Su di una superficie di circa 54.000 ettari, in una delle zone umide più importanti ed estese d'Europa, è nato il Parco del Delta de Po suddiviso in sei stazioni allo scopo di preservare meglio la flora e la fauna di un ambiente quasi unico nel suo genere. Appartengono al parco le Valli di Comacchio che includono circa 11.000 ettari di un territorio composto in prevalenza da acqua salmastra. Diverse sono le attività da svolgere all'interno del parco oltre a gite in bicicletta e passeggiate a cavallo in sella ai famosi cavalli bianchi Camargue apprezzati per il loro temperamento mansueto, è possibile visitare il territorio a bordo di moderne motonavi, alcune si insinuano silenziose tra i canneti del delta altre percorrendo il ramo principale del fiume arrivano fino al mare. Il modo migliore per osservare la particolare fauna del luogo ma anche le centinaia di uccelli che qui vi nidificano.
Nel cuore della verdeggiante pianura emiliana svetta il campanile, simbolo dell'abbazia, eretto nel 1063 dall’architetto Deusdedit. I suoi 48 metri di altezza sono suddivisi in nove moduli, ciascuno dei quali a partire dal basso, si presenta con finestre sempre più ampie e numerose. Le origini dell'impianto monastico risalgono al VI-VII secolo quando i monaci raggiunsero questo territorio sconvolto dalle guerre e dal crollo dell'impero per evangelizzarlo. Posta tra i due rami del Po ed il mare l'abbazia ebbe un notevole sviluppo a partire dall'anno 1000 grazie anche ad uno dei suoi massimi rappresentanti l'abate San Guido, insediatosi nel 1008. In questo centro monastico, condotto dall'ordine dei benedettini, non solo si era votati alla preghiera ma anche al lavoro in particolare nel riassetto idraulico e agricolo del territorio. Grazie all'influenza politica e religiosa dell'abbazia sui territori circostanti di qui transitarono numerosi personaggi illustri tra i quali Guido d'Arezzo, inventore della scrittura musicale e Dante Alighieri che qui scrisse alcuni canti della Divina Commedia. Di particolare bellezza è il chiostro attraverso il quale si accede alla Sala Capitolare sulle cui pareti si trovano numerosi affreschi tra i quali ritratti di San Benedetto, di San Guido, l'Ultima Cena, la Crocifissione e il Miracolo di San Guido.
Considerata una città di confine per la sua equidistanza da Ferrara e da Bologna, Cento si presenta come una tranquilla città di provincia con un centro storico porticato al pari di quello bolognese. Ricca di storia e con una radicata tradizione culinaria la città annovera diversi edifici di storica importanza tra i quali il Palazzo del Governatore, costruito nel 1502 in occasione del matrimonio tra Lucrezia Borgia e Alfonso I d'Este, la Chiesa del Rosario e la Collegiata di San Biagio entrambe conservano affreschi del Guarcino. Famosa è poi la Rocca edificata a partire dal 1378 su volere del Vescovo di Bologna, per difende i territori dalle milizie nemiche. Proprio per assolvere meglio a questo compito e adattarsi alle nuove soluzioni militari a partire dal 1400 venne ristrutturata nelle sue parti esterne senza particolare cura ad eventuali abbellimenti interni. Inizialmente si presentava con pianta quadrata con un fossato, ponti levatoi, quattro torrioni agli angoli ed un mastio centrale. Nel 1483 su volere di Giuliano della Rovere, futuro Papa Giulio II, vennero abbattuti i ponti levatoi e chiuso il fossato. Al suo interno sono tuttora visibili l'antica cappella, la sala della trifora, le cannoniere e le prigioni.
La costruzione del castello ebbe inizio nel 1578 su volere del Duca Alfonso II, ultimo discendente della nobile casata. Il suo intento era quella di costruire una fortezza che per dimensioni, sfarzo e sicurezza potesse eguagliare, se non superare, il Castello D'Este di Ferrara, simbolo assoluto della magnificenza e del potere della casata. La costruzione dell'edificio venne affidata a Giovan Battista Aleotti mentre il progetto a Marc'Antonio Pasi. Attualmente annoverato tra le 19 residenze delle Delizie Estensi, il castello si presenta con una pianta di forma quadrata protetta da quattro torrioni merlati e, anticamente, da nove miglia di possenti mura, tutt'intorno era circondata da un bosco utilizzato per la caccia dai membri della famiglia. Il castello rimase di proprietà della famiglia fino al 1771, nel 1952 passò di proprietà dell'Ente Delta Padano mentre ora è di proprietà della Provincia di Ferrara. Attualmente al suo interno ospita il Museo del Bosco e del Cervo della Mesola.
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