Un luogo mistico e senza tempo ove perdersi nella contemplazione e nella preghiera, la Certosa è sicuramente uno dei più celebri monumenti del rinascimento lombardo che si erge maestosa nel cuore della piatta campagna pavese. Costruita su volere di Gian Galeazzo Visconti, per adempiere ad un voto fatto alla moglie Caterina, inizialmente venne concepita come una cappella-mausoleo di famiglia in seguito la sua gestione venne affidata alla comunità certosina, a quella cistercense e, per un breve periodo a quella benedettina. Ben due secoli trascorsero tra il suo inizio e la fine dei lavori, nei quali si avvicendarono alcuni degli architetti, scultori e pittori tra i più famosi dell'epoca come Bernardo da Venezia, il Mantegazza, il Bergognone.
Grazie alla sua posizione strategica al limitare del Parco Visconteo tra la città di Milano e la città di Pavia, l'iniziale comunità certosina, composta sa soli 12 membri, si ingrandì ben presto estendendo le sue proprietà sui territori di Badile, Battuda, Bernate, Binasco,Boffalora, Borgarello, Carpiano, Carpignano, Milano, Giovenzano, Graffignana, Landriano, Magenta, Marcignago, Opera, Pairana, Pasturago, San Colombano, Torre del Mangano, Trezzano, Velezzo, Vidigulfo, Vigentino, Villamaggiore, Villanterio, Villareggio e Zeccone Essendo il sostentamento di tale comunità monastica basato sule lavoro manuale e sulla clausura ben presto i monaci si specializzarono nella stampa di messali e corali istallando al suo interno attrezzature idonee per velocizzare e migliorare il processo. L'intensa attività fece sì che l'originale numero di monaci raddoppiò ben presto come pure gli spazi con la costruzione di un numero maggiore di celle e del chiostro grande.
La notevole ricchezza della comunità fece però l'invidia dell'imperatore Giuseppe II che nel 1782 espulse tutti i monaci incamerando le loro proprietà e le loro ricchezze. Nel 1798 però un decreto della Repubblica Cisalpina riportò in patria tutti i beni appartenuti alla certosa. Sempre nello stesso anno la Certosa subì la devastazione da parte delle truppe Napoleniche che oltre a danneggiare le strutture fecero razzia dei suoi tesori artistici. Solamente nel 1843 i monaci certosini riuscirono a rientrare nel monastero. Nel 1866 il monastero venne dichiarato Monumento Nazionale entrando a far parte dei beni della Regno d'Italiana. Nel 1930 papa Pio XI decise di riaffidare il luogo di culto ai Certosini.
Diversi sono gli ambienti che compongono la certosa tra questi:
- un vestibolo rinascimentale che funge da ingresso affescato sia nall'esterno che all'interno e ornato dal biscione dello stemma visconteo e dall'aquila imperiale
- la chiesa: originariamente progettata in sobrie forme gotiche, alla sua costruzione si succedettero vari artisti che sconvolsero totalmente l'originario progetto rendendola un vero e proprio museo a cielo aperto. Partendo dal basso troviamo uno zoccolo in marmo di Candoglia decorato a medaglioni con personaggi della storia di roma e mitologici. A salire si trovano rilievi, statue e altorilievi. Seguono bifore finemente lavorate a candelabro, poi lunette, altre bifore e edicole ci portano ad un finestrone centrale a sua volta sormontato da una loggia ad archetti. L'interno della chiesa, in stile gotico, è caratterizzato da tre navate con volte a crociera rese molto luminose dalle splendide vetrate poste sulla facciata e sulle pareti laterali. Numerosissime sono le opere d'arte custodite in essa custodite tra le quali spiccano i monumenti funebri a Beatrice d'Este e Ludovico il Moro, un Polittico di Pietro Perugino,a Pala di Sant'Ambrogio del Bergognone e un trittico in avorio e osso, opera del fiorentino Baldassarre di Simone di Aliotto.
- il lavabo dei monaci: capolavoro di scultura, commissionato al 1488 ad Alberto Maffioli da Carrararacchiude la cisterna a forma di urna dalla quale fuoriesce l'acqua.
- il chiostro piccolo: originariamente fungeva da collegamento tra la chiesa il refettorio, la sala capitolare e la biblioteca costituendo il punto in cui si svolgeva gran parte della vita monastica, compresa a cura al giardino posto nel centro.
- il chiostro grande: lungo 125 metri per una larghezza di 100, costituisce l'affaccio delle 24 celle in cui risiedevano i monaci ed in cui consumavano i loro pasti nei giorni feriali.
- il refettorio: uno dei primi edifici del monastero in cui i monaci consumavano i loro pasti nei giorni di festa. Sulla volta a spicchi è ancora visibile un affresco della Madonna con Bambino e profeti mentre sul pavimento è charamente riconoscibile lo stemma della famiglia Visconti.
- l'antica foresteria: edificata tra il 1616 e il 1667 su progetto di Francesco Maria Richino