Il Cruce Andino è davvero un viaggio nel viaggio, un’avventura assolutamente da non perdere! È un percorso che collega, attraverso le grande alture della Cordigliera delle Ande, San Carlos de Bariloche (Argentina) a Puerto Varas (Cile).
Il viaggio, che comprende la navigazione di tre splendidi laghi collegati da quattro tratti di terra da effettuare in pullman all’interno di grandi parchi nazionali, è lo stesso che, alla fine del 1800, era stato messo a punto per il trasporto della lana delle pecore argentine che, da San Carlos de Bariloche, raggiungeva prima Puerto Montt in Cile per navigare poi verso i mercati europei, attraverso lo Stretto di Magellano.
Il mercato della lana subì il blocco totale durante la I guerra mondiale e, con l’apertura del Canale di Panama (iniziata nel 1907 e conclusa nel 1914), questa importante organizzazione, che riuniva lavoratori e risorse di Cile e Argentina, risultò improvvisamente obsoleta.
Fu in quel periodo che la storia di questo itinerario si intreccia con quello di un pioniere svizzero amante della natura, Ricardo Roth, e di Francisco (Perito) Moreno, il grande esploratore argentino che fu chiamato anche dirimere il conflitto dei confini di stato tra Argentina e Chile. Insieme Roth e Moreno lavorarono per creare il primo parco nazionale cileno (il Parco Vicente Pérez Rosales) e per riconvertire la via della lana in uno dei più affascinanti percorsi turistici ancora oggi esistenti. Il primo Cruce Andino risale al 1913.
L’intero percorso (180 Km.) dura una intera giornata (11 ore), ma, allo stesso prezzo, si può anche dividere in tappe, come è ben spiegato nel sito Internet. Si effettua tutti i giorni dell’anno, con qualsiasi condizione climatica. È accompagnato da guide che parlano spagnolo e inglese e prevede un’assistenza totale per i bagagli, che vengono presi in carico all’inizio del tour e riconsegnati alla fine, davanti all’albergo o nel luogo concordato.
Questo è l’itinerario del Cruce Andino se si procede dal Cile all’Argentina (e viceversa, se si parte dall’Argentina):
Partenza in pullman da Puerto Varas attraverso la sponda meridionale del lago Llanquihue fino al fiume Petrohué. Piccola sosta per visitare le famose cascate del fiume omonimo. Si prosegue poi fino al porto di Petrohué. 56 Km. 1 ora e 40 minuti in autobus, altezza massima raggiunta: 150 m. sul livello del mare
Partenza dal porto di Petrohué a bordo di un catamarano e attraversamento del lago Todos los Santos, chiamato anche "Lago Smeraldo" per il colore delle sue acque. Durante la traversata si gode della magnifica vista del vulcano Osorno e degli scorci dei vulcani Puntiagudo e Tronador.>Arrivo a Peulla, con possibilità (non comprese) di sosta pranzo in ristorante, o attività di esplorazione del territorio
20 miglia nautiche - 1 ora e 40 minuti di navigazione, altezza massima raggiunta: 150 metri sul livello del mare
Dopo aver eseguito le procedure di polizia internazionale e dogana sul lato cileno, il viaggio prosegue in pullman attraverso la Cordigliera delle Ande, dove si osserveranno la fredda foresta "Valdiviana" e le sue imponenti montagne. Poi si arriva a Puerto Frías, il punto più alto del percorso, posto a 976 metri. di altezza. Qui si effettuano le procedure di polizia e dogana internazionali per entrare in Argentina.
27 km - 2 ore in pullman (comprese le procedure doganali), altezza massima raggiunta: 976 m. sul livello del mare.
Breve navigazione attraverso le acque verdi di origine glaciale del lago Frias e arrivo a Porto Alegre. 4 miglia nautiche - 20 minuti di navigazione, altezza massima raggiunta: 762 m. sul livello del mare.
Una breve corsa in autobus porta, attraverso una foresta di larici, a Puerto Blest.3 Km - 15 minuti in autobus, altezza massima raggiunta: 756 m. sul livello del mare.
Navigazione sulle acque blu del lago Nahuel Huapi a bordo di un catamarano.15 miglia nautiche - 1 ora 5 minuti di navigazione, altezza massima raggiunta: 756 m. sul livello del mare.
Partenza da Puerto Pañuelo in pullman fino al Terminal del Cruce Andino di San Carlos de Bariloche
Pranzo ed escursioni non sono comprese nel biglietto del Cruce Andino.
Abbiamo pensato di fare un viaggio di andata San Carlos de Bariloche (Argentina) – Puerto Varas (Cile) in pullman di linea Andesmar, acquistando i biglietti sul sito e il percorso inverso Puerto Varas-San carlos de Bariloche acquistando i biglietti per il Cruce Andino sul sito dedicato. Questa scelta ci ha dato la possibilità di effettuare la traversata delle Ande su due diversi itinerari e, al tempo stesso, di contenere i costi. Per chi avesse problemi relative alle altitudini, si consideri che nel viaggio di andata, il pullman raggiunge il passo Cardenal Antonio Samoré, a 1314 metri: è questa l’altezza massima dell’intera traversata andina. Il percorso del Cruce Andino (pullman e catamarani) rimane al di sotto dei 1000 metri (976 m slm).
Lasciamo i trolley nell’hotel di Bariloche e un remís ci porta al terminal dei Pullman. Partiamo puntuali alle 10.00. Questa volta il viaggio è lungo e il pullman è grande, a due piani. Le poltrone, ben imbottite e con rivestimento in cuoio, sono decisamente comode e possono essere interamente o parzialmente reclinabili. Come su un aereo, ci sono informazioni video su come allacciare le cinture, sulla opportunità di controllare la velocità del mezzo (che compare in un apposito pannello) e vengono trasmessi film per tutta la durata del viaggio. A bordo c’è anche il bagno e vengono serviti spuntini e panini, compresi nel prezzo.
Se si volesse ripetere il nostro percorso, senza la necessità di lasciare il bagaglio a San Carlos de Bariloche, si tenga presente che il pullman fa una brevissima sosta per far salire passeggeri al Terminal di Villa La Angostura e che quindi il viaggio per la traversata delle Ande si può iniziare anche da questa cittadina.
Alla frontiera Argentina si scende tutti dal pullman per il controllo dei passaporti.
Dopo la frontiera, la strada comincia a salire sulla Cordigliera delle Ande attraverso una bellissima foresta, fino a raggiungere il passo Cardenal Antonio Samoré, a 1314 metri, dove si arriva a sfiorare chiazze di neve disseminate qua e là. Dopo il passo, la strada inizia a scendere e si passa in mezzo a boschi completamente secchi e a cumuli di cenere vulcanica, alternati a bei tratti di foresta.
Alla frontiera cilena ci si ferma e si scende di nuovo dal pullman, questa volta vengono scaricati anche tutti i bagagli e le guardie di frontiera li ispezionano, assistiti da cani addestrati. È opportuno sapere che non soltanto ci sono una serie di articoli che non si possono importare (soprattutto oggetti fatti con alcuni tipi di legno o con parti di animali), ma non si possono neppure portare piante, fiori, frutta, semi… tutto quello che può contaminare e mettere a repentaglio gli ecosistemi locali. Finito il tratto andino, la strada attraversa un paesaggio molto diverso da quello argentino. Ci sono campi coltivati, fattorie, case che sembrano ispirarsi all’architettura razionale.
A Puerto Varas non c’è un vero Terminal dei Bus, ma l’orientamento non è difficile, perché basta scendere verso il lago per trovare il centro della cittadina, che sembra una cartolina. È, infatti, affacciata sul lago Llanquiue, esattamente di fronte al cono bianco e perfetto del vulcano Osorno e a quello meno coreografico, ma pur sempre sorprendente del vulcano Calbuco, considerato uno tra i più pericolosi vulcani del Cile. La sua ultima eruzione, nel 2015, ha provocato danni ingenti, cumuli di ceneri tuttora presenti soprattutto sul versante argentino e la chiusura degli aeroporti.
Giorno 2: Cruce Andino da Puerto Varas (Cile) a San Carlo de Bariloche (Argentina)
L’avventura ha inizio alle 8,15 di fronte agli uffici Turistour, in Del Salvador 72, in Puerto Varas, dove ci aspetta il pullman cileno con guida cilena che parla sia spagnolo, sia inglese. Si parte con puntuale rispetto dell’orario e si costeggia per un buon tratto il Lago Llanquihue, lungo la ruta 225, mentre la guida ci racconta che questa strada ha una storia relativamente recente e che prima i collegamenti erano possibili solo tramite barche a vapore.
Questa è una zona molto piovosa e spesso le nuvole celano il meraviglioso paesaggio circostante ma, con un po’ di fortuna, lungo tutto il percorso si ha la piena e spettacolare vista del vulcano Osorno, la cui ultima eruzione, osservata da Charles Darwin, risale al 1835. Ci si ferma a Saltos del Petrohue, dove si entra nel Parco Nazionale Vicente Pérez Rosales e dove si resta addirittura senza fiato di fronte a questo incredibile spettacolo naturale che riesce a riunire in un solo colpo d’occhio il perfetto cono di un vulcano, una foresta lussureggiante, spettacolari rocce vulcaniche e acque vorticose del fiume in un crescendo di rumore, vapore e spruzzi d’acqua, che va aumentando a mano a mano che ci si avvicina alle cascate.
Il viaggio prosegue su una strada sterrata che costeggia il fiume Petrohuè e regala la vista ravvicinata del vulcano Calbuco, molto più pericoloso del precedente, la cui ultima improvvisa eruzione, nel 2015, provocò una colonna di cenere alta 17 Km che i venti del Pacifico spinsero in Argentina, dove provocò gravissimi danni alla fauna e bloccò aeroporti e attività turistiche per 4 mesi.
Questo primo tratto di percorso si conclude al Porto Petrohué, sulla riva del lago Todos Los Santos, dove ci aspetta il grande catamarano “Lagos Andinos”.
La traversata del Lago (chiamato anche Esmeralda per lo spettacolare colore dell’acqua dovuto ai sedimenti e ai minerali delle acque di origine glaciale che lo formano) dura circa 1h e 45 minuti ed è, grazie anche alla bella giornata di sole, davvero spettacolare: nessuna foto, per quanto ben riuscita, può rendere merito a tanta bellezza. Si riesce a vedere anche il grande vulcano Tronador, spesso nascosto tra le nuvole, che è considerato ormai spento e che ha ben sette ghiacciai. Si arriva al molo di Peulla, piccolo centro di 320 abitanti, orgogliosi della loro autosufficienza energetica, legata al pieno sfruttamento delle risorse idriche disponibili, che conta un hotel con ristorante, un ufficio postale, una scuola (che attualmente ha 7 studenti e 1 insegnante) e una caffetteria. Qui tutti, direttamente o indirettamente, lavorano per il turismo.
A questo punto si può scegliere se pranzare, se fare un’escursione a cavallo o un safari fotografico, tutte attività opzionali, non comprese nel biglietto del Cruce Andino. Decidiamo per l’improbabile mezzo anfibio chiamato Jabalì, dalle vaghe sembianze di un cinghiale, con il quale raggiungiamo l’inesistente centro di Peulla, una grande fattoria con molti animali (tra cui alpaca, lama, pecore, capre, pavoni e cavalli), dove si può assaggiare e comprare miele locale. Ci spiegano intanto che siamo a solo 160 metri slm, in una zona dove piove molto, ma non nevica mai e dove l’acqua è tutta potabile. Si guadano per tre volte corsi d’acqua prima di arrivare al Rio Negro, qui ci si ferma, si assaporano un buon succo di frutta e i biscotti che ci vengono offerti dalle guide e poi ci si imbarca su un piccolo e strano battello per una breve navigazione. L’idea è quella di risalire il Rio Negro, fino ad un punto in cui si è completamente circondati da acqua e piante. Si è allora invitati a chiudere gli occhi e fare silenzio per ascoltare la natura: il vento che soffia tra gli alberi, l’acqua che scorre tutta intorno a noi e il richiamo degli animali, soprattutto uccelli e anatre. Un breve e suggestivo momento dal quale si fa fatica a staccarsi per riprendere il percorso di ritorno, che si conclude davanti all’albergo, dove sono in attesa i pullman per il secondo tratto terrestre.
La prima sosta è alla dogana cilena. Dopo il controllo dei passaporti, anche se si è formalmente usciti dal Cile, ci sono in realtà ancora 25 Km di strada, prima di arrivare alla frontiera Argentina, dove finisce il Parco Rosales, cileno, e inizia il Parco Nahuel Huapi, argentino.
La strada che si percorre è sempre la ruta 225, che, all’interno del Parco, è poco più di un sentiero, non è asfaltata ed è corsia unica, con accesso consentito solo ai mezzi del Parco e a quelli del Cruce Andino. Gli autisti sono tutti collegati via radio e si accordano di volta in volta per consentire il passaggio dei mezzi che procedono in senso inverso. Insomma una vera avventura in un territorio di fatto inaccessibile ai visitatori, dove vivono pudù, volpi, gatti selvatici, puma e condor. Non ci sono invece animali velenosi.
Costeggiamo per un tratto il rio Peulla che ha origine dai ghiacciai del vulcano Tronador ed è il responsabile del meraviglioso colore smeraldo del lago Todos los Santos ed è proprio in questo tratto del percorso che vediamo avvoltoi e condor intenti a mangiare sul greto del fiume. Essendo, come tutti sanno, animali “caroñeri”, evitiamo di indagare sulla tipologia del loro cibo. Vediamo degli esemplari di Arrayanes, alberi dal caratteristico colore giallo cannella, che pare siano stati di ispirazione a Walt Disney per il film Bamby. Si fa una brevissima sosta per fotografare il portale di legno che segnala l’ingresso in Argentina e poi si prosegue fino alla dogana, a Puerto Frias, dove vengono scaricati tutti i bagagli, ma solo alcuni di questi vengono selezionati per il controllo, fatti aprire dai proprietari ed ispezionati in dettaglio, senza che si riesca a capire il criterio utilizzato. Dopo il timbro sul passaporto si è liberi di uscire e di passeggiare in attesa del catamarano.
Ed è qui che ci attende una sorpresa. A Porto Frias c’è infatti una installazione commemorativa del viaggio che il giovane Ernesto Guevara compì nel 1951 insieme al suo amico Alberto Granado attraverso l’America Latina. Il viaggio, a bordo di una vecchia motocicletta, “la Poderosa”, li portò ad attraversare le Ande esattamente dove ora c’è una grande mappa del loro viaggio, un modello della mitica Norton 500 M18 del 1939 e foto originali, unite a quelle tratte dal film di Walter Salles del 2004 I diari della motocicletta, ispirato alle note di viaggio dei due ragazzi.
Una volta espletate tutte le formalità doganali, salutiamo la guida e l’autista cileni e saliamo su un nuovo catamarano, più piccolo dei precedenti, dove ci accoglie una guida argentina, che parla anch’essa spagnolo e inglese. Anche il Lago Frias, che attraversiamo per arrivare a Puerto Alegre è più piccolo dei precedenti. Lungo il tragitto, che dura solo una ventina di minuti, vediamo ancora una volta il Vulcano Tronador e, ancora una volta, ci dicono che siamo fortunati per la splendida giornata piena di sole in una zona dove piove almeno per 200 giorni all’anno.
A Puerto Alegre ci aspetta un pullman, ovviamente argentino, che ci porta fino a Puerto Blest in un percorso non asfaltato di soli 3 Km all’interno del Parco Nahuel Huapi, dove si incontrano parecchi escursionisti a piedi. A Puerto Blest c’è una grande e confortevole caffetteria dove prendere un caffè, in attesa della partenza dell’ultimo catamarano della giornata, quello che ci porta a Puerto Pañuelo, attraverso un ramo del lago Nahuel Huapi, il lago più grande del nord della Patagonia.
Il catamarano compie una traversata di 25 Km in un’ora circa e si passa in quello che sembra un grande e bellissimo fiordo che, piano piano, va aprendosi, mentre i gabbiani si tuffano nella scia che lasciamo dietro di noi. La luce è spettacolare e l’andatura della barca è maestosa, stabile, fantastica. Siamo fuori a goderci quest’ultima parte di navigazione.
Arrivati a Puerto Pañuelos saliamo sui pullman che ci stanno aspettando e l’organizzazione perfetta del Cruce Andino fa sì che anche i bagagli che ci hanno misteriosamente seguiti fin qui vengano correttamente smistati e che ognuno di noi venga lasciato, circa 45 minuti dopo, davanti al suo albergo di San Carlos di Bariloche, completo di tutto il suo equipaggiamento. Un esempio da manuale di impresa cileno-argentina!
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