scamorza fresca, non di mozzarella, “Perché”, sosteneva
mia madre, “la scamorza non cola!”
Ripiego la pasta, premo i bordi tutt’attorno,
affinché
il ripieno non fuoriesca e friggo i panzerotti
pochi per volta,
aspettando le tue scuse come una panacea.
Quando ti affacci attirato dal profumo e dal desìo,
hai già in mano un bicchiere di birra gelata per brindare
alla riconciliazione, voracemente suggerita dall’appetito.
Giovanna Nosarti, Soffriggono allegramente i fiaschetti, Manni Editori, 2015
Le fave a bollire nella pignatta
con un dito d’acqua a coprire
una gialla patata mezzo sepolta,
mentre borbottano
non so che frasi magiche alla cicoria
che piano si cuoce nella pentola accanto,
prima d’esser ripassata nell’olio caldo
con l’aglio dell’orto
coltivato con amore e sudore.
Intanto sul desco il corredo
che accoglierà festoso
il purè di fave si è impinguato:
peperoni verdi fritti
cipolle agrodolci olive leccine
uva dagli acini piccoli scrocchianti
nera dolcezza
zucchine trifolate alla menta,
col retrogusto leggero dell’aceto
evaporato lento nella cottura,
mentre d’incanto si dissolvevano
nubi di pensieri neri
che ammorbavano la giornata.
Giovanna Nosarti, Soffriggono allegramente i fiaschetti, Manni Editori, 2015